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Trump è pessimo per l’America rurale, di Paul Krugman (New York Times, 9 maggio 2019)

 

May 9, 2019

Trump Is Terrible for Rural America

By Paul Krugman

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Economists, reports Politico, are fleeing the Agriculture Department’s Economic Research Service. Six of them resigned on a single day last month. The reason? They are feeling persecuted for publishing reports that shed an unflattering light on Trump policies.

But these reports are just reflecting reality (which has a well-known anti-Trump bias). Rural America is a key part of Donald Trump’s base. In fact, rural areas are the only parts of the country in which Trump has a net positive approval rating. But they’re also the biggest losers under his policies.

What, after all, is Trumpism? In 2016 Trump pretended to be a different kind of Republican, but in practice almost all of his economic agenda has been G.O.P. standard: big tax cuts for corporations and the rich while hacking away at the social safety net. The one big break from orthodoxy has been his protectionism, his eagerness to start trade wars.

And all of these policies disproportionately hurt farm country.

The Trump tax cut largely passes farmers by, because they aren’t corporations and few of them are rich. One of the studies by Agriculture Department economists that raised Trumpian ire showed that to the extent that farmers saw tax reductions, most of the benefits went to the richest 10 percent, while poor farmers actually saw a slight tax increase.

At the same time, the assault on the safety net is especially harmful to rural America, which relies heavily on safety-net programs. Of the 100 counties with the highest percentage of their population receiving food stamps, 85 are rural, and most of the rest are in small metropolitan areas. The expansion of Medicaid under the Affordable Care Act, which Trump keeps trying to kill, had its biggest positive impact on rural areas.

And these programs are crucial to rural Americans even if they don’t personally receive government aid. Safety-net programs bring purchasing power, which helps create rural jobs. Medicaid is also a key factor keeping rural hospitals alive; without it, access to health care would be severely curtailed for rural Americans in general.

What about protectionism? The U.S. farm sector is hugely dependent on access to world markets, much more so than the economy as a whole. American soybean growers export half of what they produce; wheat farmers export 46 percent of their crop. China, in particular, has become a key market for U.S. farm products. That’s why Trump’s recent rage-tweeting over trade, which raised the prospect of an expanded trade war, sent grain markets to a 42-year low.

It’s important to realize, by the way, that the threat to farmers isn’t just about possible foreign retaliation to Trump’s tariffs. One fundamental principle in international economics is that in the long run, taxes on imports end up being taxes on exports as well, usually because they lead to a higher dollar. If the world descends into trade war, U.S. imports and exports will both shrink — and farmers, among our most important exporters, will be the biggest losers.

Why, then, do rural areas support Trump? A lot of it has to do with cultural factors. In particular, rural voters are far more hostile to immigrants than urban voters — especially in communities where there are few immigrants to be found. Lack of familiarity apparently breeds contempt.

Rural voters also feel disrespected by coastal elites, and Trump has managed to channel their anger. No doubt many rural voters, if they happened to read this column, would react with rage, not at Trump, but at me: “So you think we’re stupid!”

But support for Trump might nonetheless start to crack if rural voters realized how much they are being hurt by his policies. What’s a Trumpist to do?

One answer is to repeat zombie lies. A few weeks ago Trump told a cheering rally that his cuts in the estate tax have helped farmers. This claim is, however, totally false; PolitiFact rated it “pants on fire.” The reality is that in 2017 only about 80 farms and closely held businesses — that’s right, 80 — paid any estate tax at all. Tales of family farms broken up to pay estate tax are pure fiction.

Another answer is to try to suppress the truth. Hence the persecution of Agriculture Department economists who were just trying to do their jobs.

The thing is, the assault on truth will have consequences that go beyond politics. Agriculture’s Economic Research Service isn’t supposed to be a cheering section for whoever is in power. As its mission statement says, its role is to conduct “high-quality, objective economic research to inform and enhance public and private decision making.” And that’s not an idle boast: Along with the Federal Reserve, the research service is a prime example of how good economics can serve clear practical purposes.

Now, however, the service’s ability to do its job is being rapidly degraded, because the Trump administration doesn’t believe in fact-based policy. Basically, it doesn’t believe in facts, period. Everything is political.

And who will pay the price for this degradation? Rural Americans. Trump’s biggest supporters are his biggest victims.

 

Trump è pessimo per l’America rurale,

di Paul Krugman

 

Gli economisti, riferisce Politico, stanno scappando dal Servizio di Ricerca Economica del Dipartimento dell’Agricoltura. In un solo giorno del mese scorso, sei di loro hanno dato le dimissioni. La ragione? Si sentono perseguitati perché pubblicano rapporti che illuminano di una luce non lusinghiera le politiche di Trump.

Ma questi rapporti stanno solo riflettendo la realtà (che ha un ben noto pregiudizio anti trumpiano). L’America rurale è una componente cruciale della base di Donald Trump. Di fatto, le aree rurali sono i soli luoghi del paese dove Trump mantiene un indice netto di consensi. Ma sono anche le maggiori perdenti a seguito delle sue politiche.

Che cosa è, in fin dei conti, il trumpismo? Nel 2016 Trump pretendeva di essere un genere diverso di repubblicano, ma in pratica quasi tutta la sua agenda economica è stata nella norma del Partito Repubblicano: grandi sgravi fiscali per le società e i ricchi e progressiva eliminazione della rete della sicurezza sociale. L’unica grande rottura dall’ortodossia è stato il suo protezionismo, il suo entusiasmo nel dare avvio a guerre commerciali.

E tutte queste politiche danneggiano soprattutto le aree agricole.

