June 30, 2018
By Paul Krugman
According to legend, Grigory Potemkin, one of Catherine the Great’s ministers (and her lover), created a false impression of prosperity when the empress toured Ukraine. He supposedly did this by setting up fake villages, or possibly just facades, along her route, then dismantling them after she passed, and setting them up again further down the road.
There probably isn’t much if any truth to the story — among other things, Catherine was too smart and tough-minded to be that easily deceived — but never mind: the legend has become a byword for the general idea of prettifying reality to please a tyrannical ruler. And it seems highly relevant to some of the economic “news” coming out of the Trump administration the past few days.
Just to be clear, the U.S. economy is still doing quite well overall, continuing the long expansion that began during Obama’s first term. Those of us who thought the economy would be hurt by political uncertainty have been wrong so far.
But Trump’s actual policy initiatives aren’t doing so well. His tax cut isn’t producing the promised surge in business investment, let alone the promised wage gains; all it has really done is lead to a lot of stock buybacks. Reflecting this reality, the tax cut is becoming less popular over time.
And the early phase of the trade war that was supposed to be “good, and easy to win” isn’t generating the kinds of headlines Trump wanted. Instead, we’re hearing about production shifting overseas to escape both U.S. tariffs on imported inputs and foreign retaliation against U.S. products. It’s really worth reading the submission by General Motors to the Commerce Department, urging a reconsideration of a tariff policy that “risks undermining GM’s competitiveness against foreign auto producers” and “will be detrimental to the future industrial strength and readiness of manufacturing operations in the United States.” In other words, “Don’t you understand global supply chains, you idiot?”
Actually, I’m waiting to hear that GM is really a Democratic company in league with the deep state.
But meanwhile, how is the administration responding? By making stuff up.
Now, making stuff up is actually standard operating procedure for these guys. We’re talking about an administration that’s taking children away from their parents and putting them in cages in response to a wave of violent immigrant crime that doesn’t, you know, actually exist. Trade policy itself is being driven by claims about the massive tariffs U.S. products face from, say, the European Union — tariffs that, like the immigrant crime wave, don’t actually exist.
But these are negative fictions, tales of wrongdoing by others. When it comes to Trump’s own economic policies, by contrast, it’s all puppies and rainbows — happy stories with no basis in reality.
Some of these come from Trump himself. For example, he declared that the head of U.S. Steel called him to say that the company was opening six new plants. It isn’t, and as far as we can tell the phone call never happened.
Meanwhile, reports say that the Council of Economic Advisers did an internal report concluding that Trump trade policy will cost jobs, not create them; Kevin Hassett, the chairman, pressed on these reports, said that he could neither confirm nor deny them; in other words, they’re true. But meanwhile Hassett is declaring that last year’s corporate tax cut has led to a “massive amount of activity coming home” — which is just false. Some companies are rearranging their accounting, producing what looks on paper like money coming back to the U.S., but this has no real effect on investment or employment.
But the most Potemkinesque story of the past week was the declaration by Larry Kudlow, the administration’s top economic official, that the budget deficit is “coming down rapidly” as “those revenues come rolling in.”
Actually, the deficit is rising fast, mainly because of a plunge in corporate tax receipts — the direct result of the tax cut:
The administration later tried to walk back Kudlow’s claim, saying that he was talking about great things that will happen in the future, not current events. Right.
OK, so Trump and company are making claims about the results of their policies that bear no relationship to reality. But reality has a well-known liberal bias. Will Trump’s habit of making things up, and his advisors’ willingness to celebrate imaginary policy triumphs, make any difference?
Actually, I think they might. The trade war is rapidly escalating, with our trading partners retaliating against US actions and reports that Trump wants to withdraw from the World Trade Organization. The best hope for breaking the cycle of retaliation would be for Trump to realize that the trade war is going badly, take a deep breath, and step back from the brink.
But who will tell him how things are really going? Given what we’ve seen the past few days, they’ll respond to plant closings and economic disruption with fantasies of triumph, while Trump will dismiss reports of problems as fake news. Reality will take a long time to break through, if it ever does. And by then the world trading system may be broken beyond repair.
L’economia Potemkin di Trump, di Paul Krugman
Secondo la leggenda, Grigory Potemkin, uno dei Ministri di Caterina la Grande (e suo amante), creava una falsa impressione di prosperità quando l’Imperatrice viaggiava in Ucraina. Si suppone che lo facesse tirando su falsi villaggi lungo il suo percorso, o forse solo le facciate, poi smantellandoli dopo che era passata, e tirandoli nuovamente su più avanti lungo la strada.
Probabilmente non c’è molta verità nel racconto – tra le altre cose Caterina era troppo intelligente e risoluta per essere ingannata così facilmente – ma non è importante: la leggenda è diventata sinonimo dell’idea generale di abbellire la realtà per compiacere un governante tirannico. E sembra molto pertinente per alcune delle “notizie” economiche che nei giorni scorsi sono state messe in circolazione dalla Amministrazione di Trump.
Solo per chiarezza, l’economia degli Stati Uniti sta andando nel complesso ancora abbastanza bene, proseguendo la lunga espansione che cominciò nel primo mandato di Obama. Chi tra di noi pensava che l’economia sarebbe stata danneggiata dall’incertezza politica, sinora ha avuto torto.
