Dec 3, 2018
INCHEON – Just under ten years ago, the International Commission on the Measurement of Economic Performance and Social Progress issued its report, Mismeasuring Our Lives: Why GDP Doesn’t Add Up.The title summed it up: GDP is not a good measure of wellbeing. What we measure affects what we do, and if we measure the wrong thing, we will do the wrong thing. If we focus only on material wellbeing – on, say, the production of goods, rather than on health, education, and the environment – we become distorted in the same way that these measures are distorted; we become more materialistic.
We were more than pleased with the reception of our report, which spurred an international movement of academics, civil society, and governments to construct and employ metrics that reflected a broader conception of wellbeing. The OECD has constructed a Better Life Index, containing a range of metrics that better reflect what constitutes and leads to wellbeing. It also supported a successor to the Commission, the High Level Expert Group on the Measurement of Economic Performance and Social Progress. Last week, at the OECD’s sixth World Forum on Statistics, Knowledge, and Policy in Incheon, South Korea, the Group issued its report, Beyond GDP: Measuring What Counts for Economic and Social Performance.
The new report highlights several topics, like trust and insecurity, which had been only briefly addressed by Mismeasuring Our Lives, and explores several others, like inequality and sustainability, more deeply. And it explains how inadequate metrics have led to deficient policies in many areas. Better indicators would have revealed the highly negative and possibly long-lasting effects of the deep post-2008 downturn on productivity and wellbeing, in which case policymakers might not have been so enamored of austerity, which lowered fiscal deficits, but reduced national wealth, properly measured, even more.
Political outcomes in the United States and many other countries in recent years have reflected the state of insecurity in which many ordinary citizens live, and to which GDP pays scant attention. A range of policies focused narrowly on GDP and fiscal prudence has fueled this insecurity. Consider the effects of pension “reforms” that force individuals to bear more risk, or of labor-market “reforms” that, in the name of boosting “flexibility,” weaken workers’ bargaining position by giving employers more freedom to fire them, leading in turn to lower wages and more insecurity. Better metrics would, at the minimum, weigh these costs against the benefits, possibly compelling policymakers to accompany such changes with others that enhance security and equality.
Spurred on by Scotland, a small group of countries has now formed the Wellbeing Economy Alliance. The hope is that governments putting wellbeing at the center of their agenda will redirect their budgets accordingly. For example, a New Zealand government focused on wellbeing would direct more of its attention and resources to childhood poverty.
Better metrics would also become an important diagnostic tool, helping countries both identify problems before matters spiral out of control and select the right tools to address them. Had the US, for example, focused more on health, rather than just on GDP, the decline in life expectancy among those without a college education, and especially among those in America’s deindustrialized regions, would have been apparent years ago.
Likewise, metrics of equality of opportunity have only recently exposed the hypocrisy of America’s claim to be a land of opportunity: Yes, anyone can get ahead, so long as they are born of rich, white parents. The data reveal that the US is riddled with so-called inequality traps: Those born at the bottom are likely to remain there. If we are to eliminate these inequality traps, we first have to know that they exist, and then ascertain what creates and sustains them.
A little more than a quarter-century ago, US President Bill Clinton ran on a platform of “putting people first.” It is remarkable how difficult it is to do that, even in a democracy. Corporate and other special interests always seek to ensure that their interests come first. The massive US tax cut enacted by the Trump administration at this time last year is an example, par excellence. Ordinary people – the dwindling but still vast middle class – must bear a tax increase, and millions will lose health insurance, in order to finance a tax cut for billionaires and corporations.
If we want to put people first, we have to know what matters to them, what improves their wellbeing, and how we can supply more of whatever that is. The Beyond GDP measurement agenda will continue to play a critical role in helping us achieve these crucial goals.
Oltre il PIL,
di Joseph. Stiglitz
INCHEON – Proprio meno di dieci anni fa, la Commissione Internazionale per la Misurazione delle Prestazioni Economiche e del Progresso Sociale pubblicò il suo rapporto: Valutazione sbagliata delle nostre esistenze: perché il PIL non va. Il titolo lo riassumeva: il PIL non è una misura idonea del benessere. Ciò che misuriamo influenza ciò che siamo, e se misuriamo la cosa sbagliata, facciamo la cosa sbagliata. Se ci concentriamo soltanto sul benessere materiale – ad esempio, la produzione di beni, piuttosto che la salute, l’istruzione e l’ambiente – diventiamo falsati nello stesso modo in cui queste misure sono falsate; diventiamo più materialisti.
