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Il mondo ha un problema con la Germania, di Paul Krugman (New York Times, 19 agosto 2019)

 

 

Aug. 19, 2019

The World Has a Germany Problem

By Paul Krugman

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You might think that recent events — market turmoil, weakening growth, declining manufacturing production — must be producing some soul-searching in the White House, particularly over Donald Trump’s view that “trade wars are good, and easy to win.” That is, you might think that if you haven’t paid any attention to Trump’s past behavior.

What he’s actually doing, of course, is attributing the economy’s troubles to a vast conspiracy of people out to get him. And his recent remarks suggest, if anything, that he’s preparing to open a new front in the trade war, this time against the European Union, which he says “treats us horribly: barriers, tariffs, taxes.”

The funny thing is that there are some aspects of European policy, especially German economic policy, that do hurt the world economy and deserve condemnation. But Trump is going after the wrong thing. Europe does not, in fact, treat us badly; its markets are about as open to U.S. products as ours are to Europe’s. (We export about three times as much to the E.U. as we do to China.)

The problem, instead, is that the Europeans, and the Germans in particular, treat themselves badly, with a ruinous obsession over public debt. And the costs of that obsession are spilling over to the world as a whole.

Some background: Around 2010, politicians and pundits on both sides of the Atlantic caught a bad case of austerity fever. Somehow they lost interest in fighting unemployment, even though it remained catastrophically high, and demanded spending cuts instead. And these spending cuts, unprecedented in a weak economy, slowed the recovery and delayed the return to full employment.

While debt alarmism ruled both here and in Europe, however, it eventually became clear that there was a crucial difference in underlying motivation. Our deficit hawks were, in fact, hypocrites, who suddenly lost all interest in debt as soon as a Republican was in the White House. The Germans, on the other hand, really meant it.

True, Germany forced debt-troubled nations in southern Europe into punishing, society-destroying spending cuts; but it also imposed a lot of austerity on itself. Textbook economics says that governments should run deficits in times of high unemployment, but Germany basically eliminated its deficit in 2012, when euro area unemployment was more than 11 percent, and then began to run ever-growing surpluses.

Why is this a problem? Europe suffers from a chronic shortfall in private demand: Consumers and corporations don’t seem to want to spend enough to maintain full employment. The causes of this shortfall are the subject of a lot of debate, although the most likely culprit is demography: low fertility has left Europe with a declining number of adults in their prime working years, which translates into low demand for new housing, office buildings, and so on.

The European Central Bank, Europe’s counterpart to the Federal Reserve, has tried to fight this chronic weakness with extremely low interest rates — in fact, it has pushed rates below zero, which economists used to think was impossible. And bond investors clearly expect these extreme policies to last for a very long time. In Germany, even long-term bonds — all the way out to 30 years! — pay negative interest rates.

Some analysts think that these negative interest rates hurt the functioning of the financial sector. I’m agnostic on that point, but what’s clear is that with monetary policy stretched to its limits, Europe has no way to respond when things go wrong. Indeed, much of Europe may well already be in recession, and there’s little if anything the central bank can do.

There is, however, an obvious solution: European governments, and Germany in particular, should stimulate their economies by borrowing and increasing spending. The bond market is effectively begging them to do that; in fact, it’s willing to pay Germany to borrow, by lending at negative interest. And there’s no lack of things to spend on: Germany, like America, has crumbling infrastructure desperately in need of repair. But spend they won’t.

Most of the costs of German fiscal obstinacy fall on Germany and its neighbors, but there are some spillovers to the rest of us. Europe’s problems have contributed to a weak euro, which makes U.S. products less competitive and is one reason American manufacturing is sliding. But characterizing this as a situation in which Europe is taking advantage of America gets it all wrong, and is not helpful.

What would be helpful? Realistically, America has no ability to pressure Germany into changing its domestic policies. We might be able to provide a little moral suasion if our own leadership had any intellectual or policy credibility, but, of course, it doesn’t. There’s a sense in which the whole world has a Germany problem, but it’s up to the Germans themselves to solve it.

One thing is for sure: Starting a trade war with Europe would truly be a lose-lose proposition, even more so than our trade war with China. It’s the last thing either America or Europe needs. Which means that Trump is probably going to do it.

 

 

 

Il mondo ha un problema con la Germania,

di Paul Krugman

 

Potreste pensare che gli eventi recenti – il disordine nel mercato, l’indebolimento della crescita, la produzione manifatturiera in calo – dovrebbero provocare una qualche analisi di coscienza alla Casa Bianca, particolarmente sulla opinione di Trump secondo la quale “le guerre commerciali sono una buona cosa, facili da vincere”. O meglio, potreste pensarlo se non avete prestato attenzione al comportamento passato di Trump.

Ovviamente, quello che in realtà sta facendo è attribuire le difficoltà dell’economia a una vasta cospirazione che ha lui come obbiettivo. E queste recenti dichiarazioni indicano, semmai, che si sta preparando ad aprire un nuovo fronte nella guerra commerciale, questa volta contro l’Unione Europea, che a suo dire “ci tratta orribilmente: barriere, tariffe, tasse”.

