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La tassa di Trump sull’America. di J. Bradford DeLong (da Project Syndicate, 6 marzo 2018)

 

Mar 6, 2018

Trump’s Tax on America

BRADFORD DELONG

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BERKELEY – Mitch McConnell, the US Senate’s Republican Majority Leader, recently proclaimed that “2017 was the best year for conservatives in the 30 years that I’ve been here,” not least because President Donald Trump’s administration “has turned out to be … very solid, conservative, right of center, pro-business.”

Sure, Trump and his family are aspiring kleptocrats. But that means they are against the government taking “their” wealth. They are natural allies for those who think that America’s income and wealth gap could stand to be even wider than it already is.

And never mind that the Trump administration is utterly inept, or that last year’s tax legislation was the most poorly drafted bill in living memory. Trump’s cluelessness, if anything, affords congressional Republicans even more opportunities to create legislative loopholes and ensure preferential treatment for their donors. It would seem that for the Republican Party, an incompetent, erratic kleptocracy might just be the best form of government.

Or at least it was until March 1, 2018, the day Trump signaled his intention to impose across-the-board import tariffs of 25% on steel and 10% on aluminum. That decision, notes Pat Roberts, a Republican senator from Kansas, “is not going to go down well in farm country.”

As Roberts points out, Trump’s move toward protectionism this year is at odds with his earlier policy achievements. “We have a tax reform package that’s bringing a lot of benefits to the business community,” Roberts told the Kansas City Star, “and this is a policy move that is contrary to that.” His worry now is that Trump will pursue “a trade policy that will basically result in all the benefits of the tax reform being taken away by higher manufacturing costs being passed on to consumers.”

He’s right. In the end, American consumers will pay for Trump’s tariffs. Such broad protectionist measures will affect every sector of US manufacturing in one way or another, and manufacturers certainly will not eat the full costs of higher-priced steel and aluminum inputs. At the same time, other countries will introduce tariffs of their own against US exports. The European Union, for example, is now planning to slap tariffs on such American staples as Harley-Davidson motorcycles, bourbon whiskey, and Levi’s jeans.

So, Trump has essentially proposed a new tax on US consumers and export industries, the costs of which will be borne largely by his own supporters in the American heartland and Rust Belt. Moreover, Trump seems to have arrived at his decision almost out of the blue. Stock markets were caught off guard, and immediately fell by around 1.5%. And according to the Kansas City Star report, “[Roberts] and other Republican senators received no formal heads-up from the White House.”

And yet the Republicans have been so cowed by Trump that the best response Paul Ryan, the speaker of the House of Representatives, could muster was that he “is hoping the president will consider the unintended consequences of this idea and look at other approaches before moving forward.”

It turns out that Trump’s decision was taken against the advice – indeed, over the objections – of not just his chief economic adviser, Gary Cohn, but also his national security adviser, General H.R. McMaster, his treasury secretary, Steven Mnuchin, and his defense secretary, James Mattis.

On the other hand, Secretary of Commerce Wilbur Ross apparently favors the tariffs. But it is not at all clear why. The Department of Commerce itself surely recognizes that more Americans benefit from lower steel and aluminum prices than from higher prices.

Another supporter of the tariffs is Peter Navarro, who was recently promoted to Director of Trade and Industrial Policy and Director of the White House National Trade Council. That comes as no surprise. Navarro has written a number of alarmist books about America’s trade relationship with China, including one titled Death by China. Nevertheless, Navarro has not yet been able to explain how creating a larger domestic steel industry through tariffs will yield a net benefit for the US economy.

A final key supporter of the tariffs is US Trade Representative Robert Lighthizer, who formerly worked as a lawyer for the steel industry. As with Ross, it is not entirely clear what Lighthizer is thinking. He has to know that Trump’s tariffs will have little to no chance of boosting the US steel and aluminum industries without also imposing substantial costs on the economy. Doesn’t he realize that his own reputation will ultimately depend on whether the administration has a successful trade policy or an obviously stupid one?

Now that Trump has set a match to the global trading system, one wonders if America’s plutocrats and their congressional lapdogs will soon realize that a bungling government chained to the unpredictable whim of a labile president is not, in fact, ideal for sustaining and creating wealth. In a kleptocracy, predators often discover that they are the prey.

 

La tassa di Trump sull’America.

di J. Bradford DeLong

BERKELEY – Mitch McConnell, il leader della maggioranza repubblicana al Senato, ha di recnte proclamato che “nei trent’anni che siamo stati qua, il 2017 è stato l’anno migliore per i conservatori”, non da ultimo perché l’Amministrazione del Presidente Donald Trump “è risultata essere … molto solida, conservatrice, alla destra del centro, favorevole alle imprese”.

Di certo, Trump e la sua famiglia sono aspiranti cleptocrati. Ma questo significa che sono ostili ai governi che prendono la “loro” ricchezza. Sono gli alleati naturali per coloro che pensano che l’abisso di reddito e di ricchezza dovrebbe essere persino più ampio di quanto già non sia.

