Jan.31, 2019
By Paul Krugman
Why is American politics so dysfunctional? Whatever the deeper roots of our distress, the proximate cause is ideological extremism: Powerful factions are committed to false views of the world, regardless of the evidence.
Notice that I said factions, plural. There’s no question that the most disruptive, dangerous extremists are on the right. But there’s another faction whose obsessions and refusal to face reality have also done a great deal of harm.
But I’m not talking about the left. Radical leftists are virtually nonexistent in American politics; can you think of any prominent figure who wants us to move to the left of, say, Denmark? No, I’m talking about fanatical centrists.
Over the past few days we’ve been treated to the ludicrous yet potentially destructive spectacle of Howard Schultz, the Starbucks billionaire, insisting that he’s the president we need despite his demonstrable policy ignorance. Schultz obviously thinks he knows a lot of things that just aren’t so. Yet his delusions of knowledge aren’t that special. For the most part, they follow conventional centrist doctrine.
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First, there’s the obsession with public debt. This obsession might have made some sense back in 2010, when some feared a Greek-style crisis, although even then I could have told you that such fears were misplaced. In fact, I did.
In any case, however, eight years have passed since Erskine Bowles and Alan Simpson predicted a fiscal crisis within two years unless their calls for spending cuts were heeded, yet U.S. borrowing costs remain at historical lows. These low borrowing costs mean that fears of snowballing debt are groundless; mainstream economists now tell us that “the risks associated with high debt levels are small relative to the harm cutting deficits would do.”
Schultz, however, still declares debt our biggest problem. Yet true to centrist form, his deficit concerns are oddly selective. Bowles and Simpson, charged with proposing a solution to deficits, listed as their first principle … reducing tax rates. Sure enough, Schultz is all into cutting Social Security, but opposes any tax hike on the wealthy.
Funny how that works.
In general, centrists are furiously opposed to any proposal that would ease the lives of ordinary Americans. Universal health coverage, says Schultz, would be “free health care for all, which the country cannot afford.”
And he’s not alone in saying things like that. A few days ago Michael Bloomberg declared that extending Medicare to everyone, as Kamala Harris suggests, would “bankrupt us for a very long time.”
Now, single-payer health care (actually called Medicare!) hasn’t bankrupted Canada. In fact, every advanced country besides America has some form of universal health coverage, and manages to afford it.
The real issue with “Medicare for all” isn’t costs — the taxes needed to pay for it would almost surely be less than what Americans now pay in insurance premiums. The problem instead would be political: It would be tricky persuading people to trade private insurance for a public program. That’s a real concern for Medicare-for-all advocates, but it’s not at all what either Schultz or Bloomberg is saying.
Finally, the hallmark of fanatical centrism is the determination to see America’s left and right as equally extreme, no matter what they actually propose.
Thus, throughout the Obama years, centrists called for political leaders who would address their debt concerns with an approach that combined spending cuts with revenue increases, offer a market-based health care plan and invest in infrastructure, somehow never managing to acknowledge that there was one major figure proposing exactly that — President Barack Obama.
And now, with Democrats taking a turn that is more progressive but hardly radical, centrist rhetoric has become downright hysterical. Medicare and Medicaid already cover more than a third of U.S. residents and pay more bills than private insurance.
But Medicare for all, says Schultz, is “not American.” Elizabeth Warren has proposed taxes on the wealthy that are squarely in the tradition of Teddy Roosevelt; Bloomberg says that they would turn us into Venezuela.
Where does the fanaticism of the centrists come from? Much of the explanation, I think, is sheer vanity.
Both pundits and plutocrats like to imagine themselves as superior beings, standing above the political fray. They want to think of themselves as standing tall against extremism right and left. Yet the reality of American politics is asymmetric polarization: extremism on the right is a powerful political force, while extremism on the left isn’t. What’s a would-be courageous centrist to do?
The answer, all too often, is to retreat into a fantasy world, almost as hermetic as the right-wing, Fox News bubble. In this fantasy world, social democrats like Harris or Warren are portrayed as the second coming of Hugo Chávez, so that taking what is actually a conservative position can be represented as a brave defense of moderation.
But that’s not what is really happening, and the rest of us have no obligation to indulge centrist delusions.
L’offensiva dei centristi fanatici,
di Paul Krugman
Perché la politica americana è così anormale? Qualsiasi siano le radici più profonde del nostro cattivo funzionamento, la causa determinante è l’estremismo ideologico: fazioni potenti si esercitano in false visioni del mondo, a prescindere dai fatti.
Si noti che dico fazioni, al plurale. Non c’è dubbio che gli estremisti più dirompenti e pericolosi siano a destra. Ma c’è anche un’altra fazione le cui ossessioni e il cui rifiuto di fare i conti con la realtà hanno provocato una gran dose di danno.
E non sto parlando della sinistra. Nella politica americana i radicali di sinistra sono in sostanza inesistenti; potreste pensare ad un qualsiasi eminente personaggio che ci voglia portare, diciamo, alla sinistra della Danimarca? No, sto parlando dei centristi fanatici.
Nei giorni passati, abbiamo assistito allo spettacolo comico ma potenzialmente distruttivo di Howard Schultz, il miliardario di Starbucks [1], che insisteva sul fatto di essere il Presidente di cui abbiamo bisogno nonostante la sua dimostrabile incompetenza politica. Ovviamente Schultz pensa di sapere un sacco di cose che non hanno davvero quel segno. Ma non c’è niente di speciale nelle sue illusioni di competenza. In massima parte, esse seguono la dottrina tradizionale dei centristi.
