Nov. 1, 2018
By Paul Krugman
During my first year as an Op-Ed columnist for The New York Times, I wasn’t allowed to use the word “lie.”
That first year coincided with the 2000 election, and George W. Bush was, in fact, being systematically dishonest about his economic proposals — saying false things about who would benefit from his tax cut and the implications of Social Security privatization. But the notion that a major party’s presidential candidate would go beyond spin to outright lies still seemed outrageous, and saying it was considered beyond the pale.
Obviously that prohibition no longer holds on this opinion page, and major media organizations have become increasingly willing to point out raw falsehoods. But they’ve been chasing a moving target, because the lies just keep getting bigger and more pervasive. In fact, at this point the G.O.P.’s campaign message consists of nothing but lies; it’s hard to think of a single true thing Republicans are running on.
And yes, it’s a Republican problem (and it’s not just Donald Trump). Democrats aren’t saints, but they campaign mostly on real issues, and generally do, in fact, stand for more or less what they claim to stand for. Republicans don’t. And the total dishonesty of Republican electioneering should itself be a decisive political issue, because at this point it defines the party’s character.
What are Republicans lying about? As I said, almost everything. But there are two big themes. They lie about their agenda, pretending that their policies would help the middle and working classes when they would, in fact, do the opposite. And they lie about the problems America faces, hyping an imaginary threat from scary dark-skinned people and, increasingly, attributing that threat to Jewish conspirators.
Both classes of lie are rooted in the real G.O.P. agenda.
What Republicans truly stand for, and have for decades, is cutting taxes on the rich and slashing social programs. Sure enough, last year they succeeded in ramming through a huge tax cut aimed mainly at corporations and the wealthy, and came within one vote of passing a health “reform” that, according to the Congressional Budget Office, would have caused 32 million Americans to lose health coverage.
The G.O.P.’s problem is that this agenda is deeply unpopular. Large majorities of Americans oppose cuts in major social programs, while most voters want to raise, not reduce, taxes on corporations and high-income individuals.
But instead of changing their agenda to meet voters’ concerns, Republicans have resorted to a strategy of deception and distraction. On one side, they have gone full black-is-white, up-is-down on policy substance. Most spectacularly, they are posing as defenders of protection for people with pre-existing conditions — protection that their failed health bill would have stripped away, and which they are now trying to take away through the courts. And they’re claiming that Democrats are the ones threatening Medicare.
On the other side, they’re resorting to their old standby: race-based fear.
But selling racial fear was easier in the 1980s and early 1990s, when America really was suffering from high levels of inner-city crime. Since then, violent crime has plunged. What’s a fearmonger to do? The answer is: lie.
The lies have come nonstop since Trump’s inauguration address, which conveyed a false vision of “American carnage.” But they have gotten ever more extreme, culminating in the portrayal of a small caravan of refugees still 1,000 miles from the border as an imminent, menacing invasion — somehow full of diseased Middle Eastern terrorists.
And now there’s the added insinuation that sinister Jewish financiers are the real culprits behind this invasion. Because that’s where people doing this kind of thing always end up.
The crucial thing to realize is that these aren’t just ugly, destructive lies. Beyond that, they shape the G.O.P.’s nature. It is now impossible to have intellectual integrity and a conscience while remaining a Republican in good standing. Some conservatives have these qualities; almost all of them have left the party, or are on the edge of excommunication.
Those who remain are either fanatics willing to do anything in pursuit of power, or cynics willing to go along with anything for a share of the spoils. And it’s foolish to imagine that there are any limits on how far a party of fanatics and cynics will be willing to go. Anyone who might have had a sticking point, some uncrossable red line of bad behavior, has already taken the offramp.
That’s why a Republican campaign built entirely on lies should itself be a political issue — a reason to vote Democratic even if you want tax cuts. For we’re not just talking about a party selling bad ideas on false pretenses. The addiction to lies has also — let’s be blunt — turned it into a party of bad people.
So what will this party do if it retains full control of Congress next week? What we’ve seen over and over again is that for these people there are no limits and no bottom. If they pull this midterm election out, expect the worst.
Un partito che prende la forma delle sue bugie,
di Paul Krugman
Durante il mio primo anno come editorialista della pagina dei commenti del New York Times, non mi veniva permesso di usare la parola “bugia”.
Quel primo anno coincideva con le elezioni del 2000, e George Bush, di fatto, era sistematicamente disonesto nelle sue proposte economiche – dicendo falsità su chi avrebbe beneficiato dei suoi sgravi fiscali e sulle implicazioni della privatizzazione del sistema pensionistico. Ma l’idea che il candidato presidenziale di un principale partito andasse oltre la manipolazione sino alle vere e proprie menzogne sembrava ancora scandalosa, e dirlo si pensava superasse un punto limite.
Ovviamente quel divieto non vale più su questa pagina di commenti, e importanti associazioni dei media sono diventate sempre più desiderose di mettere in evidenza le falsità più smaccate. Ma si va dietro a un obbiettivo in movimento, perché le bugie non stanno soltanto diventando più grandi e pervasive. Di fatto, a questo punto il messaggio della campagna elettorale del Partito Repubblicano non consiste altro che di bugie; è difficile pensare ad un singolo argomento vero sul quale i repubblicani stanno insistendo.
