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La guerra del Partito Repubblicano contro i poveri, di Paul Krugman (New York Times 16 luglio 2018)

 

July 16, 2018

The G.O.P.’s War on the Poor

By Paul Krugman

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Four years ago, on the 50th anniversary of Lyndon Johnson’s war on poverty, House Republicans led by Paul Ryan issued a report declaring that war a failure. Poverty, they asserted, hadn’t fallen. Therefore, they concluded, we must slash spending on the poor.

Last week, Donald Trump’s Council of Economic Advisers issued a new report on poverty, recognizing what most experts in the field have said: The standard poverty measure is badly flawed, and a better measure shows substantial progress. In fact, these advisers went so far as to assert that poverty is no longer a problem. (Do these people ever get out into the real world?)

Anyway, the war on poverty, said the report, “is largely over and a success.” And our response, says the Trump administration, should be to … slash spending on the poor.

O.K., the report doesn’t openly call for benefit cuts. Instead, it calls for the widespread imposition of work requirements for Medicaid, food stamps and other programs. But that would have the effect of sharply reducing those programs’ coverage.

This decline in coverage wouldn’t be the result of large numbers of people earning their way out of poverty. Instead, many poor Americans would, for a variety of reasons — poor health, job instability for low-wage workers, daunting paperwork imposed on those least able to deal with it — find it impossible to meet the requirements, and be denied aid despite remaining poor.

So whatever the evidence, Republicans always reach the same policy conclusion. Was the war on poverty a failure? Let’s stop helping the poor. Was it a success? Let’s stop helping the poor.

And let’s be clear: We’re talking about the whole party, not just the Trump administration. In particular, Republican governors are fanatical about cutting benefits for their lower-income residents.

In Kentucky, Gov. Matt Bevin tried to impose harsh work requirements on Medicaid. When a court ruled that his plan violated the law, he retaliated by abruptly cutting off vision and dental coverage for hundreds of thousands of people.

In Maine, voters overwhelmingly approved an initiative to expand Medicaid under the Affordable Care Act. But Gov. Paul LePage has refused to implement the expansion — a vast majority of which would be paid for with federal funds — despite a court order, and has declared that he’s willing to go to jail rather than see his constituents get health care.

So what’s behind the G.O.P.’s war on the poor?

It’s not about incentives. The persistent claim on the right that America is filled with “takers” living off social programs when they should be working may be what conservatives want to believe, but it just isn’t true. Most nondisabled adults receiving aid work; most of those who don’t have good reasons for not working, such as health issues or the need to serve as caretakers for family members. Slashing benefits would push some of these people into the work force out of sheer desperation, but not many, and at a huge cost to their well-being.

And claims that excessively generous social programs are the cause of falling labor force participation can be easily refuted by looking at the international evidence. Europe’s welfare states — or, as conservatives always say, its “failing” welfare states — provide much more generous aid to low-income families than we do, and as a result have much less poverty. Yet adults in their prime working years are more likely to be employed in leading European nations than in the United States.

It’s also not about the money. At the state level, many Republican governors are still refusing to expand Medicaid even though it would cost them little and would bring money into their states’ economies. At the federal level, it would take draconian benefit cuts, imposing immense suffering, to save as much money as the G.O.P. casually gave away in last year’s tax cut.

What about the traditional answer that it’s really about race? Social programs have often been seen as helping Those People, not white Americans. And that’s still surely part of what’s going on.

But it can’t be the whole story, since Republicans are fanatical about cutting off aid to the less fortunate even in places like Maine that are overwhelmingly populated by non-Hispanic whites.

So what is the war on the poor about? As I see it, you need to make a distinction between what motivates the G.O.P. base and what motivates conservative politicians.

Many blue-collar whites still think that the poor are lazy and prefer to live off welfare. But as events in Maine show, such beliefs aren’t central to the war on the poor, which is mainly being driven by political elites.

And what motivates these elites is ideology. Their political identities, not to mention their careers, are wrapped up in the notion that more government is always bad. So they oppose programs that help the poor partly out of a general hostility toward “takers,” but also because they hate the idea of government helping anyone.

And if they get their way, society will stop helping tens of millions of Americans who desperately need that help.

 

La guerra del Partito Repubblicano contro i poveri, di Paul Krugman

New York Times 16 luglio 2018

Quattro anni fa, nel 50° anniversario della guerra sulla povertà di Lindon Johnson, i repubblicani della Camera guidati da Paul Ryan pubblicarono un rapporto che affermava che quella guerra era stata un fallimento. La povertà, sostenevano, non si era ridotta. Di conseguenza, queste erano le conclusioni, bisognava abbattere le spese sui poveri.

La scorsa settimana, il Comitato dei Consiglieri Economici di Donald Trump ha pubblicato un nuovo rapporto sulla povertà, riconoscendo quello che hanno sostenuto la maggioranza degli esperti in quel campo: la misura consueta della povertà è seriamente difettosa, e una misurazione migliore mostra un progresso sostanziale. In sostanza, questi consiglieri sono arrivati a sostenere che la povertà non è più un problema (questa gente non fa mai una scappata nel mondo reale?)

In ogni modo, secondo il rapporto la guerra sulla povertà “è ampiamente superata ed è stata un successo”. E la nostra risposta, secondo l’Amministrazione Trump, dovrebbe essere … abbattere la spesa sui poveri.

È vero, il rapporto non si pronuncia apertamente a favore di tagli sui sussidi, si pronuncia per una generalizzata imposizione di condizioni lavorative nel caso di Medicaid, dei sostegni alimentari e di altri programmi. [1] Ma ciò avrebbe l’effetto di una drastica riduzione nella copertura di quei programmi.