Il taglio delle tasse di Trump in gran misura ignora gli agricoltori, perché non sono società e pochi di loro sono ricchi. Uno degli studi degli economisti del Dipartimento dell’Agricoltura che ha provocato l’ira trumpiana ha dimostrato che nella misura in cui gli agricoltori hanno visto riduzioni di tasse, la maggioranza dei benefici sono andati al 10 per cento dei più ricchi, mentre in realtà i coltivatori poveri hanno conosciuto un leggero aumento delle tasse.

Nello stesso tempo, l’assalto alla rete della sicurezza sociale è particolarmente dannoso per l’America rurale, che si basa abbondantemente sui programmi della rete di sicurezza. Delle cento contee con la più alta percentuale di popolazione che riceve i sussidi alimentari, 85 sono rurali, e la maggioranza delle restanti sono in piccole aree metropolitane. L’espansione di Medicaid a seguito della Legge sulla Assistenza Sostenibile, che Trump continua a cercare di sopprimere, ha avuto il suo più grande impatto positivo nelle aree rurali.

E questi programmi sono fondamentali per gli americani delle zone rurali, anche quando non ricevono personalmente aiuti dal Governo. I programmi della sicurezza sociale portano potere d’acquisto, che contribuisce a creare posti di lavoro in agricoltura. Medicaid è anche un fattore fondamentale per mantenere in funzione gli ospedali rurali; in generale, senza di esso l’accesso alla assistenza sanitaria per gli americani delle aree rurali sarebbe gravemente compromesso.

Che dire del protezionismo? Il settore agricolo degli Stati Uniti è in gran parte dipendente dall’accesso ai mercati mondiali, assai di più che non l’economia nel suo complesso. I coltivatori americani di soia esportano la metà di quello che producono; i produttori di grano esportano il 46 per cento del loro prodotto. In particolare la Cina è diventata un mercato fondamentale per i prodotti agricoli statunitensi. Questa è la ragione per la quale la recente esplosione di rabbia di Trump su Twitter, che ha aperto la prospettiva di una espansione della guerra commerciale, ha spedito i mercati del grano ai livelli minimi da 42 anni.

Per inciso, è importante comprendere che la minaccia agli agricoltori non riguarda soltanto le possibili ritorsioni straniere alle tariffe di Trump. Nell’economia internazionale, un principio fondamentale è che, nel lungo periodo, le tasse sulle importazioni finiscono con l’essere anche tasse sulle esportazioni, di solito perché portano ad una valutazione più elevata della valuta. Se il mondo finisce in una guerra commerciale, sia le importazioni che le esportazioni statunitensi si restringeranno – e gli agricoltori, tra i nostri principali esportatori, saranno tra quelli che ci rimettono maggiormente.

Perché, dunque, le aree rurali sostengono Trump? Molto dipende da fattori culturali. In particolare, gli elettori rurali sono più ostili agli immigrati degli elettori urbani – particolarmente nelle comunità dove si trovano pochi immigrati. La mancanza di familiarità in apparenza alimenta il disprezzo.

Gli elettori delle aree rurali si sentono anche non rispettati dalle elite delle coste, e Trump è riuscito a incanalare la loro rabbia. Non c’è dubbio che gli elettori delle aree rurali, se succedesse che leggessero questo articolo, reagirebbero con ira, non verso Trump ma verso di me: “Così pensi che siamo stupidi!” Ma il sostegno a Trump potrebbe nondimeno cominciare a incrinarsi se gli elettori rurali comprendessero quanto sono danneggiati dalle sue politiche. A cosa serve un seguace di Trump?

Una risposta a tale domanda è: a replicare le bugie zombi. Poche settimane fa Trump disse ad un raduno osannante che i suoi tagli alle tasse immobiliari avevano aiutato gli agricoltori. Tuttavia, questa pretesa è interamente falsa; PolitiFact l’ha classificata come “una bugia penosa” [1]. La realtà è che nel 2017 soltanto 80 aziende agricole e imprese strettamente collegate – proprio così, 80 – hanno pagato una qualche tassa immobiliare. I racconti su famiglie di agricoltori che sono fallite per pagare tasse immobiliari sono complete fantasie.

Un’altra risposta è cercare di sopprimere la verità. Da lì la persecuzione nei confronti degli economisti del Dipartimento Agricoltura che stavano solo cercando di fare il loro lavoro.

Il punto è che l’assalto alla verità avrà conseguenze che vanno oltre la politica. Il Servizio di Ricerca Economica dell’Agricoltura non si suppone sia un reparto di tifosi per chiunque sia al potere. Come recita la sua missione statutaria, il suo ruolo è condurre “ricerche economiche obbiettive di alta qualità per informare e accrescere la capacità di prendere decisioni dei soggetti pubblici e privati”. E questa non è una futile vanteria: assieme alla Federal Reserve, il servizio di ricerca è un esempio principale su come una buona economia può essere al servizio di chiari propositi pratici.

Adesso, tuttavia, la capacità del servizio di fare il proprio lavoro viene rapidamente compromessa, perché l’Amministrazione Trump non crede in una politica basata sui fatti. Fondamentalmente, essa non crede ai fatti, punto. La politica è tutto.

E chi pagherà il prezzo di questo degrado? Gli americani delle aree rurali. I maggiori sostenitori di Trump sono le sue principali vittime.

 

 

 

 

 

 

 

 

[1] “Pants on fire” significa letteralmente “ti vanno a fuoco i pantaloni”, ed è una espressione usata dai bambini per indicare una bugia clamorosa altrui.

 

 

 

 

 

 

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