June 25, 2020
By Paul Krugman
Earlier this year much of America went through hell as the nation struggled to deal with Covid-19. More than 120,000 Americans have now died; more than 20 million have lost their jobs.
But it’s looking as if all those sacrifices were in vain. We never really got the coronavirus under control, and now infections, while they have fallen to a quite low level in the New York area, the pandemic’s original epicenter, are surging in much of the rest of the country.
And the bad news isn’t just a result of more testing. In new hot spots like Arizona — where testing capacity is being overwhelmed — and Houston the fraction of tests coming up positive is soaring, which shows that the disease is spreading rapidly.
It didn’t have to be this way. The European Union, a hugely diverse area with a larger population than the U.S., has been far more successful at limiting the spread of Covid-19 than we have. What went wrong?
The immediate answer is that many U.S. states ignored warnings from health experts and rushed to reopen their economies, and far too many people failed to follow basic precautions like wearing face masks and avoiding large groups. But why was there so much foolishness?
Well, I keep seeing statements to the effect that Americans were too impatient to stay the course, too unwilling to act responsibly. But this is deeply misleading, because it avoids confronting the essence of the problem. Americans didn’t fail the Covid-19 test; Republicans did.
After all, the Northeast, with its largely Democratic governors, has been appropriately cautious about reopening, and its numbers look like Europe’s. California and Washington are blue states that are seeing a rise in cases, but it’s from a relatively low base, and their Democratic governors are taking actions like requiring the use of face masks and seem ready to reverse their reopening.
So the really bad news is coming from Republican-controlled states, especially Arizona, Florida and Texas, which rushed to reopen and, while some are now pausing, haven’t reversed course. If the Northeast looks like Europe, the South is starting to look like Brazil.
Nor is it just Republican governors and state legislatures. According to the new New York Times/Siena poll, voters over all strongly favor giving control of the pandemic priority over reopening the economy — but Republican voters, presumably taking their cue from the White House and Fox News, take the opposite position.
And it’s not just about policy decisions. Partisanship seems to be driving individual behavior, too, with self-identified Democrats significantly more likely to wear face masks and engage in social distancing than self-identified Republicans.
The question, then, isn’t why “America” has failed to deal effectively with the pandemic. It’s why the G.O.P. has in effect allied itself with the coronavirus.
Part of the answer is short-term politics. At the beginning of this year Donald Trump’s re-election message was all about economic triumphalism: Unemployment was low, stocks were up, and he was counting on good numbers to carry him through November. He and his officials wasted crucial weeks refusing to acknowledge the viral threat because they didn’t want to hear any bad news.
And they pushed for premature reopening because they wanted things to return to what they seemed to be back in February. Indeed, just a few days ago the same Trump officials who initially assured us that Covid-19 was no big deal were out there dismissing the risks of a second wave.
I’d suggest, however, that the G.O.P.’s coronavirus denial also has roots that go beyond Trump and his electoral prospects. The key point, I’d argue, is that Covid-19 is like climate change: It isn’t the kind of menace the party wants to acknowledge.
It’s not that the right is averse to fearmongering. But it doesn’t want you to fear impersonal threats that require an effective policy response, not to mention inconveniences like wearing face masks; it wants you to be afraid of people you can hate — people of a different race or supercilious liberals.
So instead of dealing with Covid-19, Republican leaders and right-wing media figures have tried to make the pandemic into the kind of threat they want to talk about. It’s “kung flu,” foisted on us by villainous Chinese. Or it’s a hoax perpetrated by the “medical deep state,” which is just looking for a way to hurt Trump.
The good news is that the politics of virus denial don’t seem to be working. Partly that’s because racism doesn’t play the way it used to: The Black Lives Matter protesters have received broad public support, despite the usual suspects’ efforts to portray them as rampaging hordes. Partly it’s because the surge in infections is becoming too obvious to deny; even Republican governors are admitting that there’s a problem, although they still don’t seem willing to act.
The bad news is that partisanship has crippled our Covid-19 response. The virus is winning, and all indications are that the next few months will be a terrifying nightmare of rampant disease and economic disruption.
L’America non ha mollato sul Covid-19. L’hanno fatto i repubblicani.
Di Paul Krugman
Agli inizi di quest’anno una buona parte dell’America ha passato pene d’inferno come nazione, nel sacrificarsi per fare i conti con il Covid-19. Ad oggi più di 120.000 americani sono morti; più di 20 milioni hanno perso il loro posto di lavoro.
Ma sembra che tutti quei sacrifici siano stati vani. Non abbiamo mai avuto sotto controllo il coronavirus e adesso le nuove infezioni, mentre sono cadute a livelli abbastanza bassi nell’area di New York, sono in crescita in gran parte del resto del paese.
E le cattive notizie non sono solo la conseguenza dei maggiori tamponi. Nei nuovi focolai come l’Arizona – dove la capacità di fare test è stata travolta – e a Houston la parte di test che risulta positiva è in forte crescita, il che dimostra che la malattia si sta diffondendo rapidamente.
Non era necessario che andasse in questo modo. L’Unione Europea, un’area grandemente differenziata con una popolazione più ampia di quella degli Stati Uniti, ha avuto un successo molto maggiore del nostro nel limitare la diffusione del Covid-19. Che cosa è andato storto?
