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Aprile è stato il mese più atroce di Trump, di Paul Krugman (New York Times, 27 agosto 2020)

 

Aug 27, 2020

April Was Trump’s Cruelest Month

By Paul Krugman

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On Wednesday, Vice President Mike Pence peddled an extraordinary fantasy about Donald Trump’s handling of the coronavirus. Pence’s tale of heroic, decisive leadership was so completely at odds with reality that pretty much the only words he spoke that weren’t lies were “a,” “and,” and “the.”

And most media organizations did, indeed, point out the falsehoods.

Yet what seems to me to be missing from much of the commentary on the Republican carnival of disinformation is an acknowledgment that Trump’s worst hour came not during Covid-19’s initial surge but weeks later, when he did all he could to push America into a reckless — and maskless — reopening.

And he’s doing it again. Speaker after speaker at the Republican National Convention referred to Covid-19, if at all, in the past tense. Their not-so-subtle message was that the pandemic is over. But it isn’t, and the Trump administration is still failing to protect the American people.

If I had to pick a single day when America lost the fight against the coronavirus, it would be April 17. That was the day when Trump proclaimed his support for mobs — some of whose members were carrying guns — that were threatening Democratic state governments and demanding an end to social distancing. “LIBERATE MINNESOTA,” he tweeted, followed by “LIBERATE MICHIGAN” and “LIBERATE VIRGINIA, and save your great 2nd amendment.” (That last bit reads an awful lot like an incitement to armed insurrection.)

In so doing, Trump, in his eagerness to see good economic numbers, chose to disregard warnings from health experts that returning to business as usual would lead to a new surge in infections. And while the Democratic governors he targeted mostly ignored his taunts, many Republican governors, especially in the Sunbelt, rushed to remove restrictions on restaurants, bars, even gyms.

The result was a vast national catastrophe.

As in the early days of the pandemic, Trump and those around him wasted crucial weeks denying what was happening and refusing to take action. On June 16 an op-ed article by Mike Pence declared that there wasn’t a coronavirus ‘‘second wave.” (Spoiler: there was.) Four days later Trump held an indoor rally in Tulsa, without social distancing and with very few people wearing masks, in an apparent attempt to convey the sense that things were fine.

Of course, things weren’t fine. Here’s one way to see how fine they weren’t: On the day Trump issued his LIBERATE demands, around 33,000 Americans had died from Covid-19. The total now is around 180,000. That is, the vast majority of Covid-19 deaths in the United States have occurred since Trump effectively tried to sound the all-clear.

To be fair, some of those additional deaths would surely have happened even if Trump had done what he should have done: urged states to impose and maintain strict limits on indoor gatherings, called for social distancing, encouraged Americans to wear masks instead of ridiculing the practice and so on. But many, perhaps most, of those deaths could have been avoided.

Furthermore, the cost of Trump’s fecklessness went beyond the unnecessary loss of life and the long-term health damage that, it seems increasingly likely, will afflict many of those who survived Covid-19. The promised economic rebound is also falling short. Reopening produced a brief surge of returning jobs, but most states have now either paused or reversed their reopening, and employment growth appears to have slowed drastically.

And then there’s the effect on education. By abandoning the fight against the coronavirus in the spring, Trump and company made it impossible for the nation’s children to have anything resembling a normal school year in the fall.

Germany, whose response to Covid-19 has been infinitely better than ours, has managed to reopen its schools more or less normally, amid constant testing and quick actions to contain potential outbreaks. For America, that’s an impossible dream, and the damage we’re doing to basic education will scar the nation for decades to come.

Now, the U.S. situation appears to have improved a bit over the past couple of weeks: closing bars and mandating masks seem to have led to a decline in new infections and deaths. But these tentative, fragile gains could easily be squandered by a return to irresponsible policy.

And Trump and company appear to have lost none of their eagerness to do the wrong thing.

It’s not just the speeches at the R.N.C. Trump loyalists are back to hawking miracle cures, with the F.D.A. making claims about the virtues of administering blood plasma that baffled experts. And on Wednesday the Centers for Disease Control and Prevention — probably in response to political pressure — made the shockingly irresponsible suggestion that people without Covid-19 symptoms abstain from testing.

