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Elogio dei dirigenti fallibili, di Paul Krugman (New York Times, 25 maggio 2020)

 

May 25, 2020

In Praise of Fallible Leaders

By Paul Krugman

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Last week Joe Biden made an off-the-cuff joke that could be interpreted as taking African-American votes for granted. It wasn’t a big deal — Biden, who loyally served Barack Obama, has long had a strong affinity with black voters, and he has made a point of issuing policy proposals aimed at narrowing racial health and wealth gaps. Still, Biden apologized.

And in so doing he made a powerful case for choosing him over Donald Trump in November. You see, Biden, unlike Trump, is capable of admitting error.

Everybody makes mistakes, and nobody likes admitting having been wrong. But facing up to past mistakes is a crucial aspect of leadership.

Consider, for example, changing guidance on face masks. In the initial phase of the pandemic, the Centers for Disease Control and Prevention told Americans it wasn’t necessary to wear masks in public. In early April, however, the C.D.C. reversed course in the light of new evidence on how the coronavirus spreads, in particular that it can be spread by people who aren’t showing any symptoms. So it recommended that everyone start wearing cloth masks when outside the home.

What would have happened if the C.D.C. had refused to admit it had been wrong, keeping its initial recommendations instead? The answer, almost surely, is that the death toll from Covid-19 so far would be much higher than it is. In other words, refusing to admit mistakes isn’t just a character flaw; it can lead to disaster.

And under Donald Trump, that’s exactly what has happened.

Trump’s pathological inability to admit error — and yes, it really does rise to the level of pathology — has been obvious for years, and has had serious consequences. For example, it has made him an easy mark for foreign dictators like North Korea’s Kim Jong-un, who know they can safely renege on whatever promises Trump thought they made. After all, for him to condemn Kim’s actions would mean admitting he was wrong to claim he had achieved a diplomatic breakthrough.

But it took a pandemic to show just how much damage a leader with an infallibility complex can inflict. It’s not an exaggeration to suggest that Trump’s inability to acknowledge error has killed thousands of Americans. And it looks likely to kill many more before this is over.

Indeed, in the same week that Biden committed his harmless gaffe, Trump doubled down on his bizarre idea that the anti-malarial drug hydroxychloroquine can prevent Covid-19, claiming that he was taking it himself, even as new studies suggested that the drug actually increases mortality. We may never know how many people died because Trump kept touting the drug, but the number is certainly more than zero.

Yet Trump’s strange foray into pharmacology pales in significance compared with the way his insistence that he’s always right about everything has crippled America’s response to a deadly virus.

We now know that during January and February Trump ignored repeated warnings from intelligence agencies about the threat posed by the virus. He and his inner circle didn’t want to hear bad news, and in particular didn’t want to hear anything that might threaten the stock market.

What’s really striking, however, is what happened in the first half of March. By then the evidence of an emerging pandemic was overwhelming. Yet Trump and company refused to act, persisting in their happy talk — largely, one suspects, because they couldn’t bring themselves to admit that their earlier reassurances had been wrong. By the time Trump finally (and briefly) faced reality, it was too late to prevent a death toll that’s about to pass 100,000.

And the worst may be yet to come. If you aren’t terrified by photos of large crowds gathering over Memorial Day weekend without either wearing masks or practicing social distancing, you haven’t been paying attention.

Yet if there is a second wave of Covid-19 cases, Trump — who has insistently called for a relaxation of social distancing despite warnings from health experts — has already declared that he won’t call for a second lockdown. After all, that would mean admitting, at least implicitly, that he was wrong to push for early reopening in the first place.

Which brings me back to the contrast between Trump and Biden.

In some ways Trump is a pitiful figure — or would be, if his character flaws weren’t leading to so many deaths. Imagine what it must be like to be so insecure, so lacking in self-regard, that you not only feel the need to engage in constant boasting, but have to claim infallibility on every issue.

Biden, on the other hand, while he may not be the most impressive presidential candidate ever, is clearly a man comfortable in his own skin. He knows who he is, which is why he has been able to reconcile with former critics like Elizabeth Warren. And when he makes a mistake, he isn’t afraid to admit it.

Over the past few months we’ve seen just how much damage a president who’s never wrong can do. Wouldn’t it be a relief to have the White House occupied by someone who isn’t infallible?

 

Elogio dei dirigenti fallibili,

di Paul Krugman

 

La scorsa settimana Joe Biden se ne è uscito con una battuta improvvisata che poteva essere interpretata come se considerasse i voti degli afroamericani garantiti. Non è stato un episodio rilevante – Biden, che ha collaborato lealmente con Barack Obama, ha avuto da lungo tempo una storia di affinità con gli elettori di colore, ed ha più volte avanzato proposte politiche rivolte a restringere i divari razziali sulla sanità e sulla ricchezza. Eppure, Biden si è scusato.

E facendolo ha avanzato un argomento potente per scegliere lui anziché Donald Trump a novembre. Si constata che Biden, diversamente da Trump, è capace di ammettere un errore.

Tutti fanno sbagli e a nessuno fa piacere ammettere di aver avuto torto. Ma guardare in faccia gli errori passati è un aspetto fondamentale di un dirigente.

