May 11, 2020
By Paul Krugman
Last week the Bureau of Labor Statistics officially validated what we already knew: Just a few months into the Covid-19 crisis, America already has a Great Depression level of unemployment. But that’s not the same thing as saying that we’re in a depression. We won’t know whether that’s true until we see whether extremely high unemployment lasts for a long time, say a year or more.
Unfortunately, the Trump administration and its allies are doing all they can to make a full-scale depression more likely.
Before I get there, a word about that unemployment report. Notice that I didn’t say “the worst unemployment since the Great Depression”; I said “a Great Depression level,” a much stronger statement.
To understand why I said that, you need to read the report, not just look at the headline numbers. An unemployment rate of 14.7 percent is pretty horrific, but the bureau included a note indicating that technical difficulties probably caused this number to understate true unemployment by almost five percentage points.
If this is true, we currently have an unemployment rate around 20 percent, which would be worse than all but the worst two years of the Great Depression. The question now is how quickly we can recover.
If we could get the coronavirus under control, recovery could indeed be very rapid. True, recovery from the 2008 financial crisis took a long time, but this had a lot to do with problems that had accumulated during the housing bubble, notably an unprecedented level of household debt. There don’t seem to be comparable problems now.
But getting the virus under control doesn’t mean “flattening the curve,” which, by the way, we did — we managed to slow the spread of Covid-19 enough that our hospitals weren’t overwhelmed. It means crushing the curve: getting the number of infected Americans way down, then maintaining a high level of testing to quickly spot new cases, combined with contact tracing so that we can quarantine those who may have been exposed.
To get to that point, however, we would need, first, to maintain a rigorous regime of social distancing for however long it takes to reduce new infections to a low level. And then we would have to protect all Americans with the kind of testing and tracing that is already available to people who work directly for Donald Trump, but almost nobody else.
Crushing the curve isn’t easy, but it’s very possible. In fact, many other countries, from South Korea to New Zealand to, believe it or not, Greece have already done it.
Bringing the infection rate way down was a lot easier for countries that acted quickly to contain the coronavirus, while the rate was still low, rather than spending many weeks in denial. But even places with severe outbreaks can bring their numbers down if they stay the course. Consider New York City, the original epicenter of the U.S. pandemic, where the numbers of new daily cases and deaths are only a small fraction of what they were a few weeks ago.
But you do have to stay the course. And that’s what Trump and company don’t want to do.
For a while it seemed as if the Trump administration was, at long last, willing to take Covid-19 seriously. In mid-March the administration introduced social distancing guidelines, although without actually imposing any federal regulations.
But lately all we hear from the White House is that we need to reopen the economy, even though we’re nowhere close to where we’d need to be to do so without risking a second wave of infections.
At the same time, the administration and its allies are apparently dead set against providing the financial aid that would let us sustain social distancing without extreme financial hardship. Extend enhanced unemployment benefits, which will expire July 31? “Over our dead bodies,” says Senator Lindsey Graham. Aid to state and local governments, which have already laid off a million workers? That, says, Mitch McConnell, would be a “blue-state bailout.”
As Andy Slavitt, who ran Medicare and Medicaid under Barack Obama, puts it, Trump is a quitter. Faced with the need to actually do his job and do what it takes to crush the pandemic, he just gave up.
And this retreat from responsibility won’t just kill thousands. It might also turn the Covid slump into a depression.
Here’s how it would work: Over the next few weeks, many red states abandon social-distancing policies, while many individuals, taking their cues from Trump and Fox News, begin behaving irresponsibly. This leads, briefly, to some rise in employment.
But fairly soon it becomes clear that Covid-19 is spiraling out of control. People retreat back into their homes, whatever Trump and Republican governors may say.
So we’re back where we started in economic terms, and in worse shape than ever in epidemiological terms. As a result, the period of double-digit unemployment, which might have lasted only a few months, goes on and on.
In other words, Trump’s search for an easy way out, his lack of patience for the hard work of containing a pandemic, may be precisely what turns a severe but temporary slump into a full-blown depression.
Come creare una depressione pandemica,
di Paul Krugman
La scorsa settimana l’Ufficio delle Statistiche del Lavoro ha convalidato ufficialmente quello che già sapevamo: dopo appena pochi mesi della crisi del Covid-19, l’America ha già un livello di disoccupazione da Grande Depressione. Ma questa non è la stessa cosa che dire che siamo in una depressione. Non sapremo se sarà così finché non vedremo se una disoccupazione estremamente elevata durerà a lungo, ad esempio un anno o più.
Sfortunatamente, la Amministrazione Trump ed i suoi alleati [1] stanno facendo tutto il possibile per rendere più probabile una depressione su vasta scala.
Prima di arrivare a quel punto, una parola su quel rapporto sulla disoccupazione. Si noti che non ho detto “la peggiore disoccupazione dalla Grande Depressione”; ho detto “un livello da Grande Depressione”, che è una affermazione molto più forte.
Per capire perché mi sono espresso in quel modo, avete bisogno di leggere il rapporto, non osservando soltanto i dati del sommario. Un tasso di disoccupazione del 14,7 per cento è abbastanza terribile, ma l’Ufficio ha incluso una nota che segnala che difficoltà tecniche hanno fatto in modo che questo dato sottovaluti la disoccupazione effettiva di almeno cinque punti percentuali.
Se questo fosse vero, avremmo attualmente un tasso di disoccupazione di circa il 20 per cento, che sarebbe peggiore di tutti, ad eccezione dei due anni più gravi della Grande Depressione. Adesso la domanda è come possiamo riprenderci rapidamente.
