Paul Krugman MARCH 3, 2018
Will Trump back down from his urge to start a trade war? Nobody knows; the thing is, he’s been an ignorant trade hawk for decades, he’s feeling beleaguered on many fronts, and word is that his doctor has told him to eat fewer burgers. So there’s surely a lot of pent-up rage that he’s all too likely to take out on the world trading system, especially when he tweets stuff like this:
So it’s worth asking what would happen if Trump really did try to close the trade gap – it’s actually $500 billion, not $800 billion, but who’s counting – by imposing tariffs.
The trade gap is currently running a bit shy of 3 percent of GDP, while imports are 15 percent of GDP:
If the price elasticity of import demand is around 1, which is a typical estimate for the short-to-medium run, a 20 percent across the board tariff might, other things equal, be enough to close the gap. But other things would very much not be equal.
Leave aside the issue of foreign retaliation/emulation, although that would be a very big deal in practice. Assume instead that the U.S. gets away with it, with no foreign response. Even so, this wouldn’t work out the way Trump imagines.
You see, diverting demand equal to 3 percent of GDP from foreign to domestic products would not increase US output by 3 percent relative to what it would have been otherwise, let alone the 4.5 percent you’d expect if there’s a multiplier effect. Why? Because the US is close to full employment. Maybe – maybe – we have another half-point of unemployment to go. But a 3 percent rise in output relative to trend would reduce unemployment about 3 times that much, 1.5 percentage points. And that just isn’t going to happen.
What would happen instead is that the Fed would raise rates sharply to head off inflationary pressures (especially because a 20 percent tariff would directly raise prices by something like 3 percent.) The rise in interest rates would have two big effects. First, it would squeeze interest-sensitive sectors: Trump’s friends in real estate would become very, very unhappy, as would anyone who is highly leveraged (hello, Jared.)
Second, it would drive up the dollar, inflicting severe harm on U.S. export sectors. Greetings, farmers of Iowa!
So protectionism wouldn’t do very much to reduce the trade deficit, even if other countries didn’t retaliate, and would inflict a lot of pain across the economy. And that’s without getting into the dislocations caused by disruption of supply chains.
Add in the fact that other countries would retaliate – they’re already drawing up their target lists – and the fact that we’d be alienating key allies, and you have a truly terrible, dumb policy idea. Which makes it quite likely, as I see it, that Trump will indeed follow through.
La macroeconomia della Guerra Commerciale,
di Paul Krugman
Tornerà indietro, Trump, dal suo desiderio di cominciare una guerra commerciale? Non lo sa nessuno; il punto è che è stato per decenni un falco ignorante, si sente assillato su molti fronti, e si dice che il dottore gli abbia detto di mangiare meno hamburger. Dunque, certamente deve avere un bel po’ di rabbia repressa che molto probabilmente intende scaricare sul sistema del commercio mondiale, specialmente quando twitta cose come questa:
Gli Stati Uniti hanno un deficit commerciale annuale di 800 miliardi di dollari per i nostri “stupidissimi” accordi e le nostre politiche. I nostri posti di lavoro e la nostra ricchezza sono stati regalati agli altri paesi che si sono avvantaggiati a nostro danno per anni. Loro se la ridono per quanto sono stati sciocchi i nostri leader. Ora basta!
3 marzo 2018, ore 18,43
Dunque è il caso di chiedersi cosa accadrebbe se Trump effettivamente cercasse di chiudere il divario sul commercio – esso è attualmente di 500 miliardi di dollari, non di 800 miliardi, ma chi li sta a contare – imponendo tariffe.
Il divario commerciale sta attualmente procedendo un po’ al di sotto del 3 per cento del PIL, mentre le importazioni sono il 15 per cento del PIL:
Se l’elasticità della domanda di importazioni è attorno all’1 per cento, che è una stima consueta per un periodo temporale da breve a medio, un 20 per cento al di sopra della tariffa di imbarco, a parità di tutto il resto, sarebbe sufficiente a chiudere il divario. Ma tutto il resto non resterebbe affatto fermo.
Lasciamo da parte il tema delle ritorsioni o dell’emulazione straniera, sebbene in pratica quello sarebbe una faccenda molto grossa. Supponiamo invece che gli Stati Uniti, quanto a quello, se la cavino senza alcuna reazione straniera. Persino in questo caso, le cose non andrebbero come Trump si immagina.
Vedete, spostando una domanda pari al 3 per cento del PIL dai prodotti stranieri a quelli nazionali non aumenterebbe la produzione degli Stati Uniti del 3 per cento in rapporto a quella che si sarebbe avuta altrimenti, non considerando il 4,5 per cento che ci si aspetterebbe se c’è un effetto di moltiplicatore. Perché? Perché gli Stati Uniti sono vicini alla piena occupazione. Forse – solo forse – avremo ancora un mezzo punto di disoccupazione da superare. Ma una crescita del 3 per cento della produzione in rapporto alla tendenza ridurrebbe la disoccupazione di circa tre volte tanto, 1,5 punti percentuali. E quello non è destinato a succedere.
Quello che accadrebbe, invece, è che la Fed alzerebbe bruscamente i tassi per dirottare pressioni inflazionistiche (in particolare perché una tariffa del 20 per cento aumenterebbe direttamente i prezzi di circa il 3 per cento). L’aumento dei tassi di interesse provocherebbe due grandi effetti. Il primo, spremerebbe i settori sensibili agli interessi: gli amici di Trump nel settore immobiliare, come qualcuno che ha un rapporto di indebitamento elevato (salve, Jared [1]!), diventerebbero davvero scontenti.
Il secondo, spingerebbe in alto il dollaro, infliggendo un danno grave ai settori dell’export statunitense. Saluti a voi, coltivatori dell’Iowa!
Dunque, il protezionismo farebbe davvero poco per ridurre il deficit commerciale, neppure se gli altri paesi non ricorressero a ritorsioni, e provocherebbe molta sofferenza all’economia. E questo senza mettere nel conto le alterazioni provocate dallo sconvolgimento della catena dell’offerta.
Si aggiunga a questo il fatto che altri paesi ricorrerebbero a ritorsioni – stanno già redigendo le loro liste di obbiettivi – nonché il fatto che ci alieneremmo alleati fondamentali, e si ha un’idea davvero terribile di questa politica stupida. Il che rende abbastanza probabile, per come la vedo io, che Trump in effetti la porterà a termine.
[1] Il riferimento è al genero di Trump.
By mm
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