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La grande cospirazione dei produttori di soia, di Paul Krugman (New York Times, 25 giugno 2018)

 

June 25, 2018

The Great Soybean Conspiracy

By Paul Krugman

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The Trump administration appears to be headed for a trade war on three fronts. As far as anyone can tell, it is simultaneously going to take on China, the European Union and our partners in the North American Free Trade Agreement. The economic fallout will be ugly.

But that’s probably not the whole story: There’s also likely to be ugly political fallout, not just abroad but here at home, too. In fact, I predict that as the downsides of hard-line trade policy become apparent, we’ll see a nasty search by President Trump and company for people to scapegoat. In fact, that search has already started.

To understand what’s coming, you need to understand two crucial points.

First, the administration has no idea what it’s doing. Its ideas on trade don’t seem to have evolved at all from those expressed in a white papercirculated by Wilbur Ross, now the commerce secretary, and Peter Navarro, now the trade czar, in 2016. That white paper was a display of sheer ignorance that had actual trade experts banging their heads on their desks. So these people are completely unprepared for the coming blowback.

Second, this administration is infested — I use that word advisedly — with conspiracy theorists. In fact, it seems, literally, to treat belief in absurd conspiracy theories as a job qualification. You may remember the case of an official at the Department of Health and Human Services who was temporarily suspended after reports that she had worked for a conspiracy-theory website. Well, it turns out that she listed that connection on her résumé when she applied for government employment. She was hired not despite but because of her connection to paranoid politics.

So what will happen when cluelessness meets conspiracy theorizing?

About that trade blowback: Trump famously declared that “trade wars are good, and easy to win.” Never mind the goodness issue: It’s already becoming apparent that the “easy to win” part is delusional. Other countries won’t quickly give in to U.S. demands, in part because those demands are incoherent — Trump is demanding that Europe end the “horrific” tariffs it doesn’t actually impose, while the Chinese can’t even figure out what the Trump administration wants, with officials calling

America “capricious.”

Add in the enormous amount of ill will Trump has generated around the world, and the idea that America is going to get major concessions anytime soon is deeply implausible. In fact, I’m finding it hard to see how we avoid a series of tit-for-tat retaliations that end up taking us well down the path toward full-blown trade war.

And while some import-competing industries might gain from such a trade war, there would be a lot of American losers. For one thing, a lot of American jobs — more than 10 million, according to the Commerce Department — are supported by exports. Agriculture, in particular, is a very export-centered sector, sending more than 20 percent of what it produces abroad. A trade war would eliminate many of these jobs; it would create new jobs in import-competing industries, but they wouldn’t be the same jobs for the same people, so there would be a lot of disruption.

And the damage wouldn’t be limited to export industries: More than half of U.S. imports, and 95 percent of the Chinese goods about to face Trump tariffs, are intermediate inputs or capital goods — that is, things that U.S. producers use to make themselves more efficient. So the coming trade war will raise costs and hurt prospects for many businesses, even if they aren’t exporters.

So how will this conspiracy-minded administration react when domestic victims of its trade policy start complaining? We’ve already had a preview.

To date we’ve only had some minor trade skirmishes; but even these have sent the price of soybeans, which we export to China, plunging, while the price of steel has soared. And farmers and steel-using businesses are unhappy.

So did the administration say, “Look, we’re taking a tough stand, and there will be some costs”? Why, no. Instead, Ross declared that the price changes were the work of “antisocial” speculators engaged in “profiteering,” and called for an investigation. See, we aren’t looking at the predictable effects of administration policy; we’re looking at an anti-Trump conspiracy.

By the way, this kind of accusation isn’t normal for a top government official. I follow these things, and I’ve never seen anything like it.

And remember, soybeans and steel offer just a minor preview of the disruptions ahead. How will the administration react to the blowback when the trade war really gets going? Will it admit that it misjudged the effects of its policies? Of course not.

What I predict, instead, is that it will start seeing villains under every bed. It will attribute the downsides of trade conflict not to its own actions, but to George Soros and the deep state. I’m not sure how they can work MS-13 into it, but they’ll surely try.

The point is that the politics of trade war will probably end up looking like Trump politics in general: a search for innocent people to demonize.

 

La grande cospirazione dei produttori di soia, di Paul Krugman

New York Times, 25 giugno 2018

L’Amministrazione Trump sembra essere indirizzata ad una guerra commerciale su tre fronti. Da quanto dicono in molti, essa si sta simultaneamente orientando a sfidare la Cina, l’Unione Europea e i nostri partner nell’Accordo per il Libero Commercio del Nord America. Le ricadute negative per l’economia saranno pesanti.

Ma questa probabilmente non è tutta la storia: è anche probabile che siano sgradevoli le ricadute politiche, non solo quelle estere ma anche quelle nazionali. Di fatto, io prevedo che al momento in cui gli aspetti negativi della politica commerciale estremista diverranno visibili, avremo da parte del Presidente Trump e colleghi una sconcia ricerca di capri espiatori da offrire alla gente. In sostanza, quella ricerca è già partita.

Per capire quello che sta accadendo, si devono comprendere due aspetti cruciali.

Il primo: l’Amministrazione non ha idea di quello che sta facendo. Le sue idee sul commercio non sembrano affatto essersi evolute da quelle espresse in un libro bianco del 2016 messo in circolazione a cura di Wilbur Ross, oggi Segretario al Commercio, e Peter Navarro, oggi zar al commercio. Quel libro bianco era una dimostrazione della assoluta ignoranza che avevano gli attuali esperti di commercio che stanno sbattendo le loro teste sui tavoli. Ovvero, questa gente è completamente impreparata al contraccolpo in arrivo.