La risposta immediata è che molti Stati americani hanno ignorato gli ammonimenti degli esperti sanitari e si sono precipitati a riaprire le loro economie, e che anche troppe persone non sono riuscite a seguire precauzioni fondamentali come indossare le mascherine ed evitare ampi assembramenti. Ma perché c’è stata tanta incoscienza?
Ebbene, continuo ad assistere a dichiarazioni secondo le quali gli americani sono stati troppo impazienti nel mantenere salda la rotta, troppo indisponibili ad agire responsabilmente. Ma questo è profondamente fuorviante, perché esime di misurarci con la sostanza del problema. Non sono stati gli americani a non riuscire a superare la prova del Covid-19; sono stati i repubblicani.
Dopo tutto il Nordest, con i suoi Governatori in buona parte democratici, è stato correttamente cauto sulla riapertura, e i suoi numeri assomigliano a quelli dell’Europa. La California e Washington sono Stati governati dai democratici che sono in presenza di una crescita dei casi, ma essa avviene da un punto di partenza relativamente basso, e i loro Governatori democratici stanno assumendo iniziative come prescrivere l’uso delle mascherine e sembrano pronti a invertire le loro riaperture.
Dunque le notizie realmente negative provengono da Stati controllati dai repubblicani, in particolare l’Arizona, la Florida e il Texas, che si sono precipitati a riaprire e, seppure alcuni adesso stiano esitando, non hanno cambiato indirizzo. Se il Nordest assomiglia all’Europa, il Sud comincia ad assomigliare al Brasile.
Né si tratta solo dei Governatori degli Stati e delle assemblee legislative. Secondo il nuovo sondaggio del New York Times/Siena [1], gli elettori sono soprattutto decisamente favorevoli a dare la priorità al controllo della pandemia rispetto alla riapertura dell’economia – ma non gli elettori repubblicani, che hanno una posizione opposta presumibilmente desumendola dalla Casa Bianca e da Fox News.
E non si tratta soltanto delle decisioni politiche. L’appartenenza politica pare che guidi anche le condotte personali, con coloro che si dichiarano democratici che è significativamente più probabile che indossino le mascherine e si impegnino nel distanziamento sociale di coloro che si dichiarano repubblicani.
La domanda, dunque, non è perché “l’America” non sia riuscita a misurarsi efficacemente con la pandemia. È perché il Partito Repubblicano si sia in sostanza alleato con il coronavirus.
In parte la risposta risiede nella politica a breve termine. Agli inizi di quest’anno il messaggio per la rielezione di Donald Trump verteva tutto sul trionfalismo economico: la disoccupazione era bassa, le azioni in crescita e lui faceva affidamento che buoni numeri lo accompagnassero sino a novembre. Lui e i suoi dirigenti hanno sprecato settimane cruciali nel rifiutarsi di riconoscere la minaccia virale perché non volevano sentire alcuna cattiva notizia.
E hanno spinto per una riapertura prematura perché volevano che le cose tornassero come sembravano essere nel passato febbraio. Infatti, solo pochi giorni fa gli stessi dirigenti di Trump che inizialmente avevano assicurato che il Covid-19 non era una gran problema erano in circolazione per liquidare i rischi di una seconda ondata.
Tuttavia, suggerirei che il negazionismo repubblicano sul coronavirus ha radici che vanno oltre Trump e le sue prospettive elettorali. La questione cruciale, direi, è che il Covid-19 è come il cambiamento climatico: non è il genere di minaccia che il partito è disponibile a riconoscere.
Non si tratta del fatto che la destra è ostile al diffondersi delle paure. Il punto è che essa non vuole che si abbia timore di minacce impersonali che richiedono una efficace risposta politica, per non dire dei disagi dell’indossare le mascherine; vuole che si abbia paura delle persone che si possono odiare – gente di razze diverse o progressisti altezzosi.
Dunque anziché misurarsi con il Covid-19, i dirigenti repubblicani e i personaggi dei media della destra hanno cercato di costringere la pandemia nel genere di minacce delle quali vogliono che si parli. Essa è il “kung flu” [2], a cui ci hanno costretto i cinesi cattivi. Oppure è una bufala orchestrata dal “ventre molle della sanità statale”, che sta solo cercando un modo per danneggiare Trump.
La buona notizia è che la politica della negazione del virus non sembra stia funzionando. In parte perché il razzismo non ha più il ruolo che aveva un tempo: i dimostranti del Black Lives matter hanno ricevuto un ampio sostegno pubblico, nonostante gli sforzi dei soliti noti per descriverli come orde infuriate. In parte perché la crescita delle infezioni sta diventando troppo evidente per essere negata; persino i Governatori repubblicani ammettono che c’è um problema, sebbene non sembrino ancora intenzionati ad agire.
Ma la cattiva notizia è che la faziosità ha paralizzato la nostra risposta al Covid-19. Il virus sta vincendo, e tutte le indicazioni sono che i prossimi mesi saranno un incubo terrificante di una malattia incontrollata e di una economia in difficoltà.
[1] L’Istituto di Ricerche dell’Università di Siena ha sede in Loudonville, New York (sobborgo di Albany). Fu fondato nel 1939 dai Frati Minori e intitolato a Bernardino da Siena.
[2] “Kung flu” è il termine con il quale Trump di recente ha definito il virus, “l’influenza del kung”, per assonanza con l’arte marziale cinese “kung fu”.
By mm
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