Questa riduzione della copertura non sarebbe la conseguenza di ampi numeri di persone che si guadagnerebbero da soli l’uscita dalla povertà. Piuttosto, molti americani poveri, per una varietà di ragioni – cattiva salute, instabilità dell’occupazione per molti lavoratori con bassi salari, scoraggiante burocrazia imposta a coloro che sono i meno capaci di affrontarla – troverebbero impossibile ottemperare a quelle richieste, e pur restando poveri si vedrebbero negare ogni aiuto.

Qualsiasi siano le prove, i repubblicani raggiungono sempre la medesima conclusione politica. La guerra sulla povertà è stata un fallimento? Si smetta di dare aiuti ai poveri. È stata un successo? Si smetta di dare aiuti ai poveri.

E siamo chiari: si sta parlando dell’intero Partito, non solo della Amministrazione Trump. I Governatori repubblicani, in particolare, sono fanatici dei tagli ai sussidi per i loro residenti a più basso reddito.

Nel Kentucky, il Governatore Matt Bevin ha cercato di imporre brusche condizioni lavorative per Medicaid. Quando un Tribunale ha stabilito che il suo piano violava la legge, per ritorsione ha di punto in bianco tagliato i finanziamenti sanitari per problemi alla vista e odontoiatrici per centinaia di migliaia di persone.

Nel Maine, gli elettori avevano approvato a maggioranza schiacciante una iniziativa per espandere Medicaid sulla base della Legge sulla Assistenza Sostenibile. Ma il Governatore Paul Lepage si è rifiutato di attuare tale espansione – gran parte della quale sarebbe stata pagata con i finanziamenti federali – nonostante l’ordine di un Tribunale, ed ha dichiarato di essere disponibile ad andare in carcere piuttosto di vedere i propri elettori ottenere l’assistenza sanitaria.

Dunque, cosa c’è dietro la guerra sui poveri del Partito Repubblicano?

Non è uno stimolo (a lavorare). L’incessante pretesa della destra secondo la quale l’America è piena di “scrocconi” che vivono dei programmi sociali mentre dovrebbero lavorare, può essere ciò che ai conservatori piace credere, ma è semplicemente falsa. La maggioranza degli adulti non disabili che ricevono aiuti, lavorano; lo stesso vale per la maggioranza di quelli non hanno buone ragioni per non lavorare, quali problemi sanitari o il bisogno di fornire assistenza a membri delle loro famiglie. Abbattere i sussidi sposterebbe alcuni di costoro nella forza lavoro per pura disperazione, ma non molti, e con un costo elevato per il loro benessere.

E le pretese per le quali programmi sociali eccessivamente generosi sono la causa della insufficiente partecipazione alla forza lavoro possono essere facilmente confutate guardando alle prove internazionali. Gli Stati assistenziali dell’Europa – o, come i conservatori dicono sempre, dei suoi Stati assistenziali prossimi al fallimento – forniscono un aiuto molto più generoso alle famiglie con bassi redditi di quanto non si faccia noi, e come risultato hanno molta minore povertà. Tuttavia, gli adulti nella loro principale età lavorativa è più probabile che siano occupati nelle principali nazioni europee che non negli Stati Uniti.

Non è neanche una questione di soldi. Al livello degli Stati molti Governatori stanno ancora rifiutando l’espansione di Medicaid anche se essa costerebbe loro ben poco e porterebbe denaro nelle economie dei loro Stati. Al livello federale, ci vorrebbero draconiani tagli dei sussidi, imponendo immense sofferenze, per risparmiare altrettanti soldi di quelli che il Partito Repubblicano ha con noncuranza eliminato nel taglio delle tasse dell’anno passato.

Che dire della risposta tradizionale, secondo la quale si tratta di razzismo? I programmi sociali sono spesso stati considerati come un aiuto a Quella Gente, non agli americani bianchi. E questa è ancora certamente una componente di quello che sta succedendo.

Ma non può essere tutta la spiegazione, dal momento che i repubblicani sono fanatici dei tagli agli aiuti ai meno fortunati persino in luoghi come il Maine che sono, in modo schiacciante, popolati da bianchi non ispanici.

Dunque, da cosa dipende la guerra contro i poveri? Per come la vedo io, c’è bisogno di fare una distinzione tra quello che motiva la base repubblicana e quello che motiva i politici conservatori.

Molti ‘colletti blu’ bianchi pensano ancora che i poveri non abbiano voglia di lavorare e preferiscano vivere di assistenza. Ma come mostrano i fatti del Maine, tali convincimenti non sono centrali nella guerra contro i poveri, che è principalmente spinta dai gruppi dirigenti politici.

E quello che motiva tali gruppi dirigenti è l’ideologia. Le loro identità politiche, per non dire le loro carriere, si basano sul concetto che più governo sia sempre negativo. Dunque si oppongono ai programmi che aiutano la povera gente in parte per una generale ostilità contro i presunti “scrocconi”, ma anche perché odiano l’idea che il Governo aiuti qualcuno.

E se è quello che riusciranno a fare, la società smetterà di aiutare decine di milioni di americani che hanno disperatamente bisogno di quell’aiuto.

 

 

 

 

 

 

[1] Ovvero, coloro che fruiscono dei sussidi dovrebbero lavorare. Ma talora non si lavora per ragioni sociali (ad esempio, si devono accudire persone svantaggiate) o per ragioni psicofisiche, o altro. Questo non sarebbe più consentito.

 

 

 

 

 

 

 

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