Anzitutto, c’è l’ossessione del debito pubblico. Questa ossessione poteva avere qualche senso nel passato 2010, quando alcuni avevano paura di una crisi del genere della Grecia, sebbene anche allora avrei potuto spiegarvi che tali paure erano infondate. Come, infatti, feci.
Ciononostante, in ogni caso sono passati otto anni dal momento in cui Erskine Bowles e Alan Simpson [2] avevano previsto una crisi della finanza pubblica entro due anni se non si fosse dato retta alle loro richieste di tagli alla spesa, tuttavia i costi dell’indebitamento degli Stati Uniti restano ai minimi storici. Questi bassi costi dell’indebitamento significano che le paure di un effetto valanga sul debito sono senza fondamento; la principale componente degli economisti [3] adesso ci dice che “i rischi connessi con gli alti livelli del debito sono poca cosa in relazione al danno che un taglio dei deficit provocherebbe”.
Schultz, tuttavia, dichiara imperterrito che il debito è il nostro problema più grande. Però, come al solito per un centrista, le sue preoccupazioni sul debito sono bizzarramente selettive. Bowles e Simpson, incaricati di proporre una soluzione ai deficit, elencavano come loro principio fondamentale … ridurre le aliquote fiscali. Come previsto, Schultz sposarono i tagli alla Sicurezza Sociale, ma si opposero ad ogni aumento del fisco sui ricchi.
È curioso come questa cosa funziona.
In generale, i centristi si oppongono furiosamente ad ogni proposta che faciliterebbe l’esistenza degli americani comuni. Una copertura sanitaria universalistica, afferma Schultz, sarebbe “una assistenza sanitaria gratis per tutti, che il paese non si può permettere”.
E non è solo a sostenere cose del genere. Pochi giorni fa Michael Bloomberg dichiarò che estendere a tutti Medicare, come propone Kamala Harris [4], “ci metterebbe in bancarotta per un periodo molto lungo”.
Ora, la assistenza sanitaria con un unico centro di pagamenti (Medicare non è altro!) non ha portato il Canada alla bancarotta. Di fatto, ogni paese avanzato eccetto l’America ha qualche forma di assistenza sanitaria universalistica, e ce la fa a sostenerla.
Il vero tema di “Medicare-per-tutti” non sono i suoi costi – le tasse necessarie per pagarlo sarebbero quasi certamente inferiori a quello che gli americani pagano oggi in polizze assicurative. Il problema sarebbe piuttosto politico: sarebbe complicato persuadere le persone a scambiare una assicurazione privata con un programma pubblico. Quella è la vera preoccupazione dei sostenitori di Medicare-per-tutti, ma non è quello che né Schultz né Bloomberg stanno dicendo.
Infine, il tratto distintivo del centrismo fanatico è la sicurezza con la quale considerano la destra e la sinistra come parimenti estremiste, a prescindere da quello che esse propongono effettivamente.
Così, durante gli anni di Obama, i centristi si pronunciavano per leader politici che affrontassero le loro preoccupazioni sul debito con una combinazione di tagli alla spesa e di aumenti delle entrate, per l’offerta di un programma di assistenza sanitaria basata sul mercato e di investimenti in infrastrutture, in qualche modo senza mai riuscire ad ammettere che c’era un personaggio importante che lo stava esattamente proponendo – il Presidente Barack Obama.
E adesso, con i democratici che stanno imboccando una svolta che è più progressista ma non certo radicale, la retorica centrista è diventata completamente isterica. Medicare e Medicaid già coprono più di un terzo dei residenti negli Stati Uniti e pagano conti più elevati delle assicurazioni private.
Ma Medicare per tutti, dice Schultz, “non è americano”. Elizabeth Warren ha proposto tasse sui ricchi che sono esattamente nella tradizione di Teddy Roosevelt; Bloomberg dice che ci trasformerebbero nel Venezuela.
Da dove deriva questo fanatismo dei centristi? Gran parte della spiegazione, secondo me, è la pura e semplice vanità.
Sia ai commentatori che ai plutocrati piace immaginarsi come creature superiori, che stanno sopra la mischia politica. Vogliono raffigurarsi come se stessero a testa alta contro gli estremismi di destra e di sinistra. Tuttavia la realtà americana è una polarizzazione asimmetrica: l’estremismo della destra è una potente forza politica, mentre quello della sinistra non esiste. Che cosa deve fare un aspirante coraggioso centrista?
Anche troppo spesso, la risposta è ritirarsi in un mondo di fantasia, quasi altrettanto ermetico di quello della destra, della bolla di Fox News. In questo mondo di fantasia, socialdemocratiche come la Harris o la Warren vengono ritratte come reincarnazioni di Hugo Chavez, cosicché assumere una posizione che in realtà è conservatrice può essere dipinta come una coraggiosa difesa della moderazione.
Ma non è quello che sta sul serio accadendo, e tutti noi non siamo costretti a indulgere in illusioni centriste.
[1] Howard Schultz è un imprenditore statunitense. È noto per essere stato amministratore delegato di Starbucks. Wikipedia
[2] I due ex Presidenti di una speciale Commissione che doveva studiare soluzioni per la riduzione del deficit, uno repubblicano e uno democratico, che furono messi in quel posto da una improvvida scelta di Obama e che alla fine proposero soluzioni di drastica riduzione delle spese sociali.
[3] Il riferimento è, nella connessione, ad un articolo di Jason Furman e di Lawrence H. Summers apparso su Foreign Affairs, dal titolo “Chi ha paura dei deficit di bilancio?”.
[4] Senatrice democratica per lo Stato della California.
By mm
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