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Trump non può fare i conti con la verità, di Paul Krugman (New York Times, 9 marzo 2020)

 

March 9, 2020

Trump Can’t Handle the Truth

By Paul Krugman

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Over the weekend Donald Trump once again declared that the coronavirus is perfectly under control, that any impressions to the contrary are due to the “Fake News Media” out to get him. Question: Does anyone have a count of how many times he’s done this, comparable to the running tallies fact checkers are keeping of his lies?

In any case, we’ve pretty clearly reached the point where Trump’s assurances that everything is fine actually worsen the panic, because they demonstrate the depths of his delusions. Even as he was tweeting out praise for himself, global markets were in free-fall.

Never mind cratering stock prices. The best indicator of collapsing confidence is what is happening to interest rates, which have plunged almost as far and as fast as they did during the 2008 financial crisis. Markets are implicitly predicting not just a recession, but multiple years of economic weakness.

And at first I was tempted to say that our current situation is even worse than it was in 2008, because at least then we had leadership that recognized the seriousness of the crisis rather than dismissing it all as a liberal conspiracy.

When you look back at the record, however, you discover that as the financial crisis developed right-wingers were also deeply in denial, inclined to dismiss bad news or attribute it to liberal and/or media conspiracies. It was only in the final stages of financial collapse that top officials got real, and right-wing pundits never did.

Let’s take a trip down memory lane.

The 2008 financial crisis was brought on by the collapse of an immense housing bubble. But many on the right denied that there was anything amiss. Larry Kudlow, now Trump’s chief economist, ridiculed “bubbleheads” who suggested that housing prices were out of line.

And I can tell you from personal experience that when I began writing about the housing bubble I was relentlessly accused of playing politics: “You only say there’s a bubble because you hate President Bush.”

When the economy began to slide, mainstream Republicans remained deeply in denial. Phil Gramm, John McCain’s senior economic adviser during the 2008 presidential campaign, declared that America was only suffering a “mental recession” and had become a “nation of whiners.”

Even the failure of Lehman Brothers, which sent the economy into a full meltdown, initially didn’t put a dent in conservative denial. Kudlow hailed the failure as good news, because it signaled an end to bailouts, and predicted housing and financial recovery in “months, not years.”

Wait, there’s more. After the economic crisis helped Barack Obama win the 2008 election, right-wing pundits declared that it was all a left-wing conspiracy. Karl Rove and Bill O’Reilly accused the news media of hyping bad news to enable Obama’s socialist agenda, while Rush Limbaugh asserted that Senator Chuck Schumer personally caused the crisis (don’t ask).

The point is that Trump’s luridly delusional response to the coronavirus and his conspiracy theorizing about Democrats and the news media aren’t really that different from the way the right dealt with the financial crisis a dozen years ago. True, last time the crazy talk wasn’t coming directly from the president of the United States. But that’s not the important distinction between then and now.

No, what’s different now is that denial and the resulting delay are likely to have deadly consequences.

It’s not clear, even in retrospect, how much better things would have been if right-wingers had recognized economic reality in 2008. Years of deregulation and lax enforcement had already weakened the financial system, and it was probably too late to head off the coming crisis.

Virus denial, by contrast, squandered crucial time — time that could have been used to slow the coronavirus’s spread. For the clear and present danger now isn’t so much that large numbers of Americans will get sick — that was probably going to happen anyway — but that the epidemic will move so fast that it overloads our hospitals.

By not instituting widespread testing from the start, the U.S. has ensured that there are now cases all over the country — we have no idea how many — and that the virus will spread rapidly. And even now there is no hint that the administration is ready for the kinds of public health measures that might limit the pace of that spread.

Oh, and when it comes to the economic response, it’s worth noting that basically everyone on the Trump economic team was totally wrong about the 2008 crisis. It seems to be a job requirement.

The bottom line is that like so much of what is happening in America right now, the coronavirus crisis isn’t just about Trump. His intellectual and emotional inadequacy, his combination of megalomania and insecurity, are certainly contributing to the problem; has there ever been a president so obviously not up to the job? But in refusing to face uncomfortable facts, in attributing all bad news to sinister conspiracies, he’s actually just being a normal man of his faction.

In 2020 we’re relearning the lessons of 2008 — namely, that America’s right-wingers can’t handle the truth.

 

Trump non può fare i conti con la verità,

di Paul Krugman

 

Nel corso del fine settimana Trump ha dichiarato ancora una volta che il coronavirus è perfettamente sotto controllo, che ogni impressione contraria dipende dal fatto che egli è nel mirino dei “media delle false notizie”. Domanda: qualcuno ha fatto il conto di quante volte l’ha detto, similmente al conteggio consecutivo che i ‘controllori dei fatti’ stanno tenendo delle sue bugie?

In ogni caso, abbiamo raggiunto abbastanza chiaramente il punto nel quale le assicurazioni di Trump secondo le quali tutto è a posto in realtà peggiorano il panico, perché dimostrano la profondità delle sue illusioni. Anche mentre stava twittando gli elogi a se stesso, i mercati globali erano in caduta libera.

Non è importante la voragine sui prezzi delle azioni. Il migliore indicatore del collasso della fiducia è quanto è accaduto nei tassi di interesse, che sono crollati quasi altrettanto profondamente e velocemente di quello che fecero durante la crisi finanziaria del 2008. I mercati stanno implicitamente prevedendo non solo una recessione, ma svariati anni di debolezza economica.

