July 13, 2020
By Paul Krugman
A brief history of the past four months in America:
Experts: Don’t rush to reopen, this isn’t over.
Donald Trump: LIBERATE!
Covid-19: Wheee!
Trump officials: Here’s our opposition research on Anthony Fauci.
And we’re now faced with an agonizing choice: Do we reopen schools, creating risks of a further viral explosion, or do we keep children home, with severe negative effects on their learning?
None of this had to happen. Other countries stuck with their lockdowns long enough to reduce infections to rates much lower than those prevailing here; Covid-19 death rates per capita in the European Union are only a 10th those in the United States — and falling — while ours are rising fast. As a result, they’re in a position to reopen schools fairly safely.
And the experience of the Northeast, the first major epicenter of the U.S. pandemic, shows that we could have achieved something similar here. Death rates are way down, although still higher than in Europe; on Saturday, for the first time since March, New York City reported zero Covid-19 deaths.
Would a longer lockdown have been economically sustainable? Yes.
It’s true that strong social distancing requirements led to high unemployment and hurt many businesses. But even America, with its ramshackle social safety net, was able to provide enough disaster relief — don’t call it stimulus! — to protect most of its citizens from severe hardship.
Thanks largely to expanded unemployment benefits, poverty didn’t soar during the lockdown. By some measures it may even have gone down.
True, there were holes in that safety net, and many people did suffer. But we could have patched those holes. Yes, emergency relief costs a lot of money, but we can afford it: The federal government has been borrowing huge sums, but interest rates have remained near historical lows.
Put it this way: At its most severe, the lockdown seems to have reduced G.D.P. by a little over 10 percent. During World War II, America spent more than 30 percent of G.D.P. on defense, for more than three years. Why couldn’t we absorb a much smaller cost for a few months?
So doing what was necessary to bring the coronavirus under control would have been annoying, but entirely feasible.
But that was the road not taken. Instead, many states not only rushed to reopen, they reopened stupidly. Instead of being treated as a cheap, effective way to fight contagion, face masks became a front in the culture war. Activities that posed an obvious risk of feeding the pandemic went unchecked: Large gatherings were permitted, bars reopened.
And the cost of those parties and open bars extends beyond the thousands of Americans who will be killed or suffer permanent health damage as a result of Covid-19’s resurgence. The botched reopening has also endangered something that, unlike drinking in groups, can’t be suspended without doing long-run damage: in-person education.
Some activities hold up fairly well when moved online. I suspect that there will be a lot fewer people flying cross-country to stare at PowerPoints than there were pre-Covid, even once we finally beat this virus.
Education isn’t one of those activities. We now have overwhelming confirmation of something we already suspected: For many, perhaps most students there is no substitute for actually being in a classroom.
But rooms full of students are potential Petri dishes, even if the young are less likely to die from Covid-19 than the old. Other countries have managed to reopen schools relatively safely — but they did so with much lower infection rates than currently prevail in America, and with adequate testing, which we still don’t have in many hot spots.
So we’re now facing a terrible, unnecessary dilemma. If we reopen in-person education, we risk feeding an out-of-control pandemic. If we don’t, we impair the development of millions of American students, inflicting long-term damage on their lives and careers.
And the reason we’re in this position is that states, cheered on by the Trump administration, rushed to allow large parties and reopen bars. In a real sense America drank away its children’s future.
Now what? At this point there are probably as many infected Americans as there were in March. So what we should be doing is admitting that we blew it, and doing a severe lockdown all over again — and this time listening to the experts before reopening. Unfortunately, it’s now too late to avoid disrupting education, but the sooner we deal with this the sooner we can get our society back on track.
But we don’t have the kind of leaders we need. Instead, we have the likes of Donald Trump and Ron DeSantis, Florida’s governor, politicians who refuse to listen to experts and never admit having been wrong.
So while there have been a few grudging policy adjustments, the main response we’re seeing to colossal policy failure is a hysterical attempt to shift the blame. Some officials are trying to blacken Dr. Fauci’s reputation; others are diving into unhinged conspiracy theories.
As a result, the outlook is grim. This pandemic is going to get worse before it gets better, and the nation will suffer permanent damage.
L’America si è bevuta il futuro dei suoi figli,
di Paul Krugman
Una breve storia dei quattro mesi passati in America:
Esperti: non precipitatevi a riaprire, non è passata.
Donald Trump: LIBERATE!
Covid-19: Ha, ha!
Dirigenti di Trump: ecco la nostra ricerca in opposizione ad Anthony Fauci. [1]
E adesso siamo di fronte ad una tormentosa alternativa: riaprire le scuole, creando rischi per una ulteriore esplosione virale, o tenere i ragazzi a casa, con effetti gravi sul loro apprendimento?
Non era necessario che accadesse niente del genere. Altri paesi sono rimasti nei loro lockdown il tempo sufficiente per ridurre le infezioni a tassi molto più bassi di quelli che prevalgono da noi; i tassi di mortalità procapite del Covid-19 nell’Unione Europea sono soltanto un decimo di quelli negli Stati Uniti – e stanno calando – mentre i nostri stanno crescendo velocemente. Di conseguenza, quei paesi sono nelle condizioni di riaprire le scuole con discreta sicurezza.
E l’esperienza del Nordest, il primo importante epicentro dell’epidemia statunitense, dimostra che avremmo potuto realizzare anche da noi qualcosa di simile. I tassi di mortalità sono scesi, sebbene siano ancora più elevati che in Europa; sabato, per la prima volta da marzo, New York City ha registrato zero morti da Covid-19.
