Nov. 4, 2019
By Paul Krugman
Given all the recent focus on health policy, you might think that the medical-industrial complex would be heavily involved in the Democratic primary race, going all-out to block Elizabeth Warren. And a coalition of drug companies, insurers and hospitals is indeed running ads attacking “Medicare for all.”
But the health industry’s political role has been relatively muted so far. Partly this may reflect realism: Even if Warren becomes president, the chances of getting Medicare for all through Congress are small. It may also reflect the surprising openness of doctors to reform. While the American Medical Association still officially opposes single-payer, at a recent meeting, 47 percent of the delegates voted to drop that opposition.
No, the really intense backlash against Warren and progressive Democrats in general is coming from Wall Street. And while that opposition partly reflects self-interest, Wall Street’s Warren hatred has a level of virulence, sometimes crossing into hysteria, that goes beyond normal political calculation.
What’s behind that virulence?
First, let’s talk about the rational reasons Wall Street is worried about Warren. She is, of course, calling for major tax increases on the very wealthy, those with wealth exceeding $50 million, and the financial industry is strongly represented in that elite club. And since raising taxes on the wealthy is highly popular, it’s an idea a progressive president might actually be able to turn into real policy.
Warren is also a big believer in stricter financial regulation; the Consumer Financial Protection Bureau, which was highly effective until the Trump administration set about gutting it, was her brainchild.
So if you are a Wall Street billionaire, rational self-interest might well induce you to oppose Warren. Rationality does not, however, explain why a money manager like Leon Cooperman — who just two years ago settled a suit over insider trading for $5 million, although without admitting wrongdoing — would circulate an embarrassing, self-pitying open letter denouncing Warren for her failure to appreciate all the wonderful things billionaires like him do for society.
Nor does it explain why Cliff Asness, another money manager, would fly into a rage at Warren adviser Gabriel Zucman for using the term “revenue maximizing” — a standard piece of economic jargon — describing it as “disgustingly immoral.”
The real tell here, I think, is that much of the Wall Street vitriol now being directed at Warren was previously directed at, of all people, President Barack Obama.
Objectively, Obama treated Wall Street with kid gloves. In the aftermath of a devastating financial crisis, his administration bailed out collapsing institutions on favorable terms. He and Democrats in Congress did impose some new regulations, but they were very mild compared with the regulations put in place after the banking crisis of the 1930s.
He did, however, refer on a few occasions to “fat cat” bankers and suggested that financial-industry excesses were responsible for the 2008 crisis because, well, they were. And the result, quite early in his administration, was that Wall Street became consumed with “Obama rage,” and the financial industry went all in for Mitt Romney in 2012.
I wonder, by the way, if this history helps explain an odd aspect of fund-raising in the current primary campaign. It’s not surprising that Warren is getting very little money from the financial sector. It is, however, surprising that the top recipient isn’t Joe Biden but Pete Buttigieg, who’s running a fairly distant fourth in the polls. Is Biden suffering from the lingering effects of that old-time Obama rage?
In any case, the point is that Wall Street billionaires, even more than billionaires in general, seem to be snowflakes, emotionally unable to handle criticism.
I’m not sure why that should be the case, but it may be that in their hearts they suspect that the critics have a point.
What, after all, does modern finance actually do for the economy? Unlike the robber barons of yore, today’s Wall Street tycoons don’t build anything tangible. They don’t even direct money to the people who actually are building the industries of the future. The vast expansion of credit in America after around 1980 basically involved a surge in consumer debt rather than new money for business investment.
Moreover, there is growing evidence that when the financial sector gets too big it actually acts as a drag on the economy — and America is well past that point.
Now, human nature being what it is, people who secretly wonder whether they really deserve their wealth get especially angry when others express these doubts publicly. So it’s not surprising that people who couldn’t handle Obama’s mild, polite criticism are completely losing it over Warren.
What this means is that you should beware of Wall Street claims that progressive policies would have dire effects. Such claims don’t reflect deep economic wisdom; to a large extent they’re coming from people with vast wealth but fragile egos, whose rants should be discounted appropriately.
Attacco delle mammolette di Wall Street,
di Paul Krugman
Dato tutto il recente concentrarsi sulla politica sanitaria, potreste pensare che il complesso sanitario-industriale sia pesantemente coinvolto nella competizione delle primarie democratiche, facendo il possibile per bloccare Elizabeth Warren. E in effetti una coalizione di società farmaceutiche, di assicurazioni e di ospedali ha in corso iniziative pubblicitarie che attaccano Medicare-per-tutti.
Ma sino a questo punto il ruolo politico dell’industria sanitaria è stato relativamente tranquillo. In parte questo può riflettere realismo: persino se la Warren diventasse Presidente, le possibilità di ottenere dal Congresso Medicare-per-tutti sono modeste. Può anche riflettere la sorprendente apertura dei dottori alla riforma. Mentre l’Associazione Medica Americana ancora si oppone ufficialmente ad un unico centro di pagamenti, in un recente incontro, il 47 per cento dei delegati ha votato per far cadere quella opposizione.
