Oct. 25, 2018
By Paul Krugman
Until recently, it looked as if the midterm elections might be defined largely by an argument about health care. Over the past few days, however, the headlines have been dominated instead by hatred — hysteria over a caravan of migrants a thousand miles from the U.S. border, and now the attempted assassination of multiple prominent Democrats.
But whoever sent the bombs and why, the caravan hysteria is no accident: creating a climate of hatred is how Republicans avoid talking about health care. What we’re seeing in this election is a kind of culmination of the strategy the right has been using for decades: distract working-class voters from policies that hurt them by promoting culture war and, above all, racial antagonism.
When it comes to substance, the modern conservative policy agenda, which centers on cutting taxes and tearing up the social safety net, is consistently unpopular. By large margins, voters want to raise, not lower, taxes on corporations and the wealthy. They overwhelmingly oppose cuts in Social Security, Medicare and Medicaid. Even self-identified Republicans favor preventing insurers from discriminating against people with pre-existing medical conditions — something Obamacare does, but Republican health proposals wouldn’t.
So how do Republicans manage to win elections? Partly the answer is that gerrymandering, the Electoral College and other factors have rigged the system in their favor; Republicans have held the White House after three of the past six presidential elections, despite winning the popular vote only once. And they will probably hold the House unless Democrats win by at least 6 percent.
Also, let’s not forget about voter suppression, which is putting an increasingly heavy thumb on the scale. Still, given how unpopular Republicans’ policy positions are, how do they even get close enough to cheat?
One way they have traditionally gotten there is with red-baiting, portraying any and all progressive policies as the next thing to Communism. More than half a century ago, Ronald Reagan warned that Medicare would destroy American freedom. (It didn’t.) A few days ago, the Trump White House issued a report equating Medicare for All with Maoism.
Another key tactic involves lying about both their own positions and those of their opponents. During the administration of George W. Bush, the lies were relatively subtle by current standards, involving things like pretending that tax cuts favoring the rich were actually aimed at the middle class. These days, the lies are utterly shameless, with candidates who have worked nonstop to dismantle protections for pre-existing conditions posing as champions of such protections, and accusations that Democrats are the ones trying to destroy Medicare.
But lies about policy, while they may confuse some voters, aren’t enough. Hate has always been part of the package.
Let’s not romanticize the past. When Reagan talked about welfare queens driving Cadillacs, or a “strapping young buck” using food stamps to buy steaks, he knew exactly what he was doing.
Under Trump, however, the strategy of hatred has gone to a whole new level.
For one thing, after decades of cloaking its strategy in euphemisms, the G.O.P. is back to letting racists be racists. Hardly a week goes by without the revelation that some Trump official or prominent Republican supporter is a bigot and/or white nationalist.
At the same time, the mainstream G.O.P. has gone all in on the kind of conspiracy theorizing — tinged with anti-Semitism — that used to be restricted to the fringe. For example, not only Trump but also senior senators like Charles Grassley have bought into the false claim that people protesting Brett Kavanaugh were paid by George Soros.
Finally, threats of retribution against political opponents and critics have become standard fare on the right, and not just in the chants of “lock her up” — which Trump led on the same day someone sent Hillary Clinton a bomb. Ted Cruz may have been joking when he suggested sending Beto O’Rourke to jail, but that kind of joke would have been unthinkable not long ago.
And it’s hard to see calling the news media “enemies of the people” as anything other than an incitement to violence.
So will this ramped-up strategy of hate work? It might, in part because those same news media still dance to the haters’ tune. Take the story of the migrant caravan. The right’s hysteria is obviously insincere; it’s clear that it is hyping the story to take attention away from health care and other substantive issues: Never mind pre-existing conditions! Look at those scary brown people!
Yet major news organizations have given the caravan saturation coverage, more than they’ve ever given health care, all the same.
The thing is, if this strategy of hate works in the midterms, the right will pursue it even more avidly. Don’t expect anyone involved to experience any pangs of conscience. Indeed, after CNN and several prominent critics received bombs in the mail, Trump blamed … the media.
I have seen the future, and it’s full of menace.
Assistenza sanitaria, odio e bugie
di Paul Krugman
Sino a poco tempo fa, sembrava che le elezioni a medio termine potessero in gran parte risolversi in un dibattito sulla assistenza sanitaria. Nei giorni passati, tuttavia, i titoli sono stati dominati piuttosto dall’odio – l’isteria su una carovana di migranti a un migliaio di miglia dal confine statunitense, e adesso il tentato assassinio di vari esponenti democratici di primo piano.
Ma chiunque abbia spedito le bombe e per qualunque ragione l’abbia fatto, l’isteria della carovana non è un incidente: creare un clima di odio è il modo in cui i repubblicani evitano di parlare di assistenza sanitaria. Quello a cui stiamo assistendo in questi giorni è il culmine della strategia che la destra sta usando da decenni: distrarre gli elettori della classe lavoratrice da politiche che li danneggiano promuovendo una guerra culturale e, soprattutto, l’antagonismo razziale.
