June 11,2020
By Paul Krugman
What is Braxton Bragg to Donald Trump, or Trump to Braxton Bragg?
It was always strange (and outrageous) to have U.S. military bases named for traitors — for Confederate generals who rebelled against the Union to defend slavery. And military leaders seem willing to change those bases’ names. But Trump says no.
Why would he take that position at a time when white Americans finally seem to be acknowledging the injustice African-Americans routinely face, leading to surging public support for Black Lives Matter? The smart thing, surely, would be to emulate much of corporate America: Make a few cheap gestures on behalf of social justice while changing nothing fundamental. I mean, even NASCAR has announced that it will ban the Confederate flag at events. And renaming military bases would be very cheap.
But Trump evidently can’t bring himself to make even a symbolic show of sympathy. And trying to understand his incapacity helps explain what Trumpism — and, indeed, modern conservatism as a whole — is all about.
Trump himself says that it’s about honoring “a history of Winning, Victory, and Freedom.” Really?
These bases honor men who stood for slavery, the opposite of freedom; and as it happens, two of the biggest bases are named for generals famed not for victories but for defeats. Bragg, whose army suffered an epic rout at Chattanooga, was one of the Civil War’s worst-regarded generals. John Bell Hood squandered his men’s lives in futile attacks at Atlanta and Franklin, then led what was left of his army to annihilation at Nashville.
Trump obviously doesn’t know about any of that. But why should a guy who grew up in Queens care about Confederate tradition in the first place?
The answer is that Trump, and most of his party, are reactionaries. That is, as the political theorist Corey Robin puts it, they are motivated above all by “a desire to resist the liberation of marginal or powerless people.” And Confederate iconography has become a symbol of reaction in America.
That’s why some Republicans in Maine objected to making a song about the 20th Maine — the volunteer regiment whose heroic defense of Little Round Top played a crucial role in the battle of Gettysburg — the state ballad. It was offensive, they said, to “say that we’re any better than the South was.” Um, the South was defending slavery.
The reactionary impulse also explains, I believe, why some privileged white men, from the editor of the influential Journal of Political Economy to the (now former) C.E.O. of CrossFit, have been unable to control self-destructive outbursts attacking the Black Lives Matter protests.
After all, from a reactionary’s point of view the past three weeks have been a nightmare. Not only are marginal people who are supposed to know their place standing up for justice, they’re overwhelmingly winning the battle for public opinion. That’s not how things are supposed to work!
One response to this reactionary’s nightmare has been denial. Trump keeps tweeting “LAW & ORDER!” as if saying the magic phrase enough times will turn the clock back to 1968. The Trump campaign responded to an unfavorable CNN poll, not by reconsidering its message, but by demanding that the network retract the poll and apologize.
Another response has been wild conspiracy theorizing. On the right, it’s a given that mass popular demonstrations have been orchestrated by antifa radicals, though there’s not a shred of evidence to that effect. And Trump, famously, suggested that a 75-year-old man knocked over by the police — we’ve all seen the video of him bleeding out on the sidewalk — was an antifa provocateur who somehow engineered his own assault.
Most frightening, however, has been the palpable desire of powerful figures on the right — not just Trump — to find a way to meet Black Lives Matter protests with state violence.
On any rational assessment, it never made any sense to demand a military response to overwhelmingly peaceful protests marred by only a small amount of opportunistic looting. Do right-wingers believe their own claims that we’re beset by “mobs of violent cretins”? I doubt it.
For reactionaries, however, the horror of the situation isn’t the possibility that protests might turn violent. It’s the fact that the protests are happening at all.
And that’s why people like Trump and Tom Cotton have been so eager to send in the military. They aren’t concerned about keeping the peace; if that mattered to them, they would have reacted harshly to the spectacle of armed right-wingers threatening Michigan’s State Legislature. Instead, Trump tweeted his support.
No, America’s reactionaries don’t want law and order; they want an excuse to crush social justice protests with a mailed fist.
For the moment, at least, America’s reactionaries aren’t getting their wish. Governors, mayors and, not least, the military have made it clear that they want no part of a brutal crackdown.
But don’t count the reactionaries out. They remain extremely dangerous and will become more dangerous if, as seems increasingly likely, Trump finds himself staring at the prospect of electoral defeat.
