Apple aveva annunciato il rimpatrio dei suoi profitti all'estero, ma adesso chiarisce che una gran parte di quei soldi se ne andranno in riacquisti delle azioni della società. Ovvero, i vantaggi andranno ai possessori delle azioni. Non aumenteranno certo gli investimenti sul capitale fisico e dunque i vantaggi non andranno certo certo ai salari dei lavoratori. Ci sono varie ragioni per tutto questo, ma una delle più importanti è che per molte società i profitti vengono oggi da una posizione di quasi monopolio sui mercati: quello che conta è un marchio, in virtù del quale si possono caricare i prezzi finché il mercato lo sopporta. E le società non avranno nessuna ragione per distribuire quei profitti aggiuntivi sul lavoro. Non tutta l'economia americana è fatta in questo modo, ma questa è la sostanza cospicua e crescente del funzionamento dei mercati.
La ossessione per la quale i politici devono avere nuove idee - assai diffusa tra i commentatori che su questa base irridono i candidati democratici, come avvenne per Al Gore e per Hillary Clinton - non tiene conto del fatto che più che idee nuove, servirebbe mettere in pratica idee buone, che esistono da tempo. Sappiamo quello che serve per avere una politica dell'accesso garantito a tutti alla assistenza sanitaria, o per avere una politica della protezione dell'ambiente. Il problema è avere gruppi dirigenti che sappiano mettere in pratica quelle idee. L'equidistanza tra coloro che ci provano e coloro che insistono con la ricetta di tagliare le tasse ai ricchi e togliere i sussidi ai poveri non aiuta certo a distinguere le idee buone.
E' troppo presto per valutare gli effetti della legge sui tagli alle tasse di Trump e dei repubblicani del Congresso? Il punto è che per ottenere gli effetti mirabolanti che era stati promessi, avrebbe dovuto esserci sin da subito una grande crescita degli investimenti delle imprese. Invece non ce ne è traccia. I lavoratori americani non vedono alcuna conseguenza sulle loro buste paga,al punto che i repubblicani hanno addirittura smesso di parlarne nelle campagne elettorali. E per ogni mese nel quale gli investimenti non esplodono, i vantaggi di certo finiscono nelle tasche degli azionisti, del tutto indisponibili a dividerli con i lavoratori. In sostanza, il taglio delle tasse ai ricchi ed alle società ha tutti gli effetti che hanno avuto i tagli delle tasse nell'ultimo decennio: nessuna magia e solo il boom del deficit del bilancio.
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