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Tre regole per la pandemia Trump, di Paul Krugman (New York Times, 19 marzo 2020)

 

March 19, 2020

3 Rules for the Trump Pandemic

By Paul Krugman

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So Donald Trump is now calling Covid-19 the “Chinese virus.” Of course he is: Racism and blaming other people for his own failures are the defining features of his presidency. But if we’re going to give it a nickname, much better to refer to it as the “Trump pandemic.”

True, the virus didn’t originate here. But the U.S. response to the threat has been catastrophically slow and inadequate, and the buck stops with Trump, who minimized the threat and discouraged action until just a few days ago.

Compare, for example, America’s handling of the coronavirus with that of South Korea. Both countries reported their first case on Jan. 20. But Korea moved quickly to implement widespread testing; it has used the data from that testing to guide social distancing and other containment measures; and the disease appears to be on the wane there.

In the U.S., by contrast, testing has barely begun — we’ve tested only 60,000 people compared with South Korea’s 290,000, even though we have six times its population, and the number of cases here appears to be skyrocketing.

The details of our failure are complex, but they all flow ultimately from Trump’s minimization of the threat: He was asserting that Covid-19 was no worse than the flu just last week (although true to form, he’s now claiming to have known all along that a pandemic was coming).

Why did Trump and his team deny and delay? All the evidence suggests that he didn’t want to do or say anything that might drive down stock prices, which he seems to regard as the key measure of his success. That’s presumably why as late as Feb. 25 Larry Kudlow, the administration’s chief economist, declared that the U.S. had “contained” the coronavirus, and that the economy was “holding up nicely.”

Well, that was a bad bet. Since then, the stock market has more or less given up all its gains under the Trump presidency. More important, the economy is clearly in free-fall. So what should we do now?

I’ll leave health policy to the experts. On economic policy, I’d suggest three principles. First, focus on hardship, not G.D.P. Second, stop worrying about incentives to work. Third, don’t trust Trump.

On the first point: Many of the job losses we’ll experience over the next few months will be not just unavoidable but actually desirable. We want workers who are or might be sick to stay home, to “flatten the curve” of the virus’s spread. We want to partly or wholly close large business establishments, like auto plants, that could act as human petri dishes. We want to close restaurants, bars and nonessential retail establishments.

Now, there will surely be additional, unnecessary job losses caused by a plunge in consumer and business spending, which is why we should be engaged in substantial overall stimulus. But policy can’t and shouldn’t prevent widespread temporary job loss.

What policy can do is reduce the hardship facing those who are temporarily out of work. That means that we need to spend much more on programs like paid sick leave, unemployment benefits, food stamps and Medicaid that aid Americans in distress, who need far more help than they’ll get from an across-the-board cash drop. This spending would also provide stimulus, but that’s a secondary concern.

Which brings me to my second point. The usual suspects are already objecting that helping Americans in need reduces their incentive to work. That’s a lousy argument even in good times, but it’s absurd in the face of a pandemic. And state governments that have been trying, with encouragement from the Trump administration, to reduce public assistance by imposing work requirements should suspend all such requirements, immediately.

Finally, about Trump: Over the past few days state TV, I mean Fox News, and right-wing pundits have abruptly pivoted from dismissing Covid-19 as a liberal hoax to demanding an end to all criticism of the president in a time of national emergency. This should come as no surprise.

But this is where the history of the Trump pandemic — all those wasted weeks when we did nothing because Donald Trump didn’t want to hear anything that might hurt him politically — becomes relevant. It shows that even when American lives are at risk, this administration’s policy is all about Trump, about what he thinks will make him look good, never mind the national interest.

What this means is that as Congress allocates money to reduce the economic pain from Covid-19, it shouldn’t give Trump any discretion over how the money is spent. For example, while it may be necessary to provide funds for some business bailouts, Congress must specify the rules for who gets those funds and under what conditions. Otherwise you know what will happen: Trump will abuse any discretion to reward his friends and punish his enemies. That’s just who he is.

Dealing with the coronavirus would be hard in the best of circumstances. It will be especially hard when we know that we can’t trust either the judgment or the motives of the man who should be leading the response. But you go into a pandemic with the president you have, not the president you wish you had.

 

Tre regole per la pandemia Trump,

di Paul Krugman

 

Dunque, adesso Trump chiama il Covid-19 il “virus cinese”. È naturale che lo faccia: il razzismo e il dare la colpa agli altri per i suoi fallimenti sono i tratti distintivi della sua Presidenza. Ma se dobbiamo dargli un nomignolo, sarebbe molto meglio definirla la “pandemia Trump”.

È vero, il virus non è stato originato qua. Ma la risposta degli Stati Uniti alla minaccia è stata catastroficamente lenta e inadeguata, e la responsabilità è solo di Trump, che sino a pochi giorni fa ha minimizzato la minaccia e scoraggiato ogni iniziativa.

Si confronti, ad esempio, la gestione del coronavirus dell’America con quella della Corea del Sud. Entrambi i paesi hanno registrato il loro primo caso il 20 gennaio. Ma la Corea si è mossa rapidamente per mettere in atto test generalizzati; ha usato i dati derivanti da quelle analisi per guidare il distanziamento sociale ed altre misure di contenimento; e là la malattia sembra in declino.

All’opposto, negli Stati Uniti i test sono appena cominciati – sono state analizzate solo 60.000 persone a confronto di 290.000 nella Corea del Sud, anche se noi abbiamo sei volte la sua popolazione, e il numero dei casi qua sembra vada alle stelle.