In other words, there’s every indication that the Trumpists want to do the same thing now they’ve done twice before: deal with a deadly pandemic by pretending that it either doesn’t exist or is already going away. And the third time will definitely not be the charm.

 

Aprile è stato il mese più atroce di Trump,

di Paul Krugman

 

Mercoledì il Vice Presidente Mike Pence ha spacciato un ricostruzione straordinariamente fantastica sulla gestione del coronavirus da parte di Donald Trump. Il racconto di Pence di una guida eroica e determinata era così completamente agli antipodi con la realtà che praticamente le uniche parole che pronunciava che non erano bugie sono state: “uno”, “e” e “il”.

E la maggioranza delle agenzie dei media, in effetti, hanno fatto notare le falsità.

Tuttavia a me sembra che in buona parte dei commenti sul Carnevale della disinformazione repubblicana, quello che si sta perdendo è il riconoscimento che l’ora peggiore di Trump non arrivò durante l’iniziale impennata del Covid-19 ma settimane dopo, quando fece tutto quello che poteva per spingere l’America ad una incosciente riapertura –  e senza mascherine.

E lo sta facendo ancora. Oratore dopo oratore, alla Convenzione Repubblicana ci si è riferiti al Covid-19, quando lo si è fatto, al passato. Il loro messaggio non tanto sottile era che la pandemia è passata. Invece non lo è e l’Amministrazione Trump sta ancora non riuscendo a proteggere gli americani.

Se dovessi scegliere un giorno preciso nel quale l’America perse la sua battaglia contro il coronavirus, esso sarebbe il 17 aprile. Fu il giorno nel quale Trump proclamò il suo sostegno alle folle – tra le quali c’erano alcuni che imbracciavano fucili – che stavano minacciando i governi statali democratici e chiedendo la fine del distanziamento sociale. Lui twittò “LIBERATE IL MINNESOTA”, seguito dal “LIBERATE IL MICHIGAN” e dal “LIBERATE LA VIRGINIA”, e “salvate il vostro grande Secondo Emendamento” (l’ultima frase tra le righe è una sorta di terribile incitamento all’insurrezione armata) [1].

Così facendo, Trump, nella sua ansia di vedere statistiche positive sull’economia, scelse di non considerare gli ammonimenti degli esperti della sanità secondo i quali tornare alle normali attività avrebbe portato ad una nuova crescita delle infezioni. E mentre i Governatori democratici che prendeva di mira per la maggior parte ignorarono le sue derisioni, molti Governatori repubblicani, particolarmente nel Sunbelt, si precipitarono a rimuovere le restrizioni sui ristoranti, sui bar e persino sulle palestre.

Il risultato fu una catastrofe nazionale.

Come nei primi giorni della pandemia, Trump e quelli che gli stanno attorno sprecarono settimane cruciali nel negare ciò che stava accadendo e nel rifiutarsi di assumere iniziative. Il 16 di giugno, in un articolo di commento, Mike Spence dichiarò che non c’era una “seconda ondata” di coronavirus (come si sa: ci fu). Quattro giorni dopo Trump tenne una manifestazione al chiuso a Tulsa, senza distanziamento sociale e con pochissime persone che portavano le mascherine, nell’evidente tentativo di trasmettere la sensazione che le cose stavano andando per il meglio.

Naturalmente, niente è andato per il meglio. Ecco una sintesi su quanto bene le cose siano andate: nel giorno in cui Trump mise in circolo le sue richieste di “mettere in libertà” gli Stati erano morti circa 33.000 americani per il Covid-19. Ad oggi, il numero totale assomma a circa 180.000. Ovvero, la grande maggioranza dei morti da Covid-19 negli Stati Uniti è intervenuta dal momento in cui Trump in sostanza provò a dare il cessato allarme.

Ad essere giusti, alcune di queste morti aggiuntive ci sarebbero state anche se Trump avesse fatto quello che doveva essere fatto: spingere gli Stati a imporre ed a mantenere severe limitazioni nelle riunioni al chiuso, pronunciarsi per il distanziamento sociale, incoraggiare gli americani a indossare le mascherine anziché ridicolizzare quella pratica, e via dicendo. Ma molte, forse la maggioranza, di quelle morti sarebbero state evitate.

