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Il socialismo e la donna che si è fatta da sola, di Paul Krugman (New York Times, 28 febbraio 2019)

 

Feb.28, 2019

Socialism and the Self-Made Woman

By Paul Krugman

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If you’re like me, you could use at least a brief break from talking about Donald Trump. So why don’t we talk about Ivanka Trump instead? You see, recently she said something that would have been remarkable coming from any Republican, but was truly awesome coming from the Daughter in Chief.

The subject under discussion was the proposal, part of the Green New Deal, that the government offer a jobs guarantee. Ms. Trump trashed the notion, claiming that Americans “want to work for what they get,” that they want to live in a country “where there is the potential for upward mobility.”

O.K., this was world-class lack of self-awareness: It doesn’t get much better than being lectured on self-reliance by an heiress whose business strategy involves trading on her father’s name. But let’s go beyond the personal here. We know a lot about upward mobility in different countries, and the facts are not what Republicans want to hear.

The key observation, based on a growing body of research, is that when it comes to upward social mobility, the U.S. is truly exceptional — that is, it performs exceptionally badly. Americans whose parents have low incomes are more likely to have low incomes themselves, and less likely to make it into the middle or upper class, than their counterparts in other advanced countries. And those who are born affluent are, correspondingly, more likely to keep their status.

Now, this isn’t the way we like to see ourselves. In fact, there’s a curious disconnect between reality and perception: Americans are much more likely than Europeans to imagine that their society is marked by high social mobility, when the reality is that we have considerably less of it than they do.

Much of this appears to reflect systematic misinformation. In some places hereditary members of the elite boast about their lineage, but in America they pretend that they pulled themselves up by their own bootstraps. For example, large numbers of Americans apparently believe that Donald Trump is a self-made man.

In any case, America’s exceptionally low social mobility is distinct from its exceptionally high income inequality, although these are almost surely related. Among advanced countries, there is a strong negative correlation between inequality and mobility, sometimes referred to as the “Great Gatsby curve.” This makes sense. After all, huge disparities in parents’ income tend to translate into large disparities in children’s opportunities.

And people do, by the way, seem to understand this point. Many Americans don’t realize how unequal our society really is; when given facts about income inequality, they become more likely to believe that coming from a wealthy family plays a big role in personal success.

Back to the “potential for upward mobility”: Where do people from poor or modest backgrounds have the best chance of getting ahead? The answer is that Scandinavia leads the rankings, although Canada also does well. And here’s the thing: The Nordic countries don’t just have low inequality, they also have much bigger governments, much more extensive social safety nets, than we do. In other words, they have what Republicans denounce as “socialism” (it really isn’t, but never mind).

And the association between “socialism” and social mobility isn’t an accident. On the contrary, it’s exactly what you would expect.

To see why, put it in a U.S. context, and ask what would happen to social mobility if either the right wing of the G.O.P. or progressive Democrats got to implement their policy agendas in full.

If Tea Party types got their way, we’d see drastic cuts in Medicaid, food stamps and other programs that aid Americans with low income — which would in many cases leave low-income children with inadequate medical care and nutrition. We’d also see cuts in funding for public education. And on the other end of the scale, we’d see tax cuts that raise the incomes of the wealthy, and the elimination of the estate tax, allowing them to pass all of that money on to their heirs.

By contrast, progressive Democrats are calling for universal health care, increased aid to the poor, and programs offering free or at least subsidized college tuition. They’re calling for aid that helps middle- and lower-income parents afford quality child care. And they propose paying for these benefits with increased taxes on high incomes and large fortunes.

So, which of these agendas would tend to lock our class system in place, making it easy for children of the rich to stay rich and hard for children of the poor to escape poverty? Which would bring us closer to the American dream, creating a society in which ambitious young people who are willing to work hard have a good chance of transcending their background?

Look, Ms. Trump is surely right in asserting that most of us want a country in which there is the potential for upward mobility. But the things we need to do to ensure that we are that kind of country — the policies that are associated with high levels of upward mobility around the world — are exactly the things Republicans denounce as socialism.

 

 

 

Il socialismo e la donna che si è fatta da sola,

di Paul Krugman

Se mi assomigliate, potreste prendervi almeno una breve pausa dal parlare su Donald Trump. Perché non parliamo invece di Ivanka Trump? Sapete, di recente ella ha detto qualcosa che sarebbe stato considerevole se fosse venuto da un repubblicano qualsiasi, ma che era davvero impressionante provenendo dalla Figlia in Capo.

Il tema in discussione era la proposta, che è parte del New Deal Verde, che il Governo offra una garanzia di posti di lavoro. La signorina Trump ha cestinato quell’idea, sostenendo che gli americani “vogliono lavorare per quello che trovano”, che vogliono vivere in un paese “dove esista la possibilità di una mobilità verso l’alto”.

Va bene, si è trattato di una mancanza di auto-consapevolezza di prim’ordine: non è il massimo sentirsi fare la ramanzina sul contare su sé stessi da parte di un’erede la cui strategia economica consiste il fare affari nel nome del padre. Ma in questo caso andiamo oltre l’aspetto personale. Conosciamo molte cose sulla mobilità verso l’altro in diversi paesi, e i fatti non sono quelli che i repubblicani vogliono sentirsi dire.

