July 6, 2020
By Paul Krugman
When did America start losing its war against the coronavirus? How did we find ourselves international pariahs, not even allowed to travel to Europe?
I’d suggest that the turning point was way back on April 17, the day that Donald Trump tweeted “LIBERATE MINNESOTA,” followed by “LIBERATE MICHIGAN” and “LIBERATE VIRGINIA.” In so doing, he effectively declared White House support for protesters demanding an end to the lockdowns governors had instituted to bring Covid-19 under control.
As it happens, the Democratic governors Trump was targeting in those tweets stood firm. But Republican governors in Arizona, Florida, Texas and elsewhere soon lifted stay-at-home orders and ended many restrictions on business operations. They also, following Trump’s lead, refused to require that people wear masks, and Texas and Arizona denied local governments the right to impose such requirements. They waved away warnings from health experts that premature and careless reopening could lead to a new wave of infections.
And the virus came.
The initial outbreak of Covid-19, centered on New York, should have taught us to be wary. Rising rates of infection can seem like a minor concern at first, especially if you don’t have adequate testing, until they explode with terrifying speed.
But neither Republican politicians nor the Trump administration was willing to heed that lesson. By the second week of June new Covid-19 cases were surging in Arizona and clearly on the rise in Texas. Yet the governors of both states dismissed calls for a pause in reopening, insisting that things were under control.
And on June 16, of course, The Wall Street Journal published an opinion article by Vice President Mike Pence declaring that there wasn’t and wouldn’t be a coronavirus second wave. Given the Trump administration’s track record, this virtually guaranteed that the wave was about to hit. And so it was.
Over the past three weeks things have quickly gotten very grim. Hospitals in Arizona and Texas are in crisis. And, yes, it was premature reopening that did it, both directly and by sending a signal to individuals that the risk was past.
But why did America bungle Covid-19 so badly?
There has been a fair bit of commentary to the effect that our failed pandemic response was deeply rooted in American culture. We are, the argument goes, too libertarian, too distrustful of government, too unwilling to accept even slight inconveniences to protect others.
And there’s surely something to this. I don’t think any other advanced country (but are we still an advanced country?) has a comparable number of people who respond with rage when asked to wear a mask in a supermarket. There definitely isn’t any other advanced country where demonstrators against public health measures would wave guns around and invade state capitols. And the Republican Party is more or less unique among major Western political parties in its hostility to science in general.
But what strikes me, when looking at America’s extraordinary pandemic failure, is how top-down it all was.
Those anti-lockdown demonstrations weren’t spontaneous, grass-roots affairs. Many were organized and coordinated by conservative political activists, some with close ties to the Trump campaign, and financed in part by right-wing billionaires.
And the rush to reopen in Sunbelt states was less a response to popular demand than a case of Republican governors following Trump’s lead.
The main driving force behind reopening, as far as I can tell, was the administration’s desire to have big job gains leading into November, so that it could do what it knew how to do — boast about economic success. Actually dealing with the pandemic just wasn’t Trump’s kind of thing.
In that case, however, why has Trump refused to wear a face mask or encourage others to do so? After all, wider use of masks would be one way to limit infections without shutting down the economy.
Well, Trump’s vanity — his belief that wearing a mask would make him look silly, or mess up his makeup, or something — has surely played a role. But it’s also true that masks remind people that we haven’t controlled the coronavirus — and Trump wants people to forget that awkward fact.
The irony is that Trump’s willingness to trade deaths for jobs and political gain has backfired.
Reopening did lead to large job increases in May and June, as around a third of the workers laid off as a result of the pandemic were rehired. But Trump’s job approval and electoral prospects just kept sliding.
And even in purely economic terms the rush to reopen is probably failing. The last official employment number was a snapshot from the second week of June; a variety of short–term indicators suggest that growth slowed or even went into reverse soon afterward, especially in states where Covid-19 cases are spiking.
In any case, the point is that America’s defeat at the hands of the coronavirus didn’t happen because victory was impossible. Nor was it because we as a nation were incapable of responding. No, we lost because Trump and those around him decided that it was in their political interests to let the virus run wild.
Come l’America ha perso la guerra sul Covid-19,
di Paul Krugman
Quando l’America ha cominciato a perdere la sua guerra contro il coronavirus? In che modo ci siamo ritrovati come i pària internazionali, ai quali non è neppure permesso di viaggiare in Europa?
Direi che il punto di svolta è stato il passato 17 aprile, il giorno in cui Donald Trump twittò “LIBERATE IL MINNESOTA”, seguito dal “LIBERATE IL MICHIGAN” e dal “LIBERATE LA VIRGINIA”. Così facendo, egli sostanzialmente dichiarava il sostegno della Casa Bianca ai manifestanti che chiedevano la fine dei blocchi istituiti dai Governatori per portare sotto controllo il Covid-19.
Nel caso in questione, i Governatori democratici presero una posizione ferma. Ma i Governatori repubblicani in Arizona, in Florida, nel Texas e altrove revocarono prontamente le ordinanze per restare a casa e misero fine a molte restrizioni sulle attività delle imprese. Per giunta, seguendo la guida di Trump, rifiutarono di chiedere alla gente di indossare le mascherine, e il Texas e l’Arizona negarono ai governi locali il diritto di imporre tali disposizioni. Si sbarazzarono degli ammonimenti degli esperti sanitari secondo i quali una riapertura prematura e malaccorta poteva portare ad una nuova ondata di infezioni.
E il virus arrivò.
L’epidemia iniziale del Covid-19, concentrata a New York, avrebbe dovuto insegnarci ad essere prudenti. All’inizio, tassi crescenti di infezione possono sembrare una preoccupazione minore, particolarmente se non si fanno test adeguati, sino che essi non esplodono con velocità terrificante.
