April 22, 2019
By Paul Krugman
So all the “fake news” was true. A hostile foreign power intervened in the presidential election, hoping to install Donald Trump in the White House. The Trump campaign was aware of this intervention and welcomed it. And once in power, Trump tried to block any inquiry into what happened.
Never mind attempts to spin this story as somehow not meeting some definitions of collusion or obstruction of justice. The fact is that the occupant of the White House betrayed his country. And the question everyone is asking is, what will Democrats do about it?
But notice that the question is only about Democrats. Everyone (correctly) takes it as a given that Republicans will do nothing. Why?
Because the modern G.O.P. is perfectly willing to sell out America if that’s what it takes to get tax cuts for the wealthy. Republicans may not think of it in those terms, but that’s what their behavior amounts to.
The truth is that the G.O.P. faced its decisive test in 2016, when almost everyone in the Republican establishment lined up behind a man fully known to be a would-be authoritarian who was unfit morally, temperamentally and intellectually for high office.
In their chilling book “How Democracies Die,” Steven Levitsky and Daniel Ziblatt call this “the great Republican abdication.” The party’s willingness to back behavior it would have called treasonous if a Democrat did it is just more of the same.
Levitsky and Ziblatt say that when mainstream politicians abdicate responsibility in the face of a leader who threatens democracy, it’s usually for one of two reasons. Either they have the misguided belief that he can be controlled, or they’re willing to go along because his agenda overlaps with theirs — that is, they believe that he’ll give them what they want.
At this point it’s hard to imagine that anyone still believes that Trump can be controlled. But he is delivering on the Republican establishment’s agenda — certainly far more than any Democrat would.
The key point is that Republicans are committed to a policy agenda that is deeply unpopular. By large margins, the American public believes that corporations and the wealthy don’t pay their fair share in taxes. By even larger margins, the public opposes cuts to safety-net programs like Medicaid. Yet as far as I can tell, every G.O.P. budget proposal over the past decade has combined big tax cuts for the rich with savage cuts in Medicaid.
If the Republican agenda is so unpopular, how does the party win elections? Partly by lying about its policies. But mainly the G.O.P.’s political achievements depend on identity politics — white identity politics. Exploiting racial resentment to capture white working-class voters, while pursuing policies that benefit only the wealthy, has been the core of the party’s political strategy for decades. That’s why, in an increasingly diverse country, Republican support has stayed overwhelmingly white.
In a fundamental sense, Trumpism is the culmination of that strategy. Commentators keep calling Trump a “populist,” but the only way in which he actually caters to working-class white voters is by appealing to their racial animus. He may be successful in doing so partly because it’s the only thing about his political persona that’s sincere: All indications are that he really is a racist.
His substantive policies, however, have followed the standard right-wing agenda: In 2017 he passed a huge tax cut, largely for corporations, that disproportionately benefited the wealthy, and almost succeeded in repealing Obamacare, in the process gutting Medicaid.
And these policies have endeared him to the G.O.P.’s money men. “Deep-pocketed Republicans who snubbed Donald Trump in 2016 are going all in for him in 2020,” reports Politico.
They’re doing so even though they know that Trump was installed in office in part thanks to Russian aid, that his financial entanglements with foreign governments pose huge conflicts of interest and that he consistently shows a preference for dictatorships over our democratic allies.
As I said, the modern G.O.P. is perfectly willing to sell out America if that’s what it takes to get tax cuts for the wealthy.
Once you accept this reality, two conclusions follow.
First, anyone expecting bipartisanship in dealing with the aftermath of the Mueller report — in particular, anyone suggesting that Democrats should wait for G.O.P. support before proceeding with investigations that might lead to impeachment — is being deluded. Trump is giving the Republican establishment what it wants, and it will stick with him no matter what.
Second, it’s later than you think for American democracy. Before 2016 you could have wondered whether Republicans would, in extremis, be willing to take a stand in defense of freedom and rule of law. At this point, however, they’ve already taken that test, and failed with flying colors.
The simple fact is that one of our two major parties — the one that likes to wrap itself in the flag — no longer believes in American values. And it’s very much up in the air whether America as we know it will survive.
La grande abdicazione repubblicana,
di Paul Krugman
Dunque tutte le “false notizie” erano vere. Una potenza straniera ostile è intervenuta nelle elezioni presidenziali, nella speranza di installare Donald Trump alla Casa Bianca. La campagna elettorale di Trump era consapevole di questo intervento che fu bene accetto. E una volta al potere, Trump ha cercato di bloccare ogni indagine su quanto era accaduto.
Non sono importanti i tentativi di manipolare questa storia come se in qualche modo non si attagliasse a qualche definizione di collusione o di impedimento alla giustizia. Il fatto è che l’inquilino della Casa Bianca ha tradito il suo paese. E la domanda che si pongono tutti è: cosa faranno i democratici?
Si noti, però, che questa domanda riguarda solo i democratici. Tutti (giustamente) considerano come un fatto che i repubblicani non faranno niente. Perché?
Perché il Partito Repubblicano odierno è del tutto disponibile a svendere l’America se è quello che serve per ottenere tagli alle tasse per i più ricchi. I repubblicani non si esprimerebbero in questo modo, ma ciò è quello a cui corrisponde la loro condotta.