I reazionari stanno passando un brutto periodo,
di Paul Krugman
Che rappresenta Braxton Bragg [1] per Donald Trump, o cosa c’entra Trump con Braxton Bragg?
È sempre stato strano (e scandaloso) avere basi militari degli Stati Uniti con i nomi di traditori – di generali confederati che si ribellarono contro l’Unione per difendere la schiavitù. E i dirigenti dell’esercito sembrano disponibili a cambiare i nomi di quelle basi. Ma Trump si rifiuta.
Perché prende quella posizione in un’epoca nella quale gli americani bianchi sembrano finalmente riconoscere l’ingiustizia che gli afroamericani normalmente devono affrontare, con un sostegno crescente dell’opinione pubblica per il movimento Black Lives matter [2]? Di sicuro, la condotta più astuta sarebbe fare come fanno buona parte delle società americane: pochi gesti a poco prezzo nell’interesse della giustizia sociale senza cambiare niente di fondamentale. Voglio dire, persino NASCAR [3] ha annunciato che metterà al bando la bandiera confederata nei suoi eventi. E cambiare i nomi alle basi militari non costerebbe quasi niente.
Ma Trump evidentemente non può neppure addivenire a fare un gesto simbolico di pietà. E cercare di capire perché non ne è capace contribuisce a spiegare in cosa consista in trumpismo – e, di fatto, il conservatorismo moderno nel suo complesso.
Trump stesso dice che esso riguarda “l’onorare una storia di successo, di vittorie e di libertà”. È proprio così?
Quelle basi onorano uomini che presero posizione per la schiavitù, l’opposto della libertà; e si dà il caso che le due basi più grandi siano intitolate a generali famosi per sconfitte, non certo per vittorie. Bragg, le cui truppe patirono una epica disfatta a Chattanooga, fu uno dei generali della Guerra Civile meno apprezzati. John Bell dilapidò le vite dei suoi uomini in inutili attacchi ad Atlanta ed a Franklin [4], poi condusse quello che era rimasto delle sue truppe allo sterminio di Nashville.
Ovviamente, Trump di tutto questo non sa niente. Del resto, perché un individuo che è cresciuto nel quartiere del Queens [5] si dovrebbe curare della tradizione confederata?
La risposta è che Trump, e la maggioranza del suo partito, sono dei reazionari. Ovvero, come si esprime il politologo Corey Robin, sono motivati soprattutto dal “desiderio di opporsi alla liberazione delle persone marginali e prive di potere”. E l’iconografia confederata in America è diventata un simbolo della reazione.
È la stessa ragione per la quale alcuni repubblicani del Maine si sono opposti a far diventare una canzone del Ventesimo Reggimento del Maine – un reggimento di volontari la cui eroica difesa di Little Round Top ebbe un ruolo fondamentale nella battaglia di Gettysburg – inno dello Stato. Sarebbe stato offensivo, hanno sostenuto “dire che siamo in qualche modo migliori di quello che fu il Sud”. Per la verità, il Sud stava difendendo la schiavitù.
Credo che lo stesso impulso reazionario spieghi anche perché alcuni uomini bianchi privilegiati, dall’editore dell’influente Rivista di Economia Politica all’amministratore delegato di CrossFit [6] (adesso sostituito), siano stati incapaci di controllare i propri eccessi autodistruttivi attaccando le proteste di Black Lives Matter.
In fin dei conti, dal punto di vista dei reazionari le tre settimane passate sono state un incubo. Non si tratta solo di persone marginali, che si supponeva sapessero quale fosse il loro interesse nel prendere posizione per la giustizia, costoro stanno anche ottenendo in modo schiacciante il consenso dell’opinione pubblica. Non si pensava che le cose arrivassero a questo punto!
Una risposta a questo incubo è stata negarlo. Trump ha continuato a twittare “LEGGE ED ORDINE”, come se ripetere tante volte la frase magica riportasse l’orologio al 1968. La campagna di Trump ha reagito ad uno sfavorevole sondaggio della CNN, non riconsiderando il suo messaggio, ma chiedendo che l’agenzia ritrattasse il proprio sondaggio e si scusasse.
