Jan.14, 2019
By Paul Krugman
There have been many policy disasters over the course of U.S. history. It’s hard, however, to think of a calamity as gratuitous, an error as unforced, as the current federal shutdown.
Nor can I think of another disaster as thoroughly personal, as completely owned by one man. When Donald Trump told Chuck Schumer and Nancy Pelosi, “I will be the one to shut it down,” he was being completely accurate — although he went on to promise that “I’m not going to blame you for it,” which was a lie.
Still, no man is an island, although Trump comes closer than most. You can’t fully make sense of his policy pratfalls without acknowledging the extraordinary quality of the people with whom he has surrounded himself. And by “extraordinary,” of course, I mean extraordinarily low quality. Lincoln had a team of rivals; Trump has a team of morons.
If this sounds too harsh, consider recent economic pronouncements by two members of his administration. Predictably, these pronouncements involve bad economics; that’s pretty much a given. What’s striking, instead, is the inability of either man to stay on script; they can’t even get their right-wing mendacity right.
First up is Kevin Hassett, chairman of Trump’s Council of Economic Advisers, who was asked about the plight of federal workers who aren’t being paid. You don’t have to be a public relations expert to know that you’re supposed to express some sympathy, whether you feel it or not. After all, there are multiple news reports about transportation security workers turning to food banks, the Coast Guard suggesting its employees hold garage sales, and so on.
So the right response involves expressing concern about those workers but placing the blame on Democrats who don’t want to stop brown-skinned rapists, or something like that. But no: Hassett declared that it’s all good, that the workers are actually “better off,” because they’re getting time off without having to use any of their vacation days.
Then consider what Sean Hannity had to say about taxing the rich. What’s that? You say that Hannity isn’t a member of the Trump administration? But surely he is in every sense that matters. In fact, Fox News isn’t just state TV, its hosts clearly have better access to the president, more input into his decisions, than any of the so-called experts at places like the State Department or the Department of Defense.
Anyway, Hannity declared that raising taxes on the wealthy would damage the economy, because “rich people won’t be buying boats that they like recreationally,” and “they’re not going to be taking expensive vacations anymore.”
Um, that’s not the answer a conservative is supposed to give. You’re supposed to insist that low taxes on the rich give them an incentive to work really really hard, not make it easier for them to take lavish vacations. You’re supposed to declare that low taxes will induce them to save and spend money building businesses, not help them afford to buy new yachts.
Even if your real reason for favoring low taxes is that they let your wealthy friends engage in even more high living, you’re not supposed to say that out loud.
Again, the point isn’t that people in Trump’s circle don’t care about ordinary American families, and also talk nonsense — that’s only to be expected. What’s amazing is that they’re so out of it that they don’t know either how to pretend to care about the middle class, or what nonsense to spout in order to sustain that pretense.
So what’s wrong with Trump’s people? Why can’t they serve up even some fake populism?
There are, I think, two answers, one generic to modern conservatism, one specific to Trump.
On the generic point: To be a modern conservative is to spend your life inside what amounts to a cult, barely exposed to outside ideas or even ways of speaking. Inside that cult, contempt for ordinary working Americans is widespread — remember Eric Cantor, the then-House majority leader, celebrating Labor Day by praising business owners. So is worship of wealth. And it can be hard for cult members to remember that you don’t talk that way to outsiders.
Then there’s the Trump effect. Normally working for the president of the United States is a career booster, something that looks good on your résumé. Trump’s presidency, however, is so chaotic, corrupt and potentially compromised by his foreign entanglements that anyone associated with him gets tainted — which is why after only two years he has already left a trail of broken men and wrecked reputations in his wake.
So who is willing to serve him at this point? Only those with no reputation to lose, generally because they’re pretty bad at what they do. There are, no doubt, conservatives smart and self-controlled enough to lie plausibly, or at least preserve some deniability, and defend Trump’s policies without making fools of themselves. But those people have gone into hiding.
A year ago I pointed out that the Trump administration was turning into government by the worst and the dumbest. Since then, however, things have gotten even worse and even dumber. And we haven’t hit bottom yet.
Donald Trump e la sua squadra di imbecilli,
di Paul Krugman
Ci sono stati molti disastri della politica nel corso della storia degli Stati Uniti. È difficile, tuttavia, pensare ad una calamità più gratuita, ad un errore altrettanto non necessario, come l’attuale shutdown federale.
Né riesco a pensare ad un altro disastro così completamente personale, così totalmente a carico di una singola persona. Quando Donald Trump disse a Chuck Schumer e a Nancy Pelosi: “Sarò io solo a chiudere bottega” era assolutamente preciso – sebbene proseguì con la promessa “Non ho intenzione di dare a voi la colpa”, che era una bugia.
Tuttavia, nessun uomo è un’isola, sebbene Trump ci arrivi vicino più di tanti altri. Non si coglie pienamente il senso dei suoi capitomboli politici se non si riconosce la straordinaria qualità delle persone con le quali si è circondato. E ovviamente, per “straordinaria” intendo straordinariamente bassa. Lincoln aveva una squadra di rivali; Trump ha una squadra di imbecilli.
