May 28, 2020
By Paul Krugman
America is now engaged in a vast, dangerous experiment. Although social distancing has limited the spread of the coronavirus, it is far from contained. Yet despite warnings from epidemiologists, much of the country is moving to open up for business as usual.
You might think that such a momentous move would come with elaborate justifications — that politicians pushing an end to social distancing, from Donald Trump on down, would at least try to explain why we should take this risk. But those calling for quickly reopening have been notably silent about the trade-offs involved. Instead, they talk incessantly about the need to “save the economy.”
That is, however, a very bad way to think about economic policy in a pandemic.
What, after all, is the economy’s purpose? If your answer is something like, “To generate incomes that let people buy things,” you’re getting it wrong — money isn’t the ultimate goal; it’s just a means to an end, namely, improving the quality of life.
Now, money matters: There is a clear relationship between income and life satisfaction. But it’s not the only thing that matters. In particular, you know what also makes a major contribution to the quality of life? Not dying.
And when we take the value of not dying into account, the rush to reopen looks like a really bad idea, even in terms of economics properly understood.
You might be tempted to say that we can’t put a price on human life. But if you think about it, that’s silly; we do it all the time.
We spend a lot on highway safety, but not enough to eliminate every preventable fatal accident. We regulate businesses to avoid lethal pollution, even though it costs money, but not tightly enough to eliminate all pollution-related deaths.
In fact, both transportation and environmental policy have in the past been explicitly guided by numbers placed on the “value of a statistical life.” Current estimates are around $10 million.
True, Covid-19 deaths have been concentrated among older Americans, who can expect fewer remaining years of life than average, so that we might want to use a lower number, say $5 million. But even so, doing the math says that social distancing, while it reduced G.D.P., was well worth it.
That’s the conclusion of two studies that estimated the costs and benefits of social distancing, taking the value of a life into account. Indeed, we waited too long: A Columbia University study estimated that locking down just a week earlier would have saved 36,000 lives by early May, and a back-of-the-envelope calculation suggests that the benefits of that earlier lockdown would have been at least five times the cost in lost G.D.P.
So why are we rushing to reopen?
To be sure, epidemiological forecasts are highly uncertain. But this uncertainty calls for more caution, not less. Open too late, and we lose some money. Open too soon, and we risk an explosive second wave of infections, which would not only kill many Americans but also probably force a second, even more costly lockdown.
So why isn’t the Trump administration even trying to justify its push for reopening in terms of a rational analysis of costs and benefits? The answer, of course, is that rationality has a well-known liberal bias.
After all, if they really cared about the economy, even ardent reopeners would want people to keep wearing face masks, which are a cheap way to limit viral spread. Instead, they’ve chosen to wage a culture war against this most reasonable of precautions.
And the White House has dealt with expert warnings about the risks of reopening by — surprise! — accusing the experts of conspiring against the president. Asked about that Columbia study suggesting that earlier action would have saved many lives, Trump responded that “Columbia is a liberal, disgraceful institution,” and he falsely claimed to have been ahead of the experts in calling for lockdown.
Did I mention that Trump and his officials have drastically underestimated Covid-19 deaths every step of the way?
The point is that the push to reopen doesn’t reflect any kind of considered judgment about risks versus rewards. It’s best seen, instead, as an exercise in magical thinking.
Trump and conservatives in general seem to believe that if they pretend that Covid-19 isn’t a continuing threat, it will somehow go away, or at least people will forget about it. Hence the war on face masks, which help limit the pandemic but remind people that the virus is still out there.
One way to put it: Trump and his allies don’t want us to wear face masks but do want us to wear blinders.
How will this exercise in denial end? Again, there’s a lot of uncertainty in epidemiological projections. Trump and friends could get lucky; their insistence that we should quickly go back to business as usual might not lead to a large number of deaths.
But it probably will, because the push for reopening rests on a foundation of willful ignorance. Never mind G.D.P.; the most fundamental job of any leader is to keep his people alive. Unfortunately, that’s a job Trump doesn’t seem interested in doing.
Sull’economia del non morire,
di Paul Krugman
L’America adesso è impegnata in un grande esperimento pericoloso. Sebbene il distanziamento sociale abbia limitato la diffusione del coronavirus, è lungi dall’averlo contenuto. Tuttavia, nonostante gli ammonimenti degli epidemiologi, una buona parte del paese si sta spostando verso la riapertura: gli affari come al solito.
Potevate supporre che una decisione così grave sarebbe stata accompagnata da giustificazioni elaborate – che i politici che spingono per metter fine al distanziamento sociale, da Trump in giù, almeno avrebbero dovuto spiegare perché dovremmo prenderci un tale rischio. Ma coloro che si pronunciano per una rapida riapertura sono rimasti particolarmente silenziosi sui compromessi che essa implica. Hanno invece parlato incessantemente del bisogno di “salvare l’economia”.
Tuttavia, quello è un pessimo modo di ragionare di politica economica in una pandemia.
