May 14, 2020
By Paul Krugman
On Tuesday, the U.S. government’s top experts warned that Covid-19 was by no means under control, and that premature easing of social distancing could have disastrous consequences. As far as I can tell, their view is shared by almost all epidemiologists.
But they were shouting into the wind. Clearly, the Trump administration and its allies have already decided that we’re going to reopen the economy, never mind what the experts say. And if the experts are right and this leads to a new surge in deaths, the response won’t be to reconsider the policy, it will be to deny the facts.
Indeed, virus trutherism — insisting that Covid-19 deaths are greatly exaggerated and may reflect a vast medical conspiracy — is already widespread on the right. We can expect to see much more of it in the months ahead.
At one level, this turn of events shouldn’t surprise us. The U.S. right long ago rejected evidence-based policy in favor of policy-based evidence — denying facts that might get in the way of a predetermined agenda. Fourteen years have passed since Stephen Colbert famously quipped that “reality has a well-known liberal bias.”
At another level, however, the right’s determination to ignore the epidemiologists is politically reckless in a way previous denials of reality weren’t.
As many people have pointed out, the emerging right-wing strategy for dealing with this pandemic — or, more accurately, not dealing with it — closely follows the Republican Party’s longstanding approach to climate change: It’s not happening, it’s a hoax perpetrated by liberal scientists, and besides, doing anything about it would destroy the economy.
Indeed, the antilockdown demonstrations of recent weeks appear to have been organized in part by the same people and groups that have spent decades denying climate change.
Virus trutherism is also reminiscent of the various kinds of trutherism that ran rampant during the Obama years. Inflation truthers insisted that the government was hiding the truth about rampant inflation; unemployment truthers, including a guy named Donald Trump, insisted that the steadily improving job numbers were fake.
But making false claims about the Obama-era economy didn’t come with any political price. Neither, sadly, has climate-change denial: The consequences of that denial unfold too slowly for voters to focus on the immense damage it will do over time.
Virus denial, by contrast, could backfire badly on Republicans in a matter of months.
In fact, in some ways that has already happened. Thanks to the rally-around-the-flag effect, many world leaders saw their approval ratings soar as the seriousness of the Covid-19 crisis became apparent; Trump, who spent many weeks in denial, saw only a slight bump, which has now receded. Within the United States, governors who have taken tough measures to control the pandemic have been rewarded with very high approval, while those who minimized the threat and are pushing to reopen fare much worse.
Now imagine the blowback — especially, by the way, among senior citizens — if an attempt to restart the economy leads to a new wave of infections.
So why are Trump and company going down this route?
One answer is that thousands of Americans may be about to die for the Dow. We know that Trump is obsessed with the stock market, and his long refusal to take Covid-19 seriously reportedly had a lot to do with his belief that doing otherwise would hurt stock prices. He may now believe that pretending that the crisis is over will boost stocks, and that that’s all that matters.
Another answer is that Republicans may actually believe that the gun-waving, red-hatted anti-social-distancing demonstrators represent the “real America.” And there are indeed Americans who fly into a rage when asked to bear any inconvenience on behalf of the public good. Polls suggest that they’re a small minority, but the G.O.P. may consider such polls fake news.
I’d like to suggest, however, that there may be yet another reason for the dangerous push to reopen the economy. Namely, Republicans in general and Trump in particular suffer from a deep sense of inadequacy.
When officials find themselves confronting an unexpected crisis, they’re supposed to roll up their sleeves and deal with it — bring in the experts, devise and implement an effective response. That’s how the Obama administration responded to Ebola back in 2014.
But the G.O.P. doesn’t like experts, and it doesn’t have policy ideas beyond tax cuts and deregulation. So it doesn’t know how to respond to crises that don’t fit its usual agenda. Trump, in particular, can do policy theater — sending Jared Kushner out to make noises about dealing with problems — but has no idea how to do it for real.
And I think that at some level he knows that.
Given this sense of inadequacy, it was probably foreordained that Trump and his allies, after a brief period of seeming to take Covid-19 seriously, would pivot back to insisting that everything is fine. And they may, for a while, even convince some voters. But the coronavirus, which doesn’t care about political spin, will have the last word.
La realtà del Covid-19 ha un pregiudizio progressista,
di Paul Krugman
Giovedì, i massimi esperti del Governo degli Stati Uniti hanno messo in guardia che il Covid-19 non è in alcun modo sotto controllo e che una prematura facilitazione delle misure di distanziamento sociale potrebbe avere conseguenze disastrose. Per quanto posso dire, quella opinione è condivisa da quasi tutti gli epidemiologi.
Ma stanno parlando al vento. Chiaramente, l’Amministrazione Trump e i suoi alleati hanno già deciso di andare alla riapertura dell’economia, qualunque cosa dicano gli esperti. Se gli esperti hanno ragione e questo porterà ad una nuova impennata delle morti, la reazione non sarà di riconsiderare quella scelta, ma di negare i fatti.
In effetti, a destra il complottismo sul virus – l’insistere che le morti del Covid-19 sono grandemente esagerate e possono derivare da una vasta cospirazione sanitaria – è già generalizzato. Nei mesi a venire possiamo aspettarci di vederlo crescere molto.
Da una parte, questa piega degli eventi non dovrebbe sorprenderci. La destra statunitense da tempo ha rigettato una politica basata sulle prove a favore di prove basate sulla politica – negando i fatti che potrebbero mettersi di mezzo ad una agenda predeterminata. Sono passati quattordici anni da quando Stephen Colbert [1] pronunciò la famosa battuta secondo la quale “la realtà ha un ben noto orientamento progressista”.
