Altri Economisti » Project Syndicate » Selezione del Mese

Elezioni di medio termine in America: la gente contro il denaro, di Joseph E. Stiglitz (da Project Syndicate, 11 ottobre 2018)

 

 

Oct 11, 2018

People versus money in America’s midterm elections

JOSEPH E. STIGLITZ

z 899

NEW YORK – All eyes are on the United States as November’s Congressional elections approach. The outcome will answer many alarming questions raised two years ago, when Donald Trump won the presidential election.

Will the US electorate declare that Trump is not what America is about? Will voters renounce his racism, misogyny, nativism, and protectionism? Will they say that his “America First” rejection of the international rule of law is not what the US stands for? Or will they make it clear that Trump’s win was not a historical accident resulting from a Republican primary process that produced a flawed nominee and a Democratic primary process that produced Trump’s ideal opponent?

As America’s future hangs in the balance, impassioned debates about what caused the 2016 outcome are more than academic. At stake is how the Democratic Party – and similar parties of the left in Europe – should position themselves to win the most votes. Should they lean toward the center or focus on mobilizing young, progressive, and enthusiastic newcomers?

There are good reasons to believe that the latter course is more likely to bring electoral success and stymie the dangers posed by Trump.

American voter turnout is abysmal, and worse in non-presidential-election years. In 2010, just 41.8% of the electorate voted. In 2014, only 36.7% of eligible voters cast ballots, according to data from the United States Elections Project. Democratic turnout is even worse, although it appears to be on the upswing this election cycle.

People often say they don’t vote because they think it makes no difference: the two parties are as similar as Tweedledee and Tweedledum. Trump has shown that’s not true. The Republicans who abandoned all pretense of fiscal rectitude and voted last year for a massive tax cut for billionaires and corporations have shown it’s not true. And the Republican senators who rallied behind the nomination of US Supreme Court Justice Brett Kavanaugh, despite his misleading testimony and entirely credible evidence of past sexual misbehavior, have shown it’s not true.

But the Democrats are also responsible for voter apathy. The party must overcome a long history of collusion with the right, from President Bill Clinton’s capital gains tax cut (which enriched the top 1%) and financial market deregulation (which helped bring on the Great Recession), to the 2008 bank bailout (which offered too little to displaced workers and homeowners facing foreclosure). Over the last quarter-century, the party has sometimes seemed more focused on winning the support of those who live on capital gains than those who live on wages. Many stay-at-home voters complain that the Democrats are relying on attacks on Trump, rather than putting forward a real alternative.

The thirst for a different kind of contender is evident in voter support for progressive candidates like former presidential candidate Senator Bernie Sanders and New York’s 28-year-old Alexandria Ocasio-Cortez, who recently defeated the fourth-ranking Democrat in the US House of Representatives in a party primary.

Progressives like Sanders and Ocasio-Cortez have managed to present an attractive message to the voters whom Democrats must mobilize to win. They seek to restore access to a middle-class life by providing decent, well-paying jobs, reestablishing a sense of financial security, and ensuring access to quality education – without the chokehold of student debt that so many graduates currently face – and decent health care, regardless of pre-existing medical conditions. They call for affordable housing and a secure retirement in which the elderly are not preyed on by an avaricious financial sector. And they seek a more dynamic, competitive, and fair-market economy by curbing the excesses of market power, financialization, and globalization, and by strengthening workers’ bargaining power.

These perquisites of a middle-class life are attainable. They were affordable a half-century ago, when the country was substantially poorer than it is today; and they are affordable now. In fact, neither America’s economy nor its democracy can afford not to bolster the middle class. Government policies and programs – including public options for health insurance, supplementary retirement benefits, or mortgages – are crucial to realizing this vision.

I am encouraged by the outpouring of support for these progressive proposals and the political leaders who support them. In a normal democracy, these ideas would, I am confident, prevail. But US politics has been corrupted by money, gerrymandering and massive attempts at disenfranchisement. The 2017 tax bill was nothing short of a bribe to corporations and the wealthy to pour their financial resources into the 2018 election. Statistics show that money matters enormously in American politics.

Even with a flawed democracy – including a concerted effort to prevent some from voting – the power of the American electorate matters. We will soon find out whether it matters more than the money flowing into the Republican Party’s coffers. America’s political and economic future, and most likely the peace and prosperity of the entire world, depends on the answer.

 

 

Elezioni di medio termine in America: la gente contro il denaro,

di Joseph E. Stiglitz

NEW YORK – Tutti gli occhi sono puntati sugli Stati Uniti nel mentre si avvicinano le elezioni congressuali di novembre. Il risultato darà una risposta a molte allarmanti domande sollevate due anni orsono, quando Donald Trump si aggiudicò l’elezione a Presidente.

L’elettorato americano dichiarerà che Trump non è quello che l’America vuole? Gli elettori rinunceranno al suo razzismo, alla sua misoginia, al ‘nativismo’ e al protezionismo? Diranno che il suo rigetto dello stato di diritto internazionale non è ciò per cui si battono gli Stati Uniti? O renderanno chiaro che la vittoria di Trump non è stato un incidente della storia, conseguenza di un processo delle primarie repubblicane che produsse un candidato scadente e di un processo delle primarie democratiche che gli oppose una avversaria ideale?

Nel mentre il futuro dell’America è in bilico, appassionati dibattiti su quello che provocò il risultato del 2016 sono tutt’altro che accademici. È in ballo come il Partito Democratico – e partiti simili della sinistra in Europa – dovrebbero posizionarsi per conquistare la maggioranza dei voti. Dovrebbero spostarsi verso il centro, oppure mobilitare i giovani, i progressisti e gli entusiasti nuovi arrivati?

