By Paul Krugman
As many people have pointed out, the Trump tax represented a total break with the normal principles of fiscal policy. Historically, we’ve tended to run big deficits when the economy is weak, smaller deficits or surpluses when it’s strong. But now the deficit is soaring even in the face of low unemployment. This is
irresponsible, and shows that Republican handwringing over deficits was always phony – which some of us pointed out at the time.
But something that has been pointed out less is that this is actually part of a broader story: fiscal policy has been off the rails since 2010, not because of what it has done to the national debt, but because of what it has done to the macroeconomy.
Here’s what fiscal policy should do: it should support demand when the economy is weak, and it should pull that support back when the economy is strong. As John Maynard Keynes said, “The boom, not the slump, is the right time for austerity.” And up until 2010 the U.S. more or less followed that prescription. Since then, however, fiscal policy has become perverse: first austerity despite high unemployment, now expansion despite low unemployment.
I illustrate this point with a chart using the Fiscal Impact Measure calculated by the Hutchins Center at the Brookings Institution, which estimates how much fiscal policy at all levels of government adds to or subtracts from short-term economic growth. The chart plots the Hutchins measure against the unemployment rate since 2000; I break it up into two sub-periods, 2000 to the end of 2009 and 2010 to the present.
All wrong after 2010. Brookings, BLS
What you can see in the chart is that during the first period (the blue line) high unemployment was met with fiscal expansion. This happened during the 2001 recession and aftermath, and again when the Great Recession struck. From this point of view the Obama stimulus was normal policy, applied in an exceptional situation.
But then fiscal policy went off track, which you can see by the big red clockwise loop. The wrong turn actually, by this measure, began even before Republicans took the House of Representatives – mainly, I think, reflecting cutbacks at the state and local level. But it got much worse after the G.O.P. gained blockade power, forcing significant austerity even as unemployment remained extremely high.
Meanwhile, the Fed couldn’t cut interest rates any further, because they were already zero, and count me in the camp that’s skeptical about the effectiveness of quantitative easing (which Republicans also fiercely opposed.) So this turn to fiscal austerity surely slowed growth and delayed the economy’s recovery.
And now, with unemployment very low but a Republican in the White House, we’re getting the fiscal stimulus we desperately needed then – and don’t need now. Fiscal policy, like so much of governance in America, has been perverted by right-wing partisanship.
La perversione della politica della finanza pubblica (leggermente per esperti),
di Paul Krugman
Come molti hanno messo in evidenza, il taglio delle tasse di Trump ha rappresentato una rottura totale con i normali principi della politica della finanza pubblica. Storicamente, abbiamo teso a gestire grandi deficit quando l’economia era debole, deficit minori o surplus quando era forte. Ma adesso il deficit sta salendo alle stelle anche di fronte ad una bassa disoccupazione. Questo è irresponsabile, e mostra che lo strapparsi i capelli dei repubblicani sui deficit era sempre stato falso – la qual cosa alcuni di noi avevano messo in evidenza a quel tempo.
Ma qualcosa che è stato molto meno osservato è che questo è in effetti un aspetto di una storia più generale: la politica della finanza pubblica è stata fuori dai binari sin dal 2010, non per quello che ha fatto al debito nazionale, ma per i danni che ha fatto alla macroeconomia.
Ecco cosa dovrebbe essere la politica della finanza pubblica: essa dovrebbe sostenere la domanda quando l’economia è debole e dovrebbe ritirare quel sostegno quando l’economia è forte. Come disse John Maynard Keynes: “L’espansione, non la recessione, è il tempo giusto per l’austerità”. E fino al 2010 gli Stati Uniti hanno più o meno seguito quella prescrizione. Da allora, tuttavia, la politica della finanza pubblica è diventata perversa: dapprima l’austerità nonostante l’elevata disoccupazione, ora l’ampliamento della spesa nonostante la bassa disoccupazione.
Illustro questo punto con un diagramma che utilizza la Misura dell’Impatto della Finanza Pubblica calcolato dallo Hutchins Center presso l’Istituto Brookings, che stima quanto la politica della finanza pubblica a tutti i livelli del Governo aggiunge o sottrae dalla crescita economica a breve termine. Il diagramma traccia la Misura Hutchins a fronte del tasso di disoccupazione a partire dal 2000; io lo suddivido in due sotto periodi, dal 2000 alla fine del 2009 e dal 2009 ad oggi.
Dal 2010, tutto sbagliato. Brookings, Ufficio delle Statistiche del Lavoro.
Quello che si può vedere nel diagramma è che durante il primo periodo (la linea blu) l’elevata disoccupazione è stata affrontata con l’espansione della finanza pubblica. Questo accadde durante la recessione del 2001 e in seguito ad essa, ed ancora quando arrivò il colpo della Grande Recessione [1]. Da questo punto di vista lo stimolo di Obama fu una politica normale, applicata ad una situazione eccezionale.
Ma poi la politica della finanza pubblica uscì dai binari, la qual cosa la si può vedere dalla grande ansa arancione. Secondo questa misura, in realtà, l’andamento sbagliato cominciò anche prima che i repubblicani conquistassero la Camera dei Rappresentanti – principalmente, credo, in conseguenza dei tagli ai livelli degli Stati e delle comunità locali. Ma andò molto peggio dopo che il Partito Repubblicano ottenne un potere ostruzionistico, costringendo ad una rilevante austerità anche se la disoccupazione restava molto alta.
Nel frattempo, la Fed non poteva tagliare ulteriormente i tassi di interesse, giacché erano già a zero, e consideratemi pure tra coloro che sono stati scettici sulla efficacia della ‘facilitazione quantitativa’ (cui anche i repubblicani si opposero ferocemente). Dunque quella svolta verso l’austerità della finanza pubblica certamente rallentò la crescita e rimandò la ripresa dell’economia.
E adesso, con la disoccupazione molto bassa e i repubblicani alla Casa Bianca, stiamo ricevendo quello stimolo di finanza pubblica di cui avevamo disperato bisogno allora – e di cui adesso non abbiamo bisogno. La politica fiscale, come gran parte dei temi di governo in America, è stata pervertita dalla faziosità della destra.
[1] Per una (spero) migliore comprensione: sulla linea orizzontale sono fissati i tassi di disoccupazione, su quella verticale gli stimoli della finanza pubblica (sopra il valore 0, sotto sono sottrazioni, ovvero misure di austerità); la linea blu indica gli andamenti dal 2000 al 2009, quella arancione quelli dal 2009 al 2018. Dove le due linee si distinguono, dovremmo essere all’anno 2010. Ogni pallino sulle due linee corrisponde ad un periodo di tempo – forse trimestrale – di un determinato anno. Quando la linea procede in alto, significa che la spesa pubblica aumenta, in basso che diminuisce. Vero destra aumenta la disoccupazione, verso sinistra diminuisce.
Ma attenzione: la sequenza temporale non procede ovviamente in una particolare direzione. Il decennio 2009-2018 parte dalla destra in alto del diagramma – elevata disoccupazione e, agli inizi, forte spesa per la prima fase dello stimolo impegnata dai salvataggi delle banche – poi crolla in basso per l’austerità (prima ai livelli degli Stati e delle comunità locali e, in seguito, per l’ostruzionismo repubblicano), e dopo lunga sofferenza arriva a livelli di disoccupazione molto bassi, con i tassi attuali attorno al 3,5%.
By mm
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