Sept. 9, 2019
By Paul Krugman
Democracies used to collapse suddenly, with tanks rolling noisily toward the presidential palace. In the 21st century, however, the process is usually subtler.
Authoritarianism is on the march across much of the world, but its advance tends to be relatively quiet and gradual, so that it’s hard to point to a single moment and say, this is the day democracy ended. You just wake up one morning and realize that it’s gone.
In their 2018 book “How Democracies Die,” the political scientists Steven Levitsky and Daniel Ziblatt documented how this process has played out in many countries, from Vladimir Putin’s Russia, to Recep Tayyip Erdogan’s Turkey, to Viktor Orban’s Hungary. Bit by bit the guardrails of democracy were torn down, as institutions meant to serve the public became tools of the ruling party, then were weaponized to punish and intimidate that party’s opponents. On paper these countries are still democracies; in practice they have become one-party regimes.
And the events of the past week have demonstrated how this can happen right here in America.
At first Sharpiegate, Donald Trump’s inability to admit that he misstated a weather projection by claiming that Alabama was at risk from Hurricane Dorian, was kind of funny, even though it was also scary — it’s not reassuring when the president of the United States can’t face reality. But it stopped being any kind of joke on Friday, when the National Oceanic and Atmospheric Administration issued a statement falsely backing up Trump’s claim that it had warned about an Alabama threat.
Why is this frightening? Because it shows that even the leadership of NOAA, which should be the most technical and apolitical of agencies, is now so subservient to Trump that it’s willing not just to overrule its own experts but to lie, simply to avoid a bit of presidential embarrassment.
Think about it: If even weather forecasters are expected to be apologists for Dear Leader, the corruption of our institutions is truly complete.
Which brings me to a much more important case, the Justice Department’s decision to investigate automakers for the crime of trying to act responsibly.
The story so far: As part of its jihad against environmental regulation, the Trump administration has declared its intention to roll back Obama-era rules mandating a gradual rise in fuel efficiency.
You might think that the auto industry would welcome this invitation to keep on polluting. In fact, however, automakers have already based their business plans on the assumption that fuel efficiency standards will indeed rise.
They don’t like seeing their plans upended — in part, one suspects, because they understand that the reality of climate change will eventually force the reinstatement of those rules. So they have actually opposed Trump’s deregulation, which they warn would lead to “an extended period of litigation and instability.”
And several companies have gone beyond protesting. In a remarkable rebuke to the administration, they have reached an agreement with the State of California to comply with standards nearly as restrictive as the Obama rules even if the federal government is no longer requiring them.
Now, according to The Wall Street Journal, the Justice Department is considering bringing an antitrust action against those companies, as if agreeing on environmental standards were a crime comparable to, say, price-fixing.
This would be disturbing even if it came from an administration that had previously showed some interest in actual antitrust policy. Coming from people who heretofore haven’t indicated any concerns about monopoly power, it’s clearly an attempt at weaponizing antitrust actions, turning them into a tool of intimidation.
And it’s also clear evidence that the Justice Department has been thoroughly corrupted. In less than three years it has been transformed from an agency that tries to enforce the law to an organization dedicated to punishing Trump’s opponents.
Who’s next? In at least two cases, Trump appears to have tried to use his power to punish Amazon, whose founder, Jeff Bezos, owns The Washington Post, which the president considers (like this newspaper) to be an enemy. First he pushed for an increase in the post office’s package shipping rates, which would hurt Amazon’s delivery costs; then the Pentagon suddenly announced that it was re-examining the process for awarding a huge cloud-computing project that Amazon was widely expected to win.
In each case it’s hard to prove that these were efforts to weaponize government functions against domestic critics. But who are we kidding? Of course they were.
The point is that this is how the slide to autocracy happens. Modern de facto dictatorships don’t usually murder their opponents (although Trump has been fulsome in his praise for regimes that do, in fact, rely on brute force). What they do, instead, is use their control over the machinery of government to make life difficult for anyone considered disloyal, until effective opposition withers away.
And it’s happening here as we speak. If you aren’t worried about the future of American democracy, you aren’t paying attention.
Come muore la democrazia, nello stile americano.
Di Paul Krugman
Le democrazie un tempo collassavano all’improvviso, con i carri armati che rombavano rumorosamente verso il palazzo presidenziale. Nel 21° Secolo, tuttavia, il processo è di solito più sottile.
L’autoritarismo è in marcia in gran parte del mondo, ma il suo avanzamento tende ad essere relativamente quieto e graduale, in modo tale che è difficile indicare un singolo momento e dire, questo è il giorno nel quale la democrazia ebbe termine. Soltanto un mattino vi svegliate e comprendete che essa se ne è andata.
Nel loro libro del 2018 “Come muoiono le democrazie”, i politologi Steven Levitsky e Daniel Ziblatt hanno documentato come questo processo si è sviluppato in molti paesi, dalla Russia di Vladimir Putin, alla Turchia di Recep Tayyip Erdogan, all’Ungheria di Viktor Orban. Un po’ alla volta le barriere protettive della democrazia sono state demolite, mentre le istituzioni deputate a servire il popolo sono diventate strumenti del partito di governo, per poi essere utilizzate come armi per punire e intimidire gli avversari di quel partito. Sulla carta questi paesi sono ancora democrazie; in pratica sono diventati regimi con un unico partito.
E gli eventi della settimana scorsa hanno dimostrato come questo possa accadere proprio qua in America.