Ci sono buone ragioni per credere che la seconda strada porti al successo elettorale e metta i bastoni tra le ruote rispetto ai pericoli rappresentati da Trump.

L’affluenza alle urne degli elettori americani è sconfortante, e peggiore negli anni delle elezioni non presidenziali. Nel 2010 votò soltanto il 41,8% dell’elettorato. Nel 2014, solo il 36,7% degli elettori che ne vevano diritto espressero una preferenza, secondo i dati dell’United States Elections Project. La partecipazione al voto dei democratici è anche peggiore, sebbene sembra che in questo ciclo elettorale sia in crescita.

La gente di solito dice   che non vota perché pensa che non faccia alcuna differenza: i due partiti sono così simili da essere indistinguibili. I repubblicani che hanno abbandonato ogni pretesa di gestione retta della finanza pubblica e che hanno votato l’anno scorso per un massiccio taglio delle tasse ai miliardari ed alle società, hanno dimostrato che non c’era niente di vero. E i Senatori repubblicani che si sono schierati per la nomina alla Corte Suprema degli Stati Uniti del giudice Brett Kavanaugh, nonostante la sua fuorviante testimonianza e la prova interamente credibile della sua passata mala condotta sessuale, hanno dimostrato che non è vero.

Ma anche i democratici sono responsabili della apatia dell’elettorato. Il partito deve superare una lunga storia di collusione con la destra, dai tagli fiscali sui profitti da capitale del Presidente Bill Clinton (che ha arricchito l’1% dei più ricchi) e dalla deregolamentazione dei mercati finanziari (che contribuì a portare alla Grande Recessione), ai salvataggi delle banche del 2008 (che concessero troppo poco a coloro che avevano perso il posto di lavoro e ai proprietari di abitazioni colpiti dai pignoramenti). Nell’ultimo quarto di secolo, il partito è sembrato più concentrato su guadagnare i consensi di coloro che vivono dei profitti di capitale che di coloro che vivono di salari. Molti degli elettori che restano a casa lamentano che i democratici si basano sugli attacchi a Trump, piuttosto che proporre una reale alternativa.

La sete per un diverso genere di contesa è evidente nel sostegno degli elettori ai candidati progressisti come il passato candidato presidenziale Senatore Bernie Sanders e la ventottenne Alexandria Ocasio-Cortez di New York, che di recente ha sconfitto il democratico quarto in graduatoria alla Camera dei Rappresentanti nelle primarie di partito.

I progressisti come Sanders e Ocasio-Cortez sono riusciti a presentare un messaggio attraente agli elettori che i democratici debbono mobilitare per vincere. Cercano di ripristinare l’accessibilità ad un livello di vita da classe media fornendo posti di lavoro decenti e ben pagati, ristabilendo il senso della sicurezza finanziaria e assicurando l’accesso ad una istruzione di qualità – senza che il debito degli studenti strangoli tanti universitari che attualmente devono farci i conti – ed una assistenza sanitaria decente, a prescindere dalle condizioni mediche preesistenti. Chiedono alloggi alla loro portata e una pensione sicura per la quale gli anziani non siano vessati da un sistema finanziario avaro. E sono a favore di un’economia più dinamica, competitiva e di un mercato onesto, che tenga a freno gli eccessi di potere sui mercati, la finanziarizzazione e la globalizzazione, rafforzando il potere contrattuale dei lavoratori.

Queste prerogative di una vita da classe media sono raggiungibili. Erano disponibili mezzo secolo fa, quando il paese era sostanzialmente più povero di quanto è oggi; e sono possibili adesso.  Di fatto, né l’economia dell’America né la sua democrazia possono permettersi di non sostenere la classe media. Le politiche e i porgrammi del Governo – inclusa una opzione pubblica per l’assistenza sanitaria, sussidi aggiuntivi o mutui per le pensioni – sono cruciali per realizzare questa visione.

Sono incoraggiato dalle manifestazioni di sostegno a queste proposte progressiste e ai leader che le fanno proprie. Sono fiducioso che in una democrazia normale esse dovrebbero prevalere. Ma gli Stati Uniti sono stati corrotti dal denaro, dalla delimitazione truffaldina dei collegi elettorali e dai massicci tentativi di limitazione del diritto di voto. La legge fiscale del 2017 nonè stata niente di meno che una tangente alle società ed ai ricchi perché versassero risorse finanziarie nelle elezioni del 2018. Le statistiche mostrano che i soldi contano enormemente nella politica americana [1].

Persino in una democrazia scadente – inclusi gli sforzi coordinati per impedire ad alcuni di votare – il potere dell’elettorato americano è importante. Scopriremo presto se esso conta di più dei flussi di denaro nelle casse del Partito Repubblicano. Il futuro politico ed economico dll’America, e in gran parte probabilmente la pace e la prosperità nel mondo intero, dipende dalla risposta.

 

 

 

 

 

 

 

[1] La connessione nel testo inglese mostra questi dati, che indicano i soldi che sono stati utilizzati nella storia recente per conquistare un collegio elettorale alla Camera dei Rappresentanti e al Senato. Si noti che il costo per un posto di Senatore è molto superiore a quello per un posto di Rappresentante; i valori sono naturalmente medi.

Nel 1986 erano stati necessari 787.418 di dollari (al valore del dollaro del 2016) per un posto di Rappresentante alla Camera; nelle elezioni del 2016 erano saliti a 1.516.021 dollari. Nel 1986 erano stati necessari 6.717.748 dollari per un posto di senatore, nel 2016 erano saliti a 10.464.068 dollari.

 

 

 

 

 

 

By


Commenti dei Lettori (0)


E' possibile commentare l'articolo nell'area "Commenti del Mese"