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Gli scrocconi degli Stati centrali dell’America, di Paul Krugman (New York Times, 1 luglio 2019)

 

July 1, 2019

The Moochers of Middle America

By Paul Krugman

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Last week’s debates clearly weakened Joe Biden and increased the odds that a more definitively progressive candidate — probably Kamala Harris or Elizabeth Warren — will win the nomination. And you can hear the wailing from much of the Beltway, the claims that Democrats are moving too far left.

So it’s worth parsing those claims. In what sense are the Dems moving too far left? What I’m seeing are three fairly distinct claims. First, that the party is endangering its electoral prospects. Second, that the party is being fiscally or economically irresponsible. Third, that Democrats are unfairly proposing to redistribute income from those who create wealth to those who don’t.

So you should know that the first claim is probably wrong, the second is definitely wrong, and the third ignores the extent to which we already do a lot of redistribution in this country — with Republican voters some of the biggest beneficiaries.

On the politics: Politicians and pundits alike tend to have a lot more contact with the wealthy than with ordinary voters, and often seem to imagine that the priorities of the 1 percent — keeping top tax rates low, cutting “entitlements” — actually resonate with the general public. But polling overwhelmingly shows the opposite: Voters want to raise taxes on the rich and expand government social programs.

In moving to the left on taxes and spending, then, Democrats are actually moving toward voters’ preferences, not away from them. Yes, Republicans will try to demonize their proposals, but they would do that in any case. Remember, they called Barack Obama, with his incrementalist policies and willingness to consider Medicare cuts, a socialist, too.

In fact, the best argument against “Medicare for All” skeptics like me, who worry how voters will react to proposals to eliminate private insurance, is that Republicans will scream about a government takeover of health care — and Fox News viewers will believe them — whatever you do.

On fiscal and economic responsibility: Nobody who endorsed the 2017 tax cut has any right to criticize Democratic proposals to spend more on things like child care. That tax cut, after all, appears likely to add around $2 trillion to federal debt — with around a third of that going to foreigners. Meanwhile, the promised surge in business investment is nowhere to be seen.

At the same time, there’s a very good case for arguing that Democratic proposals would have economic as well as humanitarian benefits.

Support for child care, for example, would free more women to enter the paid work force — where they would pay taxes that would offset some of the cost. And the children benefiting from that support would eventually become healthier, more productive adults.

In other words, while progressive Democrats are mainly arguing for greater social justice, they can also make a much better case than conservatives ever could that their proposals would help the economy and at least partly pay for themselves.

Last but not least, if your view is that the progressive agenda is morally wrong, that people shouldn’t receive more in government benefits than they pay in taxes, you should be aware how many Americans are already “takers,” “moochers,” whatever. In fact, we’re talking about a vast swath of the heartland that includes just about every state that voted for Donald Trump.

I’ve been reading a recent Rockefeller Institute report on states’ federal “balance of payments” — the difference for each state between what the federal government spends in that state and what it gets back in revenue.

The pattern is familiar: Richer states subsidize poorer states. And the reasons are clear: Rich states pay much more per person in federal taxes, while actually getting a bit less in federal spending, because Medicaid and other “means-tested” programs go disproportionately to those with low incomes. But the magnitudes are startling.

Take the case of Kentucky. In 2017, the state received $40 billion more from the federal government than it paid in taxes. That’s about one-fifth of the state’s G.D.P.; if Kentucky were a country, we’d say that it was receiving foreign aid on an almost inconceivable scale.

This aid, in turn, supports a lot of jobs. It’s fair to say that far more Kentuckians work in hospitals kept afloat by Medicare and Medicaid, in retail establishments kept going by Social Security and food stamps, than in all traditional occupations like mining and even agriculture combined.

So if you really believe that Americans with higher incomes shouldn’t pay for benefits provided to those with lower incomes, you should be calling on “donor” states like New Jersey and New York to cut off places like Kentucky and let their economies collapse. And if that’s what you mean, you should let Mitch McConnell’s constituents know about it.

The point is that while you can criticize particular Democratic proposals, you can only portray progressives as radical or irresponsible, especially as compared with the modern G.O.P., by ignoring or suppressing a lot of facts. I guess facts really do have a liberal bias.

 

Gli scrocconi degli Stati centrali dell’America,

di Paul Krugman

 

I dibattiti della scorsa settimana hanno chiaramente indebolito Joe Biden e aumentato le possibilità che un candidato più nettamente progressista – probabilmente Kamala Harris o Elizabeth Warren – si aggiudichi la nomina. E potete sentire i lamenti da buona parte della Capitale, la pretesa secondo la quale i democratici si starebbero spostando troppo a sinistra.

Dunque è il caso di analizzare questa pretesa. In che senso i democratici si starebbero spostando troppo a sinistra? Quello che sto osservando sono tre abbastanza distinti argomenti. Secondo il primo, il partito starebbe mettendo a rischio le sue prospettive elettorali. Secondo il secondo, starebbe diventando irresponsabile dal punto di vista fiscale o della politica economica. Secondo il terzo, i democratici starebbero ingiustamente proponendo una redistribuzione dei redditi da coloro che creano ricchezza a coloro che non ne creano.

Sarebbe dunque il caso che sapeste che la prima pretesa è probabilmente infondata, che la seconda è completamente sbagliata, e che la terza ignora la misura nella quale abbiamo già in corso una grande redistribuzione dei redditi in questo paese – con gli elettori repubblicani che sono tra i massimi beneficiari.

