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Non ci serve fare a meno dell’istruzione, di Paul Krugman (New York Times 23 aprile 2018)

 

April 23, 2018

We Don’t Need No Education

By Paul Krugman

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Matt Bevin, the conservative Republican governor of Kentucky, lost it a few days ago. Thousands of his state’s teachers had walked off their jobs, forcing many schools to close for a day, to protest his opposition to increased education funding. And Bevin lashed out with a bizarre accusation: “I guarantee you somewhere in Kentucky today a child was sexually assaulted that was left at home because there was nobody there to watch them.”

He later apologized. But his hysterical outburst had deep roots: At the state and local levels, the conservative obsession with tax cuts has forced the G.O.P. into what amounts to a war on education, and in particular a war on schoolteachers. That war is the reason we’ve been seeing teacher strikes in multiple states. And people like Bevin are having a hard time coming to grips with the reality they’ve created.

To understand how they got to this point, you need to know what government in America does with your tax dollars.

The federal government, as an old line puts it, is basically an insurance company with an army: nondefense spending is dominated by Social Security, Medicare and Medicaid. State and local governments, however, are basically school districts with police departments. Education accounts for more than half the state and local work force; protective services like police and fire departments account for much of the rest.

So what happens when hard-line conservatives take over a state, as they did in much of the country after the 2010 Tea Party wave? They almost invariably push through big tax cuts. Usually these tax cuts are sold with the promise that lower taxes will provide a huge boost to the state economy.

This promise is, however, never — and I mean never — fulfilled; the right’s continuing belief in the magical payoff from tax cuts represents the triumph of ideology over overwhelming negative evidence.

What tax cuts do, instead, is sharply reduce revenue, wreaking havoc with state finances. For a great majority of states are required by law to balance their budgets. This means that when tax receipts plunge, the conservatives running many states can’t do what Trump and his allies in Congress are doing at the federal level — simply let the budget deficit balloon. Instead, they have to cut spending.

And given the centrality of education to state and local budgets, that puts schoolteachers in the cross hairs.

How, after all, can governments save money on education? They can reduce the number of teachers, but that means larger class sizes, which will outrage parents. They can and have cut programs for students with special needs, but cruelty aside, that can only save a bit of money at the margin. The same is true of cost-saving measures like neglecting school maintenance and scrimping on school supplies to the point that many teachers end up supplementing inadequate school budgets out of their own pockets.

So what conservative state governments have mainly done is squeeze teachers themselves.

Now, teaching kids was never a way to get rich. However, being a schoolteacher used to put you solidly in the middle class, with a decent income and benefits. In much of the country, however, that is no longer true.

At the national level, earnings of public-school teachers have fallen behind inflation since the mid-1990s, and have fallen even more behind the earnings of comparable workers. At this point, teachers earn 23 percent less than other college graduates. But this national average is a bit deceptive: Teacher pay is actually up in some big states like New York and California, but it’s way down in a number of right-leaning states.

Meanwhile, teachers’ benefits are also getting worse. In particular, teachers are having to pay a rising share of their health insurance premiums, a severe burden when their real earnings are declining at the same time.

So we’re left with a nation in which teachers, the people we count on to prepare our children for the future, are starting to feel like members of the working poor, unable to make ends meet unless they take second jobs. And they can’t take it anymore.

Which brings us back to Bevin’s unhinged outburst.

One way to think about what’s currently happening in a number of states is that the anti-Obama backlash, combined with the growing tribalism of American politics, delivered a number of state governments into the hands of extreme right-wing ideologues. These ideologues really believed that they could usher in a low-tax, small-government, libertarian utopia.

Predictably, they couldn’t. For a while they were able to evade some of the consequences of their failure by pushing the costs off onto public sector employees, especially schoolteachers. But that strategy has reached its limits. Now what?

Well, some Republicans have actually proved willing to learn from experience, reverse tax cuts and restore education funding. But all too many are responding the way Bevin did: Instead of admitting, even implicitly, that they were wrong, they’re lashing out, in increasingly unhinged ways, at the victims of their policies.

 

Non ci serve fare a meno dell’istruzione, di Paul Krugman

New York Times 23 aprile 2018

Matt Bevin, il Governatore repubblicano conservatore del Kentucky, pochi giorni fa ha perso le staffe. Migliaia di insegnanti del suo Stato se ne erano andati dai loro luoghi di lavoro, costringendo molte scuole a chiudere per un giorno, per protestare contro la sua opposizione ad aumentare i finanziamenti per l’istruzione. Bevin era andato all’attacco con una accusa bizzarra: “Vi garantisco che oggi, in qualche posto del Kentucky, un bambino che era stato lasciato a casa perché non c’era nessuno a sorvegliarlo, ha subito una violenza sessuale.”

In seguito si è scusato. Ma la sua isterica sfuriata aveva radici profonde: ai livelli degli Stati e delle comunità locali, l’ossessione conservatrice per i tagli alle tasse a costretto il Partito Repubblicano a quella che corrisponde ad una guerra all’istruzione, e in particolare ad una guerra agli insegnanti. Quella guerra è la ragione per la quale stiamo assistendo a scioperi degli insegnanti in vari Stati. E persone come Bevin hanno grandi difficoltà ad accettare la realtà che loro stessi hanno creato.

