Aug. 22, 2019
By Paul Krugman
Almost four decades ago then-candidate George H.W. Bush used the phrase “voodoo economic policy” to describe Ronald Reagan’s claim that cutting taxes for the rich would pay for itself. He was more prescient than he could have imagined.
For voodoo economics isn’t just a doctrine based on magical thinking. It’s the ultimate policy zombie, a belief that seemingly can’t be killed by evidence. It has failed every time its proponents have tried to put it into practice, but it just keeps shambling along. In fact, at this point it has eaten the brains of every significant figure in the Republican Party. Even Susan Collins, the least right-wing G.O.P. senator (although that isn’t saying much), insisted that the 2017 tax cut would actually reduce the deficit.
During the 2016 campaign Donald Trump pretended to be different, claiming that he would actually raise taxes on the rich. Once in office, however, he immediately went full voodoo. In fact, he has taken magical thinking to a new level.
True, whenever tax cuts fail to produce the predicted miracle, their defenders come up with bizarre explanations for their failure.
My favorite until now came from Art Laffer, the original voodoo economist and recent recipient of the Presidential Medal of Freedom. Why did George W. Bush’s tax-cutting presidency end not with a boom, but with the worst economic slump since the Great Depression? According to Laffer, blame rests with Barack Obama, even though the recession began more than a year before Obama took office. You see, according to Laffer, everyone lost confidence upon realizing that Obama might win the 2008 election.
But Trump has gone one better. As it has become increasingly clear that the results of his tax cut were disappointing — recent data revisions have marked down estimates of both G.D.P. and employment growth, to the point where it’s hard to see more than a brief sugar high from $2 trillion in borrowing — Trump has invented ever more creative ways to blame other people. In particular, he’s now claiming that the promised boom hasn’t arrived because his opponents are hexing the economy with bad thoughts: “The Democrats are trying to ‘will’ the Economy to be bad for purposes of the 2020 Election.”
Can opposition politicians really cause a recession with negative thinking? This goes beyond voodoo economics; maybe we should call it evil-eye economics.
To be fair, the claim that Democrats are hexing his boom is a secondary theme in Trump’s ranting. Mostly he has been blaming the Federal Reserve for its “crazy” interest rate hikes. And the truth is that last year’s rate increases pretty clearly were a mistake.
But blaming the Fed for the tax cut’s fizzle won’t wash. For one thing, the Fed has actually raised rates less than in previous economic recoveries. Even more to the point, the Trump economic team was expecting Fed rate hikes when it made its extravagantly optimistic forecasts. Administration projections from a year ago envisioned 2019 interest rates substantially higher than what we’re actually seeing.
Put it this way: The Trump tax cut was supposed to create a boom so powerful that it would not only withstand modest Fed rate hikes, but actually require such hikes to prevent inflationary overheating. You don’t get to turn around and claim betrayal when the Fed does exactly what you expected it to do.
Aside from blaming everyone but himself, however, how will Trump deal with the failure of his economic promises? He has taken to demanding that the Fed roll the printing presses, slashing interest rates and buying bonds — the actions it normally takes in the face of a serious recession — even as he claims that the economy remains strong, and unemployment is in fact near a historic low.
As many people have noted, these are exactly the actions Republicans, including Trump, denounced as “currency debasement” when unemployment was far higher than it is today and the economy desperately needed a boost.
Since the Fed is unlikely to oblige, what else might Trump do? Officials have floated, then retracted, the idea of a cut in payroll taxes — that is, a tax break for ordinary workers, rather than the corporations and wealthy individuals who mainly benefited from the 2017 tax cut. But such action seems unlikely, among other things because top administration officials denounced this policy idea when Obama proposed it.
Trump has also suggested using executive authority to reduce taxes on capital gains (which are overwhelmingly paid by the wealthy). This move would have the distinction of being both ineffectual and illegal.
What about calling off the trade war that has been depressing business investment? This seems unlikely, because protectionism is right up there with racism as a core Trump value. And merely postponing tariffs might not help, since it wouldn’t resolve the uncertainty that may be the trade war’s biggest cost.
The truth is that Trump doesn’t have a Plan B, and probably can’t come up with one. On the other hand, he might not have to. Who needs competent policy when you’re the chosen one and the king of Israel?
Dall’economia vudù all’economia del malocchio,
di Paul Krugman
Quasi quattro decenni fa l’allora candidato George H.W. Bush usò la frase “la politica economica del vudù” per descrivere la pretesa di Ronald Reagan che i tagli delle tasse ai ricchi si sarebbero ripagati da soli. Fu più preveggente di quanto non avrebbe potuto immaginare.
Perché l’economia vudù non è solo una dottrina basata sul pensiero magico. È l’estrema politica zombi, un convincimento che sembra non possa essere liquidato dalle prove. È stata un fallimento ogni volta che i suoi proponenti hanno cercato di metterla in pratica, ma continua a circolare con l’andamento dinoccolato degli zombi. In pratica, a questo punto si è mangiata il cervello di tutti i personaggi significativi del Partito Repubblicano. Anche Susan Collins, l’ultima senatrice dell’ala destra del Partito Repubblicano (per quanto questo non sia molto significativo), ha ribadito che il taglio delle tasse del 2017 avrebbe effettivamente ridotto il deficit.
Durante la campagna elettorale del 2016 Donald Trump fingeva di essere diverso, sostenendo che in realtà avrebbe alzato le tasse sui ricchi. Una volta in carica, tuttavia, sposò immediatamente la politica vudù. In pratica, ha portato il pensiero magico ad un nuovo livello.