All’inizio lo “scandalo del pennarello”, l’incapacità di Donald Trump di aver equivocato una previsione atmosferica sostenendo che l’Alabama fosse a rischio per l’uragano Dorian, era qualcosa di buffo, pur essendo anche allarmante – quando il Presidente degli Stati Uniti non sa guardare in faccia alla realtà, non è rassicurante. Ma venerdì, quando la Amministrazione Nazionale Oceanica e Atmosferica (NOAA) ha emesso un comunicato sostenendo in modo falso la pretesa di Trump secondo la quale essa aveva messo in guardia da una minaccia sull’Alabama, ha smesso di essere uno scherzo [1].
Perché questo è spaventoso? Perché dimostra che persino la dirigenza del NOAA, che dovrebbe essere la più tecnica ed apolitica delle agenzie, è adesso così sottomessa a Trump da essere disponibile non solo a smentire i suoi propri esperti ma a mentire, semplicemente per evitare un po’ di imbarazzo al Presidente.
Pensateci: se persino coloro che fanno previsioni meteorologiche ci si aspetta che pubblicamente difendano il Caro Leader, la corruzione delle nostre istituzioni è davvero completa.
Il che mi porta ad un caso molto più importante: la decisione del Dipartimento della Giustizia di aprire un’indagine sui produttori di automobili per il reato di cercare di agire responsabilmente.
La storia sino a questo punto è la seguente: come parte della sua guerra santa contro le regole ambientali, l’Amministrazione Trump ha dichiarato la sua intenzione di rovesciare le regole dell’epoca di Obama che obbligano ad un graduale elevamento dell’efficienza della combustione.
Potreste supporre che l’industria automobilistica avrebbe dato il benvenuto a questo invito a continuare ad inquinare. Tuttavia, i produttori di automobili avevano già impostato i loro piani di impresa sull’assunto che gli standard di efficienza della combustione sarebbero nei fatti aumentati.
A loro non fa piacere di vedere i loro progetti capovolti – in parte, si può immaginare, perché comprendono che la realtà del cambiamento climatico alla fine costringerà alla reintroduzione di quelle regole. Dunque si sono effettivamente opposti alla deregolamentazione di Trump, che hanno messo in guardia avrebbe condotto a “un prolungato periodo di litigiosità e di instabilità”.
E varie società sono andate oltre la protesta. Con una considerevole presa di distanze dalla Amministrazione, esse hanno raggiunto un accordo con lo Stato della California per attenersi a criteri quasi altrettanto restrittivi delle regole di Obama, anche se il Governo Federale non le sta più richiedendo.
Ora, secondo il Wall Street Journal, il Dipartimento della Giustizia sta considerando di intraprendere una iniziativa anti trust contro queste società, come se concordare su standard ambientali fosse un reato paragonabile, ad esempio, ad istituire un cartello sui prezzi.
Questo sarebbe offensivo anche se provenisse da una Amministrazione che in precedenza avesse mostrato un qualche interesse ad una effettiva politica anti trust. Provenendo da individui che fino a questo momento non hanno espresso alcuna preoccupazione sul potere di monopolio, si tratta chiaramente di un tentativo di utilizzare le iniziative anti trust come un’arma impropria, trasformandola in uno strumento di intimidazione.
E sono anche chiare le prove che il Dipartimento della Giustizia è stato completamente corrotto. In meno di tre anni è stato trasformato da una agenzia che cerca di far rispettare la legge ad una organizzazione rivolta a punire gli oppositori di Trump.
Chi sarà il prossimo? In almeno due casi, Trump sembra aver cercato di usare il suo potere per colpire Amazon, il cui fondatore, Jeff Bezos, è proprietario del Washington Post e che il Presidente considera (come il suo giornale) un nemico. In primo luogo ha spinto per un aumento presso l’ufficio postale delle aliquote delle spedizioni marittime dei pacchi, che avrebbe danneggiato i costi delle consegne di Amazon; poi il Pentagono ha improvvisamente annunciato che stava riesaminando la procedura della assegnazione di un grande progetto di cloud-computing [2] he era ampiamente previsto venisse ottenuto da Amazon.
In entrambi i casi è difficile provare che questi siano stati tentativi per utilizzare funzioni di governo come un’arma impropria verso critici interni. Ma chi stiamo prendendo in giro? Ovviamente lo sono stati.
Il punto è come accade che si scivoli nell’autocrazia. Di fatto le dittature odierne non assassinano usualmente i propri oppositori (sebbene Trump abbia elogiato in modo smaccato i regimi che lo fanno, basandosi di fatto sulla forza bruta). Quello che fanno, invece, è utilizzare il loro controllo sui meccanismi del governo per rendere la vita difficile a tutti coloro che sono considerati non fedeli, finché l’effettiva opposizione non si estingue.
E questo sta accadendo qua da noi, mentre stiamo parlando. Se non siete preoccupati per il futuro della democrazia americana, vuol dire che siete disattenti.
[1] La storia davvero demenziale sembra questa: da giorni Trump ha dichiarato senza prove che l’uragano in corso sulla costa atlantica dell’America si starebbe indirizzando verso l’Alabama. In realtà si trattava di una ‘falsa notizia’; allora Trump in una conferenza stampa nella Stanza Ovale ha mostrato una mappa che pareva confermarla, ma la mappa era stata ‘corretta’ con un colpo di pennarello (da lì i giornali hanno preso a definirlo come ‘lo scandalo del pennarello’). I dirigenti dell’Agenzia governativa hanno però cercato di salvare l’onore del Presidente confermando la mappa, pur evidentemente contraffatta.
[2] In informatica con il termine inglese cloud computing (in italiano nuvola informatica) si indica un paradigma di erogazione di servizi offerti on demand da un fornitore ad un cliente finale attraverso la rete Internet (come l’archiviazione, l’elaborazione o la trasmissione dati), a partire da un insieme di risorse preesistenti, configurabili e disponibili in remoto sotto forma di architettura distribuita. (Wikipedia)
By mm
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