La verità è che il Partito Repubblicano ha affrontato il suo test decisivo nel 2016, quando quasi tutti nel gruppo dirigente repubblicano si allinearono dietro un individuo ben noto per essere un aspirante autoritario che era inadatto, moralmente, psicologicamente ed intellettualmente, alla alta carica.
Nel loro libro (che fa venire i brividi) “Come muoiono le democrazie”. Steven Levitsky e Daniel Ziblatt la chiamano “la grande abdicazione repubblicana”. La disponibilità del partito ad andar dietro a comportamenti che avrebbe definito sovversivi se solo un democratico avesse fatto lo stesso.
Levitsky e Ziblatt affermano che quando politici tradizionali abdicano alle loro responsabilità di fronte a un leader che minaccia la democrazia, di solito è per una di queste due ragioni. O hanno il convincimento sbagliato che egli possa essere controllato, oppure sono disposti ad acconsentire perché la sua agenda coincide con le loro – vale a dire che credono che egli darà loro quello che vogliono.
A questo punto, è difficile credere che qualcuno possa ancora credere che Trump possa essere controllato. Ma sta adempiendo ai programmi del gruppo dirigente repubblicano – certamente assai di più di quanto farebbe qualsiasi democratico.
L’aspetto fondamentale è che i repubblicani si sono impegnati in una agenda politica che è profondamente impopolare. L’opinione pubblica americana ritiene, a grande maggioranza, che le società e i ricchi non paghino la loro giusta quota di tasse. Con una maggioranza anche superiore, l’opinione pubblica si oppone ai tagli ai programmi della rete della sicurezza sociale come Medicaid. Tuttavia, per quello che posso dire, ogni proposta di bilancio repubblicana del passato decennio si basava su una combinazione di grandi tagli delle tasse sui ricchi e di selvaggia riduzione dei finanziamenti su Medicaid.
Se l’agenda repubblicana è così impopolare, come può il partito vincere le elezioni? In parte mentendo sulle sue politiche. Ma principalmente i risultati politici del Partito Repubblicano dipendono dalla politica identitaria – la politica dell’identità bianca. Sfruttare il pregiudizio razziale per catturare gli elettori della classe lavoratrice bianca, mentre si perseguono politiche che vanno ad esclusivo vantaggio dei ricchi, è stato per decenni il fulcro della strategia politica del partito. Questa è la ragione per la quale, in un paese sempre più diversificato, il sostegno ai repubblicani è rimasto in modo schiacciante bianco.
In un senso fondamentale, il trumpismo è il culmine di quella strategia. I commentatori continuano a definire Trump un “populista”, ma l’unico modo nel quale egli soddisfa gli elettori della classe lavoratrice bianca è appellandosi al loro pregiudizio razziale. Nel farlo può avere successo in parte perché è l’unica cosa della sua immagine pubblica che è sincera: tutto indica che è effettivamente un razzista.
Tuttavia, le sue politiche sostanziali si sono ispirate ai luoghi comuni dei programmi della destra: nel 2017 ha fatto approvare un grande taglio delle tasse, in gran parte a favore delle società, che ha favorito in modo sproporzionato i ricchi, ed ha quasi avuto successo nell’abrogazione della riforma sanitaria di Obama, nel processo di demolizione di Medicaid.
E queste politiche lo hanno fatto entrare nelle grazie degli uomini dei soldi del Partito Repubblicano. Come riferisce la rivista Politico: “I repubblicani con i portafogli gonfi che avevano ignorato Trump nel 2016, stanno andando tutti a sostenerlo nel 2020”.
Lo stanno facendo anche se sanno che Trump ha avuto il suo incarico in parte grazie all’aiuto russo, che i suoi coinvolgimenti finanziari con governi stranieri costituiscono grandi conflitti di interesse e che egli stabilmente mostra una preferenza per le dittature rispetto ai nostri alleati democratici.
Come ho detto, il Partito Repubblicano è del tutto disponibile a vendersi l’America se quello è ciò che serve per ottenere sgravi fiscali per i ricchi.
Una volta che si prende atto di questa realtà, ne derivano due conclusioni.
La prima, chiunque si aspetti una collaborazione bipartisan nel fare i conti con le conseguenze del rapporto Mueller – in particolare, chiunque suggerisca che i democratici dovrebbero aspettare il sostegno del Partito Repubblicano prima di procedere con indagini che potrebbero condurre all’impeachment – si sta illudendo. Trump sta dando al gruppo dirigente repubblicano quello che vuole, ed esso gli resterà vicino in ogni circostanza.
La seconda, è più tardi di quello che pensiate per la democrazia americana. Prima del 2016 potevate chiedervi se i repubblicani, in extremis, sarebbero stati disponibili a prendere posizione in difesa della libertà e dello stato di diritto. A questo punto, tuttavia, si sono già misurati con quella prova, ed hanno fallito a vele spiegate.
Il fatto nudo e crudo è che uno dei nostri principali partiti – quello a cui piace avvolgersi nella bandiera – non crede più nei valori americani. Ed è molto incerto se l’America che conosciamo sopravviverà.
By mm
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