June 13, 2019
By Paul Krugman
Not long ago, political pundits were writing off Elizabeth Warren’s political chances, but recent polling makes her an increasingly plausible contender, and her comeback has been getting her a sudden wave of favorable media coverage.
Will she actually be the Democratic nominee? If so, will she win? I have absolutely no idea. Nor does anyone else.
But the political strategy powering her comeback is interesting. And I think many observers are missing a key reason her strategy seems to be working — namely, that her agenda is radical in content and implications, but well grounded in evidence and serious scholarship.
Normally, would-be presidential nominees campaign on some combination of personal narrative and soaring rhetoric promoting broad themes: “I’m a war hero/symbol of the American dream/longtime challenger of the Establishment, and as president I’ll bring us together/drain the swamp/fight the power.”
Warren, by contrast, has been rolling out substantive, detailed policy proposals — many, many substantive, detailed policy proposals. Traditional punditry says that this should be a turnoff, that voters’ eyes will just glaze over at the proliferation of white papers.
But Warren has managed to turn relentless wonkery into a defining aspect of her political persona. Supporters show up at her rallies wearing T-shirts that proclaim “Warren has a plan for that!” And she is, by all accounts, managing to make earnest policy discussion a way to connect with her audiences.
In a way, the closest parallel to the Warren phenomenon — although it’s one I hate to draw — was the temporary rise of Paul Ryan, former speaker of the House (remember him?). Like Warren, Ryan built himself up by cultivating an image as a smart policy wonk.
But even aside from the fact that Ryan’s basic agenda was to take from the poor and give to the rich, he was a phony, whose proposals didn’t add up and didn’t address real problems. Warren, by contrast, is the real deal. You don’t have to support the specifics of her plans to realize that they’re the product of hard thinking, drawing on the work of respected economic researchers.
In that case, however, why haven’t other presidential contenders been rolling out comparable plans? The answer, I’d suggest, is that Warren — herself a significant policy scholar — understood from the beginning something that other candidates are only beginning to grasp: The difference between being serious and being Serious.
What I mean by being Serious is buying into inside-the-Beltway conventional wisdom — the kind of conventional wisdom that in 2011, with unemployment still catastrophically high and interest rates at historic lows, created an elite consensus that we should stop worrying about jobs and focus on … entitlement reform. What I mean by being serious is paying attention to actual evidence on the effects of economic and social programs.
What Warren gets is that serious analysis is a lot more favorable to a progressive agenda than Serious conventional wisdom, which is obsessed with keeping taxes low and restraining spending. Leading experts on the economics of taxation favor substantial increases in tax rates on high incomes and wealth. Top economists studying social spending argue that there are huge benefits to higher spending on early child care.
As a result, Warren has been able to lay out plans that are very progressive but also well grounded in evidence and analysis.
Do her rivals share her understanding that progressivism and solid intellectual foundations can go hand in hand? In the past, at least, Joe Biden was worryingly Serious; he was deeply involved in the Obama administration’s fortunately unsuccessful attempt to negotiate a budget Grand Bargain that would have slashed Social Security and Medicare, reflecting the Beltway’s obsession with entitlement cuts. It’s not yet clear whether he has moved on.
Bernie Sanders, by contrast, has never bought into the Beltway consensus, and he is clearly committed to a very ambitious agenda. But his policy specifics remain oddly vague. Most notably, we still have very little idea how he would pay for Medicare for All.
My guess is that this is in part because Sanders sees himself as being in a war with the Establishment very broadly defined. As a result, his policy team, such as it is, consists of people who devote a lot of energy to attacking mainstream policy research, leaving them unable and/or unwilling to incorporate its findings into specific policy proposals.
Now, none of this means that Warren will be the nominee. Many Democratic voters clearly prefer Biden’s affable conventionality, and many others share Sanders’s tear-the-whole-thing-down instincts. All we really know is that there turns out to be a significant constituency most pundits probably didn’t even realize was there: voters who want a significant policy move to the left, but also want a candidate who really seems to have thought things through.
We don’t yet know whether this constituency is big enough to be decisive in the Democratic primaries. But if it is, Warren has a plan for that.
I progressisti che studiano, o almeno Elizabeth Warren, per quello ha un progetto,
di Paul Krugman
Non molto tempo fa, i commentatori consideravano le possibilità politiche di Elizabeth Warren senza speranza, ma recenti sondaggi la rendono sempre più plausibile nella contesa, e il suo ritorno le sta facendo ottenere una ondata improvvisa di resoconti favorevoli da parte dei media.
Sarà effettivamente lei la candidata dei democratici? Se fosse così, vincerà? Non ne ho assolutamente alcuna idea. Né ce l’ha nessun altro.
Ma è interessante la strategia politica che dà forza al suo ritorno sulla scena. E io penso che a molti osservatori sfugga la ragione fondamentale per la quale la sua strategia sembra stia funzionando – precisamente, che il suo programma è radicale nei contenuti e nelle implicazioni, ma ben fondato nei fatti e in una seria competenza.
Normalmente, gli aspiranti alla candidatura presidenziale fanno la loro campagna su una qualche combinazione di racconti personali e di crescente retorica che promuove tematiche generali: “Sono un eroe di guerra / simbolo del sogno americano / sfido da molto tempo i gruppi dirigenti, e come Presidente unirò tutti noi / prosciugherò la palude / combatterò il potere”.