Se potessimo avere il coronavirus sotto controllo, in effetti la ripresa sarebbe molto rapida. È vero, la ripresa dalla crisi finanziaria del 2008 impiegò un lungo tempo, ma questo dipese molto dai problemi che si erano accumulati durante la bolla immobiliare, in particolare da un livello senza precedenti del debito delle famiglie. Oggi non sembrano esserci problemi paragonabili.
Ma avere il virus sotto controllo non significa “appiattire la curva”, cosa che, per inciso, abbiamo fatto – siamo riusciti a rallentare la diffusione del Covid-19 a sufficienza perché gli ospedali non fossero sopraffatti. Significa schiacciare la curva: fare in modo che il numero degli americani infetti scenda, e poi mantenere un livello elevato di test per individuare rapidamente i nuovi casi, assieme ad un tracciamento dei contatti in modo da mettere in quarantena coloro che possono essere stati esposti.
Tuttavia, per arrivare a quel punto abbiamo anzitutto bisogno di mantenere un rigoroso regime di distanziamento sociale per tutto il tempo necessario per ridurre le nuove infezioni ad un basso livello. E poi avremmo bisogno di proteggere tutti gli americani con il genere di attività di test e di tracciamento che è già disponibile per le persone che lavorano direttamente alle dipendenze di Donald Trump, ma quasi per nessun altro.
Schiacciare la curva non è facile, ma è certamente possibile. Di fatto, molti altri paesi l’hanno già fatto: dalla Corea del Sud alla Nuova Zelanda, alla Grecia, ci si creda o no.
Abbassare il tasso di infezione è stato molto più facile per i paesi che avevano agito rapidamente per contenere il coronavirus, quando il tasso era ancora basso, anziché sprecare settimane nel negarlo. Ma persino luoghi con gravi epidemie possono ridurre i loro numeri se mantengono ferma la rotta. Si consideri la città di New York, l’epicentro iniziale della pandemia statunitense, dove il numero dei nuovi casi giornalieri e delle morti sono soltanto una piccola frazione di quello che erano poche settimane fa.
Ma si deve mantenere ferma la rotta. E questo è quello che Trump e compagnia non vogliono fare.
Per un certo periodo è sembrato che l’Amministrazione Trump fosse intenzionata, finalmente, a prendere sul serio il Covid-19. A metà marzo la Amministrazione ha deliberato le linee guida sul distanziamento sociale, per quanto in realtà senza imporre alcun regolamento federale.
Ma recentemente tutto quello che ascoltiamo dalla Casa Bianca è che abbiamo bisogno di riaprire l’economia, anche se non siamo neanche lontanamente al punto in cui dovremmo essere per farlo senza rischiare una seconda ondata dell’infezione.
Nello stesso tempo, l’Amministrazione e i suoi alleati sono in apparenza fermamente contrari a fornire l’aiuto finanziario che ci consentirebbe di sostenere il distanziamento sociale senza gravi difficoltà finanziarie. Estendere i sussidi di disoccupazione rafforzati, che scadranno il 31 luglio? “Si dovrà passare sopra i nostri corpi”, dice il Senatore Lindsey Graham. Aiutare i governi degli Stati e delle comunità locali, che hanno già licenziato un milione di lavoratori? Questo, dice Mitch McConnell, sarebbe “un salvataggio per gli Stati democratici”.
Come si è espresso Andy Slavitt, che gestì Medicare e Medicaid con Barack Obama, Trump è un disfattista. Di fronte alla necessità di fare effettivamente il suo lavoro e di fare quello che serve per schiacciare l’epidemia, ci ha rinunciato. E questa fuga dalla responsabilità non soltanto comporterà migliaia di vittime. Essa potrebbe anche trasformare la recessione del Covid in una depressione.
Ecco quello che accadrebbe: nel corso delle prossime poche settimane, molti Stati a guida repubblicana abbandoneranno le politiche del distanziamento sociale, mentre molte persone, che prendono la loro imbeccata da Trump e da Fox News, cominceranno a comportarsi irresponsabilmente. Questo porterà, in breve tempo, ad una qualche crescita dell’occupazione.
Ma abbastanza presto diventerà chiaro che il Covid-19 sta finendo fuori controllo. La gente tornerà nelle proprie case, qualunque cosa dicano Trump ed i Governatori repubblicani.
Dunque, in termini economici saremo tornati al punto di partenza, e in termini epidemiologici in una condizione peggiore che mai. Come risultato, il periodo della disoccupazione a due cifre, che poteva durare solo pochi mesi, andrà ancora avanti.
In altre parole, la ricerca di Trump di una facile via d’uscita, la sua mancanza di pazienza per il duro lavoro del contenimento della pandemia, potrebbe essere precisamente quello che trasforma una grave ma temporanea recessione in una depressione in piena regola.
[1] Può sembrare strano che spesso, per indicare gli esponenti della maggioranza che sostengono il Presidente degli Stati Uniti, si utilizzi l’espressione “i suoi alleati”, dato che essi non sono altri che esponenti del suo stesso Partito. Suppongo però che il termine derivi dallo spirito delle norme costituzionali americane, che riconoscono una autonomia formale ad “entità” come i gruppi parlamentari della Camera e del Senato, ed entro certi limiti conferiscono ai due rami poteri sostanziali (e diversi). In un certo senso, il Presidente (che del resto non è eletto direttamente dal popolo, ma dalla maggioranza di un Collegio Elettorale cui spetta formalmente il potere di sceglierlo) si considera che sia normalmente ‘tenuto’ a cercarsi ‘alleati’ nei due rami del Parlamento. Anche quando la sostanza è ben diversa, dato che il Presidente, come nel caso di Trump, potrebbe essere già padrone incontrastato del suo Partito.
By mm
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