Per capire come sono arrivati a questo punto, si deve sapere cosa fa il Governo in America con i vostri soldi di contribuenti.

Il Governo Federale, per dirla con una vecchia frase, è fondamentalmente una compagnia assicuratrice con l’aggiunta di un esercito: le spese non rivolte alla difesa sono dominate dalla Previdenza Sociale, da Medicare e da Medicaid. Tuttavia, i governi degli Stati e delle comunità locali fondamentalmente si riducono ai distretti scolastici e ai dipartimenti di polizia. L’istruzione corrisponde a più della metà della forza lavoro degli Stati e delle comunità locali; i servizi della sicurezza come la polizia e i dipartimenti dei vigili del fuoco impegnano gran parte dei fondi residui.

Cosa succede, dunque, quando i conservatori estremisti prendono il controllo di uno Stato, come fecero in gran parte del paese dopo l’ondata del Tea Party del 2010? Quasi invariabilmente, fanno approvare grandi sgravi fiscali. Normalmente questi tagli alle tasse vengono pagati con la promessa che tasse più basse saranno una grande spinta all’economia dello Stato.

Tuttavia, questa promessa non è mai – voglio proprio dire mai – mantenuta; la perdurante convinzione della destra sul fatto che i tagli alle tasse si ripagano da soli rappresenta il trionfo dell’ideologia a fronte di schiaccianti prove negative.

Quello che i tagli alle tasse invece fanno, è ridurre bruscamente le entrate, devastando le finanze degli Stati. Nella grande maggioranza degli Stati la legge impone l’equilibrio dei bilanci. Questo comporta che quando le entrate fiscali crollano, i conservatori che amministrano molti Stati non possono fare quello che Trump e i suoi amici nel Congresso stanno facendo al livello federale – semplicemente lasciar crescere a vista d’occhio i deficit. Devono invece tagliare le spese.

E data la centralità dell’istruzione nei bilanci degli Stati e delle comunità locali, questo mette gli insegnanti nel mirino.

Come possono i Governi, in fin dei conti, risparmiare soldi sull’istruzione? Possono ridurre il numero degli insegnanti, ma questo significa classi più numerose, il che provocherà l’indignazione dei genitori. Possono tagliare i programmi per gli studenti con particolari bisogni, e lo fanno, ma a parte la crudeltà, in tal modo possono risparmiare solo un po’ di soldi marginali. Lo stesso dicasi delle misure di risparmio sui costi, come trascurare la manutenzione delle scuole ed economizzare sulle provviste scolastiche, al punto che molti insegnanti finiscono con l’integrare i bilanci delle scuole di tasca propria.

Dunque, quello che i Governi degli Stati conservatori devono principalmente fare è spremere gli insegnanti stessi.

Ora, insegnare ai ragazzi non è mai stato un modo per diventare ricchi. Tuttavia, fare l’insegnante di solito vi collocava solidamente nella classe media, con un reddito e sussidi decenti. Ma, in gran parte del paese, questo non è più vero.

Al livello nazionale, i compensi degli insegnanti della scuola pubblica dalla metà degli anni ’90 sono rimasti indietro rispetto all’inflazione, e sono rimasti anche più indietro rispetto agli stipendi di lavoratori paragonabili. A questo punto, gli insegnanti guadagnano il 23 per cento di meno degli altri laureati. Ma questa media nazionale è un po’ ingannevole: il compenso di un insegnante effettivamente è più alto in alcuni grandi Stati come New York e la California, ma scende in un buon numero di Stati di orientamento di destra.

Nel frattempo, anche i sussidi degli insegnanti stanno peggiorando. In particolare, gli insegnanti devono pagare una quota crescente delle loro polizze di assicurazione sanitaria, un onere grave quando i loro stipendi reali contemporaneamente calano.

Stiamo dunque diventando una nazione nella quale gli insegnanti, le persone sulle quali facciamo affidamento per preparare i nostri figli al futuro, stanno cominciando a sentirsi una componente dei lavoratori poveri, incapaci di far quadrare i conti senza un secondo lavoro. E al giorno d’oggi un secondo lavoro non si trova.

Il che mi riporta alla sgangherata sfuriata di Bevin.

Si può ritenere che quello che sta effettivamente accadendo in un certo numero di Stati è che il contraccolpo contro Obama, assieme al crescente tribalismo della politica americana, ha consegnato un certo numero di governi degli Stati nelle mani di ideologhi di estrema destra. Costoro credevano davvero di poter inaugurare l’utopia libertariana delle basse tasse e del piccolo governo.

Come era prevedibile, non hanno potuto. Per un po’ sono stati capaci di eludere alcune delle conseguenze del loro fallimento trasferendo i costi sugli impiegati del settore pubblico, in particolare sugli insegnanti. Ma quella strategia ha raggiunto i suoi limiti. E adesso?

Ebbene, alcuni repubblicani si sono effettivamente dimostrati disponibili a imparare dall’esperienza, invertendo i tagli alle tasse e ripristinando il finanziamento del settore educativo. Ma in molti stanno rispondendo come Bevin: invece di ammettere, anche implicitamente, di aver avuto torto, inveiscono, in modi sempre più scomposti, con le vittime delle loro politiche.

 

 

 

 

 

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