Paul Krugman MARCH 5, 2018
Imagine that you’re listening to some garrulous old guy in a diner, telling you what’s wrong with the world — which mainly involves how we’re being victimized and taken advantage of by foreigners. You hear him out; after all, there have been approximately 17,000 news analyses telling us that garrulous old guys in diners represent the Real America.
Despite your best efforts to avoid being condescending, however, you can’t help noticing that his opinions seem a bit, well, factually challenged. No, we aren’t experiencing a huge wave of violent crime carried out by immigrants. No, we don’t give away vast sums in foreign aid. And so on down the list. Basically, what he imagines to be facts are things he thinks he heard somewhere, maybe on Fox News, and can’t be bothered to check.
O.K., in general we should be prepared to cut ordinary citizens a lot of slack on such stuff. People have children to care for, jobs to do and lives to live, so we can’t expect them to be policy wonks — although maybe they should have a better sense of what they don’t know.
But what if the ranting, ill-informed old guy who strongly believes things that just aren’t true happens to be the president of the United States?
Donald Trump’s declaration that he’s ready to impose tariffs on steel and aluminum is bad policy, but in itself not that big a deal. The really disturbing thing is the way he seems to have arrived at that decision, which apparently came as a surprise to his own economic team.
In the first place, the alleged legal justification for his move was that the tariffs were needed to protect national security. After all, we can’t be dependent for our aluminum on unstable, hostile foreign powers like … Canada, our principal foreign supplier. (Canada is also our biggest foreign supplier of steel.)
The point is that the rationale for this policy was obviously fraudulent, and this matters: It gives other countries full legal license to retaliate, and retaliate they will. The European Union — which is, by the way, a bigger player in world trade than we are — has already threatened to impose tariffs on Harley-Davidsons, bourbon and bluejeans.
Meanwhile, in the days since Trump’s announcement, he’s tweeted out one falsehood after another. And I don’t mean that he’s been saying things I disagree with; I mean that he’s been saying things that are simply, flatly wrong, even according to the U.S. government itself.
He has, for example, declared that we have large trade deficits with Canada; actually, according to U.S. numbers, we run a small surplus. The Europeans, he says, impose “massive tariffs” on U.S. products; the U.S. government guide to exporters tells us that “U.S. exports to the European Union enjoy an average tariff of just three percent.”
These aren’t pesky little errors. Trump — who can get comprehensive briefings on any subject, just by saying the word, but prefers to watch “Fox & Friends” instead — has a picture of world trade in his head that bears as little resemblance to reality as his vision of an America overrun by violent immigrants.
And his notion of what to do about these imaginary problems amounts to no more than a bar stool rant. “Trade wars are good, and easy to win,” he tweeted, where he clearly thinks that “winning” means selling more to the other guy than he sells to you. That’s not how it works.
In fact, even if we could eliminate U.S. trade deficits with tariffs, there would be lots of unpleasant side effects: sharply higher interest rates wreaking havoc on real estate and those with large debts (hello, Jared), and a sharply higher dollar inflicting severe harm on exporters, like many of America’s farmers. And a full-scale trade war would disrupt international supply chains, displacing huge numbers of workers: The U.S. government’s own estimates say that exports to the European Union, Canada and Mexico support 2.6 million, 1.6 million and 1.2 million American jobs respectively.
Will Trump actually follow through on his ranting? Nobody knows. Maybe the adults in the administration, if there are any left, will find some bright, shiny objects to distract him — say, meaningless “concessions” by Canada and Mexico that convince him that he’s won big. But whether or not the trade war actually happens, Trump’s display of belligerent ignorance ought to worry us a lot.
For one thing, talking tough and stupid on trade in itself damages U.S. credibility: If we go around threatening our most important allies with retaliation against policies they don’t even have, how can we expect them to trust us — or support us — on anything else?
Beyond that, is there any reason to believe that Trump’s belligerent ignorance stops with trade? Actually, we know that he’s just as bombastic and clueless (with added racism) when it comes to crime, and there’s no reason to believe that he’s any better on real national security issues.
Listening to a garrulous old guy spout nonsense is annoying in the best of circumstances. But when this particular old guy controls the world’s largest military, nukes included, it’s downright scary.
Un vecchio rancoroso con le testate nucleari, di Paul Krugman
New York Times 5 marzo 2018
Immaginate di stare ascoltando una persona anziana e un po’ chiacchierona in una trattoria, che vi racconta quello che non va bene al mondo – che principalmente riguarderebbe il fatto che siamo vittime degli stranieri che si approfittano di noi. Voi lo ascoltate; dopo tutto ci sono state circa 17.000 analisi sugli organi di informazione che ci dicono che i vecchietti loquaci nelle trattorie rappresentano la vera America.
Nonostante i vostri migliori sforzi di evitare di essere altezzosi, tuttavia, non potete evitare di notare che le sue opinioni sembrano, diciamo così, un po’ sfidate dai fatti. Perché non stiamo assistendo ad una enorme ondata di crimini violenti indotta dagli emigranti. E neanche stiamo buttando via grandi somme negli aiuti all’estero. E lo stesso fino in fondo alla lista dei suoi argomenti. Fondamentalmente, quello che lui si immagina siano fatti, sono cose che pensa di aver sentito da qualche parte, forse su Fox News, e che non può prendersi il disturbo di verificare.
