Dec. 30, 2019
By Paul Krugman
A decade ago, the world was living in the aftermath of the worst economic crisis since the 1930s. Financial markets had stabilized, but the real economy was still in terrible shape, with around 40 million European and North American workers unemployed.
Fortunately, economists had learned a lot from the experience of the Great Depression. In particular, they knew that fiscal austerity — slashing government spending in an attempt to balance the budget — is a really bad idea in a depressed economy.
Unfortunately, policymakers on both sides of the Atlantic spent the first half of the 2010s doing exactly what both theory and history told them not to do. And this wrong turn on policy cast a long shadow, economically and politically. In particular, the deficit obsession of 2010-2015 helped set the stage for the current crisis of democracy.
Why is austerity in a depressed economy a bad idea? Because an economy is not like a household, whose income and spending are separate things. In the economy as a whole, my spending is your income and your spending is my income.
What happens if everyone tries to cut spending at the same time, as was the case in the aftermath of the financial crisis? Everyone’s income falls. So to avoid a depression you need to have someone — namely, the government — maintain or, better yet, increase spending while everyone else is cutting. And in 2009 most governments engaged in at least a bit of fiscal stimulus.
In 2010, however, policy discourse was taken over by people insisting, on one side, that we needed to cut deficits immediately or we would all turn into Greece and, on the other side, that spending cuts wouldn’t hurt the economy because they would increase confidence.
The intellectual basis for these claims was always flimsy; the handful of academic papers purporting to make the case for austerity quickly collapsed under scrutiny. And events soon confirmed Macroeconomics 101: America didn’t turn into Greece, and countries that imposed harsh austerity suffered severe economic downturns.
So why did policy and opinion makers go all in for austerity when they should have been fighting unemployment?
One answer, which shouldn’t be discounted, is that inveighing against the evils of deficits makes you sound responsible, at least to people who haven’t studied the issue or kept up with the state of economic research. That’s why I used to mock centrists and media figures who preached the need for austerity as Very Serious People. Indeed, to this day, billionaires with political ambitions imagine that dire warnings about debt prove their seriousness.
Beyond that, the push for austerity was always driven in large part by ulterior motives. Specifically, debt fears were used as an excuse to cut spending on social programs, and also as an excuse for hobbling the ambitions of center-left governments.
Here in the United States, Republicans went through the entire Obama era claiming to be deeply concerned about budget deficits, forcing the country into years of spending cuts that slowed economic recovery. The moment Donald Trump moved into the White House, all those supposed concerns vanished, vindicating those of us who argued from the beginning that Republicans who posed as deficit hawks were phonies.
This politically weaponized Keynesianism is, by the way, probably the main reason U.S. economic growth has been good (not great) over the past two years, even though the 2017 tax cut completely failed to deliver the promised surge in private investment: federal spending has been growing at a rate not seen since the early years of the past decade.
But why does this history matter? After all, at this point unemployment rates in both the United States and Europe are near or below pre-crisis levels. Maybe there was a lot of unnecessary pain along the way, but aren’t we O.K. now?
No, we aren’t. The austerity years left many lasting scars, especially on politics.
There are multiple explanations for the populist rage that has put democracy at risk across the Western world, but the side effects of austerity rank high on the list.
In Eastern Europe, white nationalist parties came to power after center-left governments alienated the working class by letting themselves be talked or bullied into austerity policies. In Britain, support for right-wing extremists is strongest in regions hit hardest by fiscal austerity. And would we have Trump if years of wrongheaded austerity hadn’t delayed economic recovery under Barack Obama?
Beyond that, I’d argue that austerity mania fatally damaged elite credibility. If ordinary working families no longer believe that traditional elites know what they’re doing or care about people like them, well, what happened during the austerity years suggests that they’re right. True, it’s delusional to imagine that people like Trump will serve their interests better, but it’s a lot harder to denounce a scam artist when you yourself spent years promoting destructive policies simply because they sounded serious.
In short, we’re in the mess we’re in largely because of the wrong turn policy took a decade ago.
L’eredità dell’austerità distruttiva,
di Paul Krugman
Un decennio fa, il mondo viveva i postumi della peggiore crisi finanziaria dagli anni ’30. I mercati finanziari si erano stabilizzati, ma l’economia reale era ancora in condizioni terribili, con circa 40 milioni di lavoratori europei e nord americani disoccupati.
Fortunatamente, gli economisti avevano imparato molto dall’esperienza della Grande Depressione, sapevano che l’austerità della finanza pubblica – abbattere la spesa pubblica nel tentativo di riequilibrare il bilancio – in una economia depressa è proprio una pessima idea.
Sfortunatamente, le autorità su entrambi i lati dell’Atlantico spesero la prima metà del primo decennio del 2000 facendo esattamente quello che sia la teoria che la storia avevano detto loro di non fare. E questa piega sbagliata nella politica stese un’ombra lunga, sull’economia e sulla politica. In particolare, l’ossessione del deficit degli anni 2010-2015 contribuì a fissare lo scenario per la crisi attuale della democrazia.
