July 2, 2020
By Paul Krugman
Just over two weeks ago The Wall Street Journal published an opinion piece by Vice President Mike Pence titled “There Isn’t a Coronavirus ‘Second Wave.’” The article was supposed to reassure the nation.
What it provided, instead, was a clear illustration of the delusions and magical thinking that have marked every step of the Trump administration’s response to Covid-19, producing an epic policy disaster.
Put it this way: By now, according to Trump officials and sycophants, we were supposed to be seeing a fading pandemic and a roaring recovery. Instead, we have a fading recovery and a roaring pandemic.
About the pandemic: The Pence article cheerily declared that “cases have stabilized,” with the daily average number of new cases only 20,000. Even that figure, as it happens, was five times the number in the European Union, which has a third more people than America does. Since then, however, new cases have soared, hitting more than 50,000 by some counts on Wednesday.
Indeed, at this point Arizona, with seven million people, is reporting around as many new cases each day as the whole E.U., with 446 million people.
Some Trump supporters are still trying to dismiss the upswing in cases as an illusion created by more testing. But it isn’t. Cases have grown far more than testing has. Hospitalizations have shot up in Arizona and Texas, which are at the leading edge of the new surge; in both states, hospitals are in crisis mode. (Florida, which is probably in the same situation, hasn’t been releasing hospitalization data.)
The one piece of slightly good news is that deaths from the coronavirus are still falling, in part because the new wave of infections is hitting people younger than the first wave did, in part perhaps because doctors have gotten better at treating the disease. But Covid-19 can be debilitating and cause long-term damage, even when it doesn’t kill.
Also, deaths are a lagging indicator. In Arizona, where the jump in cases began about two weeks before the rest of the Sunbelt, deaths are rising.
The thing is, Covid-19’s resurgence was utterly predictable — and predicted. When Donald Trump declared that we would “transition to greatness” — which is to say, rush to reopen the economy despite a still-rampant pandemic — epidemiologists warned that this could set off a new wave of infections. They were right.
And economists warned that while relaxing social distancing would lead to a brief period of job growth, these gains would be short-lived, that premature reopening would be self-defeating even in economic terms. They were also right.
Don’t be fooled by the big jobs number in Thursday’s employment report — a number that still left us down almost 15 million jobs from February. The report was a snapshot of the economy during the “reference period,” basically the second week of June. So it’s telling us what was happening before the Covid-19 surge became apparent.
We don’t have official data for what has happened since then, but a variety of real-time indicators suggest that the recovery has stalled or even gone backward. Indeed, things started falling apart even before states began reversing some of their previous moves to reopen. Fear of infection will do that: Many people will avoid going out whatever their governors may say.
As a result, unemployment, still in double digits, probably won’t get much better for a long time.
Now, there isn’t a one-to-one correspondence between jobs and the spread of the pandemic. If we had all worn masks and avoided stupid policies like reopening bars and resuming large indoor gatherings, we probably could have had substantial job gains without surging infections. But we didn’t, largely because Trump and Republican governors refused to take sensible actions (and in many cases prevented mayors and other local officials from acting sensibly on their own).
Nor can we simply hit the reset button. Activities we could have safely resumed two months ago, when infection rates were low, aren’t safe to continue given today’s much higher Covid-19 prevalence. That is, we’re in worse shape, even economically, than we would have been if Trump and his allies had taken the pandemic seriously early on.
The really frightening aspect about where we are is that Trump and his people don’t seem to have learned anything from their coronavirus debacle. On Wednesday — Wednesday! — Trump insisted, as he has at every stage of the pandemic, that the coronavirus will “sort of just disappear.”
And the Trumpists are crowing about the June employment number, with no apparent awareness that it’s out of date and the situation has probably worsened in recent weeks.
The sad, even terrifying thing is that Trumpian delusions of success will impose a heavy price on the rest of us.
Right now we should be going all-out to bring the Covid-19 surge under control and making sure that Americans keep getting the economic aid they need. In reality, neither of those things is likely to happen. Infections and hospitalizations will soar further, and millions of Americans will lose crucial economic lifelines in a few weeks.
The next four months are going to be very, very ugly.
Il virus di Trump si sta diffondendo e la sua economia è in stallo,
di Paul Krugman
Solo due settimane fa The Wall Street Journal pubblicava un articolo sulla pagina dei commenti del VicePresidente Mike Spence dal titolo “Non c’è una seconda ondata del coronavirus”. Si supponeva che l’articolo rassicurasse la nazione.
Ciò che esso trasmetteva, invece, era una chiara illustrazione delle illusioni e del pensiero magico che ha segnato ogni passo della risposta della Amministrazione Trump al Covid-19, generando un disastro politico epico.
Diciamo così: a questo punto, secondo i dirigenti e i galoppini di Trump, si supponeva che fossimo dinanzi ad una pandemia che svaniva e ad una ripresa ruggente. Abbiamo invece una ripresa che svanisce e una pandemia che infuria.
Sulla pandemia: l’articolo di Pence dichiarava spensieratamente che “i casi si sono stabilizzati”, con il numero medio dei casi giornalieri a 20.000. Si dà il caso che anche quel dato fosse cinque volte quello dell’Unione Europea, che ha un terzo di popolazione in più dell’America. Ciononostante, da allora i nuovi casi hanno avuto un’impennata, raggiungendo, secondo alcuni calcoli di mercoledì, i 50.000.