La Warren, all’opposto, sta presentando sostanziali, dettagliate proposte politiche – davvero molte sostanziali e dettagliate proposte politiche. I commentatori tradizionali dicono che questo dovrebbe essere destinato a scemare, che gli occhi degli elettori finiranno con l’appannarsi dinanzi alla proliferazione di fogli bianchi.
Ma la Warren è riuscita a volgere una inesorabile competenza in un aspetto distintivo della sua personalità politica. I suoi sostenitori si presentano ai suoi comizi indossando magliette che proclamano “Per questo la Warren ha un piano!” Ed ella, a detta di tutti, agisce per far diventare il serio dibattito politico un modo per avere un rapporto con il suo pubblico.
In un certo senso, il parallelo più vicino al fenomeno Warren – per quanto sia quello che io odio scegliere – fu l’ascesa temporanea di Paul Ryan, il passato Presidente della Camera dei Rappresentanti (qualcuno se lo ricorda?). Come la Warren, Ryan si affermò coltivando l’immagine di un intelligente esperto della politica.
Ma anche a prescindere dal fatto che l’agenda fondamentale di Ryan era prendere dai poveri per dare ai ricchi, egli era una persona fasulla, le cui proposte non aggiungevano niente e non affrontavano i problemi reali. Al contrario, la Warren è autentica. Non dovete sostenere gli aspetti specifici dei suoi programmi per comprendere che essi sono il prodotto di un pensiero vero, che è desunto dal lavoro di ricercatori economici rispettati.
Tuttavia, se è così, perché non abbiamo altri competitori alla Presidenza che presentano programmi simili? Direi che la risposta è che la Warren – ella stessa una significativa studiosa di politica – ha capito dall’inizio qualcosa che gli altri candidati stanno solo adesso cominciando ad afferrare: la differenza tra l’essere seri e l’essere Seri, con la maiuscola.
Quello che intendo per essere Seri con la maiuscola è abbeverarsi alla saggezza tradizionale di Washington – quel genere di saggezza tradizionale per la quale nel 2011, con una disoccupazione ancora elevata in modo catastrofico e tassi di interesse ai minimi storici, creò un consenso tra i gruppi dirigenti secondo il quale avremmo dovuto smettere di preoccuparci dei posti di lavoro e concentrarci … su una riforma dei diritti sociali. Quello che voglio dire è che essere seri con la “s” minuscola è prestare attenzione alle prove vere degli effetti dei programmi economici e sociali.
Quello che la Warren intende è che una analisi seria è molto più favorevole ad una agenda progressista della Seria saggezza tradizionale, che è ossessionata dal tenere le tasse basse e dal ridurre la spesa. Gli esperti principali dell’economia della tassazione sono a favore di incrementi sostanziali delle aliquote fiscali sui redditi alti e sui ricchi. I principali economisti che studiano la spesa sociale sostengono che ci sono grandi benefici in una spesa più elevata sulla assistenza alla prima infanzia.
Come conseguenza, la Warren è stata capace di predisporre programmi che sono molto progressisti ma anche ben fondati nelle prove e nell’analisi.
I suoi rivali condividono la sua comprensione che il progressismo e solidi fondamenti intellettuali possono andare di pari passo? Almeno nel passato, Joe Biden era Serio (con la maiuscola) in modo preoccupante; egli fu profondamente coinvolto nel tentativo, fortunatamente senza successo, della Amministrazione Obama di negoziare una Grande Intesa sul bilancio che avrebbe decurtato la Previdenza Sociale e Medicare, riflettendo l’ossessione di Washington per i tagli ai diritti sociali. Né è ancora chiaro se abbia voltato pagina.
All’opposto, Bernie Sanders non si è mai abbeverato al clima di consenso della Capitale, ed è chiaramente impegnato in una agenda molto ambiziosa. Ma gli aspetti specifici della sua politica restano sorprendentemente vaghi. Più rilevante, ancora abbiamo un’idea molto modesta su come egli pagherebbe il suo progetto di Medicare per tutti.
La mia idea è che questo in parte dipenda dal fatto che Sanders si considera in guerra con i gruppi dirigenti, intesi in modo molto ampio. Di conseguenza, la sua squadra politica, per come si presenta, consiste di persone che spendono molta energia nell’attaccare la ricerca politica convenzionale, restando incapaci e/o indisponibili a incorporare le sue scoperte in proposte politiche specifiche.
Ora, tutto questo non significa che la Warren sarà candidata. Molti elettori democratici preferiscono chiaramente l’affabile convenzionalità di Biden, e molti altri condividono gli istinti del buttare-giù-tutto di Sanders. In realtà, tutti noi sappiamo che alla fine ci sono significative basi elettorali laddove molti commentatori non avevano neppure compreso che ci fossero: gli elettori che vogliono una significativa svolta a sinistra, ma vogliono anche un candidato che mostri davvero di aver ragionato a fondo sulle cose.
Non sappiamo ancora se questa base di consenso sia grande abbastanza da essere decisiva nelle primarie democratiche. Ma se lo fosse, la Warren ha un piano anche per quello.
By mm
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