L’osservazione principale, basata su un corpo di ricerche sempre più ampio, è che quando si arriva alla mobilità sociale verso l’alto, gli Stati Uniti sono davvero fuori dalla norma – ovvero, hanno prestazioni eccezionalmente negative. Gli americani i cui genitori hanno bassi redditi è più probabile che abbiano bassi redditi essi stessi, e meno probabile che si trasformino in classe media o superiore, dei loro omologhi negli altri paesi avanzati. E, analogamente, coloro che sono nati benestanti è più probabile che restino nella loro condizione.

Ora, non è questo il modo in cui siamo soliti rappresentarci. Di fatto, c’è una curiosa disconnessione tra le realtà e la percezione: è molto più probabile che gli americani, rispetto agli europei, si immaginino che la loro società sia caratterizzata da elevata mobilità sociale, quando la realtà è che ne abbiamo molta meno di loro.

Questo in gran parte sembra riflettere una disinformazione sistematica. In alcuni luoghi i componenti delle classi dirigenti ereditarie si vantano del loro lignaggio, ma in America pretendono di essersi spinti in alto con i loro mezzi. Ad esempio, un gran numero di americani sembrano credere che Donald Trump sia uno che si è fatto da solo.

In ogni caso, la mobilità sociale eccezionalmente bassa dell’America è una cosa distinta dalla ineguaglianza eccezionalmente alta dei redditi, anche se quasi certamente sono cose collegate. Nei paesi avanzati, c’è una forte correlazione negativa tra ineguaglianza e mobilità, che talvolta viene presentata come la “curva del Grande Gatsby” [1]. Il che ha senso. Dopo tutto, grandi disparità nei redditi dei genitori tendono a tradursi in grandi disparità nelle opportunità dei figli.

E la gente, per inciso, sembra comprendere questo aspetto. Molti americani non si rendono conto quanto sia realmente ineguale la nostra società; quando si forniscono i fatti sulla ineguaglianza dei redditi, diventa più probabile che credano che il provenire da famiglie ricche abbia un ruolo decisivo nel successo personale.

Tornando al “potenziale di mobilità verso l’alto”: dove le persone che provengono da ambienti poveri o modesti hanno le migliori possibilità di andare avanti? La risposta è che sono alla testa della classifica i paesi scandinavi, per quanto anche il Canada sia in buona posizione. È quello è il punto: i paesi del Nord non solo hanno bassa ineguaglianza, hanno anche Governi con funzioni più estese, con reti di sicurezza sociale molto più ampie delle nostre. In altre parole, hanno quello che i repubblicani denunciano come “socialismo” (non si tratta di quello, ma non importa).

E l’associazione tra “socialismo” e mobilità sociale non è casuale. Al contrario, è esattamente quello che ci si aspetterebbe.

Per capire il motivo, si collochi tutto questo in un contesto statunitense, e ci si chieda che cosa accadrebbe alla mobilità sociale nel caso che la destra del Partito Repubblicano riuscisse a realizzare pienamente la sua agenda, oppure che ci riuscissero i democratici progressisti.

Se i soggetti del Tea Party la avessero vinta, assisteremmo a drastici tagli su Medicare, sulle tessere alimentari e sugli altri programmi che aiutano gli americani con basso reddito – il che in molti casi lascerebbe i figli delle famiglie a basso reddito con una inadeguata assistenza sanitaria e alimentazione. Assisteremmo anche a tagli nei finanziamenti per l’istruzione pubblica. E, dall’altro lato della scala sociale, avremmo tagli fiscali che aumentano i redditi dei ricchi e l’eliminazione della tassa sui patrimoni, consentendo a loro di trasferire tutto quel denaro ai loro eredi.

All’opposto, i democratici progressisti stanno chiedendo l’assistenza sanitaria universalistica, aiuti maggiori verso i poveri e programmi che offrano rette universitarie gratuite o almeno assistite. Loro si stanno pronunciando per un aiuto che consenta ai genitori di medio e basso reddito di permettersi una assistenza di qualità ai bambini. E propongono di pagare questi sussidi con tasse più alte sui redditi elevati e sulle grandi fortune.

Dunque, quali di questi programmi tenderebbero a bloccare il nostro sistema di classe al punto in cui si trova, rendendo semplice per i bambini dei ricchi di restare ricchi e difficile per i figli dei poveri di sfuggire alla povertà? Quale ci avvicinerebbe al sogno americano, creando una società nella quale le persone giovani e ambiziose che sono disponibili a lavorare duramente abbiano una buona possibilità di andare oltre la loro condizione sociale?

Attenzione, la signorina Trump ha certamente ragione nel sostenere che la maggioranza vuole un paese nel quale ci sia la possibilità di una mobilità verso l’alto. Ma le cose di cui abbiamo bisogno per essere un paese del genere – le politiche che in tutto il mondo sono associate ad alti livelli di mobilità verso l’alto – sono esattamente le cose che i repubblicani denunciano come socialismo.

 

 

 

 

 

 

[1] Questo è il diagramma che in questi giorni è apparso su Twitter nella corrispondenza di Krugman, che illustra la “curva del Grande Gatsby”:

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Sulla linea verticale si misura la “elasticità dei compensi tra le generazioni” (minore mobilità andando verso l’alto), su quella orizzontale la “ineguaglianza dei redditi” (crescente ineguaglianza da sinistra a destra). Per inciso, l’Italia è quasi altrettanto eccezionale degli Stati Uniti e del Regno Unito, con ineguaglianze simili alla Francia ma con minore mobilità sociale, e notevolmente distanziata per entrambi i fattori dai paesi del Nord Europa e dalla Germania.

 

 

 

 

 

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