Sept. 18, 2019
By Paul Krugman
Modern conservatives hate regulation, and the Trump administration has channeled that hatred into policy. It has scrapped or emasculated rules designed to limit everything from predatory lending to exploitative for-profit education, and has moved on multiple fronts to undo environmental protection. Yesterday it took perhaps its most dramatic anti-regulation step so far, announcing that it would try to prevent California from setting strict ruleson auto emissions.
But what’s behind this hatred of regulation? You might think that it’s all about profits, that corporations want to be free to pollute and rip off their customers because it’s good for the bottom line. In fact, however, the striking thing about many of Donald Trump’s deregulatory moves is that major corporations actually oppose his actions.
Thus, most of the big auto companies, having already based their plans on the expectation that Obama-era emission standards would remain in place, don’t want to see them reversed, and several companies went as far as to agree to adhere to California’s rules even if they were stricter than federal regulations.
A similar story is unfolding with regard to the Trump administration’s rollback of regulations intended to ensure that light bulbs become more efficient. True, light bulb manufacturers welcomed the move. But the Alliance to Save Energy, which condemned Trump’s action, is hardly a bunch of hippie tree-huggers; its membership includes a who’s who of major corporations, from 3M to Microsoft to Dupont.
No, there’s something happening here that goes beyond big money trying to get even bigger. Trump, I’d argue, is tapping into a grass-roots phenomenon — let’s call it regulation rage — that is more about psychology than about self-interest. It’s a syndrome that only afflicts a minority of the population, but it’s real, it’s ugly, and it can do a remarkable amount of damage.
What do I mean by regulation rage? It’s the startling anger evoked by government rules intended to protect the public, even when those rules aren’t especially onerous and the public interest case for the rules is overwhelming.
I think I first became aware of regulation rage back in the 1980s, when a local Massachusetts talk-radio host led a temporarily successful jihad against the state’s seatbelt law. (The state reinstated the law after its repeal led to a surge in traffic fatalities.)
However, the phenomenon really came into focus for me a decade ago, when I read a rant by the right-wing commentator Erick Erickson suggesting that government officials should face violent retribution for their actions: “At what point do the people tell the politicians to go to hell? At what point do they get off the couch, march down to their state legislator’s house, pull him outside, and beat him to a bloody pulp for being an idiot?”
What was the policy that set Erickson off? Washington state’s ban on phosphates in detergents. Phosphates are a real environmental menace, which can help cause toxic algae blooms. But never mind; Erickson was enraged because, he claimed, his dishwasher wasn’t working as well as it used to. If threatening violence over your dishwasher sounds crazy, that’s because it is; but undoing dishwasher regulations has, it turns out, become an important conservative cause.
Regulation rage has a couple of distinctive features. One is its disproportionality, in which fairly mild restrictions set off volcanic anger. The other is the sheer pettiness of many of the ragers’ complaints. Trump, by his own account, dislikes modern light bulbs because they make him look orange — which isn’t even true. (He does indeed look orange, but it’s probably because of his addiction to artificial tanning and excessive use of bronzer.)
Oh, and do people remember Trump’s opposition to regulations that protect the ozone layer because, he claimed, his hair spray wasn’t working as well as it used to?
So what’s really driving regulation rage? I’d love to see some serious political science research into the phenomenon. I suspect, though I don’t know for sure, that there are strong correlations between regulation rage and other attitudes, like support for unregulated gun sales and racial hostility.
But as I said, regulation rage seems to be more about psychology than about self-interest. It’s coming from people who, for whatever reason, don’t feel respected, and who see even mild restrictions on their actions as insults perpetrated by elites who consider themselves smarter than other people.
Such people are a distinct minority among Americans in general. For example, polling tells us that an overwhelming majority of Americans, including a majority of self-identified Republicans, want to see pollution regulation strengthened, not weakened.
But regulation ragers have disproportionate influence over Republican politicians. And now we have a regulation rager sitting in the White House, determined to undo public-interest regulation even when big business wants it retained.
And pointing out that regulatory rollbacks are both bad for the economy and likely to sicken or kill many Americans won’t help. After all, anyone saying such things is, by definition, a know-it-all elitist.
Le radici della rabbia per i regolamenti,
di Paul Krugman
I conservatori odierni odiano i regolamenti, e l’Amministrazione Trump ha incanalato quell’odio in politica. Essa ha rottamato o reso impotenti regole rivolte a stabilire dei limiti su tutto, dai prestiti truffaldini allo sfruttamento dell’istruzione a scopo di lucro, e si è mossa su vari fronti per disfare la protezione ambientale. Ieri ha fatto il passo forse più spettacolare sino a questo punto contro i regolamenti, annunciando che avrebbe cercato di impedire alla California di fissare regole severe sulle emissioni delle automobili.
Ma cosa c’è dietro questo odio contro i regolamenti? Potreste pensare che è tutta una questione di profitti, che le imprese vogliono essere libere di inquinare e di fregare la loro clientela perché questo è positivo per i loro affari. Di fatto, tuttavia, la cosa sorprendente a riguardo di molte delle iniziative di deregolamentazione di Donald Trump è che in realtà importanti società si oppongono alle sue azioni.