Ed è, in effetti, un problema repubblicano (non del solo Donald Trump). I democratici non sono santi, ma fanno campagna elettorale in gran parte su temi reali, e generalmente si battono per più o meno quello per cui sostengono di essere a favore. I repubblicani fanno l’opposto. E la totale disonestà delle elezioni repubblicane dovrebbe di per sé essere un tema politico decisivo, perché a questo punto essa descrive la natura del partito.
Ma su cosa mentono i repubblicani? Come ho detto, quasi su tutto. Ma ci sono due grandi temi. Mentono sulla loro agenda, fingendo che le loro politiche aiuterebbero la classe media ed i lavoratori quando, di fatto, provocherebbero l’opposto. E mentono sul problema che è dinanzi all’America, propagandando una minaccia immaginaria da parte di una spaventosa popolazione di colore e, sempre di più, attribuendo quella minaccia a cospiratori ebrei.
Entrambe quelle categorie hanno radici nella effettiva agenda del Partito Repubblicano.
Quello per cui i repubblicani si battono davvero, e lo fanno da decenni, è tagliare le tasse ai ricchi e abbattere i programmi sociali. Di sicuro, l’anno passato hanno ottenuto un successo nell’imporre un vasto taglio delle tasse rivolto principalmente alle società ed ai ricchi, ed arrivando ad un passo dall’approvare una “riforma” sanitaria che, secondo l’Ufficio Congressuale del Bilancio, avrebbe provocato per 32 milioni di americani la perdita della assicurazione sanitaria.
Il problema del Partito Repubblicano è che questa agenda è profondamente impopolare. Una ampia maggioranza di americani si oppone ai tagli ad importanti programmi sociali, mentre la maggioranza degli elettori vuole aumentare, non ridurre, le tasse sulle società e sulle persone con alti redditi.
Ma piuttosto che cambiare la loro agenda per andare incontro alle preoccupazioni degli elettori, i repubblicani hanno fatto ricorso ad una strategia di inganno e di sviamento. Da una parte, sulla sostanza politica hanno aderito ad una strategia di completo capovolgimento: il nero è bianco, il sopra è sotto. In modo ancor più spettacolare, si sono atteggiati a difensori della protezione delle persone con preesistenti patologie sanitarie – protezione che la loro fallita proposta di legge sulla sanità avrebbe strappato e che ora cercano di liquidare attraverso i tribunali. E stanno sostenendo che sono i Democratici quelli che minacciano Medicare.
D’altra parte ricorrono al loro vecchio sostegno: la paura basata sulla razza.
Ma rivendere la paura razziale era facile negli anni ’80 e nei primi anni ’90, quando l’America stava realmente soffrendo per gli alti livelli di criminalità nei quartieri poveri. Da allora il crimine violento è crollato. Cosa deve fare un seminatore di paure? La risposta è: mentire.
Le menzogne sono diventate ininterrotte dal discorso inaugurale di Trump, che promuoveva la falsa concezione di una “carneficina americana”. Ma sono diventate sempre più estreme, culminando nel ritratto di una piccola carovana di emigranti ancora a mille miglia dal confine alla stregua di una imminente, minacciosa invasione – in qualche modo piena zeppa di pericolosi terroristi mediorientali.
E adesso hanno aggiunto l’insinuazione che oscuri finanzieri ebraici sono i veri responsabili di questa invasione. Perché quello è il punto dove le persone che fanno questo genere di cose finiscono sempre.
La cosa fondamentale da comprendere è che queste non sono solo menzogne malvagie, distruttive. Oltre a ciò, esse danno forma alla natura del Partito Repubblicano. Oggi è impossibile avere integrità intellettuale e una coscienza rimanendo repubblicani in una posizione di prestigio. Alcuni conservatori hanno quelle qualità; quasi tutti loro hanno lasciato il partito, o sono sul punto di una scomunica.
Quelli che restano o sono fanatici disposti a tutto nel perseguimento del potere, oppure cinici disposti ad acconsentire a tutto per una parte di bottino. Ed è sciocco immaginare che ci sia un qualche limite su quanto lontano un partito di fanatici e di cinici sia disposto a spingersi. Chiunque poteva aver avuto un qualche ostacolo, una invalicabile linea rossa della cattiva condotta, ha già imboccato l’uscita.
Questa è la ragione per la quale una campagna elettorale repubblicana costruita interamente su menzogne dovrebbe essere di per sé un tema della politica – una ragione per votare democratico persino se si vogliono i tagli alle tasse. Perché non stiamo solo parlando di un partito che rivende idee assurde su falsi presupposti. La dipendenza dalle bugie lo ha anche trasformato – diciamolo chiaro – in un partito di pessimi individui.
Cosa farà, dunque, un partito del genere se conserva il pieno controllo del Congresso, la prossima settimana? Quello che abbiamo visto in continuazione è che questa gente non ha limiti e non tocca mai il fondo. Se si tirano fuori da queste elezioni, aspettiamoci il peggio.
By mm
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