Perché l’austerità in un’economia depressa è una pessima idea? Perché l’economia non è come una famiglia, nella quale il reddito e la spesa sono cose separate. Nell’economia nel suo complesso, la mia spesa è il tuo reddito e la tua spesa è il mio reddito. Cosa accade se tutti cercano di tagliare la spesa contemporaneamente, come avvenne nel periodo successivo alla crisi finanziaria? I redditi di ciascuno crollano. Dunque, per evitare una depressione c’è bisogno che qualcuno – precisamente, il Governo – mantenga la spesa o, meglio ancora, la accresca, mentre tutti gli altri la tagliano. E nel 2009 la maggioranza dei Governi si era impegnata almeno in un po’ di stimolo della finanza pubblica.
Nel 2010, tuttavia, presero il controllo del dibattito politico persone che, da una parte, dicevano in continuazione che avevamo bisogno di tagliare i deficit immediatamente se volevamo evitare di finire cone la Gracia e, dall’altra parte, che i tagli alla spesa non avrebbero danneggiato l’economia perché avrebbero accresciuto la fiducia.
I fondamenti intellettuali di questi argomenti era in ogni caso inconsistente; il piccolo gruppo di studi accademici che suggerivano l’austerità in poco tempo non ressero alla prova. E i fatti confermarono subito cosa dicevano i libri di testo dell’economia: l’America non diventò come la Grecia e i paesi che imposero una severa austerità patirono gravi recessioni economiche.
Perché dunque le autorità e gli opinionisti si entusiasmarono tutti per l’austerità, quando avrebbero dovuto combattere la disoccupazione?
Una risposta, che non dovrebbe essere ignorata, è che scagliarsi contro i mali del deficit fa apparire responsabili, almeno alle persone che non hanno studiato la questione o che non si sono tenuti al passo con la ricerca economica. Questo è il motivo per il quale io ero solito ironizzare sui centristi e sugli individui dei media che facevano le prediche sull’austerità come le Persone Molto Serie. In effetti, sino a questi giorni, i miliardari con ambizioni politiche si immaginano che i terribili ammonimenti sul debito dimostrino la loro serietà.
Oltre a ciò, la spinta per l’austerità è sempre stata guidata in larga parte da secondi fini. In particolare, le paure sul debito sono state usate come una scusa per tagliare la spesa sui programmi sociali, nonché come una scusa per azzoppare le ambizioni dei governi di centrosinistra.
Qua negli Stati Uniti, i repubblicani attraversarono l’intera epoca di Obama sostenendo di essere profondamente preoccupati dei deficit di bilancio, costringendo il paese ad anni di tagli alla spesa pubblica che hanno rallentato la ripresa dell’economia. Nel momento in cui Donald Trump si è spostato alla Casa Bianca, tutte quelle pretese preoccupazioni sono svanite, confermando quelli che tra noi avevano sostenuto sin dall’inizio che i repubblicani che si atteggiavano come falchi del deficit erano fasulli.
Questo keynesismo usato politicamente come arma impropria [1], per inciso, è probabilmente la ragione per la quale la crescita economica degli Stati Uniti è stata buona (non esaltante) negli ultimi due anni, anche se il il taglio delle tasse ha del tutto mancato la promessa crescita degli investimenti privati: la spesa federale è venuta crescendo ad un tasso non visto dai primi anni del decennio passato.
Ma perché questa storia è importante? Dopo tutto, a questo punto i tassi di disoccupazione sia negli Stati Uniti che in Europa sono vicini o inferiori ai livelli precedenti alla crisi. Può darsi che lungo il percorso ci sia stata molta sofferenza non necessaria, ma non andiamo bene adesso?
No, non andiamo bene. Gli anni dell’austerità hanno lasciato molte cicatrici durature, in particolare sulla politica.
Ci sono varie spiegazioni della rabbia populista che ha messo la democrazia a rischio in tutto il mondo occidentale, ma gli effetti colleterali dell’austerità si collocano in cima alla lista.
Nell’Europa Orientale, partiti nazionalisti bianchi sono arrivati al potere dopo che governi di centrosinistra si erano alienati la classe lavoratrice per essere stati convinti o costretti a politiche di austerità. In Inghilterra, il sostegno agli estremisti di estrema destra è più forte nelle regioni colpite più duramente dall’austerità delle finanze pubbliche. E avremmo avuto Trump se anni di avventata austerità non avessero ritardato la ripresa economica sotto Barack Obama?
Oltre a ciò, sono portato a pensare che la mania dell’austerità abbia fatalmente danneggiato la credibilità delle classi dirigenti. Se le famiglie ordinarie di lavoratori non credono più che le elite tradizionali sappiano quello che stanno facendo o si preoccupino della gente come loro, quello che è accaduto durante gli anni dell’austerità indica che hanno ragione. È vero, è illusorio immaginare che persone come Trump serviranno meglio i loro interessi, ma è assai più difficile denunciare un artista degli imbrogli quando voi stessi avete speso anni nel promuovere politiche distruttive semplicemente perché sembravano serie.
In breve, ci troviamo in questo casino in gran parte per la svolta sbagliata che la politica prese dieci anni orsono.
[1] “Weaponized” può essere tradotto come “usato come arma impropria” o semplicemente come “militarizzato”. E entrambe le traduzioni avrebbero un senso: la prima perché il keynesismo non è certamente stato una scelta intellettuale; la seconda perché la spesa pubblica è salita soprattutto nel settore degli armamenti. Ma la seconda lettura, alla quale Krugman si è riferito in altre occasioni, nel contesto di questo articolo non viene illustrata.
By mm
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