By Paul Krugman
On Friday the Bureau of Labor Statistics released its report on the employment situation in May. The report was much better than most economists expected, showing a large gain in jobs and a fall in the unemployment rate.
The thing is, a good jobs report may be bad for future policy. Why? Because the U.S. economy is still very much on life support. And a bit of good news is all too likely to encourage the usual suspects to end that life support too soon, with dire effects just a few months from now.
Before I get there, let me address one widespread concern. Were the employment numbers rigged?
No, they weren’t. No doubt the Trump administration, which lies about everything, would fake the numbers if it could. And the Trump-appointed head of the Bureau of Labor Statistics is a Heritage Foundation hack, with a long history of making ludicrous claims about the effects of tax cuts, the burden of the estate tax, and more.
But the jobs report is prepared by a large, professional staff that takes its responsibilities seriously. And it contains much more than the headline numbers. It’s not the kind of thing that could be altered with a Sharpie, and any effort to fake it would have set off multiple alarm bells.
In fact, the overall picture painted by the employment report makes considerable sense. It shows a partial bounce back of contact-intensive sectors like restaurants and dentists’ offices that were largely shut down by social distancing; these are exactly the things you’d expect to show some growth as social distancing is relaxed.
So the good news, despite statistical problems created by the unique economic situation — problems the bureau acknowledges — is real. But it’s also very limited.
So far, employment numbers in this time of Covid-19 look like a fishhook: a huge decline followed by a much smaller upturn. Unemployment is still higher than it was for most of the Great Depression. And while unemployment over all fell in May, it rose slightly for black workers.
The saving graces of the situation, such as they are, are that (a) while there is immense economic hardship, it’s not nearly as severe as you might have expected given Depression-level unemployment and (b) the employment slump has so far been mostly limited to contact-intensive sectors. That is, the crisis hasn’t — yet — spilled over into a crash of the economy as a whole.
Both these saving graces, however, are the result of emergency aid — the safety net hurriedly put in place in late March, largely at Democrats’ insistence. This safety net alleviated hardship while allowing the unemployed to maintain spending and encouraging businesses to maintain their payrolls.
And unless Congress and the White House act, that safety net will be yanked away by August.
More specifically, enhanced unemployment benefits, which are both more generous than standard benefits and cover more people, have been a huge source of support despite the difficulties many have faced in getting enrolled. Among other things, those benefits have — temporarily — made it possible for millions of families to keep paying rent on their homes. But those benefits will expire July 31.
And the Paycheck Protection Program, which offers small businesses loans that can be converted into grants if they’re used to maintain payroll, is already out of money, and the job support lasts only eight weeks.
So two of the main things sustaining the economy are set to disappear. At the same time, Congress has yet to provide major relief to state and local governments, which are facing a huge fiscal crisis and have already laid off a million and a half workers; there will soon be many more layoffs unless aid comes soon.
In other words, we’re facing probable disaster in the near future unless Congress acts. But here’s the thing: Republicans just hate helping the unemployed, hate aiding states, in fact hate any kind of disaster response other than tax cuts. And the uptick in jobs gives them an excuse to indulge their hatred.
House Democrats have passed the HEROES Act, a very good bill extending and improving economic relief. But Friday’s employment report encourages Republicans to revert to type; they’ll almost surely block any significant further relief until or unless the economic situation becomes even more dire than it is.
It also encourages them to push for more opening, more relaxation of social distancing, despite the fact that Covid-19 is nowhere near under control and there are early indications that the pandemic may be roaring back to life as states reopen.
So it’s all too possible that we’ll see an ugly scene in the late summer and early fall — more government layoffs and widespread job losses in industries that have so far been relatively unscathed as desperate workers slash spending, all against the backdrop of a resurgence in hospitalizations and deaths. And the May uptick in jobs makes that scene more likely, because it promotes more wishful thinking from the people who insisted a few months ago that Covid-19 would go away and posed no threat to the economy.
Maybe we’ll be lucky and the bad things I’m worried about won’t actually materialize. But hoping for the best isn’t a plan.
Il Rapporto sui posti di lavoro distruggerà posti di lavoro?
Di Paul Krugman
Venerdì l’Ufficio delle Statistiche sul lavoro ha pubblicato il suo rapporto sulla situazione dell’occupazione a maggio. Il rapporto era molto migliore di quello che la maggioranza degli economisti si aspettavano, mostrando un ampio incremento di posti di lavoro ed una caduta del tasso di disoccupazione.
Il punto è: una buona rapporto sul lavoro può essere negativo per la politica futura. Perché? Perché l’economia statunitense è ancora molto tenuta in vita artificialmente. E un po’ di buone notizie è anche troppo probabile che incoraggino i soliti noti a porre fine troppo presto a quel sostegno artificiale, con effetti tremendi di qua a solo pochi mesi.
Prima di arrivare a quel punto, consentitemi di affrontare una preoccupazione diffusa. I numeri sull’occupazione sono stati manipolati?
No, non lo sono stati. Nessun dubbio che l’Amministrazione Trump, che mente su tutto, se potesse falsificherebbe quei numeri. E il capo dell’Ufficio delle Statistiche sul Lavoro nominato da Trump è un pennivendolo della Fondazione Heritage, con una lunga storia di argomenti ridicoli sugli effetti dei tagli alle tasse, sugli oneri della tassa sui patrimoni, e altro ancora.
Ma il rapporto sui posti di lavoro viene predisposto da una squadra di addetti ampia e professionale, che prende sul serio le proprie responsabilità. E contiene molto di più che non i dati sui titoli dei giornali. Non è il genere di cosa che possa essere manipolata con un pennarello Sharpie [1], e ogni sforzo di falsificarlo avrebbe provocato una molteplicità di campanelli d’allarme.
