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Trump come l’ultimo trionfo del neoliberismo, di Branko Milanovic (dal blog Global Inequality, 7 aprile 2020)

 

Tuesday, April 7, 2020

Trump as the ultimate triumph of neoliberalism

Branko Milanoivic

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Modern capitalism societies are built on a dichotomy: in the political space decisions are (to be) made on an equal basis with everybody having the same say and with the structure of power being flat; in the economic space the power is held by the owners of capital, the decisions are dictatorial, and the structure of power is hierarchical. The dichotomy was always a complex balancing act: at times, the political principles of nominal equality tended to intrude into the economic space and to limit the power of owners: trade unions, ability to sue  companies, regulations regarding discrimination, hiring and firing. At other times, it was the economic sphere that invaded the political: the wealthy were able to buy politicians and impose the laws they liked.

The entire history of capitalism can be readily understood as the struggle between these two principles: is the democratic principle “exported” from politics  to rule in economics too, or is the hierarchical principle of company organization to invade the political sphere. Social democracy was essentially the former; neoliberalism was the latter.

Neoliberalism justified and promoted the introduction of purely economic and hierarchical principles in the political life. While it maintained the pretense of equality (one-person one-vote), it eroded it through the ability of the rich to select, fund, and make elect the politicians friendly to their interests. The number of books and articles which document the increasing political power of the rich is enormous: there is hardly any doubt that this was happening in the United States and many other countries around the world over the past 40 years.

The introduction of the rules of behavior taken from the corporate sector into politics means that politicians no longer see people whom they rule as co-citizens but as employees. Employees can be hired and fired, humiliated and dismissed, ripped off, cheated or ignored.

Until Trump came to power the invasion of the political space by economic rules of behavior was concealed. There was a pretense that politicians treated people as citizens. The bubble was burst by Trump who, unschooled in the subtleties of democratic dialectics, could not see how anything could be wrong with the application of business rules to politics. Coming from the private sector, and from its most piracy-oriented segment dealing with the real estate, gambling and Miss Universe, he rightly thought—supported by the neoliberal ideology—that the political space is merely an extension of economics.

Many accuse Trump of ignorance. But this is I think a wrong way to look at things. He may not be interested in the US constitution and complex rules that regulate politics in a democratic society because he, whether consciously or intuitively, thinks that they should not matter or even exist. The rules with which he is familiar are the rules of companies: “You are fired!”: a purely hierarchical decision, based on power consecrated by wealth, and unchecked by any other consideration.

By introducing economic rules into politics, neoliberals have done an enormous harm to the “publicness” of decision-making and to democracy. They have brought many societies to a stage inferior to that of being ruled by self-interested despots. Mancur Olson in his famous distinction between rulers who are roving or stationary bandits recounts the anecdote of a Sicilian farmer who supports a one-man despotic rule by arguing that the ruler has “an all encompassing interest”: in order to maintain his rule and maximize his own tax intake, he does have an interest in prosperity of his subjects. This is different, and much superior, Olson argued, to a roving bandit who, like the Mongol invaders, has interest only in the short-term extraction from his (temporary) subjects.

Why is a neoliberal ruler worse than the “all-encompassing-interest” despot? Precisely because he lacks the all-encompassing interest in his polity as he does not see himself as being part of it; rather he is the owner of a giant company called in this case the United States of America where he decides who should do what. People complain that Trump, in this crisis, is lacking the most elementary human compassion. But while they are right in diagnosis, they are wrong in understanding the origin of the lack of compassion. Like any rich owner he does not see that his role is to show compassion to his hired hands, but to decide what they should do, and even when the occasion presents itself, to squeeze them out of their pay, make them work harder or dismiss them without a benefit. In doing so to his putative countrymen he is just applying to an area called “politics” the principles that he has learned and used for many years in business.

Trump is the best student of neoliberalism because he applies its principles without concealment.

 

 

Trump come l’ultimo trionfo del neoliberismo,

di Branko Milanovic

 

Le società del capitalismo moderno sono costruite su una dicotomia: le decisioni nello spazio della politica sono (dovrebbero) essere assunte su un fondamento uguale, avendo tutti la stessa voce in capitolo e essendo la struttura del potere piatta; nello spazio dell’economia il potere è detenuto dai possessori del capitale, le decisioni sono dittatoriali e la struttura del potere è gerarchica. La dicotomia è sempre risultata da un complesso atto di bilanciamento: a volte i principi politici dell’eguaglianza nominale tendono a intromettersi nello spazio economico e a limitare il potere dei proprietari: i sindacati, la possibilità di far causa alle società, i regolamenti sulla discriminazione, sull’assumere e sul licenziare. Altre volte, è stata la sfera economica che ha invaso la politica: i ricchi sono stati nelle condizioni di comprare i politici e di imporre le leggi che gradivano.

Tutta la storia del capitalismo può essere facilmente compresa come una lotta tra questi due principi: che sia il principio democratico “esportato” dalla politica a governare anche l’economia, o che sia il principio gerarchico della organizzazione delle imprese a invadere la sfera politica. La socialdemocrazia apparteneva in sostanza al primo caso; il neoliberismo al secondo.

Il neoliberismo ha giustificato e promosso l’introduzione di principi puramente economici e gerarchici nella vita politica. Mentre manteneva la pretesa di eguaglianza (una persona, un voto), la erodeva attraverso la capacità del ricco di selezionare, finanziare e far eleggere i politici ben disposti verso i loro interessi. Il numero di libri e di articoli che documentano il potere politico crescente dei ricchi è enorme: non c’è proprio alcun dubbio che questo sia venuto accadendo negli Stati Uniti e in molti altri paesi del mondo negli ultimi 40 anni.

