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La grande rapina degli sgravi fiscali, di Paul Krugman (New York Times, 2 settembre 2019)

 

Sept. 2, 2019

The Great Tax Break Heist

By Paul Krugman

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Tax scams are the tribute policy vice pays to policy virtue.

A few days ago The Times reported on widespread abuse of a provision in the 2017 Trump tax cut that was supposed to help struggling urban workers. The provision created a tax break for investment in so-called “opportunity zones,” which would supposedly help create jobs in low-income areas. In reality the tax break has been used to support high-end hotels and apartment buildings, warehouses that employ hardly any people and so on. And it has made a handful of wealthy, well-connected investors — including the family of Jared Kushner, Donald Trump’s son-in-law — even wealthier.

It’s quite a story. But it should be seen in a broader context, as a symptom of the Republican Party’s unwillingness to perform the basic functions of government.

First of all, the opportunity-zone debacle isn’t the only example of abuse enabled by the Trump tax cut, which is full of destructive loopholes. That is, after all, what’s bound to happen when you ram a multitrillion-dollar bill through Congress without a single hearing, presumably out of fear that it would have been rejected if anyone had had time to figure out what was in it. The bill’s drafting was so rushed that many provisions were actually written in by hand at the last minute.

Among other things, the bum’s rush meant that much of the bill was drafted by lobbyists on behalf of their clients. Given that, it shouldn’t be a surprise that a provision sold as a policy to help the poor has actually ended up being a giveaway to hedge funds and real estate developers.

Beyond that, however, the opportunity-zone affair reflects the reality that Republicans are no longer willing to spend public money in the public interest.

I don’t mean that the G.O.P. is committed to limited government, which would at any rate be coherent. If Republicans were willing to say, “We don’t care about the poor,” or even, “We care about the poor, but don’t consider fighting poverty an appropriate role for government,” at least they’d have the virtue of intellectual consistency.

In fact, however, the modern G.O.P. pretends to share traditionally liberal goals, like poverty reduction or expanded health coverage. But it refuses to spend money on these goals, trying instead to bribe private investors into serving those goals by offering targeted tax breaks.

You can see this syndrome in many areas. Take, for example, the problem of America’s crumbling infrastructure, which Donald Trump claimed he would fix, and is one area in which he might have expected bipartisan support. Why hasn’t anything happened on that front? Why has “infrastructure week” become a punch line for political jokes?

A large part of the reason is that neither the Trump administration nor Republicans in Congress have been willing even to consider the idea of building infrastructure by, you know, building infrastructure.

You might think that right now there’s an overwhelming case for engaging in old-fashioned public works spending. After all, the need for new spending is obvious, and the government’s financing costs are extremely low. (Inflation-protected 10-year bonds are actually paying negative interest.) Why not just borrow some money and get to work on those bridges?

But that’s not how modern Republicans do things. The closest thing we’ve seen to an actual Trump infrastructure plan was a proposal, not for public spending, but for huge tax credits to private developers. And in practice the plan would have been more about privatizing public assets than about promoting new investment.

As far as I can tell, the last time Republicans were willing to spend serious amounts of public money for the public good was 1997, when they agreed to the creation of the Children’s Health Insurance Program, which was, by the way, highly successful. Since then it has all been about policy by tax break — which consistently fails, for at least three reasons.

First, such policies rarely “trickle down” to the people they’re supposedly intended to benefit. Opportunity zones aren’t the only part of the 2017 tax cut that is notably failing to deliver; remember how slashing corporate tax rates was going to lead to a surge in ordinary workers’ wages?

Second, the main beneficiaries of targeted tax cuts tend, consistently, to be a small group of wealthy individuals. Another provision of the 2017 law was a provision supposedly intended to help small businesses; in fact, 61 percent of the provision’s benefits are flowing to the top 1 percent of households.

Finally, selective tax breaks often end up mainly providing new and improved ways to dodge taxes. Rich people with smart accountants don’t have a hard time pretending to be small-business owners, developers serving poor communities or whatever else the creators of those tax breaks are ostensibly trying to promote.

The point, again, is that you shouldn’t think of the opportunity-zone fiasco as an isolated mistake. Things like this are inevitable when one of our two major political parties has basically turned its back on the very idea of productive public spending.

 

 

La grande rapina degli sgravi fiscali,

di Paul Krugman

Gli imbrogli fiscali sono il tributo che i vizi della politica pagano alla politica apparentemente virtuosa.

Pochi giorni orsono il Times pubblicava un resoconto su un abuso generalizzato di una disposizione del taglio delle tasse di Trump del 2017 che si supponeva aiutasse i lavoratori urbani in difficoltà. La disposizione creava uno sgravio fiscale per gli investimenti nelle cosiddette “aree delle occasioni”, che si pensava avrebbe creato posti di lavoro nelle aree a basso reddito. In realtà lo sgravio fiscale è stato utilizzato per sostenere alberghi di lusso e palazzi per appartamenti, magazzini che occupano a fatica qualcuno, e via dicendo. E ciò ha reso anche più ricchi una manciata di investitori ricchi ben ammanigliati – inclusa la famiglia di Jared Kushner, il genero di Donald Trump.

È una storia interessante. Ma dovrebbe essere considerata in un contesto più generale, come un sintomo della indisponibilità del Partito Repubblicano a far operare le funzioni basilari del governo.