No, il contraccolpo davvero violento contro la Warren e i democratici progressisti in generale sta venendo da Wall Street. E mentre quella opposizione riflette in parte in propri interessi, l’odio verso la Warren di Wall Street ha un livello di virulenza, che talvolta travalica nell’isteria, che va oltre i normali calcoli politici.
Cosa c’è dietro tale virulenza?
Prima di tutto, lasciatemi parlare delle ragioni razionali per le quali Wall Street è preoccupata della Warren. Lei, ovviamente, sta chiedendo importanti aumenti delle tasse per chi è molto ricco, coloro con una ricchezza che supera i 50 milioni di dollari, e il settore finanziario è fortemente rappresentato in quei circoli. E dal momento che alzare le tasse sui ricchi è altamente popolare, si tratta di un’idea che una Presidente progressista potrebbe essere capace effettivamente di tradurre nella politica reale.
La Warren è anche una grande sostenitrice di una regolamentazione finanziaria più severa; l’Ufficio per la Protezione dell’Utente Finanziario, che è stato assai efficace finché l’Amministrazione Trump ha deciso di demolirlo, era un parto del suo cervello.
Dunque, se siete un miliardario di Wall Street, il vostro ragionevole interesse potrebbe ben indurvi ad opporvi alla Warren. Tuttavia, la razionalità non spiega perché un amministratore finanziario come Leon Cooperman – che solo due anni orsono si è accordato per 5 milioni di dollari in una causa per insider trading, sia pure senza ammettere la malefatta – abbia messo in circolazione una imbarazzante lettera aperta di autocommiserazione, denunciando la Warren per la sua incapacità di apprezzare tutte le cose meravigliose che i miliardari come lui fanno per la società.
Né essa spiega perché Cliff Asness, un altro dirigente finanziario, si sia scagliato contro il consigliere della Warren Gabriel Zucman per l’uso del termine “massimizzazione delle entrate” – una espressione comune nel gergo economico – descrivendola come “disgustosamente immorale”.
Penso che in questo caso, il racconto vero sia che buona parte del vetriolo di Wall Street che adesso è diretto contro la Warren, in precedenza era diretto proprio contro il Presidente Barack Obama.
Obiettivamente, Obama trattava Wall Street con i guanti. All’indomani di una crisi finanziaria devastante, la sua Amministrazione salvò dal collasso istituti con condizioni favorevoli. Lui e i democratici nel Congresso imposero alcuni nuovi regolamenti, ma erano assai leggeri a confronto con i regolamenti messi in atto dopo la crisi bancaria degli anni ’30.
In poche occasioni, tuttavia, egli si riferì ai “pezzi grossi” delle banche e suggerì che gli eccessi del settore finanziario avessero la responsabilità della crisi del 2008, in quanto nei fatti ce l’avevano. E il risultato, quasi nei primi tempi della sua Amministrazione, fu che Wall Street fu divorata dal “furore contro Obama”, e il settore finanziario passò interamente a favore di Mitt Romney nel 2012.
Mi chiedo, per inciso, se questa storia contribuisca a spiegare un aspetto strano della raccolta dei finanziamenti nell’attuale campagna delle primarie. Non è sorprendente che la Warren stia ottenendo molti pochi soldi dal settore finanziario. È tuttavia sorprendente che il principale destinatario non sia Joe Biden ma Pete Buttigieg, che è collocato in un abbastanza distante quarto posto nei sondaggi. Forse Biden sta stentando per gli effetti persistenti della rabbia contro Obama dei tempi andati?
In ogni caso, il punto è che i miliardari di Wall Street, persino di più dei miliardari in generale, sembrano essere mammolette, emozionalmente inadatti a gestire le critiche.
Non sono sicuro perché quello dovrebbe essere il motivo, ma può darsi che nelle loro coscienze essi abbiano il sospetto che le critiche hanno un fondamento.
Che cosa effettivamente fa, dopo tutto, la finanza contemporanea per l’economia? Diversamente dai ‘padroni del vapore’ del passato, i magnati odierni di Wall Street non costruiscono niente di tangibile. Nemmeno indirizzano denaro verso le persone che stanno effettivamente costruendo le industrie del futuro. La vasta espansione del credito dopo grosso modo il 1980, fondamentalmente comportò un picco nel debito dei consumatori, piuttosto che nuovi soldi per gli investimenti delle imprese.
Inoltre, ci sono prove crescenti che quando il settore finanziario diventa troppo grande, esso effettivamente agisce come un ostacolo per l’economia – e l’America è ben oltre quel punto.
Ora, essendo la natura umana quello che è, le persone che segretamente si chiedono se davvero meritano la loro ricchezza, si arrabbiano particolarmente quando gli altri esprimono gli stessi dubbi pubblicamente. Così non è sorprendente che le persone che che non potevano sopportare le miti, educate critiche di Obama, stiano completamente perdendo le staffe con la Warren. Quello che questo significa è che dovreste fare attenzione alle pretese di Wall Street, secondo le quali le politiche progressiste avrebbero effetti tremendi. Tali pretese non riflettono una profonda saggezza economica; in larga misura provengono da individui con enormi ricchezze ma con fragili ego, le cui invettive dovrebbero essere appropriatamente ignorate.
By mm
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