Sulla politica: gli uomini politici e i commentatori tendono nello stesso modo ad avere molti maggiori contatti con i ricchi piuttosto che con gli elettori ordinari, e sembrano spesso immaginarsi che le priorità dell’1 per cento – mantenere basse le aliquote fiscali dei più ricchi, tagliare i “diritti sociali” – effettivamente siano in consonanza con l’opinione pubblica più in generale. Ma i sondaggi mostrano l’opposto, in modo schiacciante: gli elettori vogliono aumentare le tasse sui ricchi ed ampliare i programmi sociali del Governo.

Spostandosi a sinistra sulle tasse e sulla spesa pubblica, dunque, i democratici si stanno effettivamente spostando verso le preferenze degli elettori, non allontanandosi da esse. È vero, i repubblicani proveranno a demonizzare le loro proposte, ma lo farebbero in ogni caso. Si ricordi, definivano anche Barack Obama un socialista, con le sue politiche gradualiste e la sua disponibilità a prendere in considerazione tagli su Medicare.

Di fatto, il migliore argomento contro gli scettici come il sottoscritto del “Medicare per tutti”, ovvero coloro che sono preoccupati su come reagiranno gli elettori alla proposta di eliminare le assicurazioni private, è che i repubblicani strepiteranno su una presa di possesso della assistenza sanitaria da parte del governo – e i telespettatori di Fox News ci crederanno – qualsiasi cosa si faccia.

Sulla responsabilità in materia fiscale e della politica economica: nessuno che abbia appoggiato il taglio delle tasse del 2017 ha alcun diritto di criticare le proposte democratiche di spendere maggiormente su cose come l’assistenza all’infanzia. Quegli sgravi fiscali, dopo tutto, pare che abbiano aggiunto circa due mila miliardi di dollari al debito federale – circa un terzo del quale sta andando agli stranieri. Nel frattempo, la promessa crescita negli investimenti delle imprese non è in vista da nessuna parte.

Nello stesso tempo, c’è un ottimo argomento per sostenere che le proposte democratiche comporterebbero vantaggi sia economici che umanitari.

Sostenere l’assistenza all’infanzia, ad esempio, consentirebbe alle donne l’ingresso nella forza lavoro salariata – laddove pagherebbero le tasse che compenserebbero una parte del costo. E i bambini che beneficiano di quel sostegno, alla fine, diventeranno adulti più in salute e più produttivi.

In altre parole, mentre i democratici progressisti stanno principalmente prendendo posizione per una maggiore giustizia sociale, essi possono anche avanzare argomenti molto migliori di quelli che mai i conservatori avanzerebbero, quanto al fatto che le loro proposte aiuterebbero l’economia e almeno in parte si ripagherebbero da sole.

Da ultimo, ma non per ultimo, se il vostro punto di vista fosse che l’agenda progressista è moralmente sbagliata, che la gente non dovrebbe ricevere più sussidi pubblici di quello che paga con le tasse, dovreste essere consapevoli del modo in cui molti americani sono già comunque “avvantaggiati”, o “scrocconi”. In sostanza, stiamo parlando di un’ampia fascia dell’area centrale del paese che include proprio quasi tutti gli Stati che hanno votato per Donald Trump.

Ho letto un recente rapporto dell’Istituto Rockefeller sulla “bilancia dei pagamenti” federale degli Stati – la differenza per ciascuno Stato tra quello che il Governo federale spende in ciascuno di essi e quello che riceve in cambio di entrate fiscali.

Lo schema è noto: gli Stati più ricchi sussidiano gli Stati più poveri. E le ragioni sono chiare: gli Stati più ricchi pagano tasse federali a persona molto più alte, mentre in realtà ottengono una spesa federale minore, perché Medicaid ed altri programmi “basati sul reddito” vanno in modo sproporzionato a coloro che hanno redditi bassi. Ma le dimensioni del fenomeno sono impressionanti.

Si prenda il caso del Kentucky. Nel 2017, lo Stato ha ricevuto 40 miliardi di dollari in più dal Governo federale rispetto a quello che ha pagato in tasse. Si tratta di circa un quinto del PIL dello Stato; se il Kentucky fosse una nazione, diremmo che sta ricevendo un aiuto straniero in una dimensione quasi inconcepibile.

Questo aiuto, a sua volta, sostiene una gran quantità di posti di lavoro. È sufficiente dire che molti più abitanti del Kentucky lavorano in ospedali tenuti in piedi da Medicare e Medicaid, in esercizi al dettaglio che vanno avanti per la Previdenza Sociale e le tessere alimentari, che in tutte le occupazioni tradizionali come le miniere, persino assieme all’agricoltura.

Se dunque credete per davvero che gli americani con redditi più alti non dovrebbero pagare per i benefici forniti a quelli con redditi più bassi, dovreste chiedere che gli Stati “benefattori” come il New Jersey o New York taglino fuori luoghi come il Kentucky e lascino andare al collasso le loro economie. E se è questo quello che intendete, dovreste consentire alla base elettorale di Mitch McConnell di saperlo.

Il punto è che mentre si possono criticare particolari proposte dei democratici, si possono descrivere i progressisti come radicali o irresponsabili, particolarmente nel confronto con l’odierno Partito Repubblicano, soltanto ignorando o sopprimendo una grande quantità di fatti. Sembra che i fatti abbiano davvero una tendenza progressista.

 

 

 

 

 

 

 

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