Nov. 21, 2019
By Paul Krugman
Formally, the House of Representatives is holding an inquiry into the question of whether Donald J. Trump should be impeached. In reality, we’ve known the answer to that question for a long time. In a different era, when both parties believed in the Constitution, Trump’s abuse of his position for personal gain would have led to his removal from office long ago.
No, what we’re actually witnessing is a test of the depths to which the Republican Party will sink. How much corruption, how much collusion with foreign powers and betrayal of the national interest will that party’s elected representatives stand for?
And the result of that test seems increasingly clear: There is no bottom. The inquiry hasn’t found a smoking gun; it has found what amounts to a smoking battery of artillery. Yet almost no partisan Republicans have turned on Trump and his high-crimes-and-misdemeanors collaborators. Why not?
The answer gets to the heart of what’s wrong with modern American politics: The G.O.P. is now a thoroughly corrupt party. Trump is a symptom, not the disease, and our democracy will remain under dire threat even if and when he’s gone.
The usual explanation you hear for G.O.P. acquiescence in Trumpian malfeasance is that elected Republicans fear being defeated in a primary if they show any hint of wavering. And that’s certainly an important part of the story.
Republicans haven’t forgotten what happened in 2014, when David Brat, a Tea Party insurgent, ousted Eric Cantor, at the time the House majority leader. Cantor was a hard-line conservative, but mild-mannered in affect, and perceived as soft on immigration. The lesson was that the G.O.P. base demands red meat, and these days that means supporting Trump no matter what.
But electoral fears aren’t the only thing keeping Republicans in line.
On one side, I don’t think most observers realize, even now, the extent to which many Republicans view their domestic opponents not as fellow citizens but as enemies with no legitimate right to govern.
William Barr, the attorney general, says that progressives are “militant secularists” out to “destroy the traditional moral order.” If that’s how you see the world, you’ll support anything — up to and including soliciting and/or extorting intervention by foreign powers in U.S. elections — that helps defeat those progressives.
On the other side, it’s notable that with few exceptions even Republicans who are leaving or have left office still refuse to criticize Trump. There has been a wave of Republicans announcing retirements from the House, and there’s little question that some of these politicians are leaving because they’re disgusted with serving this administration. Yet almost none have said so explicitly, even though they won’t be facing any more primaries. What keeps them in line?
The answer is, follow the money.
What, after all, do retired officials do for a living? Many become lobbyists, and in an era of extreme polarization that means lobbying their own party. Being honest about why you quit would be bad for future business.
Beyond that, the modern U.S. right contains many institutions — Fox News and other media, right-wing think tanks, and others — that offer sinecures to former officials. However, this “wing-nut welfare” — which has no counterpart on the left — is available only to those who continue to toe the line.
Earlier I mentioned David Brat, who ousted Eric Cantor. As it happens, Brat himself was defeated in last year’s Democratic landslide. So what’s he doing now? He’s dean of the business school at Jerry Falwell Jr.’s Liberty University.
So financial incentives keep even retiring Republicans in line. And the exceptions prove the rule.
As far as I can tell, Gordon Sondland, who is ambassador to the European Union — but surely not for long — was the first political appointee, as opposed to professional civil servant, to attest to the Trump administration’s abuse of power in Ukraine. A key point about Sondland, however, is that he’s a rich man who doesn’t need wing-nut welfare.
He’ll live comfortably in retirement as long as he doesn’t go to jail. So his incentives were very different from those facing most G.O.P. figures.
So are all Republicans corruptly subservient to Trump? No, there are some honorable Never Trumpers, including many of the foreign-policy neocons like William Kristol. Some of us will never forgive this group for misleading us into war, but it turns out that they really do have principles, and deserve recognition for their current political courage.
But the modern G.O.P. as a whole is overwhelmingly fanatical, corrupt, or both. Anyone imagining that the mountainous evidence of Trump’s malfeasance will lead to a moral awakening, or that Republicans will return to democratic political norms once Trump is gone, is living in a fantasy world. Even catastrophic electoral defeat next year probably wouldn’t do much to change Republican behavior.
The big question is whether America as we know it can long endure when one of its two major parties has effectively rejected the principles on which our nation was built.
Trump e il suo Corrotto Vecchio Partito [1],
di Paul Krugman
Formalmente, la Camera dei Rappresentanti sta conducendo un’indagine sul quesito se Donald J. Trump debba essere messo in stato d’accusa. In realtà, la risposta a tale quesito la conosciamo da lungo tempo. In un’epoca diversa, quando entrambi i partiti credevano nella Costituzione, l’abuso da parte di Trump della sua carica per vantaggi personali avrebbe portato alla sua rimozione dalla Presidenza da lungo tempo.
In realtà, quello a cui stiamo assistendo è un test sulla profondità dell’abisso nel quale il partito repubblicano vorrà andare a fondo. Quanta corruzione, quanta collusione con potenze straniere e tradimento degli interessi della nazione i rappresentanti eletti di quel partito tollereranno?
E il risultato di quel test sembra sempre più chiaro: non ci sarà alcun limite. L’indagine non ha scoperto un “fucile fumante”; ne ha trovati una quantità pari ad una fumante batteria di artiglieria. Tuttavia nessun repubblicano schierato si è rivoltato contro Trump ed i suoi collaboratori ad ‘alta intensità’ di crimini e misfatti. Perché no?
La risposta ci porta al cuore di quello che è sbagliato nella politica americana odierna: il Partito Repubblicano è al giorno d’oggi un partito completamente corrotto. Trump è un sintomo, non è la malattia, e la nostra democrazia resterà alle prese con una tremenda minaccia anche quando se ne sarà andato.