L’introduzione nella politica delle regole prese dal settore delle imprese comporta che i politici non considerano più le persone che governano come concittadini, ma come addetti. Gli addetti possono essere assunti e licenziati, umiliati e liquidati, imbrogliati, raggirati o ignorati.

Sino a che Trump non è arrivato al potere l’invasione dello spazio politico dalle regole di condotta economiche era tenuta segreta. C’era una finzione secondo la quale i politici trattavano le persone come cittadini. La bolla è stata fatta esplodere da Trump che, non istruito nelle sottigliezze della dialettica democratica, non poteva capire che ci fosse qualcosa di sbagliato nella applicazione delle regole dell’impresa alla politica. Provenendo dal settore privato, e dal suo settore maggiormente incline alla pirateria che fa affari con i patrimoni immobiliari, le scommesse e i concorsi di bellezza, pensava giustamente – sostenuto dalla ideologia neoliberista – che lo spazio della politica fosse una mera estensione di quello dell’economia.

Molti accusano Trump di ignoranza. Ma penso che questo sia un modo sbagliato di guardare alle cose. Può darsi che non sia interessato alla Costituzione degli Stati Uniti ed alle disposizioni complicate che regolano la politica in una società democratica perché pensa, coscientemente o intuitivamente, che esse non dovrebbero contare e neppure esistere. Le regole che gli sono familiari sono quelle delle imprese: “Sei licenziato!” [1]: una decisione puramente gerarchica, basata su un potere consacrato dalla ricchezza, e non condizionata da alcuna altra considerazione.

Introducendo le regole economiche nella politica, i neoliberisti hanno fatto un danno enorme al carattere ‘pubblico’ del processo decisionale ed alla democrazia. Hanno portato molte società ad uno stadio inferiore rispetto a quello di essere governati da despoti che agiscono nel loro interesse. Mancur Olson nella sua famosa distinzione tra governanti itineranti e briganti stazionari [2] racconta l’aneddoto di un contadino siciliano che è a favore del governo dispotico di un uomo solo con l’argomento che quel governante ha “un interesse generale”: allo scopo di mantenere il suo governo e di massimizzare il suo proprio introito fiscale, ha effettivamente un interesse alla prosperità dei suoi sottomessi. Una situazione diversa, e molto superiore, sosteneva Olson, rispetto ad un bandito itinerante che, come gli invasori mongoli, ha interesse solo nello sfruttamento a breve termine dei suoi (temporanei) sottomessi.

Perché un governante neoliberista è peggiore di un despota “con un interesse onnicomprensivo”? Proprio perché nella sua politica egli manca di interesse generale dal momento che non si considera facente parte di essa; egli è piuttosto il proprietario di una gigantesca impresa che in questo caso si chiama Stati Uniti d’America, nella quale è lui a decidere chi deve fare qualcosa. Le persone si lamentano che Trump, in questa crisi, ha difettato della più elementare pietà umana. Hanno ragione nella diagnosi, ma hanno torto nella comprensione dell’origine di questa mancanza di pietà umana. Come ogni proprietario ricco egli non considera che il suo ruolo sia mostrare pietà umana verso i suoi dipendenti, ma quello di decidere cosa debbano fare e, quando si presenta l’occasione, persino di escluderli dal loro compenso, di rendere più duro il loro lavoro o di metterli da parte senza un sussidio. Facendo questo al suo presunto compatriota, lui sta soltanto applicando a un’area chiamata “politica” i principi che ha imparato e utilizzato per molti anni negli affari.

Trump è lo studente migliore del neoliberismo perché applica i suoi principi senza tenerli nascosti.

 

 

 

 

 

 

[1] Era la famosa espressione che Trump utilizzava in un programma di intrattenimento televisivo che gestì nel passato. Alla fine di ogni trasmissione egli aveva il potere di pronunciare una sorta di sentenza finale, che consisteva di solito nel licenziare il malcapitato. (Può sembrare impossibile, ma accadeva proprio questo; il che del resto conferisce molta verosimiglianza agli argomenti usati in questo articolo da Milanovic).

[2] Mancur Lloyd Olson, Jr (Grand Forks22 gennaio 1932 – College Park19 febbraio 1998) è stato un economista e scienziato sociale statunitense che lavorò presso l’Università del Maryland, College Park.

Nel suo ultimo libro, Power and prosperity (“Potere e prosperità”), Olson distingue tra gli effetti economici dei diversi tipi di governo, in particolare, la tirannia, l’anarchia e la democrazia. Olson ha sostenuto che un “bandito itinerante” (sotto anarchia), ha un incentivo solo a rubare e distruggere, mentre un “bandito stanziale” (un tiranno) è incentivato ad incoraggiare una certa misura di successo economico, in quanto egli si aspetterà di restare al potere abbastanza a lungo da acquisire una quota della ricchezza prodotta. Il bandito stanziale assume così la funzione primordiale del governo – la protezione dei cittadini e della loro proprietà contro i banditi itineranti. Olson ha visto nel passaggio da banditi itineranti a banditi fermi il seme della civiltà, che spiana la strada per la democrazia, la quale migliora gli incentivi per un buon governo allineandosi più strettamente con i desideri della popolazione. (Wikipedia)

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