La cosa buffa è che ci sono alcuni aspetti della politica europea, in particolare della politica economica tedesca, che danneggiano l’economia mondiale e meritano di essere condannati. Ma Trump si scaglia sulla cosa sbagliata. L’Europa, nei fatti, non ci tratta malamente; i suoi mercati sono grosso modo aperti ai prodotti statunitensi quanto i nostri lo sono verso quelli europei (esportiamo circa tre volte verso l’UE di quello che facciamo verso la Cina).

Invece, il problema è che gli europei, e i tedeschi in particolare, trattano sé stessi in malo modo, con una ossessione rovinosa per il debito pubblico. E i costi di quella ossessione si riversano sul mondo nel suo complesso.

Un passo indietro: attorno al 2010, gli uomini politici e i commentatori su entrambe le sponde dell’Atlantico ebbero un brutto episodio di una febbre per l’austerità. Per qualche ragione avevano perso interesse a combattere la disoccupazione, anche se essa restava catastroficamente elevata, e chiedevano piuttosto tagli alla spesa. E questi tagli alla spesa, senza precedenti in una economia debole, hanno rallentato la ripresa e ritardato il ritorno alla piena occupazione.

Mentre l’allarmismo sul debito dettava legge sia qua che in Europa, alla fine è diventato chiaro che c’era una differenza fondamentale nella motivazione sottostante. I nostri falchi del deficit erano, in sostanza, degli ipocriti, che hanno perso ogni interesse sul debito appena un repubblicano è arrivato alla Casa Bianca. I tedeschi, invece, intendevano proprio quello.

È vero, la Germania ha costretto le nazioni in difficoltà col debito dell’Europa meridionale a tagli alla spesa punitivi, socialmente distruttivi; ma ha anche imposto molta austerità a sé stessa. I libri di testo dell’economia dicono che i Governi dovrebbero gestire deficit in tempi di elevata disoccupazione, ma la Germania aveva sostanzialmente eliminato il suo deficit nel 2012, quando la disoccupazione nell’area euro era superiore all’11 per cento, e in seguito ha cominciato a gestire avanzi sempre crescenti.

Perché questo è un problema? L’Europa soffre di una cronica deficienza di domanda privata: i consumatori e le imprese non sembra intendano spendere abbastanza da mantenere la piena occupazione. Le cause di questa deficienza sono oggetto di un gran dibattito, sebbene il più probabile responsabile sia la demografia: una bassa fertilità ha lasciato l’Europa con un numero di adulti negli anni della principale attività lavorativa in calo. Il che si traduce in una bassa domanda per nuove abitazioni, per edifici adibiti ad uffici, e così via.

La Banca Centrale Europea, l’omologo europeo della Federal Reserve, ha cercato di contrastare questa debolezza cronica con tassi di interesse estremamente bassi – di fatto, ha spinto i tassi sotto lo zero, cosa che un tempo gli economisti pensavano non fosse possibile. E gli investitori dei bond chiaramente si aspettano che queste politiche estreme durino molto a lungo. In Germania, persino i bond a lungo termine – sino ad un orizzonte di trent’anni! – pagano tassi di interesse negativi.

Alcuni analisti pensano che questi tassi di interesse negativi danneggino il funzionamento del settore finanziario. Su questo aspetto non mi pronuncio, ma quello che è chiaro è che con una politica monetaria tesa al massimo dei suoi limiti, l’Europa non ha risposte quando le cose si fanno difficili. Di fatto, una buona parte dell’Europa potrebbe già essere in recessione, e c’è poco che la banca centrale possa fare, ammesso che possa fare qualcosa.

C’è, tuttavia, una via d’uscita evidente: i Governi europei, e quello tedesco in particolare, dovrebbero stimolare le loro economie indebitandosi e aumentando la spesa. Il mercato dei bond li sta effettivamente implorando a farlo; in sostanza, esso è disponibile a pagare l’indebitamento della Germania, concedendo prestiti ad interessi negativi. E non difettano le cose su cui spendere: la Germania, come l’America, ha infrastrutture fatiscenti che hanno un bisogno disperato di essere riparate. Eppure non intenderanno spendere.

La maggior parte dei costi della ostinazione tedesca in materia di finanza pubblica ricade sulla Germania e sui suoi vicini, ma ci sono anche alcuni effetti su tutti gli altri. I problemi dell’Europa hanno contribuito a indebolire l’euro, il che rende i prodotti statunitensi meno competitivi ed è una ragione dello scivolamento del settore manifatturiero americano. Ma definire questa come una situazione nella quale l’Europa sta avvantaggiandosi sull’America rende tutto sbagliato, e non aiuta.

Che cosa aiuterebbe? Realisticamente, l’America non ha alcuna possibilità di fare pressione sulla Germania perché modifichi le sue politiche nazionali. Potremmo essere capaci di offrire una modesta ‘persuasione morale’ se la nostra stessa dirigenza avesse una qualche credibilità intellettuale o politica, ma evidentemente non ce l’ha. Ha un significato affermare che il mondo intero ha un problema con la Germania, ma tocca agli stessi tedeschi risolverlo.

Una cosa è certa: avviare una guerra commerciale con l’Europa sarebbe davvero una soluzione in pura perdita, più ancora che la nostra guerra commerciale con la Cina. È l’ultima cosa della quale sia l’America che l’Europa hanno bisogno. Il che comporta che probabilmente Trump è destinato a farla.

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