Qual è, in fin dei conti, lo scopo dell’economia? Se la vostra risposta è qualcosa di simile a “Produrre redditi che permettano alle persone di comprare oggetti”, la state intendendo nel modo sbagliato – i soldi non sono l’obbiettivo finale; sono solo un mezzo per un fine, precisamente, migliorare la qualità della vita.
Ora, i soldi sono importanti: c’è una chiara relazione tra il reddito e la soddisfazione dell’esistere. Ma non sono l’unica cosa che conti. In particolare, sapete cosa dà un contributo anche maggiore alla qualità della vita? Il non morire.
E quando si mette il valore del non morire nel conto, la corsa alla riapertura appare davvero una pessima idea, persino in termini economici propriamente intesi.
Potreste essere tentati di dire che non possiamo stabilire un prezzo alla vita umana. Ma se ci pensate, è una sciocchezza; lo facciamo sempre.
Spendiamo tanto per la sicurezza delle autostrade, ma non abbastanza per eliminare ogni prevedibile incidente fatale. Regolamentiamo le cose economiche per evitare un inquinamento letale, anche se costa soldi, ma non è lontanamente sufficiente ad eliminare tutte le morti dipendenti dall’inquinamento.
Di fatto, sia i trasporti che la politica ambientale nel passato sono stati esplicitamente orientati da numeri che hanno dato un prezzo al “valore della vita statistica”. Le stime attuali sono circa 10 milioni di dollari.
È vero, le morti per il Covid-19 sono state concentrate tra gli americani più anziani, che in media possono aspettarsi meno anni di vita rimanenti della media, cosicché, volendo, potremmo usare un numero più basso, diciamo 5 milioni di dollari. Ma persino in quel caso, la matematica ci dice che il distanziamento sociale, pur riducendo il PIL, varrebbe pure la pena.
È questa la conclusione di due studi che hanno stimato i costi e i benefici del distanziamento sociale, mettendo nel conto il valore delle vite umane. Uno studio della Columbia University ha stimato che una chiusura solo una settimana prima avrebbe salvato agli inizi di maggio 36.000 vite, e un calcolo a spanne indica che i benefici di un blocco precoce sarebbero stati almeno cinque volte il costo in PIL perduto.
Perché dunque ci stiamo precipitando a riaprire?
Di sicuro, le previsioni degli epidemiologi sono altamente incerte. Ma questa incertezza depone per una maggiore cautela, non per una minore cautela. Apriamo troppo tardi, e perderemo un po’ di soldi. Apriamo troppo presto, e rischieremo una seconda ondata esplosiva di infezioni, che non solo porterà alla morte molti americani ma probabilmente costringerà ad una seconda chiusura, ancora più costosa.
Dunque, perché l’Amministrazione Trump non sta neanche cercando di giustificare la sua spinta per la riapertura nei termini di una analisi razionale dei costi e dei benefici? La risposta, ovviamente, è che la razionalità ha un ben noto pregiudizio progressista.
Dopo tutto, se davvero si preoccupassero dell’economia, persino i più focosi sostenitori della riapertura vorrebbero che le persone continuassero ad indossare le mascherine, che sono un modo economico per evitare la diffusione del virus. Invece, hanno scelto di lanciarsi in una cultura di guerra contro questa massimamente ragionevole preoccupazione.
E la Casa Bianca ha trattato gli ammonimenti degli esperti sui rischi della riapertura – sorpresa! – accusando gli esperti di cospirare contro il Presidente. Alla domanda sul fatto che lo studio della Columbia indica che una iniziativa preventiva avrebbe salvato molte vite, Trump ha risposto che la “Columbia è una istituzione vergognosamente progressista”, ed ha falsamente sostenuto di essersi pronunciato prima degli esperti per la chiusura.
Devo ricordare che Trump e i suoi dirigenti hanno drasticamente sottostimato le morti per il Covid-19 ad ogni passo della vicenda?
Il punto è che la spinta a riaprire non riflette in alcun modo un giudizio ponderato sui rischi e sui vantaggi. Piuttosto, la si comprende nel migliore dei modi come un esperimento di magia.
In generale, Trump e i conservatori sembrano credere che se fingono che il Covid-19 non è una minaccia perdurante, in qualche modo scomparirà, o almeno la gente se ne dimenticherà. Da qua la guerra sulle mascherine, che contribuiscono a limitare la pandemia ma ricordano alle persone che il virus è ancora da qualche parte.
Si potrebbe dire così: Trump e i suoi alleati non vogliono che indossiamo le mascherine ma vogliono che indossiamo i paraocchi.
Quando finirà questo esercizio di negazione? C’è ancora molta incertezza sulle previsioni epidemiologiche. Trump ed i suoi amici potrebbero aver fortuna; la loro insistenza per la quale dovremmo rapidamente tornare ai nostri soliti affari potrebbe non comportare una grande numero di vittime.
Ma probabilmente accadrà, perché la spinta alla riapertura si basa su una ignoranza intenzionale. Non è importante il PIL; il lavoro fondamentale di ogni dirigente è mantenere in vita la sua gente. Sfortunatamente, quello è un lavoro che Trump non sembra interessato a fare.
By mm
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