Nei fatti, il quadro complessivo descritto dal rapporto sull’occupazione ha un suo significato rispettabile. Mostra un parziale recupero di settori ad elevata intensità di contatti come i ristoranti ed i laboratori dei dentisti che in buona parte erano stati chiusi per il distanziamento sociale; si tratta esattamente delle cose che ci si aspetterebbe di constatare in qualche crescita quando il distanziamento sociale viene attenuato.
Dunque la buona notizia, nonostante i problemi statistici determinati dalla singolare situazione economica – problemi che l’Ufficio riconosce – è reale. Ma è anche molto limitata.
Sino ad ora, i dati sull’occupazione in questo periodo di Covid-19 assomigliano ad un amo da pesca: un vasto declino seguito da un molto più piccolo rialzo. La disoccupazione è ancora superiore a quella che ci fu per la maggior parte della Grande Depressione. E se soprattutto a maggio la disoccupazione è caduta, nel caso dei lavoratori di colore è salita leggermente.
Ciò che salva la situazione, se si può dir così, è che: a) mentre ci sono difficoltà economiche enormi, non sono neanche lontanamente così gravi come ci si sarebbe aspettati dato il livello di disoccupazione da depressione; e b) il calo dell’occupazione sinora è stato per la maggior parte limitato ai settori ad elevata intensità di contatti. Ovvero, la crisi non è – ancora – tracimata in un crollo dell’economia nel suo complesso.
Ma queste grazie salvifiche, tuttavia, sono la conseguenza degli aiuti per l’emergenza – la rete di sicurezza messa in atto in fretta e furia alla fine di marzo, in buona parte per l’insistenza dei democratici. Questa rete di sicurezza ha attenuato le difficoltà consentendo ai disoccupati di continuare a spendere e incoraggiando le imprese a mantenere i propri organici.
E senza la Legge del Congresso e della Casa Bianca, quella rete di sicurezza sarà lacerata con il mese di agosto.
Più in particolare, i sussidi rafforzati della disoccupazione, che sono più generosi dei sussidi comuni e coprono un numero maggiore di persone, sono stati un’ampia fonte di sostegno nonostante le difficoltà cui molti hanno fatto fronte nell’essere ammessi. Tra le altre cose, quei sussidi hanno – temporaneamente – reso possibile che milioni di famiglie continuassero a pagare gli affitti sulle loro case. Ma quei sussidi termineranno il 31 luglio.
E il Programma di Protezione dei Salari, che offre alle piccole imprese prestiti che possono essere convertiti in assegnazioni se sono usati per mantenere gli organici, sono già a corto di denaro, e il sostegno ai posti di lavoro durerà solo otto settimane.
Dunque, due dei fattori principali che sostengono l’economia stanno per scomparire. Nello stesso tempo, il Congresso deve ancora stanziare un aiuto importante ai governi degli Stati e delle comunità locali, che sono di fronte ad una vasta crisi di finanza pubblica ed hanno già licenziato un milione e mezzo di lavoratori; se l’aiuto non arriva rapidamente ci saranno presto molti più licenziamenti.
In altre parole, se il Congresso non agisce saremo di fronte nel prossimo futuro ad un probabile disastro. Ma qua è il punto: i repubblicani detestano gli aiuti ai disoccupati, detestano gli aiuti agli Stati, di fatto detestano ogni genere di risposta alla calamità diversa dai tagli alle tasse. E il lieve incremento nei posti di lavoro dà loro il pretesto per indulgere nel loro disprezzo.
I democratici della Camera hanno approvato la Legge denominata Heroes [2], un’ottima proposta che estende e migliora gli aiuti economici. Ma il rapporto sull’occupazione di venerdì incoraggia i repubblicani a tornare alle loro abitudini; quasi certamente essi bloccheranno ogni significativo nuovo aiuto finché o a meno che la situazione economica non divenga persino peggiore di quello che è.
Li incoraggia anche a maggiori aperture, ad una maggiore attenuazione del distanziamento sociale, nonostante il fatto che il Covid-19 non sia neanche lontanamente sotto controllo e che ci siano prime indicazioni che la pandemia può tornare a imperversare se gli Stati riaprono.
Dunque, è del tutto possibile che nella tarda estate ed agli inizi dell’autunno saremo dinanzi ad una scena sgradevole – maggiori licenziamenti pubblici e una perdita di posti di lavoro generalizzata nelle industrie che sinora sono rimaste relativamente incolumi quando i lavoratori disperati taglieranno le spese, il tutto sullo sfondo di una ripresa delle ospedalizzazioni e dei decessi. La risalita dei posti di lavoro può rendere quello scenario più probabile, dal momento che esso provoca maggiore ottimismo nelle persone che mesi orsono insistevano che il Covid-19 sarebbe scomparso e che non costituiva alcuna minaccia per l’economia.
Può darsi che saremo fortunati e che le cose negative delle quali mi sono preoccupato non si materializzino. Ma sperare per il meglio non è un programma.
[1] Sharpie è la marca di una varietà di pennarelli, uno dei quali viene usato dal Presidente degli Stati Uniti per le sue frequenti sceneggiate nelle quali appone una enorme firma su documenti e decreti che sottoscrive. Ecco il prototipo, con impressa la firma megalomane, fotografato nella Stanza Ovale:
[2] Che significa “eroi”, ma è un anagramma per Health and Economic Recovery Omnibus Emergency Solutions (Soluzioni di Emergenza per la Ripresa Sanitaria ed Economica per Tutti).
By mm
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