La spiegazione consueta che viene fornita per l’acquiescenza alle malefatte trumpiane è che i repubblicani eletti temono di essere sconfitti nelle primarie se mostrano qualche cenno di tentennamento. E questa è certamente una parte importante della storia. I repubblicani non hanno dimenticato cosa accadde nel 2014, quando David Brat, della fronda del Tea Party, spodestò Eric Cantor, a quel tempo leader della maggioranza. Cantor era un conservatore di orientamento radicale, ma di sentimenti miti, e veniva percepito come moderato sui temi dell’immigrazione. La lezione fu che la base repubblicana vuole ‘vedere il sangue’, e di questi tempi questo significa sostenere Trump a prescindere da tutto.
Ma i timori elettorali non sono l’unica cosa che tiene i repubblicani al loro posto.
Da una parte, io non credo che molti osservatori si rendano conto, persino oggi, in quale misura molti repubblicani considerano i loro avversari nazionali non come concittadini, ma come nemici che non hanno alcun diritto legittimo a governare.
William Barr, il procuratore generale, dice che i progressisti sono “militanti secolaristi” sguinzagliati allo scopo di “distruggere il tradizionale ordine morale”. Se questo è il modo in cui vedete il mondo, farete ogni cosa – non escluso il sollecitare e/o estorcere l’intervento di potenze straniere nelle elezioni statunitensi – che contribuisca a sconfiggere quei progressisti.
D’altra parte, è considerevole che con poche eccezioni persino i repubblicani che hanno lasciato o stanno lasciando l’incarico si rifiutino di criticare Trump. C’è stata un’ondata di repubblicani che hanno annunciato il pensionamento dalla Camera [2], e non c’è dubbio che questi politici stanno lasciando perché sono disgustati dal restare al servizio di questa Amministrazione. Tuttavia quasi nessuno l’ha detto così esplicitamente, anche se non dovranno affrontare altre primarie. Cosa li tiene in riga?
La risposta è: seguite dove vanno i soldi.
Dopo tutto, cosa fanno i parlamentari in pensione per vivere? Molti diventano lobbisti, e in un’epoca di estrema polarizzazione, ciò significa fare lobby per il loro stesso partito. Essere onesti sulle ragioni per le quali si smette sarebbe negativo per le loro attività future.
Oltre a ciò, la destra statunitense odierna contiene molte istituzioni – Fox News ed altri media, gruppi di ricerca della destra ed altro ancora – che offrono sinecure a chi ha avuto incarichi. Tuttavia, questa specie di “patronato” per la gente di destra a fine carriera [3] – che non ha niente di simile a sinistra – è disponibile solo per coloro che continuano a rigare diritto.
Ho sopra fatto riferimento a David Brat, che spodestò Eric Cantor. Si dà il caso che lo stesso Brat venne sconfitto l’anno socrso nella vittoria schiacciante dei democratici. Cosa sta dunque facendo adeso? È decano della scuola di economia presso la Liberty University di Jerry Falwell Jr.
Dunque gli incentivi finanziari proseguono anche con i pensionati repubblicani disciplinati. E le eccezioni confermano la regola.
Per quanto posso dire, Gordon Sondland, che è ambasciatore presso l’Unione Europea – ma di sicuro più per poco – è stato il primo caso di nomina politica, che è altra cosa da un funzionario pubblico di professione, che abbia testimoniato l’abuso di potere della Amministrazione Trump in Ucraina. A proposito di Sondland, tuttavia, un aspetto fondamentale è che si tratta di un uomo ricco che non ha bisogno di quel genere di assistenza per i personaggi della destra.
Vivrà confortabilmente in pensione fino a che non andrà in galera. Dunque, i suoi incentivi sono molto diversi da quelli di cui godono i personaggi del Partito Repubblicano.
Dunque, tutti i repubblicani sono disonestamente ossequienti a Trump? No, ci sono alcuni rispettabili che non sono mai stati trumpiani, inclusi molti neoconservatori in politica estera come William Kristol. Alcuni di noi non perdoneranno mai a questo gruppo per averci portato con l’inganno in guerra, ma si scopre che essi hanno effettivamente dei principi, e meritano riconoscimento per il loro attuale coraggio politico.
Ma il Partito Repubblicano nel suo complesso è completamente fanatico, corrotto, o entrambe le cose. Chiunque si immagini che le gigantesche prove delle malefatte di Trump condurranno ad un risveglio morale, o che i repubblicani torneranno alle regole politiche democratiche una volta che Trump se ne sarà andato, vive in un mondo fantastico. Persino una catastrofica sconfitta elettorale il prossimo anno non porterebbe ad un cambiamento nella condotta dei repubblicani. La grande domanda è se l’America che conosciamo possa durare a lungo quando uno dei suoi principali partiti ha sostanzialmente rigettato i principi sui quali è stata costruita la nostra nazione.
[1] Gli americani chiamano il partito repubblicano “Great Old Party” (“Grande Vecchio Partito”, GOP), che Krugman qua aggiorna in “Corrotto Vecchio Partito”.
[2] Secondo il Washington Post, ben 20 parlamentari repubblicani hanno annunciato la decisione di andare in pensione, contro solo 8 democratici.
[3] “Wing nut”, che ha altri significati come “dado a farfalla”, significa matto, svitato, estremista. Ma nel linguaggio politico il “wing nut welfare” è usato in riferimento ai politici della destra.
By mm
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