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L’imbroglio del taglio delle tasse continua, di Paul Krugman (New York Times 23 agosto 2018)

 

Aug. 23, 2018

The Tax-Cut Con Goes On

By Paul Krugman

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What will happen if the blue wave in the midterm elections falls short? Clearly, at this point it still might: Democrats will surely receive more votes than Republicans, but thanks to gerrymandering and population geography, the U.S. electoral system gives excess weight to rural, white voters who still have faith in President Trump. What if, thanks to that excess weight, the minority prevails?

One answer, obviously, is that the unindicted co-conspirator in chief will continue to be protected from the law. And for those concerned with the survival of American democracy, that has to be the most important issue at stake in November. But if the G.O.P. hangs on, there will also be other, bread-and-butter consequences for ordinary Americans.

First of all, there is every reason to believe that a Republican Congress, freed from the immediate threat of elections, would do what it narrowly failed to do last year, and repeal the Affordable Care Act. This would cause tens of millions of Americans to lose health insurance and would in particular hit those with pre-existing conditions. There’s a reason health care, not Trump, is the central theme of Democratic campaigns this year.

But the attack on the social safety net probably wouldn’t stop with a rollback of Obama-era expansion: Longstanding programs, very much including Social Security and Medicare, would also be on the chopping block. Who says so? Republicans themselves.

In a recent interview with CNBC’s John Harwood, Representative Steve Stivers, the chairman of the National Republican Congressional Committee — in effect, the man charged with containing the blue wave — declared that, given the size of the budget deficit, the federal government needs to save money by cutting spending on social programs. When pressed about whether that included Social Security and Medicare, he admitted that it did.

And he’s not alone in seeing major cuts in core programs for older Americans as the next step if Republicans win in November. Many major figures in the G.O.P., including the departing speaker of the House, Paul Ryan, and multiple senators, have said the same thing. (Meanwhile, groups tied to Ryan have been running attack ads accusing Democrats of planning to cut Medicare funding — but hey, consistency is the hobgoblin of little minds. So, apparently, is honesty.)

Now, Republicans who call for cuts in social spending to balance the budget are showing extraordinary chutzpah, which is traditionally defined as what you exhibit when you kill your parents, then plead for mercy because you’re an orphan. After all, the same Republicans now wringing their hands over budget deficits just blew up that same deficit by enacting a huge tax cut for corporations and the wealthy.

So it might seem shocking that only a few months later they’re once again posing as deficit hawks and calling for spending cuts. That is, it might seem shocking if it weren’t for the fact that this has been the G.O.P.’s budget strategy for decades. First, cut taxes. Then, bemoan the deficit created by those tax cuts and demand cuts in social spending. Lather, rinse, repeat.

This strategy, known as “starve the beast,” has been around since the 1970s, when Republican economists like Alan Greenspan and Milton Friedman began declaring that the role of tax cuts in worsening budget deficits was a feature, not a bug. As Greenspan openly put it in 1978, the goal was to rein in spending with tax cuts that reduce revenue, then “trust that there is a political limit to deficit spending.”

It’s true that when tax cuts are on the table their proponents tend to deny that they’ll increase the deficit, claiming that they’ll provide a miraculous boost to the economy and that tax receipts will actually rise. But there’s not a shred of evidence to support this claim, and it has never been clear whether anyone with real political power has ever believed it. For the most part it’s just a smoke screen to help conceal the G.O.P.’s true intentions.

The puzzle is why Republicans keep getting away with this bait-and-switch.

Fifteen years ago I wrote a long piece titled “The Tax-Cut Con,” describing what was even then a time-honored scam; it reads almost word for word as a description of Republican strategy in 2017-18. Yet I keep reading news analyses expressing puzzlement that men who were strident deficit hawks in the Obama years so cheerfully signed on to a budget-busting tax cut under Trump. To say the obvious: These men were never deficit hawks; it was always a pose.

And the gullibility both of the news media and self-proclaimed centrists remains a remarkable story. Remember, Ryan, who was utterly orthodox in his determination to cut taxes on the rich while savaging programs for the poor and the middle class, even received an award for fiscal responsibility.

