May 10, 2018
By Paul Krugman
In general, Donald Trump is notoriously uninterested in policy details. It has long been obvious, for example, that he never bothered to find out what his one major legislative victory, the 2017 tax cut, actually did. Similarly, it’s pretty clear that he had no idea what was actually in the Iran agreement he just repudiated.
In each case, it was about ego rather than substance: scoring a “win,” undoing his predecessor’s achievement.
But there are some policy issues he really does care about. By all accounts, he really hates the idea of people receiving “welfare,” by which he means any government program that helps people with low income, and he wants to eliminate such programs wherever possible.
Most recently, he has reportedly threatened to veto the upcoming farm bill unless it imposes stringent new work requirements on recipients of SNAP — the Supplemental Nutrition Assistance Program, still commonly referred to as food stamps.
Let me be upfront here: There’s something fundamentally obscene about this spectacle. Here we have a man who inherited great wealth, then built a business career largely around duping the gullible — whether they were naïve investors in his business ventures left holding the bag when those ventures went bankrupt, or students who wasted time and money on worthless degrees from Trump University. Yet he’s determined to snatch food from the mouths of the truly desperate, because he’s sure that somehow or other they’re getting away with something, having it too easy.
But however petty Trump’s motives, this is a big deal from the other side. The Congressional Budget Office estimates that new work requirements plus other restrictions proposed by House Republicans would end up denying or reducing nutritional aid to around two million people, mostly in families with children.
Why would anyone want to do that? The thing is, it’s not just Trump: Conservative hatred for food stamps is pervasive. What’s behind it?
The more respectable, supposedly intellectual side of conservative opinion portrays food stamps as reducing incentives by making life too pleasant for the poor. As Paul Ryan put it, SNAP and other programs create a “hammock” that “lulls able-bodied people to lives of dependency and complacency.”
But this is a problem that exists only in the right’s imagination. Able-bodied SNAP recipients who should be working but aren’t are very hard to find: A vast majority of the program’s beneficiaries either are working — but at unstable jobs that pay low wages — or are children, elderly, disabled or essential family caregivers.
Oh, and there’s strong evidence that children in low-income families that receive food stamps become more productive and healthier adults, which means that the program is actually good for long-run economic growth.
Is it about the money? The enactment of the budget-busting 2017 tax cut proved once and for all, for anyone who had doubts, that Republicans don’t actually care about deficits.
But even if they did care about deficits, the C.B.O. estimates that the proposed cuts to food stamps would save less than one percent, that’s right, one percent, of the revenue lost due to that tax cut. In fact, over the next decade the entire SNAP program, which helps 40 million Americans, will cost only about a third as much as the tax cut. No, it’s not about the money.
What about racism? Historically, attacks on food stamps have often involved a barely disguised racial element — for example, when Ronald Reagan imagined a “strapping young buck” using food stamps to buy T-bone steaks. And I suspect that Trump himself still thinks of food stamps as a program for urban black people.
But while many urban blacks do get food stamps, so do many rural whites. Nationally, significantly more whites than blacks receive food stamps, and participation in SNAP is higher in rural than in urban counties. Food stamps are especially important in depressed regions like Appalachia that have lost jobs in coal and other traditional sectors.
And yes, this means that some of the biggest victims of Trump’s obsession with cutting “welfare” will be the very people who put him in office.
Consider Owsley County, Ky., at the epicenter of Appalachia’s regional crisis. More than half the county’s population receives food stamps; 84 percent of its voters supported Trump in 2016. Did they know what they were voting for?
In the end, I don’t believe there’s any policy justification for the attack on food stamps: It’s not about the incentives, and it’s not about the money. And even the racial animus that traditionally underlies attacks on U.S. social programs has receded partially into the background.
No, this is about petty cruelty turned into a principle of government. It’s about privileged people who look at the less fortunate and don’t think, “There but for the grace of God go I”; they just see a bunch of losers. They don’t want to help the less fortunate; in fact, they get angry at the very idea of public aid that makes those losers a bit less miserable.
And these are the people now running America.
Fategli mangiare le bistecche di Trump, di Paul Krugman
New York Times 10 maggio 2018
In generale, Donald Trump è notoriamente disinteressato ai dettagli della politica. È evidente da tempo, ad esempio, che non si è mai preoccupato di scoprire cosa ha effettivamente provocato la sua unica importante vittoria legislativa, il taglio delle tasse del 2017. In modo analogo, è abbastanza chiaro che non ha idea di cosa c’era nell’accordo con l’Iran che ha appena ripudiato.
In entrambi i casi si trattava del suo ego più che della sostanza: lasciare il segno di una “vittoria”, cancellare una realizzazione del suo predecessore.
Ma ci sono alcuni temi politici dei quali si occupa effettivamente. A detta di tutti, non può davvero sopportare l’idea che le persone ricevano “assistenza”, con il quale termine egli intende ogni programma governativo che aiuta la gente con bassi redditi, e vuole eliminare tali programmi ovunque possibile.
Più di recente, si dice che abbia minacciato di mettere il veto su una imminente legge sulle aziende agricole se essa non imporrà nuovi stringenti condizionamenti lavorativi ai beneficiari dello SNAP – il Programma della Assistenza Alimentare Supplementare, al quale comunemente ci si riferisce come il programma delle ‘tessere’ alimentari.