Anzitutto, la debacle delle ‘aree delle occasioni’ non è l’unico esempio degli abusi resi possibili dal taglio delle tasse di Trump, che è pieno di scappatoie rovinose. Ovvero, dopo tutto, cosa è destinato ad accadere quando si impone una procedura legislativa da molte migliaia di miliardi senza una singola audizione, presumibilmente per il timore che il Congresso l’avrebbe respinta se avesse avuto il tempo di immaginarsi che cosa conteneva? La stesura della proposta di legge è stata così precipitosa che molte disposizioni sono state effettivamente scritte a mano all’ultimo minuto.

Tra le altre cose, la procedura precipitosa ha comportato che gran parte della proposta sia stata stesa da lobbisti nell’interesse dei loro clienti. Considerato ciò, non dovrebbe essere sorprendente che una disposizione rivenduta come una politica per aiutare i poveri sia in realtà finita coll’essere un regalo ai fondi speculativi ed agli imprenditori immobiliari.

Oltre a ciò, tuttavia, la faccenda delle ‘aree delle occasioni’ riflette il dato di fatto che i repubblicani non sono più disponibili a spendere denaro pubblico nell’interesse generale.

Non intendo dire che il Partito Repubblicano sia vincolato ad un governo sottoposto a limiti, il che sarebbe comunque coerente. Se i repubblicani dicessero “Noi non ci curiamo dei poveri”, o anche “Ci occupiamo dei poveri, ma non consideriamo il combattere la povertà un ruolo appropriato per il governo”, almeno avrebbero la virtù della coerenza intellettuale.

Nei fatti, tuttavia, il Partito Repubblicano odierno pretende di condividere obbiettivi tradizionalmente progressisti, come la riduzione della povertà o una copertura sanitaria in aumento. Ma rifiuta di spendere soldi per questi obbiettivi, cercando invece di pagare una tangente agli investitori privati per quegli obbiettivi, offrendo sgravi fiscali mirati.

Potete constatare questo fenomeno in molti settori. Si prenda, ad esempio, il problema delle fatiscenti infrastrutture dell’America, che Donald Trump sosteneva avrebbe riparato, ed è un settore nel quale avrebbe potuto aspettarsi un sostegno bipartisan. Perché su quel fronte non è accaduto niente? Perché la “settimana delle infrastrutture” è diventata la battuta finale delle barzellette della politica?

La ragione in buona parte è che né l’Amministrazione Trump né i repubblicani nel Congresso sono stati disponibili a considerare l’idea di costruire infrastrutture tramite, come è ovvio, la costruzione di infrastrutture.

Potreste ritenere che proprio adesso ci sia uno schiacciante argomento per la tradizionale spesa nelle opere pubbliche. Dopo tutto, il bisogno di nuovi investimenti è evidente, e i costi finanziari del Governo sono estremamente bassi (i bond decennali protetti dall’inflazione stanno effettivamente pagando interessi negativi). Perché semplicemente non prendere a prestito un po’ di soldi e mettersi a lavorare su quei ponti?

Ma non è quello il modo nel quale i repubblicani odierni fanno le cose. La cosa più vicina ad un effettivo piano di infrastrutture di Trump non è stata una proposta di spesa pubblica, bensì di ampi crediti di imposta ai costruttori privati. E in pratica quel piano avrebbe riguardato la privatizzazione di asset pubblici anziché la promozione di nuovi investimenti.

Per quanto posso dire, l’ultima volta che i repubblicani furono disponibili a spendere seriamente quantità di denaro pubblico per il bene collettivo fu nel 1997, quando si misero d’accordo per la creazione del Programma di Assicurazione Sanitaria per i Bambini, che ebbe, per inciso, un vasto successo. Da allora tutto ha riguardato politiche attraverso sgravi fiscali – che sono stabilmente fallite, per almeno tre ragioni.

La prima, tali politiche raramente “arrivano a cascata” alle persone che si suppone che esse intendano avvantaggiare.  Le “aree delle occasioni” non sono l’unica parte del taglio delle tasse del 2017 che particolarmente non si sta riuscendo a promuovere; ricordate come l’abbattimento delle aliquote fiscali sulle società avrebbe dovuto portare ad una impennata dei salari dei lavoratori comuni?

La seconda, i principali beneficiari dei tagli fiscali mirati tendono, costantemente, ad essere piccoli gruppi di individui ricchi. Un’altra disposizione della legge del 2017 fu una norma che si riteneva destinata ad aiutare le piccole imprese; di fatto, il 61 per cento dei benefici di quella disposizione sono finiti all’1 per cento delle famiglie più ricche.

Infine, gli sgravi fiscali selettivi spesso finiscono principalmente col fornire modi nuovi e più efficaci per eludere le tasse. Le persone ricche con furbi commercialisti non hanno problemi a fingere di essere proprietari di piccole imprese, costruttori che operano per comunità povere o chiunque altro i creatori di quegli sgravi fiscali stanno manifestamente cercando di promuovere.

Il punto, ancora una volta, è che non dovreste pensare al fiasco delle ‘aree delle occasioni’ come un errore isolato. Cose come questa sono inevitabili quando uno dei due principali partiti politici ha fondamentalmente voltato le spalle proprio all’idea di una spesa pubblica produttiva.

 

 

 

 

 

 

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