Ma le attuali iniziative politiche di Trump non stanno andando altrettanto bene. Il suo taglio delle tasse non sta producendo la promessa crescita degli investimenti delle imprese, per non dire i promessi vantaggi salariali; tutto quello che effettivamente ha realizzato è provocare una grande quantità di riacquisti di azioni. In conseguenza di questa realtà, il taglio alle tasse sta diventando col tempo meno popolare.
E la prima fase della guerra commerciale che si pensava fosse “positiva e facile da vincere” non sta generando quel genere di titoli sui giornali che Trump voleva. Piuttosto, sentiamo parlare di spostamenti delle produzioni all’estero per sfuggire sia alle tariffe degli Stati Uniti sui beni importati che alle ritorsioni straniere sui prodotti statunitensi. È veramente il caso di leggere la presentazione delle osservazioni della General Motors al Dipartimento del Commercio, che spingono a una riconsiderazione della politica tariffaria che “rischia di mettere in difficoltà la competitività della GM nei confronti dei produttori stranieri di automobili” e che “andrà a detrimento alla forza futura dell’industria ed alla rapidità delle operazioni manifatturiere negli Stati Uniti”. Per dirla con altre parole: “Non capite le catene globali dell’offerta, scemi?”
In effetti, sto aspettando di sentir dire che la GM è davvero una società collegata ai democratici in combutta col cosiddetto “ventre molle” del potere statale.
Ma nel frattempo come sta reagendo l’Amministrazione? Sta facendo del casino.
Ora, fare del casino è effettivamente la procedura operativa standard per questi individui. Stiamo parlando di una Amministrazione che toglie i figli ai loro genitori e li mette nelle gabbie in risposta ad una ondata di violenta criminalità degli immigrati che, come sapete, in realtà non esiste. La politica commerciale stessa viene guidata dalle pretese di massicce tariffe cui i prodotti statunitensi debbono far fronte, ad esempio, dall’Unione Europea – tariffe che, come l’ondata di criminalità degli immigrati, in realtà non esistono.
Ma queste sono simulazioni negative, racconti su misfatti altrui. Quando si passa alle politiche economiche di Trump stesso, all’opposto, esse sono tutte rose e fiori – racconti felici con nessuna base di realtà.
Alcuni di questi racconti provengono dallo stesso Trump. Ad esempio, è stato lui a dichiarare che il capo della US Steel l’aveva chiamato per dirgli che la società stava aprendo sei nuovi stabilimenti. Non è così e, per quanto si può dire, non ci fu mai alcuna telefonata.
Contemporaneamente, i resoconti dicono che il Comitato dei Consulenti Economici ha fatto un rapporto interno concludendo che la politica del commercio di Trump costerà posti di lavoro, non ne creerà; Kevin Hasset, il Presidente, sollecitato su questi rapporti, ha detto che non poteva né confermarli né negarli; in altre parole, essi erano veri. Ma nello stesso tempo Hasset sta dichiarando che i tagli alle tasse dell’anno scorso hanno portato ad “una massiccia attività di ritorno in patria” – il che è semplicemente falso. Alcune società stanno rimodulando le loro contabilità, producendo quello che sulla carta sembra un ritorno di denaro negli Stati Uniti, ma questo non ha alcun effetto reale sugli investimenti e sull’occupazione.
Ma il racconto più ‘potemkinesco’ della scorsa settimana è stata la dichiarazione di Larry Kudlow, il principale dirigente economico della Amministrazione, secondo il quale il deficit di bilancio “si sta abbassando rapidamente” dal momento che “quelle entrate stanno arrivando”.
In realtà il deficit sta crescendo rapidamente, principalmente a causa di un crollo delle ricevute fiscali delle società – la conseguenza diretta dei tagli delle tasse:
Successivamente, l’Amministrazione ha cercato di fare un passo indietro sulla pretesa di Kudlow, dicendo che stava parlando delle grandi cose che accadranno in futuro, non di eventi attuali. Esattamente.
Va bene, dunque Trump e compagni stanno facendo affermazioni sulle loro politiche che non hanno alcun nesso con la realtà. Ma la realtà ha una ben nota inclinazione progressista. L’abitudine di Trump di gonfiare le cose, e la disponibilità dei suoi consiglieri a celebrare trionfi politici immaginari, cambieranno qualcosa?
In effetti potrebbero farlo. La Guerra commerciale sta crescendo rapidamente, con I nostri partner commerciali che mettono in atto ritorsioni contro le iniziative statunitensi e i resoconti secondo i quali Trump intenderebbe uscire dalla Organizzazione Mondiale del Commercio. La migliore speranza per rompere il ciclo delle ritorsioni sarebbe che Trump comprendesse che la guerra commerciale sta andando male, facesse un respiro profondo e un passo indietro dal burrone.
Ma chi gli dirà come le cose stanno realmente procedendo? Dato quello che abbiamo visto nei giorni passati, risponderanno alla chiusura degli stabilimenti e al disordine economico con fantasie di trionfo, mentre Trump liquiderà i resoconti sui problemi come false notizie. Se mai accadrà, ci vorrà molto tempo perché la realtà si affermi. E per allora il sistema commerciale mondiale potrebbe essere guastato in modo irreparabile.
[1] La tabella mostra l’andamento negli utimi anni delle ricevute fiscali del Governo Federale.
By mm
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