March 12. 2020
By Paul Krugman
For three years Donald Trump led a charmed life. He faced only one major crisis that he didn’t generate himself — Hurricane Maria — and although his botched response contributed to a tragedy that killed thousands of U.S. citizens, the deaths took place off camera, allowing him to deny that anything bad had happened.
Now, however, we face a much bigger crisis with the coronavirus. And Trump’s response has been worse than even his harshest critics could have imagined. He has treated a dire threat as a public relations problem, combining denial with frantic blame-shifting.
His administration has failed to deliver the most basic prerequisite of pandemic response, widespread testing to track the disease’s spread. He has failed to implement recommendations of public health experts, instead imposing pointless travel bans on foreigners when all indications are that the disease is already well established in the United States.
And his response to the economic fallout has veered between complacency and hysteria, with a strong admixture of cronyism.
It’s something of a mystery why the Centers for Disease Control and Prevention, normally a highly competent agency, have utterly failed to provide resources for widespread coronavirus testing during the pandemic’s crucial early stages. But it’s hard to avoid the suspicion that the incompetence is related to politics, perhaps to Trump’s desire to play down the threat.
According to Reuters, the Trump administration has ordered health agencies to treat all coronavirus deliberations as classified. This makes no sense and is indeed destructive in terms of public policy, but it makes perfect sense if the administration doesn’t want the public to know how its actions are endangering American lives.
In any case, it’s clear what we should be doing now that there must already be thousands of cases all across the United States. We need to slow the disease’s spread by creating “social distance” — banning large gatherings, encouraging those who can to work from home — and quarantining hot spots. This may or may not be enough to prevent tens of millions from getting sick, but even spreading out the pandemic over time would help prevent it from overloading the health care system, greatly reducing the number of deaths.
But there was almost none of this in Trump’s speech; he’s still acting as if this is a threat foreigners are bringing to America.
And when it comes to the economy, Trump seems to fluctuate day to day — even hour to hour — between assertions that everything is fine and demands for enormous, ill-conceived stimulus.
His big idea for the economy is a complete payroll tax holiday. According to Bloomberg News, he told Republican senators that he wanted the holiday to extend “through the November election so that taxes don’t go back up before voters decide whether to return him to office.” That is, he apparently said the quiet part out loud.
This would be an enormous move. Payroll taxes are 5.9 percent of G.D.P.; by comparison, the Obama stimulus of 2009-2010 peaked at about 2.5 percent of G.D.P. Yet it would be very poorly targeted: big breaks for well-paid workers, nothing for the unemployed or those without paid sick leave.
Why do it this way? After all, if the goal is to put money in people’s hands, why not just send out checks? Apparently Republicans can’t conceive of an economic policy that doesn’t take the form of tax cuts.
Trump also reportedly wants to provide aid to specific industries, including oil and shale — a continuation of his administration’s efforts to subsidize fossil fuels.
Democrats, by contrast, have proposed a package that would actually address the needs of the moment: free coronavirus testing, paid sick leave, expanded unemployment benefits and an increase in federal matching funds for Medicaid programs, which would both help states meet the demands of the crisis and sustain overall spending by relieving the pressure on state budgets.
Notice, by the way, that these measures would help the economy in an election year, and therefore arguably help Trump politically. But Democrats are willing to do the right thing anyway — a stark contrast to the behavior of Republicans after the 2008 financial crisis, when they offered scorched-earth opposition to anything that might mitigate the damage.
The White House, however, is having none of it, with an official accusing Democrats of pushing a “radical left agenda.” I guess sick leave equals socialism, even in a pandemic.
So what’s going on? What we’re seeing here is a meltdown — not just a meltdown of the markets, but a meltdown of Trump’s mind. When bad things happen, there are only three things he knows how to do: insist that things are great and his policies are perfect, cut taxes, and throw money at his cronies.
Now he’s faced with a crisis where none of these standbys will work, where he actually needs to cooperate with Nancy Pelosi to avoid catastrophe. What we saw in Wednesday’s speech was that he’s completely incapable of rising to the occasion. We needed to see a leader; what we saw was an incompetent, delusional blowhard.
É un collasso del microbo MAGA [1],
di Paul Krugman
Per tre anni Donald Trump ha avuto una vita fortunata. Si è trovato di fronte soltanto ad una crisi importante non provocata da lui stesso – l’uragano Maria – e sebbene la sua risposta raffazzonata abbia contribuito ad una tragedia che ha ucciso migliaia di cittadini statunitensi, le morti sono accadute lontano dai riflettori, consentendogli di negare che fosse successo niente di male.
Ora, tuttavia, con il coronavirus siamo dinanzi ad una crisi assai più grande. E la risposta di Trump è stata peggiore persino di quello che potevano aver immaginato i suoi critici più duri. Ha trattato una minaccia terribile come un problema di pubbliche relazioni, mescolando negazionismo e convulsi rimpalli di responsabilità.
La sua Amministrazione non è riuscita a consegnare il prerequisito più fondamentale di una risposta ad una pandemia, test generalizzati per tracciare la diffusione della malattia. Egli non ha saputo applicare le raccomandazioni degli esperti della sanità pubblica, imponendo invece inutili proibizioni ai viaggi degli stranieri quando tutte le indicazioni dicono che la malattia è già ben presente negli Stati Uniti.