Ma né i politici repubblicani né Trump furono disponibili a prestare attenzione a quella lezione. Con la seconda metà di giugno i nuovi casi del Covid-19 stavano aumentando fortemente in Arizona ed erano chiaramente in crescita nel Texas. Tuttavia i Governatori di entrambi gli Stati liquidarono le richieste di una pausa nelle riaperture, ribadendo che la situazione era sotto controllo.
E, come si sa, il 16 giugno The Wall Street Journal pubblicò un articolo di opinione del Vice Presidente Mike Pence che dichiarava che non c’era e non ci sarebbe stata una seconda ondata del coronavirus. Date le consuetudini della Amministrazione Trump, era come una sostanziale garanzia che l’ondata stava per colpire. E così accadde.
Nel corso delle tre settimane passate le cose sono diventate rapidamente molto fosche. Gli ospedali in Arizona e in Texas sono in crisi. In effetti, è stata la riapertura prematura che lo ha provocato, sia direttamente sia mandando alle persone singole un segnale di passato pericolo.
Ma perché l’America ha fatto un pasticcio così grave col Covid-19?
Ci sono stati un bel po’ di commenti secondo i quali la nostra fallimentare risposta alla pandemia era profondamente radicata nella cultura americana. Siamo, questo è l’argomento, troppo libertari, troppo malfidati rispetto al Governo, troppo indisponibili ad accettare persino leggeri inconvenienti per proteggere gli altri.
E in questo c’è sicuramente qualcosa di vero. Non penso che un qualsiasi altro paese avanzato (ma siamo ancora un paese avanzato?) abbia un numero paragonabile di persone che reagiscono con rabbia quando viene loro chiesto di indossare una mascherina in un supermercato. Di sicuro non c’è alcun altro paese avanzato nel quale coloro che dimostrano contro le misure di salute pubblica brandirebbero i fucili e invaderebbero le assemblee legislative degli Stati. E il Partito Repubblicano è più o meno un caso unico tra i principali partiti politici occidentali nella sua ostilità alla scienza in generale.
Ma quello che mi colpisce, quando osservo lo straordinario fallimento dell’America dinanzi alla pandemia, è come esso sia stato direttamente provocato dall’alto.
Quelle dimostrazioni contro i blocchi non erano una faccenda spontanea, con radici tra la gente comune. Molte erano organizzate e coordinate da attivisti politici conservatori, alcune con stretti collegamenti con la campagna elettorale di Trump, e in parte finanziate da miliardari dell’estrema destra.
E la corsa a riaprire negli Stati del Sunbelt [1] era un fenomeno di Governatori repubblicani che seguivano la guida di Trump, e solo in misura minore una risposta ad una richiesta popolare.
Per quanto posso comprendere, il principale fattore che ha spinto alle riaperture è stato il desiderio della Amministrazione di arrivare a novembre con un grande incremento nei posti di lavoro, in modo da fare quello che sanno fare – gloriarsi dei successi economici. In sostanza, misurarsi con la pandemia non era proprio il genere di cosa che Trump predilige.
In quel caso, comunque, perché Trump si è rifiutato di indossare una mascherina o di incoraggiare gli altri a farlo? Dopo tutto, un uso più ampio delle mascherine sarebbe un modo per limitare le infezioni senza chiudere l’economia.
Ebbene, ha certamente avuto un peso la sua vanità – la sua convinzione che indossare una maschera l‘avrebbe fatto sembrare sciocco, gli avrebbe scompigliato la acconciatura o qualcosa del genere. Ma è anche vero che le maschere ricordano alle persone che non abbiamo il virus sotto controllo – e Trump vuole che la gente si scordi quella circostanza imbarazzante.
Il paradosso è che la disponibilità di Trump a scambiare morti con posti di lavoro e vantaggi politici gli si è ritorta contro.
La riapertura ha portato ad ampi aumenti dei posti di lavoro a maggio e a giugno, quando circa un terzo dei lavoratori licenziati in conseguenza della pandemia sono stati riassunti. Ma l’indice di consensi per Trump e le prospettive elettorali hanno precisamente continuato a scivolare.
E persino in termini puramente economici la corsa alla riapertura sta probabilmente fallendo. L’ultimo dato ufficiale sull’occupazione era una istantanea della seconda settimana di giugno; una varietà di indicatori a breve termine [2] indica che subito dopo la crescita è rallentata o si è addirittura invertita, particolarmente negli Stati nei quali i casi di Covid-19 si stanno impennando.
Il ogni caso, il punto è che la sconfitta dell’America nelle mani del coronavirus non è avvenuta perché una vittoria era impossibile. Né è stata provocata dal fatto che la nazione fosse incapace di rispondere. No, abbiamo perduto perché Trump e coloro che gli stanno attorno hanno deciso che era nel loro interesse politico consentire che il virus dilagasse.
[1] Il Sun Belt ((IT) cintura del sole) è una regione degli Stati Uniti d’America che si estende dalla costa atlantica alla costa pacifica raggruppando gli Stati meridionali del paese. Il confine settentrionale della regione è il 37º parallelo di latitudine nord. (Wikipedia)
[2] Questa tabella è stata pubblicata sul blog della CNBC e mostra, negli Stati con colorazione rossastra e marrone, i casi nei quali la disoccupazione sta aumentando sino ad un massimo del 10%. Le uniche eccezioni sono gli Stati del Nord Est – tra i quali New York ed il Massachusetts – che stanno uscendo dalla prima ondata.
By mm
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