giugno 2019 Archive

La parolaccia che comincia con la S, quella che comincia con la F e le elezioni, di Paul Krugman (New York Times, 27 giugno 2019)

Nella campagna elettorale iniziata in America, sarà normale sentire i repubblicani definire i democratici come "socialisti", che in America è una parolaccia. Ma cosa accadrebbe se i democratici definissero i loro avversari fascisti? Peraltro non sarebbe così distante dalla verità, come dimostrano alcuni studi di politologi. In realtà nessun partito conservatore nel mondo è così di destra come quello dei repubblicani americani. Forse i repubblicani americani non sono ancora al livello del Fidesz ungherese, ma niente impedirebbe loro dal provarci, se si liberassero dai condizionamenti della storia americana.

Uno squallore sanitario auto inflitto, di Paul Krugman /New York Times, 24 giugno 2019)

La crisi della assistenza sanitaria in vari Stati rurali americani è impressionante. In genere, sono gli Stati a maggioranza repubblicani nei quali i Governi non hanno voluto giovarsi della possibilità, prevista dalla riforma di Obama, di elevare i tetti per ottenere l'assistenza gratuita di Medicaid. Eppure, aderire a quella possibilità sarebbe stato praticamente gratuito per gli Stati, perché i costi erano tutti sostenuti dal Governo Federale. Una crudeltà gratuita, che non è nemmeno semplice comprendere.

Note sugli squilibri eccessivi della ricchezza, di Paul Krugman (dal blog di Krugman, 22 giugno 2019)

La trumpizzazione della Federal Reserve, di Paul Krugman (New York Times, 20 giugno 2019)

Il complicato mestiere di Powell, il Presidente della Fed. Trump lo spinge ad abbassare i tassi di interesse, nonostante che l'economia non vada male. Il criterio di Trump è semplice: la politica monetaria deve coincidere con quello che a lui fa comodo. Nel 2016 i tassi erano troppo bassi e rischiavano di essere favorevoli alla Clinton, oggi devono abbassarsi per fare un favore a lui. E se la Banca Centrale Europea pensa ad abbassare i suoi, questo è invece inaccettabile e antiamericano. Del resto, la Banca Centrale americana non può facilmente prescindere dagli 'umori' del presidente.

Il rischio crescente di una recessione e di una crisi nel 2020, di Nouriel Roubini (da Project Syndicate, 14 giugno 2019)

Perché il reddito universale di base è una cattiva idea, di Daron Acemoglu (da Project Syndicate, 7 giugno 2019)

Perché Trump non è un vero populista? Di Paul Krugman (New York Times, 17 giugno 2019)

Agli inizi della sua carriera politica Trump si presentava con una combinazione di razzismo e di populismo. Ma del suo presunto populismo non è rimasto niente, come dimostra una riforma fiscale esclusivamente a favore dei ricchi e delle imprese e un continuo sabotaggio alla assistenza sanitaria. Egli tende ad un regime autoritario come Orban in Ungheria, ma quest'ultimo ha pur fatto qualcosa per i più poveri. Perché Trump no? C'è forse un aspetto personale: tutta la sua carriera si è basata su un compiaciuto approfittarsi del consenso dei più deboli. E, in parte, c'è anche il fatto che egli dipende dal consenso dei grandi donatori del Partito Repubblicano. Ma i sondaggi recenti dicono che non pochi lavoratori bianchi si stanno accorgendo che Trump non è dalla loro parte.

I progressisti che studiano, o almeno Elizabeth Warren, per quello ha un progetto, di Paul Krugman (New York Times, 13 giugno 2019)

Recenti sondaggi danno possibilità in crescita alla Warren nella competizione per la candidatura democratica alle elezioni presidenziali del 2020, mentre inizialmente i commentatori la davano per spacciata. Da cosa dipende questa evoluzione? La sua caratteristica è quella di avere programmi dettagliati e effettivamente radicali, ma anche di essere molto riflessiva sulle obiezioni che possono venire da approcci più tradizionali. Molto dissimile da Joe Biden, che fu assai impegnato nell'era di Obama nel cercare una intesa con i repubblicani; ma anche dissimile da Sanders, che soprattutto appare dominato dall'antagonismo con il 'resto del mondo'. Nessuno sa al momento cosa accadrà. Il punto è se ci sarà una base elettorale sufficientemente ampia per coloro che vogliono una svolta a sinistra, ma che anche vogliono proposte ben riflettute.

Donald e lo sconto dell’illusione, di Paul Krugman (New York Times, 10 giugno 2019)

Nella recente piroetta delle tariffe sul Messico, sembra che Trump abbia perso ogni residua credibilità in materia di politiche del commercio. Prima ha voluto a tutti i costi far saltare il NAFTA e sostituirlo con qualcosa di molto simile, per il gusto di metterci il suo nome. Poi, dopo il nuovo accordo, ha minacciato di elevare le tariffe delle esportazioni messicane, in reazione a cose che con la politica del commercio non c'entravano niente. Poi ha fatto dietrofront, probabilmente per le reazioni dell'industria manifatturiera statunitense. Ma i mercati finanziari non hanno reagito con timore a queste intemperanze, hanno anzi festeggiato. Cosa c'è dietro?

L’Europa deve riformare le sue regole di finanza pubblica, di Olivier Blanchard (da Project Syndicate, 10 giugno 2019)

Pensieri non convenzionali su politiche monetarie non convenzionali, di Barry Eichengreen (da Project Syndicate, 10 giugno 2019)

Alla fine Trump ha perso la credibilità? Di Paul Krugman (dalla sua newsletter sul NYT, 4 giugno 2019)

[1] Questo articolo compare su una nuova “newsletter” di Krugman che è a disposizione dei lettori del New York Times da alcune settimane. Dunque adesso ...

Che fare con la Cina? Di J. Bradford DeLong (da Project Syndicate, 5 giugno 2019)

Arriva Mar-a-Lago per la sanità inglese, di Paul Krugman (New York Times, 6 giugno 2019)

Nella molteplice debacle comunicativa di Trump in occasione della sua visita in Inghilterra, una perla particolare è stata il suo annuncio che nei "formidabili" aiuti statunitensi all'economia britannica post Brexit, avrebbe avuto un posto di rilievo anche il sostegno delle società assicuratrici privare americane al sistema sanitario pubblico inglese. Se c'è un argomento sul quale ad ogni politico americano converrebbe tacere, quella della assistenza sanitaria è il più clamoroso. La sanità americana è la meno efficiente e la più costosa del mondo avanzato, come dimostrano i dati sulla aspettativa di vita. Ma Trump non era al corrente dell'importanza che gli inglesi attribuiscono al loro sistema sanitario socializzato.

Trump rende l’America nuovamente irresponsabile. di Paul Krugman (New York Times, 3 giugno 2019)

Trump ha detto più volte che aumentare le tariffe è una politica conveniente, addirittura "bella". A parte il fatto che le crescenti tariffe non sono altro che tasse crescenti per gli americani, si dovrebbe considerare che queste idee presero piede anche negli anni '20 e '30. L'America allora si comportò in modo irresponsabile, non considerò i danni che provocava col suo protezionismo al resto del mondo. Ed a se stessa, giacché mettendo in difficoltà le esportazioni dei suoi stessi alleati della Prima Guerra Mondiale, contribuì in buona misura a rendere impossibili per essi il pagamento dei debiti di guerra. Questa volta semmai è peggio: perché ora gli Stati Uniti stanno consapevolmente minando un sistema internazionale nel quale libero commercio e pace vadano di pari passo.

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