I dettagli per il nostro fallimento sono complessi, ma derivano tutti in ultima analisi dalla minimizzazione della minaccia da parte di Trump: solo la scorsa settimana aveva sostenuto che il Covid-19 non fosse peggio dell’influenza (sebbene, come al solito, ora sta sostenendo di aver sempre saputo che era in arrivo una pandemia).

Perché Trump e la sua squadra hanno negato e ritardato? Tutte le prove indicano che non volevano fare o dire niente che potesse spingere in basso i prezzi delle azioni, che egli sembra considerare la misura chiave del suo successo. Presumibilmente questa è la ragione per la quale non più tardi del 25 febbraio Larry Kudlow, il principale economista dell’Amministrazione, dichiarò che gli Stati Uniti avevano “contenuto” il coronavirus e che l’economia stava “reggendo bene”.

Ebbene, era una scommessa avventata. Da allora, il mercato azionario ha più o meno ceduto tutti i guadagni realizzati sotto la Presidenza Trump. Più importante ancora, l’economia è chiaramente in caduta libera. Dunque, cosa dovremmo fare adesso?

Lascerò la politica sanitaria agli esperti. Sulla politica economica, suggerirei tre principi. Il primo, concentrarsi sulle difficoltà, non sul PIL. Il secondo, smetterla di preoccuparsi degli incentivi a lavorare. Il terzo, non credere a Trump.

Sul primo punto: molte delle perdite dei posti di lavoro che vedremo nei prossimi pochi mesi non saranno solo inevitabili ma effettivamente desiderabili. Noi abbiamo bisogno che i lavoratori che sono ammalati o potrebbero diventarlo stiano a casa, per “appiattire la curva” della diffusione del virus. Abbiamo bisogno, in parte o completamente, di chiudere gli stabilimenti delle grandi imprese, come quelli delle automobili, che potrebbero funzionare come ‘piastrine umane di Petri’ [1]. Abbiamo bisogno di chiudere i ristoranti, i bar e i locali non essenziali di vendite al dettaglio.

Ora, ci saranno sicuramente perdite aggiuntive e non necessarie di posti di lavoro provocate da un crollo nei consumi e nelle spese delle imprese, che è la ragione per la quale dovremmo impegnarci in un sostanziale stimolo complessivo. Ma la politica non può e neanche dovrebbe impedire perdite di posti di lavoro temporanee.

Quello che la politica può fare è ridurre le difficoltà per coloro che sono temporaneamente fuori dal lavoro. Questo significa che dobbiamo spendere molti di più su programmi come il congedo retribuito per malattia, i sussidi di disoccupazione, i sostegni alimentari e Medicaid che aiutano gli americani in sofferenza, che hanno bisogno di molto maggiore sostegno di quello che possono ottenere da un flusso di contanti generalizzato. Questa spesa fornirebbe anche uno stimolo all’economia, ma quella è una preoccupazione secondaria.

La qual cosa mi porta al mio secondo punto. I soliti noti stanno già obiettando che aiutare gli americani bisognosi ridurrebbe il loro incentivo a lavorare. È un argomento disgustoso anche in tempi buoni, ma di fronte ad una pandemia è assurdo. E i Governi degli Stati che stanno già provando, con l’incoraggiamento della Amministrazione Trump, a ridurre l’assistenza pubblica imponendo il requisito del lavoro dovrebbero immediatamente sospendere tutte quelle condizioni.

Infine, a proposito di Trump: nei giorni passati la televisione di Stato, voglio dire Fox News, e i commentatori della destra sono passati repentinamente dalla liquidazione del Covid-19 come una bufala dei progressisti al chiedere una fine di tutte le critiche al Presidente in un periodo di emergenza nazionale. Questo non dovrebbe essere sorprendente.

Ma è qui che la storia della pandemia Trump – tutte quelle settimane sprecate a non far niente perché Trump non voleva sentirsi dire niente che potesse danneggiarlo politicamente – diventa rilevante. Essa mostra che persino quando le vite degli americani sono a rischio, la politica della Amministrazione è relativa solo a Trump, a quello che lui pensa lo farà apparire in buona forma, a prescindere dall’interesse nazionale.

Ciò che questo significa è che mentre il Congresso alloca risorse per ridurre la sofferenza economica dal Covid-19, non dovrebbe dare a Trump alcuna discrezione su come spendere quel denaro. Ad esempio, mentre può essere necessario fornire finanziamenti per alcuni salvataggi di imprese, il Congresso deve specificare sotto quali regole e a quali condizioni si possono ottenere questi finanziamenti. Altrimenti si sa quello che accadrà: Trump abuserà del suo potere discrezionale per premiare i suoi amici e punire i suoi nemici. È precisamente quella la sua natura.

Misurarsi con il coronavirus sarebbe difficile nelle migliori circostanze. Sarà particolarmente difficile dal momento che sappiamo che non possiamo avere fiducia né della capacità di giudicare né nelle motivazioni dell’uomo che dovrebbe essere alla guida delle risposte. Ma si finisce in una pandemia con il Presidente che si ha, non con quello che si vorrebbe avere.

 

 

 

 

 

 

[1] Sono i piccoli contenitori utilizzati dai microbiologi come piatti di coltura per la riproduzione dei batteri. Il nome deriva dal batteriologo tedesco Julius Richard Petri (1852-1921).

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