È vero, ogni qualvolta i tagli delle tasse non generano il previsto miracolo, i loro sostenitori se ne vengono fuori con spiegazioni bizzarre del loro fallimento.
Sino a questo punto la mia preferita era venuta da Art Laffer, l’originario economista vudù nonché recentemente onorato dalla Medaglia della Libertà presidenziale. Perché il taglio delle tasse durante la presidenza di George W. Bush non si concluse con una espansione, ma con la peggiore recessione economica dalla Grande Depressione? Secondo Laffer, la colpa andrebbe assegnata a Barack Obama, anche se la recessione cominciò un anno prima che Obama entrasse in carica. Sapete, secondo Laffer tutti persero la fiducia non appena compresero che Obama poteva vincere le elezioni del 2008.
Ma Trump ha fatto di meglio. Appena è diventato sempre più chiaro che i risultati del suo taglio delle tasse erano deludenti – le recenti revisioni delle statistiche hanno abbassato le stime sia del PIL che della crescita dell’occupazione, al punto che è difficile vedere altro che una breve euforia dall’indebitamento per 2 mila miliardi di dollari – Trump si è inventato modi sempre più creativi per dare la colpa ad altri. In particolare, sta ora sostenendo che l’espansione promessa non è arrivata perché i suoi avversari lanciano maledizioni sull’economia con cattivi pensieri: “I democratici stanno provando a ‘volere intensamente’ che l’economia vada male per scopi che dipendono dalle elezioni del 2020”.
I politici dell’opposizione possono provocare una recessione con cattivi pensieri? Questo va oltre l’economia vudù; forse dovremmo chiamarla l’economia del malocchio.
Ad esser giusti, la pretesa che i democratici stiano lanciando maledizioni sulla sua espansione è un tema secondario nelle farneticazioni di Trump. Egli sta soprattutto incolpando la Federal Reserve per i suoi “pazzeschi” rialzi del tasso di interesse. E la verità è che gli aumenti del tasso dell’anno passato sono stati chiaramente un errore.
Ma incolpare la Fed per il fiasco del taglio delle tasse non basterà a lavarsene le mani. Da una parte, la Fed ha effettivamente elevato i tassi di interesse meno che in precedenti riprese economiche. Ma, più precisamente, la squadra economica di Trump si aspettava il rialzo dei tassi da parte della Fed nel mentre avanzava stravaganti previsioni ottimistiche. Da un anno le previsioni della Amministrazione si immaginavano tassi di interesse sostanzialmente più alti di quelli che stiamo osservando attualmente.
Diciamo così: si pensava che il taglio delle tasse di Trump avrebbe determinato una espansione così potente che non solo avrebbe resistito a modesti rialzi nei tassi da parte della Fed, ma in realtà avrebbe richiesto tali rialzi per impedire un surriscaldamento inflazionistico. Non si può innescare la retromarcia e pretendere un tradimento quando la Fed fa esattamente quello che ci si aspettava che facesse.
A parte il dar la colpa a tutti gli altri meno che a sé stesso, come farà i conti Trump col fallimento delle sue promesse economiche? Egli ha cominciato a chiedere che la Fed facesse girare le sue stampatrici, abbattendo i tassi di interesse ed acquistando obbligazioni – le cose che essa normalmente fa a fronte di una seria recessione – pur sostenendo che l’economia rimane forte, e che la disoccupazione è di fatto ai minimi storici.
Come molti hanno notato, queste sono esattamente le iniziative che i repubblicani, incluso Trump, denunciavano come “svalutazione della moneta” quando la disoccupazione era assai più elevata di oggi e l’economia aveva un disperato bisogno di un incoraggiamento.
Dal momento che è improbabile costringere la Fed, cos’altro potrebbe fare Trump? Alcuni dirigenti hanno ventilato, poi ritrattato, l’idea di un taglio sulle tasse sugli stipendi – ovvero, uno sgravio fiscale per i lavoratori ordinari, anziché per le imprese e per gli individui ricchi che hanno principalmente goduto del taglio delle tasse del 2017. Ma una tale iniziativa sembra improbabile, tra le altre cose perché i massimi dirigenti della Amministrazione l’avevano denunciata quando la propose Obama.
Trump ha anche suggerito di utilizzare l’autorità esecutiva per ridurre le tasse sui profitti da capitale (che sono pagate soprattutto dai ricchi). Questa mossa avrebbe la caratteristica di essere sia inefficace che illegale.
Che dire di un annullamento della guerra commerciale che ha avuto effetti deprimenti sugli investimenti delle imprese? Questo sembra improbabile, perché il protezionismo si è affermato come il razzismo come un valore centrale per Trump. E soltanto dilazionare le tariffe non aiuterebbe, dal momento che non risolverebbe quell’incertezza che può essere il costo maggiore della guerra commerciale.
La verità è che Trump non ha un Piano B, e probabilmente non se ne verrà fuori con niente. D’altronde, egli potrebbe non esserci costretto. Chi ha bisogno di una politica competente quando si è il Prescelto e il Re di Israele? [1]
[1] Mercoledì scorso Trump ha trovato il modo di dire entrambe le cose: egli sarebbe il “Prescelto” – pur non ricorrendo alla devozione di baciare Madonne e crocifissi – e sarebbe anche esaltato dagli ebrei di Israele come il “Re” di quella comunità. Con il che, se gli ebrei americani sostengono i democratici, ancora una volta sarebbero traditori.
By mm
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