Consentitemi di dirlo in anticipo: in questo spettacolo c’è qualcosa di fondamentalmente osceno. Abbiamo un individuo che ha eredito grandi ricchezze, poi ha costruito una carriera di impresario in gran parte basata sull’inganno dei creduloni – sia che fossero ingenui investitori nelle sue avventure che sono rimasti col cerino in mano quando quegli affari sono finiti in bancarotta, che studenti che hanno sprecato tempo e denaro per i titoli di studio senza alcun valore della Trump University. Eppure è determinato a strappare di bocca il cibo a persone davvero disperate, perché è sicuro che la stiano facendo franca, avendolo avuto troppo facilmente.
Ma per quanto siano meschine le motivazioni di Trump, si tratta di una faccenda seria per le persone coinvolte. L’Ufficio Congressuale del Bilancio stima che le nuove condizioni in materia di attività lavorativa, in aggiunta ad altre restrizioni proposte dai repubblicani della Camera, finiranno col negare o ridurre l’assistenza alimentare a circa due milioni di persone, in maggioranza famiglie con figli.
Chi potrebbe volere una cosa del genere? Il punto è che non si tratta solo di Trump: l’odio dei conservatori per i sostegni alimentari è pervasivo. Cosa c’è dietro?
I più rispettabili, l’opinione del presunto settore intellettuale dei conservatori, descrivono i sostegni alimentari come se riducessero gli incentivi rendendo la vita troppo facile ai poveri. Come si espresse Paul Ryan, lo SNAP ed altri programmi creano una “amaca” che “trastulla persone di robusta costituzione a esistenze di dipendenza e di autocompiacimento”.
Ma questo è un problema solo nell’immaginazione della destra. È molto difficile trovare beneficiari dei sostegni alimentari di robusta costituzione che dovrebbero lavorare ma non lavorano. Una grande maggioranza dei destinatari del programma o lavorano – ma in posti di lavoro precari che pagano bassi salari – oppure sono fanciulli, anziani, disabili o forniscono cure essenziali in famiglia.
Inoltre ci sono prove fondamentali che i bambini nelle famiglie di bassi redditi che ricevono i sostegni alimentari diventano adulti più produttivi e in migliore salute, il che significa che il programma è in realtà positivo per la crescita economica di lungo periodo.
È un problema di soldi? Il varo del taglio alle tasse del 2017, che fa saltare il bilancio, ha dimostrato una volta per tutte, per chi avesse avuto dubbi, che i repubblicani in realtà non si preoccupano dei deficit.
Ma persino nel caso se ne preoccupassero, l’Ufficio Congressuale del Bilancio stima che i tagli proposti ai sostegni alimentari provocherebbero un risparmio inferiore all’1 per cento, proprio così, inferiore all’1 per cento, delle entrate perse a seguito del taglio delle tasse. Di fatto, nel corso del prossimo decennio, l’intero programma dello SNAP, che aiuta 40 milioni di americani, costerà soltanto circa un terzo del taglio delle tasse. Dunque, non si tratta di soldi.
Si tratta di razzismo? Storicamente, gli attacchi alle tessere alimentari hanno spesso riguardato un aspetto razziale a malapena dissimulato – ad esempio, quando Ronald Reagan si immaginava di “prendere a cinghiate i giovani” che utilizzano le tessere alimentari per comprare bistecche alla fiorentina. Ed io sospetto che Trump ancora pensi ai sostegni alimentari come un programma per la gente di colore delle città.
Ma se i neri delle città fanno effettivamente uso dei sostegni alimentari, lo stesso fanno i bianchi delle aree rurali. I sostegni alimentari sono particolarmente importanti in regioni depresse come gli Appalachi, che hanno perso posti di lavoro nel carbone e in altri settori tradizionali.
Si conferma, insomma, che alcune delle più numerose vittime della ossessione di Trump dei tagli alla “assistenza” saranno proprio le persone che lo hanno messo in carica.
Si consideri la Contea di Owsley, nel Kentucky, all’epicentro della crisi regionale degli Appalachi. Più della metà della popolazione della contea riceve i sostegni alimentari; l’84 per cento dei suoi elettori ha sostenuto Trump nel 2016. Si sono resi conto di cosa stavano votando?
Alla fine, io non credo ci sia alcuna giustificazione politica per l’offensiva sui sostegni alimentari: non ha a che fare con gli incentivi e non ha a che fare con i soldi. E persino l’animosità razzistica che di solito sta dietro i programmi sociali degli Stati Uniti si è parzialmente ritirata sullo sfondo.
No, si tratta di meschina cattiveria che si è trasformata in un principio di governo. Riguarda persone privilegiate che si rivolgono ai meno fortunati e non pensano “Ma è quello che va fatto, per grazia di Dio”; loro vedono soltanto un mazzo di perdenti. Loro non intendono aiutare i meno fortunati; di fatto, si inviperiscono alla sola idea di un aiuto pubblico che renda quei perdenti un po’ meno miserabili.
Ed è questa la gente che sta governando l’America.
By mm
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