luglio 2019 Archive

Un razzista impantanato nel passato, di Paul Krugman (New York Times, 29 luglio 2019)

L'aperto razzismo messo in evidenza quotidianamente da Trump - in particolare con attacchi a membri di colore del Congresso - non è una novità nella storia americana: riecheggia quello che non pochi sostenevano sino agli inizi degli anni '90, a fronte di una ondata di crimini che spesso si concentravano nelle zone più povere delle grandi città. Ma da allora la storia è cambiata, ed ha dimostrato che aveva ragione il sociologo William Julius Wilson. Allora il problema si concentrava tra le persone di colore, a fronte di un collasso del lavoro nelle periferie delle metropoli. Oggi si concentra nella popolazione bianca dell'America rurale, con le 'morti per disperazione' da oppioidi, da suicidi e da alcool. Zone che oggi sono i punti di forza elettorali del trumpismo. Come spiegava Wilson, il colore della pelle non era la causa del collasso sociale, ma l'effetto.

Il programma segreto di aiuti all’estero di Trump, di Paul Krugman (New York Times, 25 luglio 2019)

E' stato in altre occasioni chiarito che il taglio delle tasse di Trump non ha comportato né maggiori investimenti da parte delle imprese, né tantomeno aumenti dei salari: fondamentalmente è stato un affare per gli azionisti e ha consentito un impennata di elusioni fiscali. Nel frattempo, le politiche tariffarie di Trump vengono pagate con aumenti dei prezzi dei beni importati dagli USA, ovvero dai consumatori americani. Ma occorre aggiungere che il 35 per cento di quegli sgravi sono andati agli investitori stranieri. In sintesi: dalle tariffe si sono raccolti 20 miliardi di dollari in più (a carico dei consumatori); nel frattempo agli investitori stranieri Trump ha regalato circa 40 miliardi di dollari.

Cosa sta spingendo il populismo? Di Dani Rodrik (da Project Syndicate, 9 luglio 2019)

Biden e Sanders non si comportano bene, di Paul Krugman (New York Times, 22 luglio 2019)

In un recente dibattito delle primarie democratiche tra Joe Biden e Bernie Sanders, i due uomini politici hanno presentato le loro diverse tesi in materia di sanità: per un deciso potenziamento della riforma di Obama il primo, per una soluzione del tipo "Medicare-per-tutti", il secondo. C'è spazio per entrambe le tesi, ma è deprecabile la faziosità degli argomenti utilizzati nella reciproca polemica. Dovrebbero essere entrambi richiamati ad una polemica più sensata, non nociva per il loro stesso partito.

É davvero la plutocrazia il problema? Di J. Bradford DeLong (da Project Syndicate, 9 luglio 2019)

[1] È una organizzazione internazionale no-profit che riunisce 1.200 società pubbliche e private e altre organizzazioni di più di sessanta paesi. [2] Un gigante manifatturiero ...

L’uomo del deficit e le elezioni del 2020, di Paul Krugman (New York Times 18 luglio 2019)

L'economia statunitense, che certo non è in crisi, farà un regalo a Trump, nel 2020? Occorre considerare vari aspetti. Il grande taglio delle tasse alle imprese ed ai più ricchi, come era prevedibile, ha provocato un sobbalzo dell'economia. Ma il fenomeno resterà confinato al breve termine, e gli analisti economici già percepiscono i segni di un suo rallentamento. Ora, particolarmente negli USA, i fattori economici che influiscono sui dati elettorali sono quelli che indicano le tendenze, molto più che i livelli assoluti. Sia Reagan che Obama vinsero le elezioni con una disoccupazione elevata, ma con un chiara tendenza al miglioramento. E' probabile che l'effetto keynesiano del deficit provocato da Trump non si prolungherà sino alle elezioni del 2020.

Da Versailles all’euro, di Robert Skidelsky (da Project Syndicate, 20 giugno 2019)

[1] Il riferimento è al “Mercante di Venezia” di Shakeaspare (1596-1598). Un usuraio ebreo (Shylock) aveva concesso un prestito ad un veneziano (antonio), condizionato dal ...

Il razzismo è uscito dall’armadio, di Paul Krugman (New York Times, 15 luglio 2019)

Nei giorni passati Trump ha affermato che quattro congressiste democratiche dovrebbero tornare nei loro paesi di origine. A parte il fatto che tre di esse sono nate in America ed una è una regolare cittadina naturalizzata, è stato un po' come tirare fuori il razzismo vero e proprio dagli armadi. Razzismo autentico, e non più quello mascherato da qualche richiamo allusivo. Implicazioni varie, anche per i democratici.