E non è importante che l’Amministrazione Trump sia completamente inetta, oppure che la legislazione sulle tasse dell’anno passato sia stata la proposta di legge abbozzata nel modo più scadente che si ricordi. Il fatto che Trump non abbia la minima idea, semmai, permette ai repubblicani del Congresso opportunità anche maggiori per creare scappatoie legislative e assicurare un trattamento preferenziale ai loro finanziatori. Parrebbe che per il Partito Repubblicano, una cleptocrazia incompetente ed erratica sia esattamente la forma migliore di governo.

O almeno lo era sino al 1 marzo 2018, il giorno in cui Trump ha segnalato la sua intenzione di imporre in modo indiscriminato tariffe all’importazione per il 25 per cento sull’acciaio e per il 10 per cento sull’alluminio. Quella decisione, osserva Pat Roberts, un Senatore repubblicano del Kansas, “non è destinata ad essere molto gradita tra i coltivatori”.

Come Roberts sottolinea, la mossa di Trump verso il protezionismo è agli antipodi delle sue precedenti realizzazioni politiche. “Abbiamo un pacchetto di riforme fiscali che stanno portando molti benefici alla comunità delle imprese”, ha detto Roberts al Kansas City Star, “e questa è una politica che si muove nella direzione opposta”. Adesso, la sua preoccupazione è che Trump proseguirà “una politica commerciale che fondamentalmente consisterà nel portar via tutti i benefici della riforma fiscale per effetto di costi più elevati nel settore manifatturiero che sono trasferiti sui consumatori”.

Ha ragione. Alla fine i consumatori americani pagheranno per le tariffe di Trump. In un modo o nell’altro, tali generali misure protezionistiche influenzeranno ogni settore del manifatturiero statunitense, e di sicuro i produttori manifatturieri non ingoieranno gli interi costi più alti delle importazioni di acciaio e di alluminio. Nello stesso tempo altri paesi introdurranno loro proprie tariffe sulle esportazioni statunitensi. L’Unione Europea, ad esempio, adesso sta programmando di dare una botta alle tariffe su prodotti basilari americani come le moto Harley-Davidson, il whisky ed i jeans della Levi.

Dunque, Trump ha essenzialmente proposto una nuova tassa sui consumatori statunitensi e sulle industrie dell’esportazione, i costi della quale verranno sopportati in larga parte dai suoi stessi sostenitori nel cuore dell’America e nella cosiddetta Cintura della Ruggine. Inoltre, Trump sembra arrivare a questa decisione come un fulmine a ciel sereno. I mercati azionari sono stati colpiti alla sprovvista, e sono immediatamente caduti dell’1,5%. E, secondo il resoconto del Kansas City Star, “[Roberts] e altri Senatori repubblicani non hanno ricevuto alcun preavviso dalla Casa Bianca”.

E tuttavia i repubblicani sono stati così intimiditi da Trump che la migliore risposta che Paul Ryan, il Presidente della Camera dei Rappresentanti, ha potuto mettere assieme è stata che egli “spera che il Presidente considererà le imprevedibili conseguenze di questa idea e guarderà ad altri possibili approcci prima di procedere”.

Si scopre che la decisione di Trump è stata assunta contro il consiglio – in effetti, al di sopra delle obiezioni – non solo del suo principale consigliere economico, Gary Cohn, ma anche del suo consigliere sulla sicurezza nazionale, il Generale H.R. McMaster, del suo Segretario al Tesoro, Steven Mnuchin, e di quello alla Difesa, James Mattis.

D’altra parte, il Segretario al Commercio Wilbur Ross è apparentemente a favore delle tariffe. Ma non è del tutto chiaro perché. Il Dipartimento del Commercio stesso certamente riconosce che un numero maggiore di americani traggono vantaggio da prezzi più bassi dell’acciaio e dell’alluminio, di quanti non traggono vantaggio da prezzi più elevati.

Un altro sostenitore delle tariffe è Peter Navarro, che di recente è stato promosso a Direttore della Politica del Commercio e dell’Industria e a Direttore del Consiglio del Commercio Nazionale della Casa Bianca. Questa non è una sorpresa. Navarro ha scritto un certo numero di libri allarmistici sulle relazioni commerciali dell’America con la Cina, compreso uno intitolato Morte a causa della Cina. Ciononostante, Navarro non è stato ancora capace di spiegare come creare una più ampia industria dell’acciaio attraverso le tariffe produrrà un beneficio netto per l’economia degli Stati Uniti.

Un altro sostenitore fondamentale delle tariffe è il Consigliere Commerciale degli Stati Uniti Robert Lightizer, che in passato aveva lavorato come legale dell’industria dell’acciaio. Egli deve sapere che le tariffe di Trump avranno poca o nessuna possibilità di promuovere le industrie dell’acciaio e dell’alluminio degli Stati Uniti senza imporre, allo stesso tempo, costi sostanziali all’economia. Non si rende conto che la sua stessa reputazione in ultima analisi dipenderà dal fatto che l’Amministrazione abbia una politica commerciale di successo, anziché averne una evidentemente stupida?

Ora che Trump ha indirizzato una sfida al sistema commerciale globale, ci si può chiedere se i plutocrati e i loro cagnolimi al Congresso comprenderanno presto che un Governo pasticcione legato agli imprevedibili capricci di un Presidente labile non sia, di fatto, la soluzione ideale per sostenere e creare ricchezza. In una cleptocrazia, i predatori spesso scoprono di essere essi stessi la preda.

 

 

 

 

 

 

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