A un altro livello, tuttavia, la determinazione della destra ad ignorare gli epidemiologi è politicamente spericolata, in una dimensione che non ha precedenti nei passati negazionismi.
Come in molti hanno messo in evidenza, la strategia emergente della destra nel misurarsi con questa pandemia – o piuttosto nel non misurarsi con essa – segue da vicino l’approccio di lunga data del Partito Repubblicano sul cambiamento climatico: non accadrà, è una menzogna ordita da scienziati progressisti, e oltre a ciò, fare alcunché distruggerebbe l’economia.
Infatti, le dimostrazioni contro il blocco delle settimane recenti pare che in parte siano state organizzate dalle stesse persone e gruppi che per decenni stanno negando il cambiamento climatico.
Il complottismo sul virus ricorda vari tipi di complottismo che sono stati in auge durante gli anni di Obama. I complottisti dell’inflazione insistevano a dire che il Governo stava nascondendo l’inflazione dilagante; i complottisti della disoccupazione, compreso un individuo di nome Donald Trump, insistevano che i dati sullo stabile miglioramento dei posti di lavoro erano falsi.
Ma fare affermazioni false sull’economia nell’epoca di Obama non comportava alcun prezzo politico. Neppure lo comportava il negare il cambiamento climatico, per quanto sia sconfortante dirlo: le conseguenze di quella negazione, dal punto di vista degli elettori, si vengono realizzando troppo lentamente per concentrarsi sul danno immenso che faranno col tempo.
La negazione del virus, all’opposto, potrebbe provocare un serio contraccolpo sui repubblicani nel giro di mesi.
Di fatto, in vari modi, questo sta già avvenendo. Grazie all’effetto del ‘radunarsi attorno alla bandiera’, molti leader del mondo hanno visto schizzare in alto i loro indici di consenso quando la serietà del Covid-19 è apparsa visibile; Trump, che ha speso settimane a negarlo, ha conosciuto solo un modesto sobbalzo, che ora è regredito. All’interno degli Stati Uniti, i Governatori che hanno preso misure decise per controllare la pandemia sono stati premiati con un consenso molto alto, quelli che hanno minimizzato e stanno spingendo per la riapertura se la passano molto peggio.
Ora immaginate le reazioni negative – specialmente, per inciso, tra i cittadini anziani – se un tentativo di riaprire l’economia portasse ad una nuova ondata di infezioni.
Dunque, Trump e compagni stanno imboccando questa strada?
Una risposta è che migliaia di americani possono morire per il Dow. Sappiamo che Trump è ossessionato dal mercato azionario e che il suo prolungato rifiuto a prender sul serio il virus, secondo i resoconti, è dipeso dalla sua convinzione che fare diversamente avrebbe danneggiato i prezzi delle azioni. Adesso può credere che fingere che la crisi sia passata rafforzi le azioni, e che questo è tutto ciò che conta.
Un’altra risposta è che i repubblicani possono davvero credere che i dimostranti con i berretti rossi che agitano i fucili contro il distanziamento sociale rappresentino la “vera America”. Di fatto, ci sono americani che danno in escandescenze ogni volta che si chiede di sopportare qualche inconveniente nell’interesse del bene pubblico. I sondaggi indicano che sono una piccola minoranza, ma il Partito Repubblicano può credere che quei sondaggi siano falsi.
Suggerirei, tuttavia, che può esserci ancora un’altra ragione per la pericolosa spinta alla riapertura dell’economia. Si tratta precisamente del fatto che i repubblicani in generale e Trump in particolare soffrono per una profonda sensazione di inadeguatezza.
Quando gli uomini pubblici si ritrovano a fronteggiare una crisi inaspettata, si suppone che si tirino su le maniche e ci si misurino – che coinvolgano gli esperti, che concepiscano e mettano in atto una risposta efficace. È in questo modo che Obama rispose all’Ebola nel passato 2014.
Ma il Partito Repubblicano non gradisce gli esperti e non ha idee politiche oltre al taglio delle tasse ed alla deregolamentazione. Dunque non sa come rispondere a crisi che non si adattano alla sua agenda consueta. In particolare Trump può fare del teatro politico – spedire Jared Kushner a dire parole a vuoto su come ci si misura con i problemi – ma non ha alcuna idea di come farlo davvero.
Ed io penso che in qualche modo lo sappia.
Dato questo senso di inadeguatezza, era probabilmente predestinato che Trump e i suoi alleati, dopo un breve periodo nel quale sono sembrati prendere sul serio il Covid-19, tornassero a insistere che va tutto bene. E possono, per un po’, persino convincere alcuni elettori. Ma il coronavirus, che non si cura dei maneggi della politica, avrà l’ultima parola.
[1] Stephen Tyrone Colbert (Washington, 13 maggio 1964) è un comico e conduttore televisivo statunitense. Colbert collabora attivamente con la rete televisiva via cavo Comedy Central, sulla quale ha condotto dal 2005 al 2015 il telegiornale satirico The Colbert Report. In precedenza, ha collaborato ad un’altra celebre trasmissione del network, The Daily Show. Dal 2015 conduce The Late Show with Stephen Colbert sulla CBS, ereditando la conduzione da David Letterman. (Wikipedia)
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