Jan.2, 2020
By Paul Krugman
The past week’s images from Australia have been nightmarish: walls of flame, blood-red skies, residents huddled on beaches as they try to escape the inferno. The bush fires have been so intense that they have generated “fire tornadoes” powerful enough to flip over heavy trucks.
The thing is, Australia’s summer of fire is only the latest in a string of catastrophic weather events over the past year: unprecedented flooding in the Midwest, a heat wave in India that sent temperatures to 123 degrees, another heat wave that brought unheard-of temperatures to much of Europe.
And all of these catastrophes were related to climate change.
Notice that I said “related to” rather than “caused by” climate change. This is a distinction that has flummoxed many people over the years. Any individual weather event has multiple causes, which was one reason news reports used to avoid mentioning the possible role of climate change in natural disasters.
In recent years, however, climate scientists have tried to cut through this confusion by engaging in “extreme event attribution,” which focuses on probabilities: You can’t necessarily say that climate change caused a particular heat wave, but you can ask how much difference global warming made to the probability of that heat wave happening. And the answer, typically, is a lot: Climate change makes the kinds of extreme weather events we’ve been seeing much more likely.
And while there’s a lot of randomness in weather outcomes, that randomness actually makes climate change much more damaging in its early stages than most people realize. On our current trajectory, Florida as a whole will eventually be swallowed by the sea, but long before that happens, rising sea levels will make catastrophic storm surges commonplace. Much of India will eventually become uninhabitable, but killing heat waves and droughts will take a deadly toll well before that point is reached.
Put it this way: While it will take generations for the full consequences of climate change to play out, there will be many localized, temporary disasters along the way. Apocalypse will become the new normal — and that’s happening right in front of our eyes.
The big question is whether the proliferation of climate-related disasters will finally be enough to break though the opposition to action.
There are some hopeful signs. One is that the news media has become much more willing to talk about the role of climate change in weather events.
Not long ago it was all too common to read articles about heat waves, floods and droughts that seemed to go to great lengths to avoid mentioning climate change. My sense is that reporters and editors have finally gotten over that block.
The public also seems to be paying attention, with concern about climate change growing substantially over the past few years.
The bad news is that growing climate awareness is mainly taking place among Democrats; the Republican base is largely unmoved.
And the anti-environmental extremism of conservative politicians has, if anything, become even more intense as their position has become intellectually untenable. The right used to pretend that there was a serious scientific dispute about the reality of global warming and its sources. Now Republicans, and the Trump administration in particular, have simply become hostile to science in general. Hey, aren’t scientists effectively part of the deep state?
Furthermore, this isn’t just a U.S. problem. Even as Australia burns, its current government is reaffirming its commitment to coal and threatening to make boycotts of environmentally destructive businesses a crime.
The sick irony of the current situation is that anti-environmentalism is getting more extreme precisely at the moment when the prospects for decisive action should be better than ever.
On one side, the dangers of climate change are no longer predictions about the future: We can see the damage now, although it’s only a small taste of the horrors that lie ahead.
On the other side, drastic reductions in greenhouse gas emissions now look remarkably easy to achieve, at least from an economic point of view. In particular, there has been so much technological progress in alternative energy that the Trump administration is trying desperately to prop up coal against competition from solar and wind.
So will environmental policy play a role in the 2020 campaign? Most Democrats seem disinclined to make it a major issue, and I understand why: Historically, the threat posed by right-wing environmental policy seemed abstract, distant and hard to run on compared with, say, Republican attempts to dismantle Obamacare.
But the wave of climate-related catastrophes may be changing the political calculus. I’m not a campaign expert, but it seems to me that campaigns might get some traction with ads showing recent fires and floods and pointing out that Donald Trump and his friends are doing everything they can to create more such disasters.
For the truth is that Trump’s environmental policy is the worst thing he’s doing to America and the world. And voters should know that.
L’Apocalisse diventa la nuova regola,
di Paul Krugman
Le immagini dall’Australia della settimana scorsa erano da incubo: pareti di fiamme, cieli rosso sangue, i residenti raggruppati sulle spiagge mentre cercavano di sfuggire all’inferno. I fuochi delle sterpaglie erano così intensi da provocare “tornado di fiamme” talmente potenti da capovolgere pesanti autocarri.
Il fatto è che l’estate di fuoco dell’Australia è solo l’ultima di una serie di eventi atmosferici catastrofici nel corso dell’anno passato: alluvioni senza precedenti nel Midwest, un‘estate bollente in India che ha spedito le temperature verso i 50 gradi, un’altra ondata di caldo che ha portato temperature del tutto insolite in gran parte dell’Europa.
E tutte queste catastrofi erano connesse con il fenomeno del cambiamento del clima.
Si noti che ho detto “connesse” e non “provocate” dal cambiamento climatico. Questa è una distinzione che ha mandato in confusione molte persone nel corso degli anni. Ogni singolo evento atmosferico ha molte cause, e questa era la ragione per la quale i resoconti giornalistici erano soliti evitare di menzionare il ruolo possibile del cambiamento climatico nei disastri naturali.
