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Donald Trump è negativo per gli ebrei, di Paul Krugman (New York Times, 9 dicembre 2019)

 

Dec.9, 2019

Donald Trump Is Bad for the Jews

By Paul Krugman

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On Saturday Donald Trump gave a speech to the Israeli American Council in which he asserted that many in his audience were “not nice people at all,” but that “you have to vote for me” because Democrats would raise their taxes.

Was he peddling an anti-Semitic stereotype, portraying Jews as money-grubbing types who care only about their wealth? Of course he was. You might possibly make excuses for his remarks if they were an isolated instance, but in fact Trump has done this sort of thing many times, for example asserting in 2015 that Jews weren’t supporting him because he wasn’t accepting their money and “you want to control your politicians.”

Well, it’s not news that Trump’s bigotry isn’t restricted to blacks and immigrants. What is interesting, however, is that this particular anti-Semitic cliché — that Jews are greedy, and that their political behavior is especially driven by their financial interests — is empirically dead wrong. In fact, American Jews are much more liberal than you might expect given their economic situation.

This is, by the way, a distinction they share with some other groups, especially Asian-Americans. More on that in a minute.

First, some background. The two major political parties in the U.S. really are very different in their policies toward the rich. President Barack Obama was hardly a radical, but when he left office the average federal tax rate on the top 1 percent was 5 percentage points higher than it had been under George W. Bush. In 2016 Trump claimed that he wouldn’t do the usual Republican thing and cut taxes on the rich while trying to destroy the safety net. But he was lying.

And despite what right-wing pundits like to claim, high-income Americans are in general much more likely than others to support the Republican Party. In last year’s midterms, 52 percent of voters with incomes over $200,000 voted Republican, compared with only 38 percent of voters with incomes under $50,000. The rightward tilt is especially strong at the very top; although there are a few high-profile liberal billionaires, most of the extremely wealthy are also extremely right-wing.

Given these realities, you might expect American Jews, who are in fact considerably more affluent than the average, to lean right. But they don’t. In fact, only 17 percent of them voted Republican last year.

In other words, American Jews aren’t the uniquely greedy, self-interested characters anti-Semites imagine them to be. But it would be foolish to make the opposite mistake and imagine that Jews are especially public-spirited; they’re just people, with the same virtues and vices as everyone else. I think it was an Israeli friend who first told me that Judaism, unlike other faiths, has rarely been a religion of oppression — but that the reason was simply lack of opportunity, a diagnosis that recent Israeli governments seem determined to confirm.

Back to the question of what makes U.S. Jews politically different. Much of the answer is historical memory. Most of us, I think, know that whenever bigotry runs free, we’re likely to be among its victims.

The Trump administration is, beyond any reasonable doubt, an anti-democratic, white nationalist regime. And while it is not (yet) explicitly anti-Semitic, many of its allies are: “Jews will not replace us” chanted the “very fine people” carrying torches in Charlottesville, Va. You have to be willfully ignorant of the past not to know where all this leads. Indeed, it’s happening already: anti-Semitic incidents have soared (and my hate mail has gotten … interesting.)

Jews aren’t the only people who have figured this out. Many Asian-American voters used to support Republicans, but the group is now overwhelmingly Democratic. Indian-Americans, in particular, are like American Jews: a high-income, high-education group that votes Democratic by large margins, presumably because many of its members also realize where white nationalism will take us.

In all of this, Republicans — not just Trump, but his whole party — are reaping what they sowed. Their strategy for decades has been to win votes from working-class whites, despite an anti-worker agenda, by appealing to racial resentment. Trump has just made that racial appeal cruder and louder. And one has to admit that this strategy has been quite successful.

But it takes, well, chutzpah, a truly striking level of contempt for your audience, to foment hatred-laced identity politics, then turn to members of minority groups and say, in effect, “Ignore the bigotry and look at the taxes you’re saving!”

And some of the audience deserves that contempt. As I said, people are pretty much the same whatever their background. There are wealthy Jews who are sufficiently shortsighted, ignorant or arrogant enough to imagine that they can continue to prosper under a white nationalist government.

But most of my ethnic group, I believe, understands that Trump is bad for the Jews, whatever tax bracket we happen to be in.

 

Donald Trump è negativo per gli ebrei,

di Paul Krugman

 

Sabato Donald Trump ha tenuto un discorso all’Israeli American Council nel quale ha sostenuto che molti nel suo pubblico non erano “persone del tutto gradevoli”, eppure “devono votare per me” perché i democratici avrebbero alzato le loro tasse.

Stava mettendo in giro uno stereotipo antisemita, che presenta gli ebrei come individui avidi che si curano solo della loro ricchezza? Certo che lo faceva. Forse potreste avanzare delle scusanti per le sue osservazioni se fossero un caso isolato, ma di fatto Trump ha fatto cose del genere in molte occasioni, ad esempio sostenendo nel 2015 che gli ebrei non lo stavano sostenendo perché lui non stava accettando i loro soldi e “si vuole controllare i propri uomini politici”.

Ebbene, non è una novità che l’intolleranza di Trump non sia limitata ai neri e agli immigrati. Quello che è interessante, tuttavia, è che questo particolare cliché antisemita – secondo il quale gli ebrei sono gretti, e il loro comportamento politico è particolarmente guidato dai loro interessi finanziari – è dimostrabilmente del tutto sbagliato. Di fatto, gli ebrei americani sono molto più liberali di quello che potreste aspettarvi dalla loro condizione economica.