È per questo che la maggioranza delle grandi società automobilistiche, avendo già basato i loro progetti sulla aspettativa che gli standard delle emissioni dell’epoca di Obama sarebbero rimaste in funzione, non vogliono vederle rovesciate, e varie società sono arrivate al punto di concordare la adesione alle regole della California anche se esse erano più severe delle regole federali.
Una storia simile si sta svolgendo a proposito della riduzione da parte della Amministrazione Trump delle regole rivolte ad assicurare che le lampadine diventino più efficienti. È vero, le industrie delle lampadine hanno salutato positivamente l’iniziativa. Ma l’Alleanza per il Risparmio di Energia, che ha condannato la decisione di Trump, non può certo essere definita come un gruppo di hippy e di ambientalisti sfegatati; ad essa aderisce il gotha di importanti società, dalla 3M alla Microsoft alla Dupont.
No, in questo caso sta succedendo qualcosa che va oltre il tentativo dei grandi capitalisti di diventare persino più grandi. Direi che Trump sta sfruttando un fenomeno che esiste tra la gente comune – chiamiamolo insofferenza per i regolamenti – che riguarda più la psicologia che la difesa dei propri interessi. È una sindrome che affligge soltanto una minoranza della popolazione, ma è reale, è preoccupante, e può provocare una notevole quantità di danni.
Che cosa intendo per insofferenza per i regolamenti? Si tratta della stupefacente rabbia evocata dalle regole governative rivolte a proteggere la comunità, anche quando quelle regole non sono particolarmente onerose e l’argomento dell’interesse pubblico per tali regole è evidente.
Penso di essere diventato per la prima volta consapevole della insofferenza per i regolamenti nei passati anni ’80, quando un conduttore di una radio locale del Massachusetts ottenne un temporaneo successo in una guerra santa contro una legge dello Stato sulle cinture di sicurezza (lo Stato ripristinò la legge dopo che la sua abrogazione aveva portato ad una impennata degli incidenti mortali provocati dal traffico).
Tuttavia, misi a fuoco effettivamente il fenomeno una decina di anni fa, quando lessi una invettiva da parte del commentatore di destra Erick Erickson che suggeriva che i dirigenti governativi avrebbero dovuto subire un castigo violento per le loro iniziative: “Quand’è che la gente dirà ai politici di andare al diavolo? Quand’è che si alzeranno dal divano, marceranno verso la casa del legislatore dello Stato, lo porteranno fuori e lo pesteranno fino a ridurlo ad una poltiglia sanguinosa a causa della sua idiozia?”
Quale era la politica che aveva scatenato Erickson? La messa al bando da parte dello Stato di Washington dei fosfati nei detergenti. I fosfati sono una reale minaccia ambientale, che può contribuire a provocare la fioritura di alghe tossiche. Ma non era importante; Erickson era infuriato perché, sosteneva, la sua lavastoviglie non funzionava più bene come in precedenza. Può darsi che minacciare la violenza per una lavastoviglie si sembri pazzesco, dato che in effetti lo è; ma stracciare i regolamenti sulle lavastoviglie, si scoprì, era diventata una importante causa conservatrice.
La rabbia per i regolamenti ha un paio di caratteristiche distintive. Una è il suo essere sproporzionata, laddove restrizioni abbastanza leggere scatenano una rabbia vulcanica. L’altra è la pura meschinità di molte delle lamentele degli infuriati. Trump, per suo conto, non gradisce le lampadine moderne perché lo fanno diventare arancione – il che non è neanche vero (in effetti egli sembra arancione, ma probabilmente questo dipende dal fatto che ci aggiunge una abbronzatura artificiale e un uso eccessivo di cosmetici).
Inoltre, c’è qualcuno che si ricorda l’opposizione di Trump ai regolamenti che proteggono lo strato dell’ozono perché, sosteneva, il suo spray per i capelli non funzionava più bene come un tempo?
Dunque, cos’è che davvero provoca la rabbia per i regolamenti? Mi piacerebbe leggere qualche seria ricerca di politologi sul fenomeno. Sospetto, per quanto non lo sappia con certezza, che ci siano forti correlazioni tra la rabbia per i regolamenti ed altre attitudini, come il sostegno alle vendite illimitate delle armi e l’ostilità razziale.
Ma come ho detto sembra che l’insofferenza per i regolamenti sia più attinente alla psicologia che agli interessi personali. Viene da persone che, per i motivi più vari, non si sentono rispettate e che percepiscono restrizioni anche leggere alle loro azioni come insulti perpetrati da elite che si ritengono più intelligenti delle altre persone.
Tra gli americani in generale, quelle persone sono una netta minoranza. Ad esempio, i sondaggi ci dicono che una schiacciante maggioranza di americani, inclusa una maggioranza di persone che si definiscono repubblicane, vogliono vedere rafforzati e non indeboliti i regolamenti contro l’inquinamento.
Ma gli insofferenti ai regolamenti hanno una influenza sproporzionata sui politici repubblicani. E adesso abbiamo un insofferente ai regolamenti insediato alla Casa Bianca, determinato a disfare i regolamenti nel pubblico interesse anche quando le grandi imprese li vogliono mantenere.
Né sarà di aiuto mettere in evidenza che la drastica riduzione dei regolamenti sarebbe sia negativa per l’economia, che tale da far ammalare o da uccidere molti americani. Dopo tutto, chiunque affermi cose del genere, per definizione, fa parte di una elite che pretende di saper tutto.
By mm
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