Negli anni recenti, tuttavia, gli scienziati del clima hanno cercato di dare un taglio a questa confusione impegnandosi nel “riconoscimento di un evento estremo”, che si concentra sulle probabilità: non si può dire con certezza che il cambiamento climatico abbia provocato una particolare ondata di caldo, ma si può chiedersi con quanta differenza il riscaldamento globale ha reso probabile che l’ondata di caldo avvenisse. E la risposta, solitamente, è: molta differenza. Il cambiamento climatico rende i tipi di eventi atmosferici estremi cui stiamo assistendo molto più probabili.
E mentre c’è molta casualità nei risultati atmosferici, quella casualità in realtà rende il cambiamento climatico, nei suoi primi stadi, molto più dannoso di quanto la maggioranza delle persone comprenda. Lungo la nostra attuale traiettoria, la Florida nel suo complesso alla fine sarà inghiottita dal mare, ma molto tempo prima che accada, i livelli crescenti del mare renderanno la brusca crescita di tempeste catastrofiche un fatto ordinario. Gran parte dell’India alla fine diventerà inabitabile, ma le ondate di caldo e le siccità letali si prenderanno un tributo di vittime ben prima che si arrivi a quel punto.
Diciamo così: mentre perché vadano in scena le conseguenze intere del cambiamento climatico ci vorranno generazioni, ci saranno, durante il tragitto, molti disastri localizzati e temporanei. L’apocalisse diventerà la nuova regola – e ciò sta avvenendo proprio dinanzi ai nostri occhi.
La grande domanda è se la proliferazione di disastri connessi col clima alla fine sarà sufficiente a sbloccare l’opposizione ad agire.
Ci sono alcuni segni di speranza. Uno è che i media dell’informazione sono diventati molto più disponibili a parlare del ruolo del cambiamento climatico negli eventi atmosferici.
Non molto tempo fa era fin troppo comune leggere articoli sulle ondate di caldo, sulle inondazioni e sulle siccità che sembravano fare di tutto per evitare ogni riferimento al cambiamento climatico. La mia sensazione è che i giornalisti e gli editori stiano finalmente superando quel blocco.
Anche l’opinione pubblica sembra prestare attenzione, con una preoccupazione sul cambiamento del clima sostanzialmente in crescita rispetto a pochi anni passati.
La cattiva notizia è che la crescente consapevolezza sul clima sta principalmente prendendo piede tra i democratici; la base repubblicana resta in gran parte immobile.
Piuttosto, l’estremismo antiambientalista dei politici conservatori è diventato persino più intenso nel mentre la loro posizione è divenuta intellettualmente insostenibile. La destra era solita fingere che ci fosse un serio dibattito scientifico sulla realtà del riscaldamento globale e sulle sue cause. Oggi i repubblicani, e l’Amministrazione Trump in particolare, sono semplicemente diventati ostili alla scienza in generale. Di cosa ci si stupisce, gli scienziati non fanno organicamente parte del ‘ventre molle’ dello Stato?
Inoltre, questo non è solo un problema degli Stati Uniti. Persino mentre l’Australia brucia, il suo attuale Governo sta ribadendo il suo impegno per il carbone e sta minacciando di far diventare un reato il boicottaggio delle imprese ambientalmente distruttive.
Il paradosso disgustoso della situazione attuale è che l’antiambientalismo sta diventando sempre più estremista nel momento nel quale le prospettive per una iniziativa decisiva dovrebbero essere migliori che mai.
Da una parte, i pericoli del cambiamento climatico non sono più pronostici sul futuro: possiamo già oggi constatare i danni, sebbene siano solo un piccolo assaggio degli orrori venturi.
Dall’altra parte, la drastica riduzione dei gas serra è oggi considerevolmente facile da realizzare, almeno da un punto di vista economico. In particolare, c’è stato un tale progresso tecnologico nelle energie alternative che l’Amministrazione Trump sta cercando disperatamente di sostenere il carbone nella competizione con il solare e l’eolico.
Dunque, la politica ambientale avrà un ruolo nella campagna elettorale del 2020? La maggior parte dei democratici sembra poco incline a considerarlo un tema principale, e capisco il motico: storicamente, la minaccia costituita dalla politica ambientale della destra è parsa astratta, distante e difficile da usare a confronto, ad esempio, con i tentativi repubblicani di smantellare la riforma sanitaria di Obama.
Ma l’ondata di catastrofi connessa con il clima può darsi che stia cambiando quel calcolo politico. Non sono un esperto di campagne elettorali, ma mi pare che esse potrebbero avere una certa presa con messaggi pubblicitari che mostrino gli incendi e le inondazioni recenti e mettano in evidenza che Donald Trump e i suoi amici stanno facendo tutto quello che possono per creare maggiori disastri simili.
Perché la verità è che la politica ambientale di Trump è la cosa peggiore che lui sta facendo all’America e al mondo. E gli elettori dovrebbero saperlo.
By mm
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