È vero, in generale dovremmo essere disposti a non essere troppo fiscali su cose del genere con i cittadini comuni. Le persone hanno i figli da allevare, i loro lavori da fare e le vite da vivere, dunque non possiamo aspettarci che siano degli esperti di politica – sebbene forse dovrebbero avere una consapevolezza maggiore di quello che non conoscono.
Ma che dire se il rancoroso, male informato Tizio anziano che crede fortemente a cose non vere, capita che sia il Presidente degli Stati Uniti?
La dichiarazione di Donald Trump di essere pronto a imporre tariffe sull’acciaio e sull’alluminio è grave politicamente, ma non è una faccenda così grande. La cosa davvero inquietante è il modo in cui sembra essere arrivato ad una tale decisione, che apparentemente ha sorpreso la sua stessa squadra economica.
In primo luogo, la pretesa giustificazione legale per tale mossa è stata che le tariffe erano necessarie per proteggere la sicurezza nazionale. In fin dei conti, non possiamo dipendere per il nostro alluminio da potenze instabili e ostili come …. il Canada, il nostro principale fornitore straniero (il Canada è anche il nostro più grande fornitore straniero di acciaio).
Il punto è che la logica di questa politica è stata evidentemente fraudolenta, e questo è importante: offre agli altri paesi una completa licenza legale per ritorsioni, ed essi faranno ritorsioni. L’unione Europea, che è, per inciso, un operatore nel commercio globale maggiore di noi – ha già minacciato di imporre tariffe sulle Harley-Davidson, sul whisky e sui blue-jeans.
Nel frattempo, nei giorni precedenti l’annuncio di Trump, egli ha twittato una falsità dietro l’altra. Non intendo dire che è venuto affermando cose con le quali io non concordo; intendo che sta dicendo cose che sono semplicemente, grossolanamente sbagliate, persino secondo il Governo stesso degli Stati Uniti.
Ad esempio, ha dichiarato che abbiamo ampi deficit commerciali con il Canada; in effetti, secondo i dati statunitensi, gestiamo un piccolo surplus. Ha detto che gli europei impongono “tariffe massicce” sui prodotti degli Stati Uniti; la guida del Governo degli Stati Uniti agli esportatori ci dice che “le esportazioni degli Stati Uniti nell’Unione Europea godono una tariffa media dl solo tre per cento”.
Non si tratta di piccoli errori. Trump – che può avere resoconti esaurienti su ogni tema, solo chiedendoli, ma che preferisce invece vedere “Fox & Friends” [1] – ha un quadro del commercio mondiale in testa poco somigliante alla realtà, così come la sua visione di un’America invasa da immigranti violenti.
E la sua idea di cosa fare su questi problemi immaginari corrisponde a niente di più che a uno sbraitare da uno sgabello di un bar. “Le guerre commerciali sono buone e facili da vincere”, ha twittato, laddove egli pensa chiaramente che “vincere” significhi vendere agli altri di più di quello che essi vendono a noi. Ma non è così che funziona.
Di fatto, persino se potessimo eliminare i deficit commerciali con le tariffe, ci sarebbero una gran quantità di sgradevoli effetti collaterali: tassi di interesse bruscamente più elevati che porterebbero scompiglio nel settore immobiliare e a coloro che hanno debiti elevati (salve, Jared [2]) e un brusco rialzo del dollaro che comporterebbe un danno grave sugli esportatori, quali molti coltivatori americani. E una guerra commerciale su vasta scala metterebbe a soqquadro le catene internazionali dell’offerta, dislocando grandi numeri di lavoratori: lo stesso Governo degli Stati Uniti stima che le esportazioni nell’Unione Europea, in Canada e nel Messico sostengono rispettivamente 2 milioni e 600 mila, 1 milione e 600 mila e 1 milione e 200 mila posti di lavoro americani.
Trump porterà effettivamente a termine la sua crociata? Non lo sa nessuno. Forse gli adulti nella Amministrazione, se ce n’è rimasto qualcuno, troveranno qualche oggetto luminoso e scintillante per distrarlo – ad esempio, “concessioni” insignificanti da parte del Canada e del Messico che lo convincano di aver vinto alla grande. Ma che ci sia o no una guerra commerciale, l’ostentazione di una combattiva ignoranza da parte di Trump ci dovrebbe preoccupare molto.
Da una parte, parlare duramente e stupidamente di commercio è cosa che in sé stessa danneggia la credibilità degli Stati Uniti: se andiamo in giro a minacciare i nostri più importanti alleati con ritorsioni contro politiche che peraltro essi non hanno, come possiamo aspettarci che abbiano fiducia in noi – o ci sostengano – su ogni altra cosa?
Oltre a ciò, c’è qualche ragione per credere che la combattiva ignoranza di Trump si fermi al commercio? In realtà, sappiamo che egli è proprio altrettanto sbruffone e privo di una minima idea quando si passa al tema della criminalità, e non c’è alcuna ragione per credere che sia meglio sui veri temi della sicurezza nazionale.
Ascoltare un anziano chiacchierone sputare sentenze è, nel migliore dei casi, fastidioso. Ma quando questo anziano personaggio controlla l’esercito più grande al mondo, incluse le testate nucleari, è assolutamente spaventoso.
[1] Notiziario di FoxNews, ovviamente di tendenze conservatrici.
[2] Scherzoso riferimento al genero di Trump.
By mm
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