Il secondo, questa Amministrazione è infestata – uso quel termine non a caso [1] – dai teorici della cospirazione. In sostanza, essa sembra letteralmente trattare la fede in assurde teorie cospirative alla stregua di una valorizzazione delle mansioni lavorative. Si può ricordare il caso di una dirigente del Dipartimento della Sanità e dei Servizi alla Persona, che fu temporaneamente sospesa dopo informazioni secondo le quali aveva lavorato per un sito web basato su teorie cospirative. Ebbene, si viene a sapere che ella inserì quel collegamento nel suo curriculum allorché fece domanda per un posto di lavoro governativo. Venne assunta non nonostante, ma a causa del suo collegamento con la politica paranoide.

Cosa accade, dunque, quando questa completa inettitudine si incontra con le teorie cospirative?

A proposito di quel contraccolpo sul commercio: è noto che Trump ha dichiarato che “le guerre commerciali sono positive, e facili da vincere”. Trascuriamo l’aspetto della loro bontà: sta già diventando evidente che l’aspetto del “facili da vincere” è una illusione. Gli altri paesi non accederanno rapidamente alle richieste degli Stati Uniti, in parte perché quelle richieste sono incoerenti – Trump sta chiedendo che l’Europa metta fine a tariffe “orribili” che in realtà essa non impone, mentre i cinesi non riescono neppure ad immaginare cosa l’Amministrazione di Trump voglia, con i loro dirigenti che definiscono l’America “capricciosa”.

Si aggiunga l’enorme quantità di risentimenti che Trump ha generato dappertutto nel mondo, e l’idea che l’America sia destinata ad ottenere importanti concessioni in breve tempo è del tutto non plausibile. In sostanza, vedo con difficoltà come potremo evitare una serie di ritorsioni che finiranno per portarci sul percorso di una indiscriminata guerra commerciale.

E mentre alcune industrie che competono con le importazioni da una tale guerra potrebbero avvantaggiarsi, ci sarebbe una grande quantità di americani tra i perdenti. Da una parte, molti posti di lavoro americani – più di dieci milioni, secondo il Dipartimento del Commercio – sono sostenuti dalle esportazioni. In particolare l’agricoltura è un settore molto concentrato sull’export, spedendo all’estero più del 20 per cento di quello che produce. Una guerra commerciale eliminerebbe molti di questi posti di lavoro; si creerebbero nuovi posti di lavoro nelle industrie che competono con le importazioni, ma non sarebbero gli stessi posti di lavoro per le stesse persone, dunque ci sarebbe un grande terremoto.

E il danno non sarebbe limitato alle industrie dell’esportazione: più della metà delle importazioni statunitensi e il 95 per cento dei prodotti cinesi destinati a fare i conti con le tariffe di Trump, sono beni intermedi o beni strumentali – ovvero, cose che i produttori statunitensi utilizzano per rendersi più efficienti. Dunque, la guerra commerciale in arrivo alzerebbe i costi e danneggerebbe le prospettive per molte imprese, anche se esse non sono imprese esportatrici.

Come reagirà, dunque, questa Amministrazione con una mentalità cospirativa quando le vittime nazionali della politica commerciale cominceranno a lamentarsi? Ne abbiamo già avuto un anticipo.

Sinora abbiamo avuto solo qualche minore schermaglia commerciale, ma persino queste hanno fatto cadere il prezzo della soia che esportiamo in Cina, mentre il prezzo dell’acciaio è schizzato in alto. E i coltivatori e le imprese che utilizzano l’acciaio non sono contenti.

Dunque l’Amministrazione ha detto “Guardate, stiamo prendendo una posizione dura, e ci saranno alcuni costi”? Perché mai. Ross ha invece dichiarato che i prezzi cambiano laddove il lavoro di speculatori “antisociali” impegnati ad “trarne profitto”, ed ha chiesto una indagine. Come vedete, non siamo di fronte agli effetti prevedibili della politica dell’Amministrazione; siamo di fronte a una cospirazione contro Trump.

Per inciso, questa accusa non è normale per un alto dirigente del Governo. Io che seguo queste cose, non ho mai visto niente di simile.

E si ricordi che i prezzi della soia e dell’acciaio sono solo una modesta anteprima delle turbolenze che ci aspettano. Come reagirà l’Amministrazione al contraccolpo, quando la guerra commerciale si metterà effettivamente in marcia? Ammetterà di non aver correttamente stimato gli effetti delle sue politiche? Ovviamente, no.

Quello che invece prevedo è che cominceremo a vedere cattivi soggetti nascosti dappertutto. L’Amministrazione attribuirà gli svantaggi dei conflitti commerciali non alle proprie iniziative, ma a George Soros e alla burocrazia. Non so come possano riuscire a infilarci dentro le bande latino americane, ma sicuramente ci proveranno.

Il punto è che la politica della guerra commerciale probabilmente finirà con l’assomigliare alla più generale politica di Trump: una ricerca di persone innocenti da demonizzare.

 

 

 

 

 

 

 

[1] Forse perché è lo stesso termine usato di recente da Trump in riferimento agli immigrati.

 

 

 

 

 

 

 

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