Un’altra risposta è stata una folle teoria della cospirazione. A destra, è considerato un dato di fatto che le manifestazioni popolari di massa siano state orchestrate dai radicali dell’antifa [7], sebbene non ci sia uno straccio di prova in quel senso. E notoriamente Trump ha suggerito che l’uomo di 75 anni steso dalla polizia – abbiamo visto tutti il video di quell’uomo sanguinante sul marciapiede – era un provocatore antifa che in qualche modo aveva inscenato il suo stesso assalto.
Più inquietante, tuttavia, è stato il desiderio palpabile di personaggi potenti della destra – non solo Trump – di trovare un modo perché le proteste del Black Lives Matter si scontrassero con la violenza statale.
Sulla base di qualsiasi valutazione razionale, non ha mai avuto senso chiedere una risposta dell’esercito per proteste principalmente pacifiche guastate soltanto da una piccola quantità di saccheggi occasionali. La gente di destra crede davvero ai suoi stessi argomenti secondo i quali saremmo assaliti da “orde di idioti violenti”? Lo dubito.
Per i reazionari, tuttavia, l’orrore della situazione non consiste nella possibilità che le proteste sfocino nella violenza. Consiste nel fatto che semplicemente ci siano proteste.
E questa è la ragione per la quale persone come Trump e Tom Cotton sono stati così ansiosi di inviare l’esercito. Non sono preoccupati di mantenere la pace; se questo per loro contasse, avrebbero reagito con asprezza allo spettacolo dei militanti armati della destra che minacciavano l’Assemblea Legislativa dello Stato del Michigan. Invece Trump ha scritto un tweet a loro sostegno.
No, i reazionari americani non vogliono la legge e l’ordine; vogliono un pretesto per schiacciare le proteste per la giustizia sociale con il pugno di ferro.
Almeno per il momento, i reazionari americani non stanno ottenendo quello che vogliono. I Governatori, i Sindaci e, non meno importante, l’esercito hanno chiarito che non vogliono prender parte ad un brutale giro di vite.
Ma non pensate che i reazionari siano fuori gioco. Restano estremamente pericolosi e diventeranno ancora più pericolosi se, come sembra sempre più probabile, Trump si ritrova a constatare la prospettiva di una sconfitta elettorale.
[1] Braxton Bragg (Warrenton, 22 marzo 1817 – Galveston, 27 settembre 1876) è stato un generale statunitense. Fu generale confederato e uno dei più discussi alti ufficiali della Confederazione. Deve probabilmente la sua carriera solo alla personale affezione del presidente Jefferson Davis, nonostante egli, da comandante sul campo, si sia sempre dimostrato insufficiente. Wikipedia
[2] Ovvero: “Le vite delle persone di colore contano”.
[3] La National Association for Stock Car Auto Racing è una joint venture statunitense di proprietà e gestione familiare che organizza e gestisce vari campionati automobilistici, principalmente negli Stati Uniti e in Canada. Wikipedia
[4] La battaglia di Franklin fu combattuta a Franklin (Tennessee), il 30 novembre 1864, ed è parte della Campagna di Franklin-Nashville che si svolse nelle fasi finali della guerra civile americana. Fu una delle peggiori disfatte dell’esercito confederato.
[5] Il Queens è il più grande per superficie e il secondo per popolazione dei borghi della città di New York.
[6] Il CrossFit è un sistema di fitness brevettato ed è un marchio della CrossFit Inc. … È praticato dai membri di oltre 13.000 palestre affiliate, circa la metà delle quali si trovano negli Stati Uniti e da persone che fanno allenamenti quotidiani completi
[7] L’Antifaschistische Aktion, Antifascistische Aktie o Antifascistisk Aktion (rispettivamente in tedesco, olandese e svedese, “azione antifascista”; acronimo Antifa, e così comunemente noto in italiano, tedesco e olandese; AFA nelle lingue scandinave) è un collettivo antifascista internazionale di estrema sinistra e una rete spontanea e transpartitica di militanti solitamente extraparlamentari, attivisti e simpatizzanti indipendenti; è principalmente di ispirazione comunista, anarchica e socialista libertaria e il suo obiettivo è quello di opporsi ad ogni possibile nuova ascesa dell’estrema destra. (Wikipedia)
By mm
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