Si consideri, ad esempio, il cambiamento delle indicazioni sulle mascherine. Nella fase iniziale della pandemia, i Centri per il Controllo e la Prevenzione delle Malattie dissero agli americani che non era necessario indossare le mascherine in pubblico. Agli inizi di aprile, tuttavia, gli stessi Centri cambiarono indirizzo alla luce di nuove prove su come il coronavirus si diffonde, in particolare del fatto che può essere diffuso da persone che non mostrano alcun sintomo. Dunque, raccomandarono che tutti cominciassero a indossare mascherine quando uscivano di casa.

Cosa sarebbe successo se i Centri avessero rifiutato di ammettere che avevano avuto torto, insistendo invece con le loro iniziali raccomandazioni. La risposta, probabilmente, è che il bilancio delle vittime dal Covid-19 sarebbe stato molto più alto di quello che è. In altre parole, rifiutare di ammettere errori non è solo un difetto del carattere; può portare a disastri.

La patologica incapacità di Trump di ammettere errori – davvero è qualcosa che si colloca al livello di una patologia – è stata evidente per anni, ed ha avuto serie conseguenze. Ad esempio, lo ha reso un facile bersaglio per dittatori stranieri come il nord coreano Kim Jong-un, che sanno di potere tranquillamente rimangiarsi qualsiasi promessa Trump ritenga che abbiano fatto. Dopo tutto, per lui condannare le iniziative di Kim equivarrebbe ad ammettere che aveva sbagliato sostenendo di aver realizzato una svolta diplomatica.

Ma c’è voluta una pandemia per dimostrare precisamente quanto danno può infliggere un leader con il complesso dell’infallibilità. Non è una esagerazione indicare che l’incapacità di Trump ad ammettere un errore ha ammazzato migliaia di americani. E pare probabile che ne ammazzi molti di più prima che sia finita.

In effetti, nella stessa settimana nella quale Biden scivolava sulla sua innocua gaffe, Trump ribadiva la sua bizzarra idea che la idrossiclorochina, il farmaco contro la malaria, può prevenire il Covid-19, sostenendo che lo stava prendendo lui stesso, anche se nuovi studi indicavano che il farmaco effettivamente accresce la mortalità. Non sapremo mai quante persone sono morte a causa dell’insistenza di Trump a pubblicizzare il farmaco, ma il numero è certamente superiore a zero.

Tuttavia il significato della strana incursione di Trump nella farmacologia impallidisce al confronto della sua insistenza di aver sempre avuto ragione su tutto quello che ha menomato la risposta dell’America ad un virus letale.

Sappiamo adesso che a gennaio ed a febbraio Trump ha ignorato i ripetuti ammonimenti delle agenzie di sicurezza sulla minaccia costituita dal virus. Lui e la sua cerchia ristretta non volevano sentire cattive notizie e in particolare non volevano sentire niente che minacciasse il mercato azionario.

Quello che è davvero sensazionale, tuttavia, è quello che è accaduto nella prima metà di marzo. A quel punto le prove di una emergente pandemia erano schiaccianti. Tuttavia Trump e compagnia rifiutarono di agire, persistendo nelle loro chiacchiere compiaciute – in gran parte, si sospetta, perché non potevano riconoscere che le loro prime rassicurazioni erano state sbagliate. Prima che Trump finalmente (e per un breve periodo) affrontasse la realtà, era troppo tardi per impedire un bilancio delle vittime che è vicino a superare le 100.000 unità.

E il peggio può ancora venire. Se non vi provocano terrore le foto di grandi folle che si radunano durante il fine settimane del Giorno della Memoria senza indossare mascherine e praticare il distanziamento sociale, siete proprio svagati.

Tuttavia, se ci fosse una seconda ondata di casi di Covid-19, Trump – che si è ripetutamente impegnato per un rilassamento del distanziamento sociale nonostante gli ammonimenti degli esperti sanitari – ha già dichiarato che non si pronuncerà per un secondo blocco. Dopo tutto, significherebbe ammettere, almeno implicitamente, che aveva avuto torto a spingere per una precoce riapertura del primo.

Il che mi porta al contrasto tra Trump e Biden.

In qualche modo, Trump è un personaggio patetico – o lo sarebbe, se i difetti del suo carattere non stessero portando a tante vittime. Si pensi cosa deve comportare essere così insicuro, così incapace di amor proprio, non soltanto da sentire il bisogno di pavoneggiarsi in continuazione, ma da sostenere di essere infallibile su ogni cosa.

Biden, d’altra parte, se può non essere il candidato presidenziale più emozionante che abbiamo mai avuto, è chiaramente una persona che sta a suo agio nei suoi panni. Sa chi è, che è la ragione per la quale è stato capace di riconciliarsi con i critici del passato come Elizabeth Warren. E quando fa un errore, non ha timore ad ammetterlo.

Nei due mesi passati abbiamo precisamente constatato quanto danno possa fare un Presidente che non sbaglia mai. Sarà un aiuto ad avere la Casa Bianca occupata da qualcuno che non è infallibile?

 

 

 

 

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