I fanatici dell’oro sono con Trump, di Paul Krugman (dal blog di Krugman, 13 luglio 2019)

[1] Ovvero i poveri e la gente di colore, nel linguaggio dei conservatori americani.        

Il nuovo complotto contro la legge sanitaria di Obama, di Paul Krugman (11 luglio 2019)

Di nuovo il rischio di una sostanziale soppressione della legge sanitaria di Obama. Una arzigogolata causa civile, appoggiata da molti Procuratori Generali di Stati repubblicani e dalla Amministrazione Trump, minaccia la costituzionalità della Legge sulla Assistenza Sostenibile, che pure venne ammessa dalla Corte Suprema nel 2012. Il punto è che questa volta sono entrate in gioco le intromissioni repubblicane sulla autonomia del potere giudiziario. Quindi, questo sarà un tema di fondo nelle elezioni del 2020.

Trump e i mercanti della carcerazione, di Paul Krugman (New York Times, 8 luglio 2019)

In genere, la violazione di alcuni principi della democrazia americana va di pari passo con fenomeni di corruzione che vanno a beneficio di Trump e della sua Amministrazione. Un settore nel quale tutto questo si manifesta in modo significativo è quello delle prigioni private. L'importanza di questi fenomeni di capitalismo clientelare è cresciuta in questi anni nei quali la politica dei conservatori ha accresciuto il fenomeno della carcerazione degli immigrati. E non c'è alcun dubbio che gli uomini di Trump hanno assunto ruoli di direzione in questi istituti di pena.

Pollice verso alla criptovaluta di Facebook, di Joseph E. Stiglitz (da Project Syndicate, 2 luglio 2019)

[1] Libra è la criptovaluta progettata e voluta da Facebook: si tratta di una “stablecoin” che dovrà facilitare lo scambio di denaro attraverso il social ...

Trump sta perdendo le sue guerre commerciali, di Paul Krugman (New York Times, 4 luglio 2019)

Le guerre commerciali di Trump contengono contraddizioni micidiali, per le quali la sua certezza di vincerle ormai assomiglia a un altro abbaglio storico, quello di Dick Cheney quando disse che in Iraq gli americani sarebbero stati salutati come liberatori. Da una parte, le catene mondiali dell'offerta creano una situazione per la quale i presunti danni che si creano a coloro con i quali si compete, si rovesciano in buona parte sugli Stati Uniti. Dall'altra, la mancanza di consenso popolare tra gli stessi elettori di Trump - la preoccupazione delle imprese e di una buona parte dell'elettorato - lo indeboliscono dinanzi alle possibili ritorsioni straniere, in particolare sui prodotti agricoli. Da qua l'andamento altalenante di tali guerre, tra annunci roboanti e arretramenti evidenti.

Elogio del declino demografico, di Adair Turner (da Project Syndicate, 2 luglio 2019)

[1] Si intende che la popolazione nuova sostituisce quella deceduta.          

Gli scrocconi degli Stati centrali dell’America, di Paul Krugman (New York Times, 1 luglio 2019)

Sembra che con i primi dibattiti democratici per la nomination, le prospettive di Joe Biden si siano indebolite, a vantaggio di figure come Kamala Harris o Elizabeth Warren. Con il che i commentatori di Washington hanno cominciato a strepitare. Con argomenti, in realtà, inconsistenti. Quegli argomenti sono tre: con politiche radicali le prospettive dei democratici si indeboliscono; stanno diventando irresponsabili dal punto di vista della politica fiscale ed economica; propongono una redistribuzione dei redditi ingiusta, a danno di chi crea ricchezza. Quanto all'aspetto del consenso politico, i sondaggi dimostrano che una grande maggioranza degli elettori è favorevole ad aliquote fiscali più alte per i ricchi; quanto alla 'responsabilità', coloro che hanno voluto nel 2017 una grande sgravio fiscale per l'1 per cento, non hanno titolo per parlarne; quanto alla redistribuzione dei redditi essa è in atto, giacché gli Stati dell'America centrale pagano molte meno tasse ed hanno una spesa sociale molto superiore. Il che è abbastanza normale, se non si vuole che economie come quella del Kentucky vadano al collasso.

Pagina successiva »