Which brings us back to the midterm elections. Rule of law is definitely on the ballot. So is health care. But voters should realize that the threat to programs they count on is much broader: If the G.O.P. holds its majority, Social Security and Medicare as we know them will be very much in danger.

 

L’imbroglio del taglio delle tasse continua, di Paul Krugman

New York Times 23 agosto 2018

Cosa accadrà se la marea blu [1] nelle elezioni di medio termine non ci sarà? Chiaramente, a questo punto essa potrebbe ancora realizzarsi: i democratici riceveranno sicuramente più voti dei repubblicani, ma grazie al ‘gerrymandering’ [2] ed alla geografia della popolazione, il sistema elettorale degli Stati Uniti consegna un peso eccessivo agli elettori bianchi delle aree rurali che hanno ancora fiducia nel Presidente Trump. Cosa accadrà se, grazie a quel peso eccessivo, prevarrà la minoranza?

Una risposta, ovviamente, è che il membro cospiratore in capo che sfugge alle accuse continuerà ad essere protetto dalla legge. E per coloro che sono preoccupati sulla sopravvivenza della democrazia in America, quello sarà il tema più importante in ballo nelle elezioni di novembre. Ma se il Partito Repubblicano resta al suo posto, ci saranno altre conseguenze di fondo per gli americani ordinari.

Prima di tutto, ci sono tutte le ragioni per credere che un Congresso repubblicano, liberato dalla minaccia immediata delle elezioni, farebbe quello che non è riuscito di misura a fare l’anno scorso, e abrogherà la Legge sulla Assistenza Sostenibile. Per decine di milioni di americani questo provocherebbe la perdita della assicurazione sanitaria, in particolare colpirebbe coloro che hanno patologie sanitarie preesistenti. C’è un motivo per il quale l’assistenza sanitaria, più che Trump, è quest’anno il tema centrale della campagna elettorale dei democratici.

Ma l’attacco alla rete della sicurezza sociale probabilmente non si fermerà con una riduzione della espansione del periodo di Obama: anche programmi di lunga data, certamente inclusi quelli della Previdenza Sociale e di Medicare, finirebbero con l’essere tagliati. Chi lo dice? I repubblicani stessi.

In una recente intervista con John Harwood della CNBC, il congressista Steve Stivers, Presidente del Comitato congressuale nazionale repubblicano – in pratica, l’uomo che ha l’incarico di fermare l’ondata blu – ha dichiarato che, considerata la dimensione del deficit del bilancio, il Governo Federale ha bisogno di risparmiare denaro tagliando la spesa sui programmi sociali. Sollecitato a dire se ciò includerebbe la Previdenza Sociale e Medicare, egli ha ammesso che li includerebbe.

E, se i repubblicani vincono a novembre, egli non è l’unico a constatare il prossimo passo di importanti tagli nei programmi fondamentali per gli americani più anziani. Molti importanti personaggi del Partito Repubblicano, incluso il Presidente in partenza della Camera, Paul Ryan, e vari senatori, hanno detto la stessa cosa (nel frattempo, gruppi collegati a Ryan stanno gestendo un attacco pubblicitario che accusa i democratici di programmare tagli al finanziamento di Medicare – ma, badate, la coerenza è l’uomo nero dei cervelli dappoco. Dunque, in apparenza, è una forma di onestà).

Ora, i repubblicani che propongono tagli alla spesa sociale per bilanciare i conti stanno mostrando uno straordinario “chutzpah[3] che è il termine che tradizionalmente definisce quello che si mostra quando si uccidono i propri genitori e poi si cerca di provocare compassione perché si è rimasti orfani. Dopo tutto, gli stessi repubblicani che ora si disperano per i deficit di bilancio avevano appena fatto esplodere lo stesso deficit varando un ampio taglio delle tasse per le società e i ricchi.