Fummo più che compiaciuti dalla accoglienza del nostro rapporto, che sollecitò un movimento internazionale di accademici, della società civile e dei Governi al fine di realizzare ed impiegare metri di misura che riflettessero una concezione più generale del benessere. L’OCSE ha realizzato un Indice di una Vita Migliore, contenente una gamma di misure che riflettono ciò che costituisce e conduce al benessere. Sostenne anche un prosieguo della Commissione, il Gruppo di Esperti di Alto Livello per la Misurazione delle Prestazioni Economiche e del Progresso Sociale. La scorsa settimana, al sesto forum mondiale dell’OCSE sulla Statistica, la Conoscenza e le Politiche tenutosi ad Incheon, Corea del Sud, il Gruppo ha presentato il suo rapporto: “Oltre il PIL: misurare quello che è importante per le prestazioni economiche e sociali”.
Il nuovo rapporto sottolinea vari argomenti, come la fiducia e la insicurezza, che erano stati solo brevemente affrontati dal primo rapporto, e ne esplora più approfonditamente vari altri, come l’ineguaglianza e la sostenibilità. Inoltre spiega come criteri di misurazione inadeguati abbiamo portato, in molte aree, a politiche insufficienti. Indicatori migliori avrebbero rivelato gli effetti altamente negativi e forse di lunga durata della caduta dell produttività e del benessere successiva al 2008, in modo tale che le autorità non si sarebbero tanto appassionate all’austerità, che ha abbassato i deficit della finanza pubblica, ma ha ridotto ancora di più la ricchezza nazionale, misurata in modo appropriato.
I risultati politici negli Stati Uniti e in molti altri paesi negli anni recenti hanno rispecchiato la condizione di insicurezza nella quale vivono molti cittadini comuni, e ai quali i PIL dedicano esigua attenzione. Un complesso di politiche strettamente concentrate sul PIL e sulla prudenza nella finanza pubblica hanno alimentato questa insicurezza. Si consideri gli effetti delle “riforme” delle pensioni che hanno costretto gli individui ad assumere un rischio maggiore, o delle “riforme” del mercato del lavoro che, in nome della promozione della “flessibilità”, indeboliscono le condizioni contrattuali dei lavoratori offrendo ai datori di lavoro una maggiore libertà di licenziamento, il che porta a sua volta a salari più bassi ed a maggiore insicurezza. Metri di misura migliori avrebbero, come minimo, soppesato questi costi assieme ai benefici, forse costringendo le autorità ad accompagnare tali cambiamenti con altri che aumentassero la sicurezza e l’eguaglianza.
Incitati dalla Scozia, un piccolo gruppo di paesi ha ora formato la Alleanza per una Economia del Benessere. La speranza è che i governi, mettendo il benessere al centro delle loro agende, reindirizzino di conseguenza i loro bilanci. Per esempio, un governo della Nuova Zelanda concentrato sul benessere avrebbe indirizzato una maggiore attenzione alle risorse ed alla povertà dell’infanzia.
Migliori metri di misura sarebbero anche diventati un importante strumento diagnostico, aiutando i paesi sia a individuare i problemi prima che le questioni andassero fuori controllo, che a selezionare gli strumenti giusti per affrontarle. Se gli Stati Uniti si fossero, ad esempio, concentrati maggiormente sulla salute, piuttosto che solo sul PIL, il declino delle aspettative di vita tra coloro che sono privi di istruzione superiore, e specialmente nelle regioni deindustrializzate dell’America, sarebbe apparso chiaro anni orsono.
Analogamente, misurazioni dell’eguaglianza delle opportunità hanno solo di recente reso evidente l’ipocrisia americana di essere la terra delle opportunità: è vero, ognuno può andare avanti, nella misura in cui è nato da genitori ricchi e bianchi. I dati rivelano che gli Stati Uniti sono pieni delle cosiddette trappole dell’ineguaglianza: quelli che sono nati in basso è probabile che ci restino. Se volete eliminare queste trappole dell’ineguaglianza, anzitutto dovete sapere che esistono, e poi verificare cosa le crea e le alimenta.
Un po’ più di un quarto di secolo fa, il Presidente degli Stati Uniti Bill Clinton realizzò una piattaforma del “mettere le persone al primo posto”. È rilevante quanto sia difficile farlo, persino in una democrazia. Le grandi società ed altri particolari interessi cercano sempre di assicurarsi che i loro interessi vengano al primo posto. Il massiccio taglio delle tasse della Amministrazione Trump dell’anno passato, a questo punto è un esempio par excellence. Le persone comuni – la ridotta ma ancora ampia classe media – deve sopportare un aumento delle tasse, e milioni perderanno l’assicurazione sanitaria, allo scopo di finanziare un taglio delle tasse per i miliardari e le grandi società.
Se vogliamo mettere le persone al primo posto, dobbiamo conoscere quello che per loro è importante, che migliora il loro benessere, e come possiamo offrire una quantità maggiore di tutto quello che lo costituisce. L’agenda di misurazioni Oltre il PIL continuerà a giocare un ruolo decisivo nell’aiutarci a realizzare questi obbiettivi fondamentali.
By mm
E' possibile commentare l'articolo nell'area "Commenti del Mese"