Per inciso, questo è un tratto distintivo che essi condividono con alcuni altri gruppi, in particolare gli americani asiatici. Ma su questo verrò tra un momento.

Anzitutto un po’ di contesto. I due principali partiti politici degli Stati Uniti sono diversissimi nelle loro politiche verso i ricchi. Il Presidente Barack Obama non era certo un radicale, ma quando lasciò la carica l’aliquota fiscale federale media sull’1 per cento dei più ricchi era 5 punti percentuali più alta di quello che era stata con George W. Bush. Nel 2016 Trump aveva sostenuto che non avrebbe seguito la ricetta consueta dei repubblicani e tagliato le tasse sui ricchi cercando di distruggere le reti della sicurezza sociale. Ma diceva il falso.

E nonostante quello che i commentatori dell’estrema destra amano sostenere, in generale è molto più probabile che gli americani di reddito elevato sostengano il Partito Repubblicano. Nelle elezioni di medio termine dell’anno passato, il 52 per cento degli elettori con redditi sopra i 200.000 dollari hanno votato repubblicano, a confronto del solo 38 per cento degli elettori con redditi sotto i 50.000 dollari. La tendenza verso la destra è particolarmente forte tra i più ricchi; per quanto ci siano alcuni miliardari progressisti di alto profilo, la maggioranza degli straricchi sono anche nettamente di destra.

Considerate queste circostanze, vi potreste aspettare che gli ebrei americani, che di fatto sono considerevolmente più benestanti della media, tendano verso la destra. Ma non è così. In fin dei conti, solo il 17 per cento di loro ha votato repubblicano l’anno passato.

In altre parole, gli ebrei americani non sono quegli individui avidi e interessati solo a se stessi che gli antisemiti immaginano. Ma sarebbe sciocco fare l’errore opposto e immaginare che gli ebrei siano particolarmente orientati all’interesse pubblico; sono persone con le stesse virtù e gli stessi difetti di tutti gli altri. Penso che sia stato un amico israeliano che per primo mi disse che il giudaismo, diversamente dalle altre religioni, era stato raramente una religione di oppressione – ma che la ragione era semplicemente una mancanza di opportunità, una diagnosi che i recenti governi israeliani sembrano determinati a confermare.

Torniamo alla domanda di quello che rende gli ebrei degli Stati Uniti politicamente diversi. In gran parte la risposta consiste nella memoria storica. La maggioranza di noi, penso, sa che ogni qual volta l’intolleranza procede sfrenata, è probabile che noi siamo tra le vittime.

L’Amministrazione Trump è, oltre ogni ragionevole dubbio, un regime antidemocratico e nazionalista bianco. E se non è (ancora) esplicitamente antisemita, lo sono molti dei suoi alleati: “Gli ebrei non prenderanno il nostro posto” era lo slogan che intonavano le “persone molto perbene” [1] che marciavano con le torce a Charlottesville, in Virginia. Si deve essere ostinatamente ignari del passato a non sapere dove tutto questo porti. In effetti, sta già avvenendo: gli incidenti antisemiti hanno avuto una impennata (e la mia mail dell’odio … ne ha un campionario interessante).

Gli ebrei non sono le uniche persone che lo hanno compreso. Molti elettori asioamericani erano soliti votare repubblicano, ma adesso il gruppo ha una maggioranza schiacciante democratica. Gli americani di origine indiana, in particolare, sono come gli ebrei americani: un gruppo con redditi elevati e con elevata istruzione che vota democratico in una percentuale notevole, presumibilmente perché molti dei suoi componenti comprendono dove ci porterebbe il nazionalismo bianco.

In tutto questo, i repubblicani – non solo Trump ma il suo intero partito – stanno raccogliendo cosa hanno seminato. Per decenni la loro strategia è stata guadagnare voti dai lavoratori bianchi, nonostante un programma ostile ai lavoratori, facendo appello al pregiudizio razziale. Trump ha soltanto reso quell’appello razzista più rozzo e pressante. E si deve ammettere che questa strategia ha avuto abbastanza successo.

Ci vuole, diciamo pure, una bella faccia di bronzo [2], un livello veramente impressionante di disprezzo per il vostro pubblico, per fomentare politiche identitarie avvelenate dall’odio e poi rivolgersi ai membri dei gruppi di minoranza e dire, in sostanza: “Ignorate l’intolleranza e guardate alle tasse che state risparmiando!”

Alcuni, nel pubblico, si meritano quel disprezzo. Come ho detto, le persone sono abbastanza simili a preacindere dalle loro origini. Ci sono ricchi ebrei che sono sufficientemente miopi, ignoranti o arroganti abbastanza da immaginare di poter continuare a prosperare sotto un goveerno nzionalista bianco.

Ma la maggioranza del mio gruppo etnico, io credo, capisce che Trump è negativo per gli ebrei, in qualsiasi fascia di reddito siano collocati.

 

 

 

 

 

 

 

[1] È l’espressione che Trump usò per definire i manifestanti razzisti della città della Virginia nell’agosto del 2017.

[2] Il termine “chutzpah” deriva dalla cultura yiddish, più precisamente da una storiella che narra di un tizio che, dopo aver ammazzato i propri genitori, cercava comprensione tra i propri giudici con l’argomento di essere rimasto orfano. “Chutzpah” indica chi abbia pretese del genere, ovvero una faccia di bronzo.

 

 

 

 

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