E la sua risposta alle negative conseguenze per l’economia ha sbandato dall’autocompiacimento all’isteria, con una forte miscela di clientelismo.
C’è qualcosa di misterioso sulle ragioni per le quali i Centri per il Controllo e la Prevenzione delle Malattie, a cose normali una agenzia di elevata competenza, siano stati completamente incapaci di fornire risorse per disporre test generalizzati sul coronavirus durante i primi stadi cruciali della pandemia. Ma è difficile evitare il sospetto che l’incompetenza sia derivata dalla politica, forse dal desiderio di Trump di minimizzare la minaccia.
Secondo la Reuters, la Amministrazione Trump ha ordinato alle agenzie sanitarie di trattare tutte le deliberazioni sul coronavirus come riservate. Questo non ha senso ed è in sostanza distruttivo in termini di iniziativa pubblica, ma ha perfettamente senso se la Amministrazione non vuole che l’opinione pubblica sappia come le sue azioni stiano danneggiando le vite degli americani.
In ogni caso, è chiaro quello che dovremmo fare adesso che ci debbono già essere migliaia di casi in giro negli Stati Uniti. Abbiamo bisogno di rallentare la diffusione della malattia creando “distanza sociale” – mettendo al bando ampi affollamenti, incoraggiando quelli che possono a lavorare da casa – e mettendo in quarantena i punti caldi. Questo può o non può essere sufficiente a impedire che decine di milioni di persone si ammalino, ma persino la distribuzione della pandemia nel corso del tempo aiuterebbe ad impedire che essa sovraccarichi il sistema della assistenza sanitaria, riducendo grandemente il numero delle vittime.
Ma nel discorso di Trump non c’era quasi niente di tutto questo; egli sta ancora agendo come se questa fosse una minaccia che gli stranieri stanno portando in America.
E quando si arriva all’economia, Trump sembra sbandare giorno dopo giorno – persino ora dopo ora – tra giudizi secondo i quali tutto sta andando bene e richieste di un enorme stimolo mal concepito.
La sua grande idea per l’economia è una completa esenzione fiscale temporanea sugli stipendi. Secondo Bloomberg News, egli ha detto ai senatori repubblicani di volere che la esenzione si estenda “sino alle elezioni di novembre in modo che le tasse non ritornino prima che gli elettori non abbiano deciso di ridargli l’incarico”. Ovvero, pare che abbia pronunciato ad alta voce la parte più innocente.
Si tratterebbe di una iniziativa enorme. Le tasse sugli stipendi sono il 5,9 per cento del PIL; al confronto, lo stimolo di Obama nel 2009-2010 aveva raggiunto al massimo il 2,5 per cento del PIL. Tuttavia sarebbe indirizzato molto modestamente: grandi sgravi per i lavoratori ben pagati, niente per i disoccupati o per coloro che sono privi del congedo per malattia.
Perché farlo in questo modo? Dopo tutto, se l’obbiettivo è mettere dei soldi in mano alla gente, perché non inviare soltanto degli assegni? Sembra che i repubblicani non possano concepire una politica economica che non prenda la forma di un taglio delle tasse.
Sembra anche che Trump voglia fornire aiuto a particolari industrie, incluse quelle del petrolio e degli scisti bituminosi – una prosecuzione degli sforzi della sua Amministrazione di sussidiare i combustibili fossili.
All’opposto, i democratici hanno proposto un pacchetto che effettivamente si rivolgerebbe ai bisogni del momento: test gratuiti sul coronavirus, congedi per malattia pagati, aumento dei sussidi di disoccupazione e incremento dei contributi finanziari federali per i programmi di Medicaid, che contribuirebbero sia ad aiutare gli Stati a venire incontro alle richieste della crisi che a sostenere la spesa complessiva, attenuando la pressione sui bilanci degli Stati.
Si noti, per inciso, che queste misure aiuterebbero l’economia in un anno di elezioni, e di conseguenza probabilmente aiuterebbero politicamente Trump. Ma i democratici sono disponibili in ogni caso a fare la cosa giusta – in contrasto estremo con il comportamento repubblicano dopo la crisi finanziaria del 2008, quando riservarono una opposizione da terra bruciata a tutto quello che poteva mitigare il danno.
La Casa Bianca, tuttavia, non sta avendo niente di tutto questo, con un dirigente che accusa i democratici di spingere per “una agenda radicale di sinistra”. Suppongo che i congedi per malattia siano lo stesso del socialismo, persino in una pandemia.
Dunque, cosa accadrà? Quello che stiamo adesso constatando è un collasso – non solo un collasso dei mercati, ma un collasso della mente di Trump. Quando accadono cose negative, ci sono solo tre cose che egli sa come fare: ribadire che le cose vanno alla grande e le sue politiche sono perfette, tagliare le tasse e gettar soldi alle sue clientele.
Ora è di fronte ad una crisi nella quale nessuno di questi sostegni funzionerà, nella quale ha davvero bisogno di cooperare con Nancy Pelosi per evitare la catastrofe. Quello che abbiamo constatato nel discorso di mercoledì è stata la sua completa incapacità di esserne all’altezza. Avevamo bisogno di vedere un leader; quello che abbiamo visto è stato un pallone gonfiato incompetente e illuso.
[1] MAGA è lo slogan preferito di Trump: Make America Great Again (Facciamo di nuovo grande l’America). Il microbo del MAGA è dunque il virus della sua personalità.
By mm
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