Ed ero all’inizio tentato di dire che la nostra situazione è persino peggiore di quella che c’era nel 2008, perché almeno allora avevamo una dirigenza che riconosceva la serietà della crisi, anziché liquidarla come una cospirazione progressista.

Quando, tuttavia, si dà un’occhiata alla storia, si scopre che quando si sviluppò la crisi finanziaria le persone della destra erano anche allora profondamente negazioniste, inclini a respingere le cattive notizie o ad attribuirle alle cospirazioni dei progressisti e/o dei media. Fu solo negli stadi finali del collasso finanziario che i massimi dirigenti diventarono realisti, e i commentatori della destra non lo fecero mai.

Facciamo un tuffo nel passato.

La crisi finanziaria del 2008 fu provocata dal collasso di una enorme bolla immobiliare. Ma a destra molti negavano che ci fosse qualcosa che non andava. Larry Kudlow, adesso economista in capo di Trump, ridicolizzava i “pupazzetti della bolla” [1] che indicavano che i prezzi delle abitazioni erano inappropriati.

E potrei dirvi per esperienza personale che quando cominciai a scrivere sulla bolla immobiliare ero di continuo accusato di buttarla in politica: “Dici che c’è una bolla soltanto perché odi il Presidente Bush”.

Quando l’economia cominciò a scivolare, i repubblicani convenzionali non si mossero da un radicato negazionismo. Phil Gramm, consigliere economico anziano di John McCain durante le elezioni presidenziali del 2008, dichiarò che l’America stava solo soffrendo di una “recessione mentale” ed era diventata una “nazione di piagnoni”.

Persino il fallimento di Lehman Brothers, che spedì l’economia al completo tracollo, agli inizi non smosse di una virgola il negazionismo dei conservatori. Kudlow salutò il fallimento come una buona notizia, perché segnalava la fine dei salvataggi, e preannunziò una ripresa nel settore abitativo e finanziario in “mesi, non in anni”.

Aspettate, non è finita. Dopo che la crisi economica aiutò Barack Obama a vincere le elezioni del 2008, i commentatori della destra dichiararono che era stata tutta una cospirazione della destra. Karl Rove e Bill O’Reilly accusarono i media dell’informazione di promuovere le cattive notizie per facilitare il programma socialista di Obama, mentre Rush Limbaugh asserì che il Senatore Chuck Schumer aveva personalmente provocato la crisi (non chiedetemi i dettagli [2]).

Il punto è che la risposta sfrontatamente illusoria di Trump al coronavirus e le sue teorie della cospirazione sui democratici e sui media dell’informazione non sono così diverse dal modo in cui la destra trattò la crisi finanziaria una dozzina di anni orsono. È vero, la volta scorsa i discorsi pazzeschi non venivano direttamente dal Presidente degli Stati Uniti. Ma non è quella la differenza importante tra allora ed oggi.

No, quello che oggi è diverso è che il negazionismo e il conseguente ritardo è probabile che abbiano conseguenze mortali.

Non è chiaro neppure retrospettivamente, come le cose avrebbero potuto essere migliori se le persone della destra avessero riconosciuto la realtà economica nel 2008. Anni di deregolamentazione e di governo permissivo avevano già indebolito il sistema finanziario, ed era probabilmente troppo tardi per dirottare la crisi in arrivo.

All’opposto, il negazionismo sul virus ha sprecato tempo prezioso – tempo che avrebbe potuto essere usato per rallentare la diffusione del coronavirus. Perché il chiaro ed attuale pericolo non è tanto che un gran numero di americani si ammaleranno – che era probabilmente destinato ad accadere in ogni modo – ma che l’epidemia si muoverà così velocemente da saturare i nostri ospedali.

Ma non istituendo dall’inizio esami generalizzati, gli Stati Uniti hanno assicurato che adesso ci siano casi in tutto il paese – non abbiamo alcuna idea di quanti siano – e che il virus si diffonda rapidamente. E persino adesso non c’è alcun cenno che l’Amministrazione sia pronta per il genere di misure di sanità pubblica che potrebbero limitare il ritmo della diffusione.

Inoltre, quando si passa alla risposta sul terreno economico, è il caso di osservare che fondamentalmente tutti nella squadra degli economisti di Trump ebbero completamente torto sulla crisi del 2008. Pare sia quasi un requisito per tali incarichi.

La morale della favola è che, come buona parte di quello che sta accadendo all’America in questo momento, la crisi del coronavirus non riguarda soltanto Trump. La sua inadeguatezza intellettuale ed emozionale, la sua combinazione di megalomania e di insicurezza, stanno certamente contribuendo al problema; c’è mai stato un Presidente così evidentemente non all’altezza dell’incarico? Ma nel rifiutare di misurarsi con i fatti sconfortanti, nell’attribuire tutte le cattive notizie a sinistre cospirazioni, lui si sta semplicemente comportando come un individuo normale del suo schieramento.

Stiamo riapprendendo, nel 2020, le lezioni del 2008 – precisamente, che gli uomini della destra americana non possono fare i conti con la verità.

 

 

 

 

 

 

[1] Il termine “bobblehead” significa “pupazzo con la testa che dondola”; Kudlow lo modificava in “bubblehead” per riferirsi a coloro che insistevano sulla bolla immobiliare.

[2] Il dettaglio era che Schumer, senatore democratico di New York, avrebbe agito per il salvataggio della banca IndyMac della California allo scopo di provocare il panico e dunque di favorire Obama.

 

 

 

 

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