Se questo vi sembra troppo severo, considerate le recenti dichiarazioni economiche di due membri della sua Amministrazione. Com’era prevedibile, queste dichiarazioni contengono una pessima economia; questo è praticamente scontato. Quello che, invece, è sorprendente, è l’incapacità di entrambi di attenersi al copione; non riescono neppure a restituire in modo giusto la loro falsità di uomini di destra.
Il primo è Kevin Hassett, a capo del Comitato dei Consiglieri Economici di Trump, al quale era stata posta una domanda sulle difficoltà dei lavoratori federali che non ricevono gli stipendi. Non occorre essere un esperto di pubbliche relazioni per sapere che ci si aspetta che esprimiate una qualche comprensione, che la sentiate o meno. Dopo tutto, ci sono molti resoconti giornalistici sui lavoratori della sicurezza dei trasporti che si rivolgono per il cibo ad associazioni caritatevoli, la Guardia Costiera sta suggerendo ai suoi impiegati di rivolgersi alle vendite degli oggetti usati, e così via.
Dunque, la risposta giusta dovrebbe consistere nell’esprimere preoccupazione per quei lavoratori, dando la colpa ai democratici che non vogliono fermare gli stupratori di colore, o qualcosa del genere. Invece no: Hassett ha dichiarato che va tutto bene, che in realtà i lavoratori “stanno meglio”, perché stanno ottenendo delle ferie senza bisogno di utilizzare nessun giorno delle loro vacanze.
Si consideri poi quello che Sean Hannity aveva trovato il modo di dire sul tassare i ricchi. Cosa c’entra? Dite che Hannity non è un membro della Amministrazione Trump? Ma certamente è da tutti i punti di vista uno che conta. Di fatto, Fox News non è solo una televisione dello Stato, i suoi conduttori hanno migliore accesso al Presidente, maggior peso nelle sue decisioni, di tutti gli altri cosiddetti esperti in luoghi come il Dipartimento di Stato o il Dipartimento della Difesa.
In ogni modo, Hannity ha dichiarato che elevare le tasse sui ricchi danneggerebbe l’economia, giacché “i ricchi non si compreranno le barche sulle quali amano passare il tempo libero” e “non vorranno più prendersi vacanze costose”.
Ehm, non è proprio la risposta che ci si aspettava da un conservatore. Si pensava che egli insistesse che la bassa tassazione sui ricchi dà loro un incentivo a lavorare davvero duramente, non che rende più facile prendersi vacanze sontuose. Si pensava che dichiarasse che le basse tasse li indurranno a risparmiare e a spendere soldi nel costruire imprese, non ad aiutarli a permettersi l’acquisto di nuovi yacht.
Pur se il motivo vero per essere a favore di basse tasse è che esse permettono ai vostri amici ricchi di impegnarsi in esistenze ancora più sfarzose, non ci si aspetta che lo diciate a voce alta.
Ancora, il punto non è che la gente nella cerchia ristretta di Trump non si preoccupa delle comuni famiglie americane, e neanche che dicano cose insensate – tutte cose che si sapevano. Quello che è stupefacente è che siano talmente fuori di testa da non sapere neppure come fingere di occuparsi della classe media, o di quale insensatezza parlare a vanvera allo scopo di sostenere quella messinscena.
Cosa c’ dunque che non funziona nella gente di Trump? Perché non sanno neppure essere utili per un po’ di falso populismo?
Ci sono, penso, due risposte, una che riguarda il moderno conservatorismo in genere, l’altra che riguarda in particolare Trump.
Sull’aspetto più generale: essere un conservatore al mondo d’oggi significa spendere la vita in qualcosa che corrisponde ad una setta, appena esposti alle idee o persino al linguaggio esterno. Dentro quella setta, il disprezzo per gli americani comuni è generalizzato – si ricordi Eric Cantor, l’allora leader della maggioranza della Camera, che celebrava il Giorno del Lavoro elogiando i proprietari di impresa. L’adorazione della ricchezza arriva sino a questo punto. E può risultare difficile per i membri della setta ricordarsi che non si parla in quel modo agli estranei.
Poi c’è l’effetto Trump. Normalmente, lavorare per il Presidente degli Stati Uniti è un sostegno alla carriera, qualcosa che è positivo esibire nel curriculum. La Presidenza di Trump, tuttavia, è così caotica, corrotta e potenzialmente compromessa dai suoi coinvolgimenti esteri che chiunque sia associato a lui ne resta contaminato – e quella è la ragione per la quale solo dopo due anni egli ha già lasciato sulla sua scia una traccia di uomini distrutti e di reputazioni rovinate.
Dunque, a questo punto chi è più disponibile a lavorare per lui? Solo quelli che non hanno una reputazione da perdere, in genere perché sono abbastanza scadenti in quello che fanno. Ci sono, non c’è dubbio, conservatori abbastanza furbi e dotati di autocontrollo da mentire in modo plausibile, o almeno da conservare una qualche forma di estraneità, e difendere le politiche di Trump senza rendersi ridicoli. Ma queste persone sono andate a nascondersi.
Un anno fa mettevo in evidenza che l’Amministrazione Trump stava trasformandosi in un governo dei peggiori e dei più sciocchi. Da allora, tuttavia, essi sono diventati ancora peggiori e più sciocchi. E non abbiamo ancora toccato il fondo.
By mm
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