Inoltre, il costo dell’inettitudine di Trump è andato oltre la perdita evitabile di vite umane e il danno sanitario a lungo termine che sembra sempre più probabile affliggerà molti di coloro che sono sopravvissuti al Covid-19. Anche il promesso rimbalzo dell’economia è finito miseramente. Le riaperture hanno prodotto una breve crescita di posti di lavoro ritornati, ma la maggioranza degli Stati hanno ora interrotto o invertito le loro riaperture, e la crescita dell’occupazione sembra sia rallentata drasticamente.

Inoltre ci sono gli effetti sull’istruzione. Abbandonando la lotta contro il coronavirus in primavera, Trump e compagni hanno reso impossibile per i bambini americani di avere qualcosa che assomigli ad un normale anno scolastico in autunno.

La Germania, la cui risposta al Covid-19 è stata infinitamente migliore della nostra, è riuscita a riaprire le scuole più o meno normalmente, in mezzo a costanti test ed a iniziative rapide per contenere potenziali focolai. Per l’America questo è un sogno impossibile, e il danno che stiamo facendo all’educazione di base lascerà il segno sulla nazione nei prossimi decenni.

In questo momento, la situazione degli Stati Uniti sembra essere un po’ migliorata nel corso delle ultime due settimane: la chiusura dei bar e l’obbligo delle mascherine sembra aver portato ad un declino delle nuove infezioni e delle morti. Ma questi esitanti, fragili guadagni potrebbero facilmente essere dilapidati da un ritorno ad una politica irresponsabile.

E Trump e compagni non sembra abbiano rinunciato a niente della loro compulsione a fare cose sbagliate.

Non si tratta solo del fatto che i discorsi alla Convenzione Repubblicana dei fedeli di Trump stanno tornando a rivendere cure miracolose, con l’Agenzia sugli Alimenti ed i Farmaci che avanza pretese sulle virtù della somministrazione di plasma che hanno reso perplessi gli esperti. Oltre a ciò, mercoledì i Centri  per il Controllo e la Prevenzione delle Malattie – probabilmente in risposta a pressioni politiche – hanno avanzato la stupefacente irresponsabile indicazione che le persone senza i sintomi del Covid-19 si astengano dal fare i test [2].

In altre parole, ci sono tutti gli indizi che vogliano fare la stessa cosa che hanno fatto due volte in precedenza: misurarsi con una pandemia letale fingendo che non esista o che che stia già scomparendo. E la terza volta non sarà sicuramente quella buona.

 

 

 

 

 

[1] Il Secondo Emendamento recita: “«Essendo necessaria, alla sicurezza di uno Stato libero, una milizia ben regolamentata, il diritto dei cittadini di detenere e portare Armi non potrà essere infranto.»

Nel luglio del 2008 la Corte Suprema degli Stati Uniti ha riconosciuto il diritto dei cittadini di possedere armi, dichiarando incostituzionale la legge del Distretto di Columbia che invece ne vietava ai residenti il possesso. È così stabilito il diritto individuale dei cittadini statunitensi ad essere armati, annullando la legge che da 32 anni proibiva di tenere in casa una pistola per difesa personale nella città di Washington. La sentenza ha fornito un’interpretazione definitiva al Secondo emendamento della Costituzione che dal 1791 sancisce il diritto di portare le armi. Questo significa che è stato riconosciuto un diritto inviolabile al pari persino di quello al voto e della libertà di espressione. (Wikipedia)

[2] Da un articolo sul NYT si apprende che la sorprendente modifica delle ‘linee-guida’ sarebbe stata assunta dopo un vivace dibattito, da un organismo che ormai vede una presenza cospicua di tecnici ispirati dalla Amministrazione. Il Governatore di New York Cuomo la ha così commentata: “L’unica logica plausibile è che vogliono fare molti meno test, perché, come ha detto il Presidente, se non si fanno i test non si conosce il numero dei positivi”.

 

 

 

 

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