Dunque, potrebbe apparire sorprendente che solo pochi mesi dopo essi ancora una volta si atteggino a falchi del deficit e chiedano tagli alla spesa. O meglio, potrebbe sembrare sorprendente se non fosse per il fatto che questa è stata la strategia di bilancio del Partito Repubblicano da decenni. Prima si tagliano le tasse. Poi, si deplora il deficit creato da quei tagli e si chiedono tagli alla spesa sociale. Insaponare, sciacquare, ripetere l’operazione.

Questa strategia, nota come “affamare la bestia”, ha circolato sin dagli anni ’70, quando economisti repubblicani come Alan Greenspan e Milton Friedman cominciarono a dichiarare che il ruolo dei tagli alle tasse nel peggiorare i deficit di bilancio non era un errore, ma una caratteristica peculiare. Come Greenspan si espresse apertamente nel 1978, l’obbiettivo era mettere sotto controllo la spesa con tagli fiscali che riducono le entrate, per poi “confidare che si riconosca un limite politico alla spesa in deficit”.

È vero che quando i tagli alle tasse sono sul tavolo i loro proponenti tendono a negare che essi aumenteranno il deficit, sostenendo che forniranno un miracoloso incoraggiamento all’economia e che, in realtà, gli introiti delle tasse aumenteranno. Ma non c’è un brandello di prova che sostenga questa pretesa e non è mai stato chiaro se qualcuno con un effettivo potere politico ci abbia mai creduto. È soprattutto soltanto una cortina fumogena che aiuta a nascondere le effettive intenzioni del Partito Repubblicano.

Il mistero è perché i repubblicani continuino a cavarsela con questo specchietto per le allodole.

Quindici anni fa scrissi un lungo articolo dal titolo “L’imbroglio del taglio delle tasse” descrivendo quello che anche allora era un inganno ben radicato nel tempo; esso vale parola per parola come una descrizione della strategia repubblicana nel 2017-18. Tuttavia continuo a leggere analisi sui notiziari che esprimono perplessità per individui che erano tenaci falchi del deficit negli anni di Obama e che, sotto Trump, hanno aderito a un taglio delle tasse che fa saltare il bilancio. Diciamo quello che è ovvio: costoro non sono mai stati falchi del deficit, è sempre stato un atteggiamento.

E la creduloneria dei media dell’informazione e dei sedicenti centristi resta una storia istruttiva. Si ricordi, Ryan, che era completamente ortodosso nella sua determinazione a tagliare le tasse sui ricchi facendo strame dei programmi per i poveri e per la classe media, ricevette persino un premio per la sua responsabilità in materia di finanza pubblica.

Il che mi riporta alle elezioni di medio termine. Quel voto riguarda certamente lo stato di diritto, come riguarda l’assistenza sanitaria. Ma gli elettori dovrebbero comprendere che la minaccia ai programmi sui quali essi fanno conto è molto più grande: se il Partito Repubblicano mantiene la sua maggioranza, la Previdenza Sociale e Medicare come li conosciamo saranno in gran pericolo.

 

 

 

 

 

 

 

[1] Ovvero, dei democratici. Il blu è il loro colore, il rosso quello dei repubblicani.

[2] Dal nome di chi la applicò per primo – Gerry Elbridge, repubblicano a partire dall’anno 1813, (“Mandering” non è il nome, sta per “salamandra” (salamander) e indica la contorsione geografica dei distretti elettorali fatta per favorire un Partito). È infatti una organizzazione dei distretti elettorali congegnata per favorire i repubblicani: vengono ritagliati distretti il cui risultato è che con gli stessi voti, o con un numero di voti anche inferiore, ci sono più delegati repubblicani che non democratici. Spesso, con quel trattamento, i distretti finiscono con l’assomigliare ad aree contorte, che si allungano sino ad includere le parti di territorio più convenienti e dunque acquistano le sembianze di una salamandra attorcigliata. Ad esempio: le zone rurali hanno in proporzione più eletti delle grandi metropoli costiere multirazziali, come New York e le grandi città della California. Questo è Gerry Elbridge:

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[3] È un termine di origine ebraica.

 

 

 

 

 

 

 

 

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