Quando si arriva alla sostanza, l’agenda politica dei conservatori, che si concentra sui tagli alle tasse e sullo smantellamento della rete di sicurezza sociale, è sistematicamente impopolare. Gli elettori in grande maggioranza vogliono alzare, non ridurre, le tasse per le società e i ricchi. Si oppongono in modo schiacciante ai tagli sulla Previdenza Sociale, su Medicare e su Medicaid. Persino coloro che si definiscono repubblicani sono favorevoli ad impedire agli assicuratori di fare discriminazioni a danno della gente con patologie sanitarie preesistenti – una cosa che la riforma di Obama realizza, al contrario delle proposte sanitarie repubblicane.
In che modo i repubblicani cercano dunque di vincere le elezioni? In parte la risposta è che la delimitazione truffaldina dei distretti elettorali, il Collegio Elettorale ed altri fattori hanno manipolato il sistema a loro favore; i repubblicani hanno ottenuto la Casa Bianca dopo tre delle passate sei elezioni presidenziali, nonostante si siano aggiudicati il voto popolare solo una volta. E probabilmente manterranno il controllo sulla Camera se i democratici non vinceranno almeno col 6 per cento.
Inoltre, non dimentichiamo l’ostracismo sul diritto di voto delle minoranze, che sempre di più sta determinando una pesante alterazione della bilancia elettorale. Di nuovo, considerato quanto sono impopolari le posizioni politiche dei repubblicani, come possono persino avvicinarsi a realizzare l’imbroglio?
Tradizionalmente, un modo per ottenerlo è stato quello di aizzare al pericolo rosso, dipingendo ogni politica progressista come contigua al comunismo. Più di mezzo secolo fa, Ronald Reagan metteva in guardia che Medicare avrebbe distrutto la libertà americana (il che non accadde). Pochi giorni fa la Casa Bianca di Trump ha pubblicato un rapporto che mette sullo stesso piano “Medicare per tutti” con il maoismo.
Un’altra tattica fondamentale consiste nel mentire sia sulle loro posizioni che su quelle degli avversari. Durante la Amministrazione di George Bush, le bugie erano relativamente sottili per gli attuali standard, riguardando cose come il far finta che i tagli delle tasse che favorivano i ricchi fossero effettivamente rivolti alla classe media. In questi giorni, le bugie sono completamente sfacciate, con i candidati che hanno lavorato senza pausa per smantellare le protezioni per le patologie preesistenti che si atteggiano a campioni di tali protezioni, e con accuse ai democratici di essere quelli che cercano di distruggere Medicare.
Ma le bugie sulla politica, se possono confondere qualche elettore, non sono sufficienti. L’odio è sempre stato un ingrediente principale.
Evitiamo le interpretazioni romanzate del passato. Quando Reagan parlava di ‘Regine della assistenza che guidano le Cadillac’, oppure di ‘prendere a cinghiate i giovanotti’ che usano le tessere alimentari per comprare bistecche, sapeva esattamente cosa stava facendo.
Sotto Trump, tuttavia, la strategia dell’odio è pervenuta ad un livello completamente nuovo.
Da una parte il Partito Repubblicano, dopo decenni nei quali nascondeva la sua strategia con eufemismi, è tornato a consentire ai razzisti di essere razzisti. Ormai ogni settimana si hanno rivelazioni per i quali un qualche dirigente di Trump o un eminente sostenitore dei repubblicani è un fanatico e/o un nazionalista bianco.
Nello stesso tempo, il luogo comune repubblicano si è risolto interamente in una sorta di teoria della cospirazione – venata di antisemitismo – che un tempo era limitata agli estremisti. Ad esempio, non solo Trump ma anche senatori di esperienza come Charles Grassley hanno aderito alla falsa diceria secondo la quale le persone che protestano contro Brett Kavanaugh sono state pagate da George Soros.
Infine, le minacce di rappresaglie contro gli avversari politici e i critici sono diventate cibo quotidiano per la destra, e non solo negli slogan del tipo “mettetela in galera” [1] – che Trump intonava lo stesso giorno che qualcuno spediva una bomba a Hillary Clinton. Può darsi che Ted Cruz stesse scherzando quando ha suggerito di spedire in galera Beto O’Rourke, ma non molto tempo fa uno scherzo di quel genere sarebbe stato impensabile.
Ed è difficile considerare l’appellativo di “nemici del popolo” rivolto ai media dell’informazione come qualcos’altro che un incitamento alla violenza.
Dunque, questa sempre più intensa strategia dell’odio funzionerà? Potrebbe funzionare, in parte perché quegli stessi media dell’informazione ballano ai motivi dei portatori di odio. Si prenda la storia della carovana dei migranti. L’isteria della destra è ovviamente insincera; è chiaro che sta enfatizzando quella storia per allontanare l’attenzione dalla assistenza sanitaria e da altri temi di sostanza. Lasciate stare le patologie preesistenti! Preoccupatevi di quella spaventosa gente di colore!
Tuttavia, importanti associazioni dell’informazione hanno dato piena copertura alla faccenda della carovana, più di quella che hanno comunque dato alla assistenza sanitaria.
Il punto è che se questa strategia dell’odio funzionerà nelle elezioni di medio termine, la destra la perseguirà anche con maggiore avidità. Non vi aspettate che nessun coinvolto abbia un qualche rimorso di coscienza. Infatti, dopo che la CNN e vari eminenti critici hanno ricevuto le bombe nella posta, Trump ha dato la colpa … ai media.
Ho visto il futuro ed è pieno di minacce.
[1] Slogan elettorale contro Hillary Clinton, molto in uso nei comizi repubblicani.
By mm
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