In effetti, a questo punto l’Arizona, con sette milioni di persone, sta registrando ogni giorno grosso modo gli stessi casi del’UE, con 446 milioni di persone.
Alcuni sostenitori di Trump stanno ancora cercando di liquidare l’impennata dei casi come una illusione creata dal numero maggiore di tamponi. Ma non è così. I casi sono cresciuti molto di più dei test. Le ospedalizzazioni hanno fatto un balzo in Arizona e in Texas, che sono le punte che guidano la nuova crescita; in entrambi gli Stati, gli ospedali sono in modalità di crisi (la Florida, che è probabilmente nella stessa situazione, non sta rilasciando dati sulle ospedalizzazioni).
L’unico aspetto di notizia leggermente buona è che i morti da coronavirus stanno ancora diminuendo, in parte perché la nuova ondata di infezioni sta colpendo persone più giovani rispetto alla prima, in parte forse perché i medici hanno appreso modi migliori di trattare la malattia. Ma il Covid-19, anche quando non uccide, può essere debilitante e provocare danni a lungo termine.
Inoltre, le morti sono un indicatore in ritardo. In Arizona, dove il balzo dei casi è cominciato due settimane prima del resto del Sunbelt [1], le morti stanno crescendo.
Il punto è, la ripresa del Covid-19 era del tutto prevedibile , ed era stata prevista. Quando Donald Trump dichiarava eravamo capaci di una “transizione alla grandezza” – che era come dire, precipitarsi a riaprire l’economia nonostante una pandemia ancora aggressiva – gli epidemiologi misero in guardia che questo avrebbe provocato una nuova ondata di infezioni. Avevano ragione.
E gli economisti mettevano in guardia che mentre attenuare il distanziamento sociale avrebbe portato ad un breve periodo di crescita dei posti di lavoro, questi vantaggi non sarebbero stati duraturi, che anche in termini economici una riapertura prematura sarebbe stata controproducente. Anche loro avevano ragione.
Non fatevi ingannare dal grande dato sui posti di lavoro nel rapporto sull’occupazione di giovedì – un numero che ancora ci lascia con quasi 15 milioni di posti di lavoro in meno da febbraio. Il rapporto è un’istantanea dell’economia durante il “periodo di riferimento”, fondamentalmente la seconda metà di giugno. Dunque è indicativo di cosa stava accadendo prima che l’impennata del Covid-19 diventasse visibile.
Non abbiamo dati ufficiali su cosa sta accadendo a partire da allora, ma una varietà di indicatori in tempo reale indica che la ripresa si fermata o è addirittura tornata indietro. In effetti, la situazione ha cominciato ad andare a pezzi anche prima che gli Stati cominciassero ad invertire alcune delle loro precedenti iniziative di riapertura. Sarà stata sufficiente la paura dell’infezione: molte persone avranno evitato di uscire qualsiasi cosa dicessero i loro Governatori.
Di conseguenza, probabilmente la disoccupazione, ancora a due cifre, non migliorerà granché per un lungo periodo.
Ora, non c’è una corrispondenza esatta tra i posti di lavoro e la diffusione della pandemia. Se avessimo tutti indossato le mascherine ed avessimo evitato scelte stupide come la riapertura dei bar e la ripresa di ampi assembramenti al chiuso, probabilmente avremmo potuto avere un sostanziale aumento di posti di lavoro senza una crescita delle infezioni. Ma non l’abbiamo fatto, in gran parte perché Trump e i Governatori repubblicani si sono rifiutati di assumere iniziative sensate (e in molti casi hanno impedito ai Sindaci e ad altri dirigenti locali di agire sensatamente per loro conto).
Neanche possiamo semplicemente premere il tasto dell’azzeramento. Oggi, con la prevalenza di un Covid-19 molto più elevato, non è sicuro proseguire le attività che poteva essere sicuro riprendere due mesi fa, quando i tassi di infezione erano bassi. Ovvero, siamo in peggiori condizioni anche da un punto di vista economico, di quello che saremmo stati se Trump ed i suoi collaboratori avessero preso sul serio la pandemia dall’inizio.
L’aspetto davvero spaventoso del punto a cui siamo è che Trump e la sua gente non sembrano aver imparato niente dalla loro debacle del coronavirus. Ancora mercoledì – mercoledì! – Trump ribadiva, come ha fatto ad ogni stadio della pandemia, che il coronavirus “in qualche modo semplicemente scomparirà”.
E i suoi seguaci si gloriano dei dati dell’occupazione di giugno, senza alcuna apparente consapevolezza che essi sono superati e che la situazione, nelle settimane recenti, è probabilmente peggiorata.
La cosa triste, persino terrificante, è che le illusioni trumpiane di successo comporteranno un prezzo pesante su tutti noi.
In questo momento, dovremmo star facendo del nostro meglio per mettere l’impennata del Covid-19 sotto controllo e assicurare che gli americani continueranno a ricevere gli aiuti economici di cui hanno bisogno. In realtà, nessuna delle due cose è probabile che accada. Le infezioni e le ospedalizzazioni cresceranno ulteriormente, e milioni di americani perderanno cruciali ancore di salvezza economica nelle prossime settimane.
I prossimi quattro mesi sono destinati ad essere davvero molto foschi.
[1] Il Sun Belt ((IT) cintura del sole) è una regione degli Stati Uniti d’America che si estende dalla costa atlantica alla costa pacifica raggruppando gli Stati meridionali del paese. Il confine settentrionale della regione è il 37º parallelo di latitudine nord. (Wikipedia)
By mm
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