gennaio 2019 Archive

Dovremmo preoccuparci della crescita temporanea del debito pubblico? Il discorso di Blanchard all’Associazione Economica Americana. Di Stephen Wren-Lewis (dal blog Mainly Macro, 12 gennaio 2019)

[1] Dove “g” è il tasso di crescita dell’economia ed “r” è il tasso di interesse sul debito.            

Donald Trump e la sua squadra di imbecilli, di Paul Krugman (New York Times, 14 gennaio 2019)

Alcune dichiarazioni recenti di personaggi della Amministrazione Trump e di suoi principali sostenitori, appaiono straordinarie per la loro stupidità. Il capo dei consiglieri economici ha detto che i lavoratori che non ricevono più lo stipendio per lo shutdown stanno meglio di prima, perché si godono giorni di vacanze senza intaccare il loro periodo di ferie; il dirigente di Fox News ha difeso i tagli alle tasse con l'argomento che con tasse più elevate i ricchi non comprerebbero nuovi yacht e non passerebbero vacanze sfarzose. L'articolo contiene una analisi di questa inedita imbecillità.

Il grande esperimento libertariano di Trump, di Paul Krugman (New York Times, 10 gennaio 2019)

Giorno dopo giorno, gli effetti dello "shutdown" - della chiusura dei battenti decisa da Trump per una parte delle funzioni del Governo federale - finisce col presentarsi agli americani come una questione di maggiore sostanza rispetto a quella del 'muro' con il Messico. Non è illogico, ed anzi è coerente con il fondamento "libertariano" della ideologia dei repubblicani. Lo "shutdown" interrompe i pagamenti su programmi pubblici che la destra libertariana, ma anche il Partito Repubblicano, hanno sempre considerato dannosi: contributi ai coltivatori e alle piccole imprese, aiuti alimentari alla povera gente, agenzie che controllano la qualità dei cibi etc. E dunque? Ora come si risponde alle proteste furiose della gente coinvolta? Ci si sente più liberi, con il rischio che i cibi non controllati siano contaminati?

Le tasse sul carbonio alle barricate, di Adair Turner (da Project Syndicate, 27 dicembre 2018)

Elizabeth Warren e il suo Partito delle idee, di Paul Krugman (New York Times, 7 gennaio 2019)

Elizabeth Warren è una intellettuale di pregio passata alla politica. Era già al centro del dibattito politico per il suo lavoro di studiosa delle crisi bancarie e della loro dipendenza dai processi di crescita delle ineguaglianze. Poi passò all'impegno diretto, mostrando di essere capace di intuizioni di governo assai efficaci. Tale fu la sua idea e realizzazione di un Ufficio per la Protezione degli Utenti del Sistema Finanziario. Ma anche in queste settimane, la sua proposta di un impegno diretto di una agenzia pubblica nella produzione di farmaci generici, viene valutata con interesse dagli esperti. Ma i media sono all'altezza di riconoscerlo? Oppure proseguiranno nella loro predilezione per un giornalismo pettegolo e superficiale?

Effetti valanga che si sciolgono e l’inverno del debito (dal blog di Paul Krugman, 9 gennaio 2019)

[1] “Snowball” significa “palla di neve” ma significa anche, come verbo, qualcosa che “cresce a dismisura, che si impenna riproducendosi”. Nel testo viene usato in ...

Lezioni dal New Deal – Gennaio 2019

zz 635Il libro : “Il New Deal. Una storia globale”, di Kiran Klaus Patel (Einaudi, 2018), lo annuncia il titolo, si propone come una novità negli studi di quel periodo della storia americana, per il suo sforzo di privilegiare le connessioni e le somiglianze con la storia di tanti paesi del mondo (non solo i maggiori paesi europei, che pure compaiono di frequente, ma una varietà di popoli e di continenti, dall’America Latina all’Australia, dall’India al Canada). Le somiglianze mostrano in particolare come quell’epoca si venisse caratterizzando per molteplici tentativi di addomesticare la crisi del capitalismo con una nuova intraprendenza degli Stati, in particolare sui terreni dell’agricoltura e della previdenza sociale. Le connessioni mettono soprattutto in evidenza come quel mondo tutto intero continuasse a pagare un prezzo enorme alla Grande Guerra – il nodo dei debiti e dei nuovi prestiti, a cui, nel corso degli anni ’30, si aggiunse la presa d’atto della connessa ingestibilità della parità aurea, e la caduta spettacolare del commercio globale. Se questo approccio produce una sterminata ricchezza di notizie e riferimenti, non sono molto sicuro che, almeno per quello che riguarda le somiglianze delle politiche sociali, produca sempre una comprensione più profonda della storia americana. Ma su questo aspetto tornerò subito. Invece è fondamentale la comprensione che la storia di quegli anni fosse segnata da una prosecuzione in altre forme del collasso della globalità che era esploso con il conflitto mondiale. (prosegue)

Chi ha paura del deficit del bilancio? Di Paul Krugman (New York Times, 3 gennaio 2019)

Si è aperta un discussione tra i democratici americani sulla applicazione più o meno rigida della norma che prevede che i nuovi deficit di bilancio siano accompagnati da misure equivalenti sul lato delle tasse o dei tagli alle spese. Krugman prende posizione contro una applicazione rigida di tale regola: perché ci sono spese per le quali è giusto indebitarsi quasi sempre e perché la condotta dei repubblicani è stata talmente irresponsabile, con i tagli alle tasse alle società ed ai più ricchi, che i democratici rischiano che i loro comportamenti ortodossi vadano a vantaggio soltanto del cinismo dei loro avversari.

L’economia dello spennare i ricchi (dal blog di Paul Krugman, 5 gennaio 2019)

[1] La scala verticale a sinistra, misura la percentuale delle aliquote fiscali sui redditi dichiarati dai più ricchi (celeste), che era ancora attorno al 90 ...

Il taglio delle tasse di Trump: anche peggio di quello che avevate sentito dire (dal blog di Paul Krugman, 1 gennaio 2019)

[1] La tabella mostra – da quello che comprendo – come si sono indirizzati i profitti degli investimenti diretti: lungo la linea arancione nei dividendi, ...

Un anno molto trumpiano, di Joseph E. Stiglitz (da Project Syndicate, 3 gennaio 2019)

[1] Nella connessione nel testo inglese un articolo del 15 novembre del Washington Post che spiega come la misura della abrogazione del cosiddetto “mandato individuale” ...

Speriamo in un nuovo anno verde, di Paul Krugman (New York Times, 31 dicembre 2018)

I democratici, in quest'anno che li separa dalle future elezioni elezioni presidenziali, pur avendo la maggioranza della Camera dei Rappresentanti, non potranno varare nuove legislazioni positive. Ma in materia di cambiamento climatico si possono fare molte cose anche senza nuove leggi. Occorrerà seguire uno schema simile a quello utilizzato per la assistenza sanitaria, dove con la riforma di Obama non si crearono grandi turbamenti su alcuni diritti esistenti - come le assicurazioni a carico dei datori di lavoro - ma si estese grandemente la platea degli assicurati. Misure del genere sono possibili anche in materia energetica e preparerebbero nuove legislazioni future senza imporre nuove tasse.

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