Sarebbe stato sostenibile un lockdown più lungo? Certamente.
È vero che le esigenze di un forte distanziamento sociale comportano una elevata disoccupazione e danneggiano molte imprese. Ma persino l’America, con la sua traballante rete di sicurezza sociale, era nelle condizioni di offrire un sufficiente aiuto nella calamità – non chiamatelo stimolo all’economia! – per proteggere la maggioranza dei suoi cittadini da gravi difficoltà.
In gran parte grazie ai prolungati sussidi di disoccupazione, durante il lockdown la povertà non si è impennata. Secondo alcune stime è persino scesa.
È vero, in quella rete di sicurezza ci sono dei buchi, e molte persone hanno sofferto. Ma avremmo potuto rattoppare quei buchi. Certamente, gli aiuti d’emergenza costano molti soldi, ma possiamo permetterceli: il Governo Federale è venuto indebitandosi per somme elevate, ma i tassi di interesse sono rimasti ai minimi storici.
Diciamo così: nella sua massima gravità, il lockdown sembra aver ridotto il PIL poco di più del 10 per cento. Durante la Seconda Guerra Mondiale, l’America spese più del 30 per cento del PIL nella difesa, per più di tre anni. Perché non potremmo assorbire un costo molto minore per pochi mesi?
Dunque, fare tutto quello che era necessario per mettere il coronavirus sotto controllo sarebbe stato pesante, ma interamente fattibile.
Ma non è stata quella la strada che si è presa. Piuttosto, molti Stati non si sono solo precipitati a riaprire, hanno riaperto stupidamente. Anziché essere considerate come un modo economico ed efficace per combattere il contagio, le mascherine sono diventate un fronte della guerra ideologica. Le attività che costituivano un pericolo evidente di alimentare la pandemia sono rimaste incontrollate: sono stati consentiti ampi assembramenti, i bar hanno riaperto. Le riaperture raffazzonate hanno anche messo in pericolo qualcosa che, diversamente dal bere in gruppi, non avrebbe potuto essere sospesa senza un danno di lungo periodo: l’istruzione dal vivo.
Alcune attività si reggono discretamente bene quando si spostano online. Ho il sospetto che ci saranno molte meno persone che volano per il paese con gli occhi fissi su PowerPoints di quante ce n’erano prima del Covid, allorché avremo finalmente sconfitto questo virus.
L’istruzione non è una di queste attività. Abbiamo adesso una conferma schiacciante di qualcosa che avevamo già sospettato: per molti, forse per la maggioranza degli studenti non c’è alcun sostituto allo stare concretamente in classe.
Ma le classi piene di studenti sono dei potenziali recipienti di coltura dei virus [2], anche se i giovani è meno probabile che muoiano per il Covid-19 delle persone anziane. Altri paesi hanno gestito la riapertura delle scuole con relativa sicurezza – ma l’hanno fatto con tassi di infezione molte più bassi di quelli che attualmente prevalgono in America, e con adeguata esecuzione di test, che noi ancora non abbiamo in molte zone calde.
Dunque, adesso siamo di fronte ad un dilemma terribile, che si poteva evitare. Se riapriamo l’istruzione dal vivo, rischiamo di alimentare un’epidemia fuori controllo. Se non lo facciamo, danneggiamo lo sviluppo di milioni di studenti, provocando un danno duraturo alle loro vite e carriere.
E la ragione per la quale siamo in questa condizione è che gli Stati, sostenuti dalla Amministrazione Trump, si sono precipitati a permettere grandi feste e a riaprire i bar. L’America si è letteralmente bevuta il futuro dei propri figli.
E adesso? Probabilmente a questo punto ci sono più americani infetti di quanti non ce n’era a marzo. Dunque quello che dovremmo fare è ammettere che abbiamo fatto un grande sbaglio, e mettere in atto nuovamente un severo lockdown – e questa volta ascoltando gli esperti prima di riaprire. Sfortunatamente, adesso è troppo tardi per evitare interruzioni nell’attività educativa, ma prima lo facciamo, prima potremo rimettere la nostra società sulla strada giusta.
Sennonché non abbiamo il genere di leader di cui avremmo bisogno. Abbiamo invece soggetti come Donald Trump e Ron DeSantis, il Governatore della Florida, politici che si rifiutano di ascoltare gli esperti e non ammettono mai di aver fatto uno sbaglio.
Dunque, nel mentre ci sono state poche rancorose correzioni, la principale risposta che stiamo osservando al colossale fallimento politico è un tentativo isterico di spostare la colpa. Alcuni dirigenti stanno cercando di infangare la reputazione di Fauci; altri si immergono in pazzesche teorie cospirative.
Di conseguenza, le prospettive sono fosche. Questa pandemia è destinata a peggiorare prima che ci siano miglioramenti, e la nazione ne patirà un danno permanente.
[1] Il riferimento è ad un articolo del New York Times (di Maggie Haberman, 12 luglio) nel quale si elencano alcune critiche (anonime) da parte di dirigenti della Amministrazione su Anthony Fauci, accusato di “dichiarazioni inappropriate”. Fauci è stato il dirigente dell’Istituto Nazionale per le Malattie Allergiche e Infettive, e in tali critiche la sostanza delle obiezioni che gli vengono rivolte è quella di essere apparso un oppositore politico di Trump.
[2] Le capsule di Petri – dal nome del batteriologo che le inventò nel 1877 – sono contenitori per la crescita di colture cellulari.
By mm
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